Disturbo da conversione e personalità istrionico

Buongiorno.
Ho 42 anni e un po' di tempo fa avevo già scritto qui del mio problema.
Ho iniziato con delle paralisi totali, accompagnate però da ottimi valori pressori, di ossigeno etc.
Eseguiti numerosi controlli tutti fortunatamente andati bene, mi ritrovo a dover curare una sindrome da conversione associata ad una personalità definita istrionico.
Diagnosi data da una psichiatra e da una psicanalista con la quale sono attualmente in analisi.
Quando ho letto cosa fosse l'istrionico o più precisamente chi fosse, mi sono spaventata nel rendermi conto che ero proprio io.
Mi ritrovo in tutto.
Ma ora, visto che sono una donna sposata, con figli e con un lavoro, come posso continuare la mia vita, avendo scoperto che non so neppure più chi sono?
Questa diagnosi mi terrorizza.
La psicologa mi ha detto che ho molti conflitti interiori, troppi.
Che non sarà facile...ma allora diventerò pazza?
Inizialmente lo avevano scambiato per un forte attacco di panico...avrei preferito quello, piuttosto che sapere che arrivo a bloccarmi e paralizzarmi perché somatizzo i miei conflitti interiori, causati da chi sa quante persone dentro di me! Eppure io mi sono sempre creduta normale, solo più sensibile ed emotiva.
Anche mio marito, saputa la diagnosi mi guarda con diffidenza.
Mi ha detto che la cosa lo spaventa.
Mi sento frustrata...ho paura di perdere tutto.
Secondo lei, posso venirne fuori?
E riprendere una vita normale come quella che ho sempre creduto di avere.
Grazie fin da ora a chi di voi vorrà rispondermi e consigliarmi se, seconda voi è più opportuno seguire la psicoanalisi o farmi vedere da uno psichiatra.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
Attualmente assume una terapia psichiatrica?


Dr. F. S. Ruggiero

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Utente
Utente
No, nessuna terapia. Quando avevano ipotizzato l'attacco di panico mi avevano prescritto diazepam, 15 gtc 3 volte al giorno per evitare che mi paralizzarsi e comunque da portare sempre in borsetta. Visto che senza le benzodiazepine non mi sblocco. L'attuale psicologa che mi segue e il medico di famiglia hanno però consigliato di sospendere
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
Il trattamento nel corso di un disturbo di personalità è anche farmacologico per cui ad oggi lei si trova nella situazione di non trattare in modo efficace il suo disturbo (sempre che vi sia esattezza diagnostica).


La psicologa non può consigliare la sospensione/assunzione di farmaci anche se per il tramite del medico di famiglia,

La terapia con sole benzodiazepine anche in presenza di un disturbo d’ansia non ha indicazione.

È utile sentire il parere di uno specialista in psichiatria.
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Utente
Utente
La psicologa che mi segue mi ha detto che la sindrome da conversione non viene curata farmacologicamente ma con analisi comportamentale. Nel caso avessi bisogno, giusto per le paralisi, posso portare con me le benzodiazepine. Nel caso soffra di senso di frustrazione o di un po' di ansia, lei vuole aiutarmi con fiori australiani. Non risultando una persona instabile e avendo accettato la diagnosi, seguendo assiduamente le sedute, non sono una paziente che ha bisogno di farmaci. Io, nonostante abbia fiducia in lei, vedo quasi impossibile la risoluzione di tutto questo e volevo avere anche una consulenza psichiatrica.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
Ciò che le è stato detto non corrisponde al vero in quanto la diagnosi psichiatrica beneficia anche di una terapia psichiatrica.

I fiori australiani possono aiutare ad abbellire gli ambienti un poco meno per trattare degli stati disfunzionali.

Le ribadisco, inoltre, che la psicologa non ha titolo per esprimersi sull’utilizzo dei farmaci in alcun modo.
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Utente
Utente
Immaginavo una risposta del genere. La verità anche io ho avuto il dubbio che il mio problema andasse trattato in maniera più farmacologica, o per lo meno, con ausilio di terapia e di analisi. Il problema è che le benzodiazepine non mi permettevano di condurre una vita normale. Lavorando nella ristorazione come cassiera, non mi permettevano di gestire i ritmi stressanti del mio lavoro. Nonostante le poche gocce, 15, distribuite in tutta la giornata, dopo due settimane di assunzione ancora non riuscivo a fare tutte le mie mansioni lavorative, di mamma e di casa. Tra l'altro avendo una pressione sempre molto bassa, 90/100 di massima e 50/60 di minima, con le benzodiazepine i livelli pressori si abbassavano ulteriormente, causandomi due volte anche degli svenimenti. Anche per questo motivo ho accettato il consiglio di interrompere. Ora però, credo, nonostante abbia instaurato un rapporto di fiducia con la psicologa, che probabilmente sia necessario anche un supporto psichiatrico, poiché la sola terapia comportamentale, non mi pare possa essermi d'aiuto. La ringrazio delle sue risposte che hanno confermato i miei dubbi.
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