Cipralex e trittico
Salve, ho tre domanda da porre:
1) Per sindrome "apatico-depressiva" sono in cura da 3 mesi con Cipralex.
Ho iniziato ad avere benefici reali ai primi di dicembre.
Ero arrivato al dosaggio massimo (20mg) solo il 25 ottobre.
La terapia ha sortito dei miglioramenti ma non mi ha levato DEL TUTTO tutti quei sintomi invalidanti che la depressione mi sta dando da ormai oltre tre anni.
Parlo di astenia, apatia, abulia, tono basso dell'umore e stanchezza persistente.
Sono costretto, a causa di questa forte astenia, a passare intere giornate a letto, senza ritrovare ugualmente ristoro e freschezza.
Il farmaco sembra avere un'ottima efficacia le prime ore dopo la sua assunzione (difatti ne approfitto per muovermi e far qualcosa ma va ad affievolirsi nella seconda parte della giornata.
Non ho alcun tipo di effetto collaterale ma essendo arrivato al dosaggio massimo, mi chiedo quali sarebbero le opzioni da valutare?
Chiedo solo un punto di vista esterno, visto che ho il nuovo appuntamento fra 10 giorni.
Prima del Cipralex stavo male; ora sto meglio, ma NON ANCORA BENE. Non ancora bene per avere sufficienti energie mentali e nervose nel condurre una vita normale.
Devo prendere in ipotesi l'idea di cambiare SSRI?
Tenga conto che prima del Cipralex usavo lo Zoloft (ero arrivato a 100mg) ma senza avere benefici reali.
2) A causa di somatizzazioni a carico del corpo (intorpidimento costante generato dall'ansia, dallo stress e dalla tensione che accumulo) il medico mi ha prescritto il Clonazepam prima di dormire. 10-12 gocce.
Se già ne prendo 15 finisco con l'essere troppo intontito il giorno dopo.
Lo assumo da un mese e mezzo.
Riesco a dormire abbastanza bene e mi rilassa il corpo, ma essendo un ansiolitico so che provoca assuefazione e dipendenza.
Cosa che vorrei evitare e dismettere il prima possibile senza cadere in queste problematiche.
Arrivo al punto: già con la precedente psichiatra (ho cambiato specialista da 7 mesi) parlammo abbondantemente di un farmaco (Trittico) che pare aiuti molto a riposare la notte e riduca alcuni effetti collaterali generati dall'antidepressivo.
Non è un ansiolitico, non dà dipendenza e soprattutto non perde efficacia col passare del tempo.
Col Clonazepam mi sono capitati eventi particolari, che non sono da me: dimenticanze importanti, colpi di sonno improvvisi.
Tutte cose a cui non sono abituato.
So che è un ansiolitico molto forte e quindi volevo un parere se sia l'ideale per problemi di ansia, depressione e difficoltà nel sonno.
Il Rivotril mi è stato indicato per questa tensione a livello fisico, non perché sia effettivamente ansioso. Sto anche facendo psicoterapia da un anno e si stanno facendo dei passi avanti su vari aspetti; ma non sui sintomi della depressione maggiore (diagnosi data dalla prima psichiatra).
In definitiva: se assumo un SSRI, il Trittico potrebbe essere prescritto per andare a sostituire l'ansiolitico per un riposo notturno migliore?
Ribadisco: chiedo un parere teorico, poi ne parlero direttamente con la psichiatra.
3) In questo genere di disturbi, c'è una maggiore incidenza dell'Escitalopram o della Paroxetina?
La assunsi circa 3 anni fa (prescritta dal mio medico di base) e gli effetti furono piuttosto consistenti. In positivo e in negativo.
L'ansia era scesa tantissimo, il tono dell'umore era arrivato a livelli mai provati prima, avevo meno difficoltà relazionali (ho un disturbo evitante di personalità). Era sparita l'apatia, avevo ritrovato un'energia considerevole.
Però va detto che: quest'energia era eccessiva. Mi portava a strafare per darle sfogo. Non era una cosa normale. Avevo sudorazione in viso, strani dolori interni vicino agli occhi. A livello di emozioni ero come sedato. Non provavo più niente. Questo mi agevolava nelle interazioni sociali, rendendo però la mia vita interiore priva di senso. Avevo come la sensazione di essere sedato. Come quando si prende un ansiolitico. La cosa forse più invalidante era però l'eccessiva attivazione: mi attivava a tal punto (anche a 10mg) che durante la notte avevo risvegli continui. Quindi il giorno dopo ero sempre assonnato.
