Violenza sessuale rimossa e riaffiorata.

Durante una lezione di psicologia ieri sera, si parlava di transfert e controtransfert con vari esempi di persone violentate o abbandonate, mi è riaffiorato come un flashback il ricordo di mio fratello che mi violentava quando avevo 8 o 9 anni.
Dopo 7 anni di farmaci psicotropi di cui gli ultimi 5 col seroquel, è riaffiorato questo ricordo e l'ho razionalizzato, gli ho dato il "peso che gli si addice" alla luce di quel poco che ho appreso in quelle lezioni.
Ogni tanto mi sono rivenuti negli anni addietro questi flashback, ma mai avevo approfondito il problema, evitando come la morte di dirlo anche ai vari psicoterapeuti che ho avuto.
Ho sempre pensato che non avesse poi tanta importanza e di avere qualche problema di nascita, di essere nato "rotto".
Ora capisco che invece tutti i problemi di emarginazione sia durante gli anni scolastici che fino ad oggi sono il prodotto di quegli eventi della mia infanzia.
Capisco anche perché ho sempre voluto una psicoterapeuta donna.

Adesso sono seguito da uno psichiatra al CSM che incontro una volta ogni 2 settimane per scrivere progressi e cose del genere, non ho un supporto psicoterapeutico per via di mie ripetute dimenticanze negli appuntamenti,
ma alla luce di questa orrenda scoperta, vorrei avere un supporto psicoterapico con una figura femminile, nell'ultimo appuntamento ho chiesto di averlo, ricevendo solo un "ci pensiamo la prossima volta".

Sono stato oggi al CSM per parlare con una psichiatra, ma non era disponibile, cmq ho parlato con uno psichiatra, che tuttavia mi ha proposto di aggiungere del bromazepam alla terapia, cosa da me rifiutata, alché mi ha consigliato di aumentare il seroquel, ma per via degli orari lavorativi e della sonnolenza che mi da quel farmaco non mi è possibile aumentare il dosaggio che più volte per lo stesso motivo ho dovuto diminuire col consenso del medico.
Ha comunque scritto un appunto al mio medico per avvicinare il prossimo appuntamento che altrimenti sarà per il 1 aprile.

Mi sento devastato da questo ricordo, e da tutti i problemi sociali che ho avuto fino ad oggi.
Se prima non riuscivo a socializzare facilmente colle persone del mio sesso adesso mi risulta impossibile da volere e da fare.
Sto pensando a vari modi di togliermi la vita, per ora restano solo pensieri ma devo avere degli strumenti per affrontare questo problema, prima che possa commettere sciocchezze.

Più che altro questo è uno sfogo cmq sono tutt'orecchi per consigli.
Grazie 1000 per la pazienza di chi leggerà.
[#1]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

Tenga presente che il farmaco che assume, il seroquel, è un farmaco antipsicotico. Quindi ne deduco che il suo cervello sia vulnerabile a fenomeni di tipo psicotico. Purtroppo quando questi si verificano sostituiscono la realtà, o vi si sovrappongono, o vi aggiungono elementi che non sono fondati. Quindi: riferisca sicuramente al suo psichiatra questi fenomeni mentali, che lei chiama flashback (il che presume che siano rievocazioni di eventi vissuti in forma di memorie), ma potrebbero anche essere fenomeni di altro tipo, cioè pseudomnesie.
Tenga anche presente che le teorie psicodinamiche sono ipotesi di lavoro. In base alla modalità con cui questi elementi di pensiero si sono prodotti, e al suo stato generale, lo psichiatra che la conosce potrà meglio giudicare. Non tragga conclusioni accertate e si consigli con il terapeuta.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 202
Quello che siamo è il risultato di tante esperienze diverse, buone o cattive, e ridurre la sua sofferenza a una causa sola (le violenze forse subite da bambino ) è una forzatura, e dannosa per di più, perché non si può tornare indietro.
Molte persone che hanno disturbi come i suoi si tormentano cercando nel passato il motivo della loro malattia, rimanendo bloccati lì, mentre la cosa migliore (non facile) è partire dal presente. Un buon punto di partenza è parlarne col suo psichiatra, e valutare insieme con lui le soluzioni.
Cordiali saluti

Franca Scapellato

[#3]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
Gentile utente,

condivido le opinioni dei colleghi e non aggiungo altro alle loro esaurienti risposte.

