Grave depressione causa lutto familiare e subito dopo separazione coniugale
ho 65 anni.
di recente mio pade, 95 enne, da me accudito amorevolmete per 20 anni, sulla sedia a rotelle ma in buonissima salute è venuto a mancare all'improvviso, seppur in maniera dolce e senza sofferenza, lasciando un gran vuoto.
Dopo circa 15 giorni il mio convivente, dopo 22 anni di unione, con qualche crisi sempre risolta ma secondo me con solide basi, se n'è andato dall'oggi al domani, dicendomi di non amarmi più, lasciandomi in preda alla più grave disperazione.
Portata al PS per un collasso ed una forte crisi di panico, la psichiatra ha impostato una terapia farmacologica (DROPEXIN e XANAX) e suggerito al mio compagno di sospendere momentanamente questa separazione e di aiutarmi a superare questo momento.
Lui ha detto di aver compreso la situazione e mi ha riportata a casa.
L'indomani è andato al lavoro ma non è piu tornato.
In un messaggio telefonico mi dice di non reggere questo stress e di aver bisogno di essere lasciato in pace per pensare a se stesso.
Non ho piu sue notizie, nè lui mie, da una settimana.
Mi scuso per essermi dilungata nella descrizone dei fattti.
Ho iniziato a prendere le medicine da 6 giorni, ma sto sempre molto male, piango disperatamete tutto il giorno, poi per la stanchezza mi accascio sul divano e mi addormento (o perdo conoscenza) per qualche minuto, poi mi rirpendo e ricomincio a disperarmi.
ho tremiti, brividi di freddo e vampate di caldo e non riesco a mangiare (sono dimagrita 8 kg in 10 giorni).
Ho un figlio di 40 anni che lavora e che sta facendo di tutto per aiutarmi, ma naturalmente non puo stare sempre con me e nei momenti in cui sono sola mi abbandono di piu alla disperazione.
Soffro anche di TPSV (tachicardia parossistica sopra ventricolare) da circa 15 anni, trattata in ospedale con ADENOSINA, ed essendo sola ho costantemente anche questo pensiero.
Lei cosa suggerisce?
una terapia di appoggio o meglio un ricovero?
La ringrazio per l' aiuto che potrà darmi.
di recente mio pade, 95 enne, da me accudito amorevolmete per 20 anni, sulla sedia a rotelle ma in buonissima salute è venuto a mancare all'improvviso, seppur in maniera dolce e senza sofferenza, lasciando un gran vuoto.
Dopo circa 15 giorni il mio convivente, dopo 22 anni di unione, con qualche crisi sempre risolta ma secondo me con solide basi, se n'è andato dall'oggi al domani, dicendomi di non amarmi più, lasciandomi in preda alla più grave disperazione.
Portata al PS per un collasso ed una forte crisi di panico, la psichiatra ha impostato una terapia farmacologica (DROPEXIN e XANAX) e suggerito al mio compagno di sospendere momentanamente questa separazione e di aiutarmi a superare questo momento.
Lui ha detto di aver compreso la situazione e mi ha riportata a casa.
L'indomani è andato al lavoro ma non è piu tornato.
In un messaggio telefonico mi dice di non reggere questo stress e di aver bisogno di essere lasciato in pace per pensare a se stesso.
Non ho piu sue notizie, nè lui mie, da una settimana.
Mi scuso per essermi dilungata nella descrizone dei fattti.
Ho iniziato a prendere le medicine da 6 giorni, ma sto sempre molto male, piango disperatamete tutto il giorno, poi per la stanchezza mi accascio sul divano e mi addormento (o perdo conoscenza) per qualche minuto, poi mi rirpendo e ricomincio a disperarmi.
ho tremiti, brividi di freddo e vampate di caldo e non riesco a mangiare (sono dimagrita 8 kg in 10 giorni).
Ho un figlio di 40 anni che lavora e che sta facendo di tutto per aiutarmi, ma naturalmente non puo stare sempre con me e nei momenti in cui sono sola mi abbandono di piu alla disperazione.