Chiaro che la Paroxetina incideva meglio in tutti i disturbi di cui soffrivo ma mi dava anche un sacco di effetti collaterali. La psichiatra pensa possa fare al caso mio, visto il successo su tali sintomi, ma io continuo ad oppormi, visto che non erano affatto piacevoli gli effetti del farmaco. Anche nei comportamenti quotidiani: a volte diventavo irascibile e troppo impulsivo. Sono tutte cose che NON FANNO PARTE DEL MIO CARATTERE. Io devo poter guarire senza modificare l'indole di me stesso.
Spero di essere stato chiaro.
Grazie e chiedo scusa se mi sono prolungato.
1) Per sindrome "apatico-depressiva" sono in cura da 3 mesi con Cipralex.
Ho iniziato ad avere benefici reali ai primi di dicembre.
Ero arrivato al dosaggio massimo (20mg) solo il 25 ottobre.
La terapia ha sortito dei miglioramenti ma non mi ha levato DEL TUTTO tutti quei sintomi invalidanti che la depressione mi sta dando da ormai oltre tre anni.
Parlo di astenia, apatia, abulia, tono basso dell'umore e stanchezza persistente.
Sono costretto, a causa di questa forte astenia, a passare intere giornate a letto, senza ritrovare ugualmente ristoro e freschezza.
Il farmaco sembra avere un'ottima efficacia le prime ore dopo la sua assunzione (difatti ne approfitto per muovermi e far qualcosa ma va ad affievolirsi nella seconda parte della giornata.
Non ho alcun tipo di effetto collaterale ma essendo arrivato al dosaggio massimo, mi chiedo quali sarebbero le opzioni da valutare?
Chiedo solo un punto di vista esterno, visto che ho il nuovo appuntamento fra 10 giorni.
Prima del Cipralex stavo male; ora sto meglio, ma NON ANCORA BENE. Non ancora bene per avere sufficienti energie mentali e nervose nel condurre una vita normale.
Devo prendere in ipotesi l'idea di cambiare SSRI?
Tenga conto che prima del Cipralex usavo lo Zoloft (ero arrivato a 100mg) ma senza avere benefici reali.
2) A causa di somatizzazioni a carico del corpo (intorpidimento costante generato dall'ansia, dallo stress e dalla tensione che accumulo) il medico mi ha prescritto il Clonazepam prima di dormire. 10-12 gocce.
Se già ne prendo 15 finisco con l'essere troppo intontito il giorno dopo.
Lo assumo da un mese e mezzo.
Riesco a dormire abbastanza bene e mi rilassa il corpo, ma essendo un ansiolitico so che provoca assuefazione e dipendenza.
Cosa che vorrei evitare e dismettere il prima possibile senza cadere in queste problematiche.
Arrivo al punto: già con la precedente psichiatra (ho cambiato specialista da 7 mesi) parlammo abbondantemente di un farmaco (Trittico) che pare aiuti molto a riposare la notte e riduca alcuni effetti collaterali generati dall'antidepressivo.
Non è un ansiolitico, non dà dipendenza e soprattutto non perde efficacia col passare del tempo.
Col Clonazepam mi sono capitati eventi particolari, che non sono da me: dimenticanze importanti, colpi di sonno improvvisi.
Tutte cose a cui non sono abituato.
So che è un ansiolitico molto forte e quindi volevo un parere se sia l'ideale per problemi di ansia, depressione e difficoltà nel sonno.
Il Rivotril mi è stato indicato per questa tensione a livello fisico, non perché sia effettivamente ansioso. Sto anche facendo psicoterapia da un anno e si stanno facendo dei passi avanti su vari aspetti; ma non sui sintomi della depressione maggiore (diagnosi data dalla prima psichiatra).
In definitiva: se assumo un SSRI, il Trittico potrebbe essere prescritto per andare a sostituire l'ansiolitico per un riposo notturno migliore?
Ribadisco: chiedo un parere teorico, poi ne parlero direttamente con la psichiatra.
3) In questo genere di disturbi, c'è una maggiore incidenza dell'Escitalopram o della Paroxetina?
La assunsi circa 3 anni fa (prescritta dal mio medico di base) e gli effetti furono piuttosto consistenti. In positivo e in negativo.
L'ansia era scesa tantissimo, il tono dell'umore era arrivato a livelli mai provati prima, avevo meno difficoltà relazionali (ho un disturbo evitante di personalità). Era sparita l'apatia, avevo ritrovato un'energia considerevole.
Però va detto che: quest'energia era eccessiva. Mi portava a strafare per darle sfogo. Non era una cosa normale. Avevo sudorazione in viso, strani dolori interni vicino agli occhi. A livello di emozioni ero come sedato. Non provavo più niente. Questo mi agevolava nelle interazioni sociali, rendendo però la mia vita interiore priva di senso. Avevo come la sensazione di essere sedato. Come quando si prende un ansiolitico. La cosa forse più invalidante era però l'eccessiva attivazione: mi attivava a tal punto (anche a 10mg) che durante la notte avevo risvegli continui. Quindi il giorno dopo ero sempre assonnato.