Mi permetto pero' di introdurre una argomentazione sul motivo che avrebbe fatto "riaffiorare" questa cosa "rimossa".

La psicologia non e' una materia che si puo' trattare in riunioni fantomatiche, in cui si discute di meccanismi complessi che dovrebbero rimanere all'interno di sedute analitiche.
Ne' tantomeno e' una materia che puo' essere discussa al bar a mo' di "sex and the city" o "desperate housewives".

E' una disciplina seria che ha l'obiettivo di aiutare il prossimo, attraverso delle tecniche specifiche e delle spiegazioni che richiedono anni di studio e formazione per poter essere applicate.

Purtroppo, siccome e' una disciplina "invisibile", perche' ad una patologia non corrisponde nessun esame clinico che ne rilevi la presenza, tutti si sentono autorizzati a dire la propria in merito.

Per questo motivo, spesso nelle citta' si leggono manifesti di invito a riunioni dal dubbio contenuto in cui vengono utilizzati termini "allodola" per catturare l'attenzione di numerose persone.
Persone che, invece di rivolgersi a professionisti seri, vanno a finire nelle mani di questi sedicenti esperti che saranno pronti a fare di tutto pur di confermare le proprie strampalate teorie.
La prova di cio' che affermo e' evidente nell'ultimo scandalo sulle pazienti anoressiche che venivano plagiate per ricoverarsi in cliniche che nulla avevano di specialistico.

Ora, comprendo che lei sia alla ricerca di motivi reconditi del suo malessere, ma con questa ricerca potrebbe non terminare mai le sue domande, mentre sarebbe meglio gestire i sintomi che ha nel presente piuttosto che nel passato.

La invito per questo a diffidare da individui che vogliono convincerla di cose non vere, se lei rivolgesse a qualcuno degli esperti della riunione questa stessa domanda, ci sarebbe per lei una risposta piu' rassicurante, ma che sarebbe solo la maschera per la totale incompetenza.

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https://www.instagram.com/psychiatrist72/

[#4]
Attivo dal 2008 al 2009
Ex utente
Ringrazio tutti per le risposte esaurienti.
Quello che mi accingo a scrivere è un pianto di gioia.
Dopo un po' di giorni che penso a tutti i ricordi estremamente spiacevoli della mia vita, sono del parere che quell'evento d'infanzia sia la "miccia" del malessere che mi ha accompagnato per 25 anni.
Sono estremamente determinato a "seppellire il cadavere adesso che l'autopsia è stata eseguita".
Gli ultimi 4 giorni sono stati i migliori della mia vita, finalmente so che significa piangere di gioia.
Penso al passato, e mi vedo in qualsiasi situazione, sempre timoroso dell'altrui pensiero.
Non sono convinto che quello sia il mio unico problema, ma è quel rinforzo negativo che ha preparato il terreno per tutti i successivi (deriso ed emarginato dai compagni di classe per 8 anni, aver visto mio fratello perdere 4 dita, aver visto mio padre picchiare mia madre ubriaco per finire consumato ed ucciso dal diabete con una gamba in meno, accompagnandolo 3 volte a settimana in dialisi,
non aver avuto amici sinceri, e mai una fidanzata, sai com'è, gli emarginati vestiti male perché non hanno soldi non attirano il gentil sesso...
non aver ricevuto le coccole che si merita qualsiasi bambino e ragazzo).
Non sono convinto che se quell'episodio non ci fosse stato, non avrei avuto problemi.
Quello per cui gioisco è che sento finalmente che qualcosa si può fare, che io posso riuscire a vivere senza farmi del male come scopo di vita.
Da totalmente fallimentare che è stata la mia vita sociale alle scuole medie e superiori, e anche dopo quando stentavo a capacitarmi di come gli altri andassero avanti, (tranne che nello studio) mentre io restavo indietro bloccato da catene invisibili che io stesso mi ero creato, mi sento ottimista perché un anello comune a tutte quelle catene l'ho spezzato.
Sono deciso a spezzare il resto di quelle catene, tuttavia, non intendo più ricorrere a terapie farmacologiche.
Non sono uno stupido non smetterò da un momento all'altro di prendere il seroquel, so che è una cosa che va fatta con gradualità ma adesso sento in me la certezza che posso farcela senza la "stampella della pasticca".
Al contrario degli ultimi sette anni gli ultimi 4 giorni sono stati privi di somatizzazioni.
Voglio, sono determinato ora ad abbattere ogni altro muro divisorio, tra me e la vita serena a cui aspiro da che ho memoria.
[#5]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
Gentile utente,

