Disturbo da panico o depressione?
Gentili dott.
sse e dottori,
sono una ragazza di 22 anni che da tre mesi soffre di attacchi di panico.
Il primo si è verificato prima di partire per un weekend a Londra con le amiche, ho preso l'aereo mille volte da sola ed ho sempre avuto un po' di ansia ma mai eccessiva.
Sono stati tre giorni di ansia intensa ed immotivata in cui non riuscivo ad uscire di casa per paura di dover vomitare o andare al bagno di continuo.
Tornata a Roma ero convinta che il problema si sarebbe risolto, ma non sono riuscita a dormire per giorni, avevo in continuazione le palpitazioni ed i pensieri più assurdi mi assillavano la mente.
Dunque ho deciso di rivolgermi ad uno psichiatra che mi ha consigliato di prendere 5 gocce di en la mattina e 5 la sera, e 5 gocce di daparox dopo cena.
Successivamente ho iniziato un percorso con una psicoterapeuta e sono ormai alla decima seduta.
Il mese di ottobre è trascorso tranquillo, ovvero senza attacchi, ma venivo invasa in continuazione da una profonda angoscia e malinconia, che tuttavia non mi impediva di svolgere i miei compiti quotidiani.
Ho iniziato a diminuire il dosaggio di en progressivamente finché il 9 novembre non ho smesso di assumerlo del tutto, come suggerito dal medico.
Il 10 sera prima di dormire sono scoppiata in lacrime e ho avuto tutti i sintomi di un attacco di panico.
Come dopo ogni attacco, il giorno seguente ero di umore depresso, sconsolato, ossessionata dalle solite paure che mi tormentano ormai da mesi: quella di impazzire, di arrivare a suicidarmi, o che i farmaci mi rendano psicotica.
Ho passato la giornata con continue crisi di pianto, a disperarmi.
Il giorno seguente ho ripreso la terapia a base di EN, dosaggio 10 gocce gocce al giorno come quello iniziale, e ho passato un mese tranquilla e spensierata.
Certo la paura della paura tornava ogni tanto, ma ero in grado di scacciarla.
Ieri sera però, mentre ero a cena con i miei, sono scoppiata a piangere di nuovo in una crisi di pianto così forte che ha presto acquisito i sintomi di una crisi di ansia (sto ancora assumendo le 10 gocce di en al giorno).
Ero preoccupata perché a breve avrò un esame, ma non la ricondurrei solo a quello.
Premetto a questo punto che sono una studentessa di legge che per i primi due anni ha dato tutti gli esami mantenendo una media altissima, ma che da un anno e mezzo non riesce più a studiare perché non si sente in grado.
E' da un anno e mezzo che la mia vita universitaria si è completamente immobilizzata.
Non è successo lo stesso però alla mia vita sociale, che tutt'ora continuo ad avere.
Temo tuttavia di soffrire anche di depressione.
Inoltre vorrei chiedervi se la terapia vi risulta corretta, e se c'è una differenza tra crisi di ansia e attacchi di panico.
Vi ringrazio in anticipo, cordialmente vi saluto.
sse e dottori,
sono una ragazza di 22 anni che da tre mesi soffre di attacchi di panico.
Il primo si è verificato prima di partire per un weekend a Londra con le amiche, ho preso l'aereo mille volte da sola ed ho sempre avuto un po' di ansia ma mai eccessiva.
Sono stati tre giorni di ansia intensa ed immotivata in cui non riuscivo ad uscire di casa per paura di dover vomitare o andare al bagno di continuo.
Tornata a Roma ero convinta che il problema si sarebbe risolto, ma non sono riuscita a dormire per giorni, avevo in continuazione le palpitazioni ed i pensieri più assurdi mi assillavano la mente.
Dunque ho deciso di rivolgermi ad uno psichiatra che mi ha consigliato di prendere 5 gocce di en la mattina e 5 la sera, e 5 gocce di daparox dopo cena.
Successivamente ho iniziato un percorso con una psicoterapeuta e sono ormai alla decima seduta.
Il mese di ottobre è trascorso tranquillo, ovvero senza attacchi, ma venivo invasa in continuazione da una profonda angoscia e malinconia, che tuttavia non mi impediva di svolgere i miei compiti quotidiani.
Ho iniziato a diminuire il dosaggio di en progressivamente finché il 9 novembre non ho smesso di assumerlo del tutto, come suggerito dal medico.
Il 10 sera prima di dormire sono scoppiata in lacrime e ho avuto tutti i sintomi di un attacco di panico.