Chiaro che la Paroxetina incideva meglio in tutti i disturbi di cui soffrivo ma mi dava anche un sacco di effetti collaterali. La psichiatra pensa possa fare al caso mio, visto il successo su tali sintomi, ma io continuo ad oppormi, visto che non erano affatto piacevoli gli effetti del farmaco. Anche nei comportamenti quotidiani: a volte diventavo irascibile e troppo impulsivo. Sono tutte cose che NON FANNO PARTE DEL MIO CARATTERE. Io devo poter guarire senza modificare l'indole di me stesso.
Spero di essere stato chiaro.
Grazie e chiedo scusa se mi sono prolungato.
[#1]
Già da quanto scrive e come lo scrive evidenzia che la sua situazione non è in compenso, più che di depressione è possibile che vi siano dei fenomeni ansiosi incontrollabili.
Anche il voler pre-stabilire ipoteticamente i passaggi da fare come se fosse lei il responsabile prescrittivo non va bene, infatti non può entrare lei nel merito delle possibili variazioni da sottoporre al suo psichiatra che ha le cognizioni adatte per decidere qualsiasi modifica possibile.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Anche il voler pre-stabilire ipoteticamente i passaggi da fare come se fosse lei il responsabile prescrittivo non va bene, infatti non può entrare lei nel merito delle possibili variazioni da sottoporre al suo psichiatra che ha le cognizioni adatte per decidere qualsiasi modifica possibile.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Ex utente
Già il fatto che io abbia scritto dettagliatamente il problema senza che lei mi desse una risposta, fa capire quanto non abbia tenuto conto del fatto che se ho chiesto un consulto evidentemente ne avevo necessità. Descrivere un problema in tutte le sua sfaccettature pensavo fosse importante per far capire all'interlocutore di cosa si sta parlando. Lei invece fa una diagnosi da uno scritto (fenomeni ansiosi incontrollabili) senza sapere nulla di me. Qua l'ansia c'entra come i cavoli a merenda. Lo psichiatra (il mio, almeno) si consulta sempre prima di fare delle nuove prescrizioni e non mi tratta da lobotomizzato dandomi medicinali che io devo assumere senza chiedermi di cosa si tratta. La pregherei di rispondere alle mie tre domande dandomi un parere tecnico sulle cose che ho chiesto, visto che ci ho perso tempo nel descriverlo, oppure se non ne ha voglia invito qualcun altro a farlo per lei.
[#3]
Guardi, il fatto che il suo psichiatra si consulti con lei per la terapia è un problema del suo psichiatra e mio.
Poi che lei pensi che chi decide tratti gli altri da lobotomizzati (che forse non sa neanche cosa voglia dire davvero) è un problema suo.
La sua prima domanda sulle possibili opzioni terapeutiche possibili non ha una risposta di sua pertinenza.
La seconda domanda fa riferimento alla introduzione di una terapia alternativa a quella attuale sulla base della decisione di un altro specialista non quello attuale, per cui il suo psichiatra dovrebbe decidere in modo indipendente.
Per la domanda 3 se vuole conoscere una incidenza di un prodotto deve andare a ricercare le statistiche ma sapendo che sta cercando di trovare una terapia alternativa da suggerire al suo psichiatra.
Lei gioca troppo a far il dottorino con la laurea presa presso l’Università di Google, mancando di rispetto a chi le risponde e pretendendo ciò che chiede come se fosse normale chiederlo.
Probabilmente andiamo ben oltre un disturbo di I asse.
Saluti
Poi che lei pensi che chi decide tratti gli altri da lobotomizzati (che forse non sa neanche cosa voglia dire davvero) è un problema suo.
La sua prima domanda sulle possibili opzioni terapeutiche possibili non ha una risposta di sua pertinenza.
La seconda domanda fa riferimento alla introduzione di una terapia alternativa a quella attuale sulla base della decisione di un altro specialista non quello attuale, per cui il suo psichiatra dovrebbe decidere in modo indipendente.
Per la domanda 3 se vuole conoscere una incidenza di un prodotto deve andare a ricercare le statistiche ma sapendo che sta cercando di trovare una terapia alternativa da suggerire al suo psichiatra.
Lei gioca troppo a far il dottorino con la laurea presa presso l’Università di Google, mancando di rispetto a chi le risponde e pretendendo ciò che chiede come se fosse normale chiederlo.
Probabilmente andiamo ben oltre un disturbo di I asse.
Saluti
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 17.2k visite dal 15/01/2020.
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