ho letto più volte la sua risposta ma non ne ho neanche compreso il significato.
Le sono state date delle risposte che non hanno come conseguenza logica la sua riflessione, che, tra l'altro, appare come una farneticazione piuttosto che come una reale considerazione di malattia.
Pertanto, sarebbe meglio che al più presto si faccia visitare nuovamente dal suo psichiatra curante e riporti fedelmente questi suoi sintomi.
[#6]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 202
Gentile utente,
sono anch'io un po' perplessa dalla sua risposta.
Riportando le sue parole, credo che il fulcro sia questo, mi dica se sbaglio:

"Ogni tanto mi sono rivenuti negli anni addietro questi flashback, ma mai avevo approfondito il problema, evitando come la morte di dirlo anche ai vari psicoterapeuti che ho avuto.
Ho sempre pensato che non avesse poi tanta importanza e di avere qualche problema di nascita, di essere nato "rotto".

Adesso ha capito, o meglio ha "sentito" anche emotivamente di non essere nato "rotto", ma che gli eventi di una vita indubbiamente difficile l'hanno fortemente condizionato.
Comunque è una chiave di lettura diversa della sua esistenza che può essere di aiuto, sempre tenendo presente che sarà cruciale confidarsi finalmente con il suo psichiatra, seppellendo il cadavere insieme, per usare la sua metafora, e continuare la terapia farmacologica finché sarà necessario.
Cordiali saluti
[#7]
Attivo dal 2008 al 2009
Ex utente
Ringrazio ancora x le ulteriori risposte.
Alla Dr.ssa Scapellato:
Ho preso ieri un appuntamento da uno psicologo.
Se fino a poco tempo fa pensavo che non valesse la pena di spendere soldi per una seduta di psicoterapia, e che il CSM bastasse, adesso mi trovo dinanzi all'evidenza che seppur i farmaci mi abbiano aiutato a contenere i danni, non mi hanno dato modo di arrivare al succo del problema.
Dopo più di un anno che vivo da solo in una città non mia, ho compreso che il CSM non è in grado di darmi quello che mi serve: psicoterapia.
Si sono limitati a darmi l'ascolto di "urgenza", e a darmi gocce, pastiglie, ricette.

Ma i farmaci non servono a nulla senza psicoterapia.
Si può stare senza di essa per oltre un anno?

Ora che sto vedendo la mia vita da questo punto di vista, ke non mi è nuovo, ma mi era sempre stato scomodo.
Come guardare un film dal buco della serratura di una porta, per questo ho sempre evitato di "vedere questo film".
Sto piangendo tanto in questi giorni come non ho mai fatto in vita mia.
Non mi sento depresso, tutt'altro, la mattina mi sveglio con questa frase stampata in testa: "adesso rompo il XXXX al mondo".
Non sono manie di grandezza, è che sento che ora risolvendo un problema, è cambiato il modo di affrontare gli altri.
Prima potevo elencare in meno di 10 le volte che avevo pianto.
Adesso è cambiato il modo in cui vedo quegli episodi spiacevoli, ed è come se non soffocassi più quelle emozioni.
L'ultima volta che avevo pianto era l'ottobre del 2004 al funerale di mio padre, meno di un minuto di pianto.
Non sono mai andato sulla sua tomba, a portargli dei fiori, ieri pensando a lui mi è venuto spontaneo voler chiedere a mia madre di metterceli per me.