Come dopo ogni attacco, il giorno seguente ero di umore depresso, sconsolato, ossessionata dalle solite paure che mi tormentano ormai da mesi: quella di impazzire, di arrivare a suicidarmi, o che i farmaci mi rendano psicotica.
Ho passato la giornata con continue crisi di pianto, a disperarmi.
Il giorno seguente ho ripreso la terapia a base di EN, dosaggio 10 gocce gocce al giorno come quello iniziale, e ho passato un mese tranquilla e spensierata.
Certo la paura della paura tornava ogni tanto, ma ero in grado di scacciarla.
Ieri sera però, mentre ero a cena con i miei, sono scoppiata a piangere di nuovo in una crisi di pianto così forte che ha presto acquisito i sintomi di una crisi di ansia (sto ancora assumendo le 10 gocce di en al giorno).
Ero preoccupata perché a breve avrò un esame, ma non la ricondurrei solo a quello.
Premetto a questo punto che sono una studentessa di legge che per i primi due anni ha dato tutti gli esami mantenendo una media altissima, ma che da un anno e mezzo non riesce più a studiare perché non si sente in grado.
E' da un anno e mezzo che la mia vita universitaria si è completamente immobilizzata.
Non è successo lo stesso però alla mia vita sociale, che tutt'ora continuo ad avere.
Temo tuttavia di soffrire anche di depressione.
Inoltre vorrei chiedervi se la terapia vi risulta corretta, e se c'è una differenza tra crisi di ansia e attacchi di panico.
Vi ringrazio in anticipo, cordialmente vi saluto.
[#1]
La dose di paroxetina è un quarto del dosaggio minimo efficace, e la paroxetina è il farmaco che dovrebbe curare sia ansia che attacchi di panico. L'en è una benzodiazepina, ha un effetto sintomatico, cioè la fa stare meglio al momento, ma rischia di creare dipendenza e assuefazione.
Sui pensieri ansiogeni e il continuo rimuginare, che mantengono e peggiorano lo stato ansioso, la psicoterapia, specie quella di tipo cognitivo, è molto efficace, ma se non assume una terapia a un dosaggio efficace non può cambiare niente.
Sui pensieri ansiogeni e il continuo rimuginare, che mantengono e peggiorano lo stato ansioso, la psicoterapia, specie quella di tipo cognitivo, è molto efficace, ma se non assume una terapia a un dosaggio efficace non può cambiare niente.
Franca Scapellato
[#2]
Utente
Gentile dottoressa,
innanzitutto la ringrazio per la sua pronta risposta.
Consulterò un nuovo psichiatra per rivedere il dosaggio di paroxetina. Tuttavia mi preoccupa per una di quelle paure che ho sul rischio che mi induca psicosi e istinti suicidi. E' così o posso stare tranquilla? Dal momento che sono in costante apprensione per via della paura di impazzire ed arrivare a suicidarmi non vorrei che un farmaco possa enfatizzare tutto ciò. In secondo luogo, vorrei chiederle se En e paroxetina sono farmaci all'avanguardia o ne esistono di migliori o più recenti.
Infine, è possibile che ci sia un nesso tra le crisi di ansia che ho in prossimità del ciclo e la sindrome premestruale (di cui soffro particolarmente)?
Grazie ancora
innanzitutto la ringrazio per la sua pronta risposta.
Consulterò un nuovo psichiatra per rivedere il dosaggio di paroxetina. Tuttavia mi preoccupa per una di quelle paure che ho sul rischio che mi induca psicosi e istinti suicidi. E' così o posso stare tranquilla? Dal momento che sono in costante apprensione per via della paura di impazzire ed arrivare a suicidarmi non vorrei che un farmaco possa enfatizzare tutto ciò. In secondo luogo, vorrei chiederle se En e paroxetina sono farmaci all'avanguardia o ne esistono di migliori o più recenti.
Infine, è possibile che ci sia un nesso tra le crisi di ansia che ho in prossimità del ciclo e la sindrome premestruale (di cui soffro particolarmente)?
Grazie ancora
[#3]
Non ha senso assumere un farmaco a dose insufficiente per timore di un effetto, l'impulso suicidiario, che è stato rilevato, ma in situazioni molto diverse dalla sua. Gli ssri sono farmaci largamente utilizzati e sicuri.
Spesso nella fase premestruale c'è un'accentuazione dei disturbi ansiosi; gli ssri, come la paroxetina, hanno un effetto preventivo, quindi si torna sempre al punto di partenza.
Spesso nella fase premestruale c'è un'accentuazione dei disturbi ansiosi; gli ssri, come la paroxetina, hanno un effetto preventivo, quindi si torna sempre al punto di partenza.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.6k visite dal 16/12/2019.
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