Soffro anche di TPSV (tachicardia parossistica sopra ventricolare) da circa 15 anni, trattata in ospedale con ADENOSINA, ed essendo sola ho costantemente anche questo pensiero.
Lei cosa suggerisce?
una terapia di appoggio o meglio un ricovero?
La ringrazio per l' aiuto che potrà darmi.
[#1]
L'antidepressivo impiega circa tre settimane (una volta raggiunta la dose piena, 20 mg) a fare effetto, l'ha appena iniziato, quindi deve passare un po' di tempo; l'ansiolitico agisce sull'ansia, ma non sul dolore del lutto. Una psicoterapia può aiutarla a gestire dolore, rabbia e tristezza, che ci sono e che non si può fare altro che accettare, ma anche a trovare in se stessa le risorse (che ci sono, anche se ora non se ne rende conto) per iniziare una vita diversa. Pensi a quello che il suo papà, che di sicuro le voleva bene, avrebbe voluto per lei: che passasse ore a piangere disperata o che curasse la sua salute e il suo benessere?
Franca Scapellato
[#2]
Gentile utente,
La cura ci mette un po' a funzionare, diciamo almeno due settimane. Tra l'altro va tenuto conto che la diagnosi ancora non può esser definita, nel senso che inizia con un attacco di panico dopo una notizia di rifiuto sentimentale che segue a breve un lutto. Diciamo che la scelta del farmaco torna, ma la diagnosi da definire.
Il consiglio al suo compagno di ripensarci è un po' uno sconfinamento, nel senso che purtroppo si tratta di posizioni prese, non di condizioni ambientali che possono essere consigliate (tipo stia in casa da solo o in compagnia).
La cura ci mette un po' a funzionare, diciamo almeno due settimane. Tra l'altro va tenuto conto che la diagnosi ancora non può esser definita, nel senso che inizia con un attacco di panico dopo una notizia di rifiuto sentimentale che segue a breve un lutto. Diciamo che la scelta del farmaco torna, ma la diagnosi da definire.
Il consiglio al suo compagno di ripensarci è un po' uno sconfinamento, nel senso che purtroppo si tratta di posizioni prese, non di condizioni ambientali che possono essere consigliate (tipo stia in casa da solo o in compagnia).
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#3]
Utente
Gentili medici, vi ringrazio per le risposte. So che i farmaci agiscono dopo un po di tempo, e continuo a prenderli con regolarità. Purtroppo non riesco a farmi una ragione per tutto il contorno, l'abbandono senza appello proprio nel mio momento di debolezza, il rifiuto di aiutarci a vicenda, l'atteggiamento che non riesco a riconoscere in chi mi è stato vicno per tant ie tanti anni. Ma si può disinteressarsi di chi si è avuto accanto per metà dela vita? mi seno un po come il cane abbandonato d agosto sull'autostrada, senza appello. Non capisco bene se le sensazioni devastanti che provo siano dovute alle mancanze subite, una dietro l'altra, o alla paura , in età, di essere rimasta sola. Forse un insieme delle due cose. Sono consapevole che ci voglia tempo, ma in questo momento riesco solo a crogiolarmi nel dolore, come un'eroina dell'800, sperando in miracoli o ripensamenti. E i farmaci , seppur teoricamente efficaci, non mi tolgono questo dolore. Graze per averi permesso questo sfogo.
[#4]
In realtà le relazioni sentimentali, le unioni, etc sono ciò che è esposto a cambiamenti, anche radicali e inaspettati, tardivi etc. Purtroppo in questo non è certamente un caso isolato o particolare.
Farsene una ragione sarebbe possibile in ogni caso, però le cure in questo caso aiutano a farsela prima, per così dire, quando non ci sono particolari significati da elaborare.
Farsene una ragione sarebbe possibile in ogni caso, però le cure in questo caso aiutano a farsela prima, per così dire, quando non ci sono particolari significati da elaborare.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.3k visite dal 09/02/2020.
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