Non so se questo mio sfogo, è adatto a questo sito, o se sto usufruendo in modo scorretto del servizio, ma sento in me che ogni parola che aggiungo mi sento meglio, molto meglio.
Oggi farò la prima seduta collo psicologo e non vedo l'ora, mentre negli anni passati mi è difficile contare il numero degli appuntamenti che non ho rispettato. In periodi di relativa calma era come se evitassi la psicoterapia.
[#8]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
Lei decide per la sua psicoterapia?

Gia' questa e' una partenza sbagliata che non credo portera' a delle reali soluzioni.
[#9]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 202
Una raccomandazione: riferisca allo psicoterapeuta il suo rapporto con il CSM, che dovrà restare referente per i farmaci.
Cordiali saluti
[#10]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

Le segnalo ancora che la terapia assunta avrà una base diagnostica: i disturbi che in genere si trattano con il seroquel comportano il coinvolgimento del pensiero e dell'intensità con cui ci sembrano importanti e urgenti determinati problemi, presenti e passati, al punto da diventare il centro dell'attenzione o "la chiave di tutto" o il famoso "succo" del problema. In realtà più che mettere a fuoco un qualcosa sembra che si stia perdendo in mille riferimenti lungo il corso di tutta la sua vita che però alla fine non la aiutano a organizzarsi o a risolvere il suo malessere.
Pertanto: non prenda "per oro colato" tutto quello che il cervello le dice, e diffidi di improvvise rivelazioni o spinte a prender posizioni di rottura o di rivoluzione della sua vita e dei rapporti con gli altri. Si consulti con un tecnico che la saprà indirizzare. In questo caso il medico.
Sarbbe utile sapere però la diagnosi che le hanno fatto.
[#11]
Attivo dal 2008 al 2009
Ex utente
Sono d'accordo col Dr. Pacini e colla Dr.ssa Scapellato.
Sul non prendere tutto quello che mi viene in mente "per oro colato".
So benissimo che i problemi che ho ancora sono tanti, tuttavia adesso pensando ad essi la sensazione non è: "risolvere questo mi è impossibile, quindi non ci provo nemmeno".
Adesso quello che penso è: "devo riuscire a capire questo problema, e risolverlo".
Adesso ho uno straccio di motivazione per rifarmi una vita.

Ritrattando sulla terapia...
Adesso vedo come evolve la situazione, per ora continuo a prenderla, non voglio più commettere leggerezze, VOGLIO e DEVO stare bene, se fino ad'ora ho evitato di rispondere a certe domande nelle sedute di psicoterapia da ora non lo faccio più.
Ho capito che non è vergognandomi di qualcosa e seppellendola che la risolvo.
Il 1° di aprile, prossimo appuntamento che ho al CSM, avvertirò adeguatamente sulla situazione.

Ho chiesto la mia diagnosi, ed è disturbo schizoaffettivo.
(Tuttavia non comprendo il motivo x il quale in 7 anni di terapia, varie volte l'ho chiesto e mi è stata detto solo 1 mese fa in maniera precisa.)
Conta anche che mi è risultato difficile avere supporto terapeutico in un passato momento di depressione (fine aprile/inizio maggio 2008).

Non so se quello attuale possa essere un episodio maniacale (potrebbe) e se succederà e quando ci sarà, un altro episodio depressivo (speriamo di no).
So che queste cose non spariscono dal giorno alla notte.
Ma la differenza da prima, è che adesso sono determinato e sento che posso farcela a stare bene.

(poi, una piccola "conquista" adesso sono capace di piangere senza vergognarmi con me stesso).

Tante volte mi è stato detto che "per stare bene bisogna volersi bene" ma non ero mai d'accordo, liquidavo sempre quella frase con piena convinzione e con queste testuali parole "io non mi voglio bene, odio me stesso, quindi non posso stare bene, mi è impossibile" mi sembrava completamente logico.
Adesso quella frase mi risulta inverosimile.
Ho sempre cercato negli altri quello che solo da me poteva venire: "l'amor proprio".
Prima vivevo nell'attesa che qualcuno mi dicesse cosa fare, che qualcuno mi aiutasse, volevo aiuto anche da persone che in modo evidente erano incapaci di darmene evitando invece di chiedere aiuto o di farmene dare da quelle che potevano farlo.

Evitavo di fare qualsiasi cosa anche piacevole in pubblico per paura di sbagliare e per mancanza di motivazione, non avevo capito che era la mia paura il problema e non gli altri.
Ho passato troppi anni avendo sempre "addosso" la paura del giudizio altrui, ed ora dico basta, ci dò un taglio.
Mi sono sempre perso in un bicchiere d'acqua perché difronte ad un problema non pensavo in che modo risolverlo ma pensavo: "cosa staranno pensando gli altri di me? sono un buono a nulla, non so fare niente, non posso esserne capace"
Adesso VOGLIO fare tutto quello che riesco per stare bene.
Adesso non farò più l'errore di non fare qualcosa per la paura di sbagliare, sbagliando s'impara.
[#12]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 202
Nel disturbo schizoaffettivo (diagnosi non facile, spesso si fa per esclusione e dopo un periodo di osservazione) è difficile sia mantenere un equilibrio sul piano dell'umore, sia alle volte riuscire a giudicare quello che succede o che è successo in passato in modo equilibrato, e quindi si cresce con una grande insicurezza.
Cinque giorni fa parlava di togliersi la vita, ora è pieno di energia e di ottimismo: è come vivere su un otto volante.
Tutti noi, e lei non fa eccezione, abbiamo bisogno dell'aiuto e del consiglio non degli "altri" in generale, ma di alcune persone selezionate delle quali ci fidiamo per confrontare le nostre idee e i nostri progetti. Il vero amico (o il bravo terapeuta) ci incoraggia se è il caso, oppure ci dice in faccia "stai facendo una solenne stupidaggine". Non sempre gli diamo subito retta, ma almeno ci fermiamo a riflettere.
Cordiali saluti

[#13]
Attivo dal 2008 al 2009
Ex utente
Ringrazio di cuore per la pazienza con cui mi sono state date le risposte che ho avuto.
Sono giorni e giorni, che rileggo questi miei messaggi colle relative risposte, ed ho notato che ha perfettamente ragione nel farmi notare questo "otto volante" nelle mie parole.
Comprendo in pieno come non sia subito visibile il senso di quel desiderio di morte.
X questo provo a spiegarlo, non per farle cambiare idea cosa che non credo possa essermi utile, dopotutto io non ho una laurea...
Inoltre non siamo a quattr'occhi, per questo non essendoci comunicazione non verbale, non è facile parlare agevolmente di questi argomenti, penso.
Credo sia giusto da parte mia riportare la memoria a quel giorno e scrivere ciò che non volendo ho omesso, anche per tradurre in frasi di senso compiuto cosa mi stava passando x la testa.
Quel desiderio di morte era alimentato dall'essermi trovato di fronte all'evidenza di aver perso tanti anni a pensare a qualsiasi cosa, cercando informazioni ovunque, su internet, nei film, nelle persone, quando la radice del problema era all'interno dei miei ricordi.
Una sensazione di quasi totale fallimento, per scriverla in poche e spicce parole in una similitudine un po' autoironica:
"ma che XXXXX ho combinato?! Ho cercato in tutti i modi di sfondare una porta blindata avendo la chiave appesa al collo".

Comprendo pienamente che questi miei sbalzi d'umore non sono cosa che possa guarire da un momento all'altro, ogni giorno li ho avvertiti.
Si tratta tuttavia di momenti, pochi istanti, con un'intensità decisamente molto lieve per via (menomale) di un'associazione di concetti che mi ripeto in quei casi.
Prima ero come dominato da sensazioni ed emozioni a cui non ero motivato ne allenato a dare un nome, un significato, una motivazione, ed in situazioni in cui pensavo al suicidio, tentavo di farlo (per ben 6 volte), non cercavo di tradurre in frasi di senso compiuto, quel desiderio ed il perché di quel desiderio.
Mi facevo prendere l'attenzione da una rapida serie di ragionamenti in cui una parte fondamentale era sempre un forte senso di rifiuto da parte della persona o delle persone che in quel periodo avevo intorno a me.
In quell'ultimo caso, ho subito pensato di doverlo cancellare, è stata la prima volta che l'ho scritto, ciò mi sembra troppo per essere solo una semplice coincidenza, non crede?.
Un'altra domanda mi aleggia in testa: perché volerlo cancellare?

(Vi prego di cercare di capire il senso delle similitudini (anche un po' colorite) che uso, mi è più semplice esprimermi, in maniera spedita, mi aiuta a non perdere il filo del discorso. Questo è un mio modo di esprimermi che ora sto scoprendo e mi piace e mi aiuta usarlo, ovviamente solo nello scrivere)

Tornando agli sbalzi d'umore, quello che ora ho "scoperto" come delle "misure di sicurezza" è:
rileggere giornalmente questi miei messaggi, colle Vostre risposte, mi espongono in maniera precisa quale possa essere l'entità "del casino che c'è nella libreria che o in testa e che sto finalmente riuscendo a rimettere in ordine"
Mi ripeto questa frase:
"Sto per ricadere dalla collina! il volo è bello lungo, e potrei farmi molto male, su cosa ho messo il piede per scivolare?"

Ora mi faccio domande che possono avere delle risposte:
"Questa sensazione ti farà del male. perché la stai provando?
Da quale associazione di concetti "senza nome" proviene?
"ah questo è (ad esempio) stanchezza, non insofferenza"
perché ho pensato che questa persona sia insofferente nei miei confronti quando sta staccando dal turno di notte (10 ore)? (esempio di questa mattina)
"Riecco il vecchio me masochista che si rigira insofferente, dentro la bara mentre la terra (...), a palate gli viene versata addosso"

Non mi era capitato mai di ragionare ed esprimermi, in questo modo. Ciò credo sia indice di un serio cambiamento in me.
Penso che sia un cambiamento che va "contenuto" entro certi limiti (non vorrei accelerare oltre il doppio del limite di velocità...), x questo, in attesa del prossimo appuntamento al CSM e dallo psicologo, continuerò a scrivere.
Devo continuare a scrivere per capirmi.
Poi porterò ciò che ho scritto qui al CSM ed allo psicologo.
[#14]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 202
Un'ultima raccomandazione: quando inizierà la terapia con lo psicologo non credo che avvertirà il desiderio di scrivere ancora qui, ma non sarebbe comunque opportuno, perché invaliderebbe l'assetto della relazione.
Cordiali saluti
[#15]
Attivo dal 2008 al 2009
Ex utente
Per un'altra volta nuovamente la ringrazio di avermi risposto.
Pensavo ieri sera a quello che ho letto adesso nella sua risposta.
E concordo nell'evitare di scrivere ancora qui.
Non so se possa essere giusto, aver usato questo servizio nel modo in cui l'ho usato, tuttavia mi ha aiutato molto, molto di più di quello che avrei immaginato un mese fa, quando ancora non ero capace di capire l'entità di quel ricordo che mi portavo dentro.
Non dico che portarlo alla luce mi abbia guarito, ma mi sento ora in grado di vivere, senza il timore verso gli altri perennemente presente nella mia testa che mi ha accompagnato per una vita, e di poterlo gestire per quel mio "cruccio" che è e non di farmi dominare da esso.
Spero che questi miei messaggi, possano servirmi nel resto degli anni (e che siano tanti questi anni) che mi rimangono da vivere.
Qualcosa è cambiato.
E' il titolo di un film ed è anche quello che sento in me quando passeggio tra la gente, quando parlo con la gente.
Di questo sono estremamente felice.

Grazie mille ancora della pazienza.
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