Sindrome da sospensione da ssri
Buongiorno dottore. Da circa una settimana ho manifestato la sindrome da astinenza da inibitori del ruptake serotoninergico.. . Nello specifico di paroxetina (metabolita a breve emivita e quindi più incisivo rispetto ad altri SSRI per quanto concerne la sua sospensione) dopo un anno non ne ho più bisogno grazie a Dio, non manifestando più alcun problema depressivo.. . Da 40 mg che assumevo sono sceso di 10mg ogni mese.. . Arrivato a 10 mg è iniziata l'astinenza.. . Gravemente peggiorata da 3 giorni di completa sospensione. Io sto benissimo emotivamente.. . Nessun effetto depressivo rebound.. . Ho solo un fortissimo brain-zaps. È estremamente invalidante.. . Ogni stimolo sensoriale mi induce la scarica elettrica, sia esso un lieve sbalzo termico, uno sbalzo luminoso, un impulso di tipo tattile o uditivo.. . Insomma qualsiasi cosa generi una mediocre eccitabilitá sensoriale mi procura brain-zaps. Non ne posso più.. . . Non posso andare in black out da scarica elettrica, seppur breve, ogni 30 secondi! Le scariche sono molto intense e fastidiose.. . Il mio stato attuale è stabile.. . Nessun umore flesso, nessuna instabilità del tono dell'umore.. . Insomma tranne la forte astinenza non ho sintomatologia rebound. Altri sintomi da astinenza ma del tutto gestibili e lievi sono: facilità al pianto e desiderio di voler piangere solo per la percezione della emozione che esso produce.. . Controllabile senza difficoltà interrompendo con la volontà tale desiderio. Lo stimolo al pianto è suscettibile da fattori banali scatenanti. Oltre questo, lievissima propensione all'ira.. . Ma vermante lievi questi sintomi e per niente invalidanti. Quello che mi sta invalidando molto sono i brain-zaps. Quanto mi dureranno? Da 3 giorni che sono in washout da paroxetina e non riesco ad avere 1 minuto senza scarica. L'unico modo per non averne nessuna è stare fermo disteso senza muovermi, senza alcuno stimolo sensoriale intenso. Posso attenuare questi sintomi? Che ne so.. . Delle BNZ potrebbero attenuare le scariche durante da disintossicazione da SSRI visto il loro effetto sedativo sul SNC? Non capisco se sono l'unico al mondo a manifestare così intensamente il fenomeno di brain-zaps. Altrimenti non capisco come la letteratura medica sia così carente sugli approcci terapeutici a sostegno dei soggetto affetto da sindrome da sospensione da SSRI. Molti psichiatri ignorano completamente tale sindrome invalidante e la medicina incredibilmente non conosce tutt'ora la causa del brain-zaps. Potete aiutarmi?
[#1]
Quel che scrive non torna molto. Si ha l'impressione che sia un insieme di notizie da Lei raccolte, e una sua interpretazione già a senso unico.
Alcune cose sono in contraddizione, altre sono descrizioni che non tornano (crisi emozionali che lei controlla con la volontà...).
Neanche torna che ci sia una sindrome da astinenza con quello schema di riduzione e che inizia a ssri in corso...
Partiamo da altro: la diagnosi per cui era in cura con la paroxetina. E cosa ne pensa il suo medico che l'avrà seguita in questa riduzione.
Alcune cose sono in contraddizione, altre sono descrizioni che non tornano (crisi emozionali che lei controlla con la volontà...).
Neanche torna che ci sia una sindrome da astinenza con quello schema di riduzione e che inizia a ssri in corso...
Partiamo da altro: la diagnosi per cui era in cura con la paroxetina. E cosa ne pensa il suo medico che l'avrà seguita in questa riduzione.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#3]
Utente
Se non ha risposta credo sia opportuno tacere piuttosto di procrastinare una "non risposta" con argomentazioni inopportune.
La mia domanda è come gestire farmacologicamente il brain-zaps, ogni sua proposizione in risposta è completamente fuori luogo, devo dedurre non sa di cosa stiamo parlando perciò deve soddisfare il suo ego scrivendo comunque qualcosa?
La fonte dalla quale mi documento non è affar suo, si ricordi che non sempre come interlocutore ha degli incompetenti e può succedere persino di trovare suoi colleghi.
Si limiti a giudicare il contenuto e non la fonte.
Lei afferma :
"Neanche torna che ci sia una sindrome da astinenza con quello schema di riduzione e che inizia a ssri in corso..."
Si informi meglio e vedrà che la letteratura medica in merito le potrà dare abbondante riflessione sulla erroneitá di quanto da lei affermato. conferma come gli effetti da astinenza iniziano con un dosaggio insufficiente a produrre l'effetto clinico anche se il paziente è ancora in assunzione del farmaco a basse dosi. Non è necessaria la completa sospensione. Ad ogni modo nel mio caso specifico ci sarebbe stata la graduale sospensione... Riducendo il dosaggio di 10 mg ogni mese... Tempo più che sufficiente per le linee guida AIFA per SSRI a bassa emivita come è il caso di paroxetina.
L'unica cosa della quale le posso dare atto è quella di aver spiegato male l'effetto collaterale derivante dalla predisposizione al pianto.
Lei scrive :Alcune cose sono in contraddizione, altre sono descrizioni che non tornano (crisi emozionali che lei controlla con la volontà...).
Quello che stavo indicando era la propensione, dal secondo e terzo giorno di sospensione, a una suscettibilità eccessiva alla "manifestazione di emozioni" come appunto il pianto, il cui scatenarsi non trova una causa proporzionata nel fenomeno contingente (che può essere un film, un pensiero, una conversazione). Anche questo lo trova comodamente in letteratura sotto la voce "sindrome da sospensione da SSRI" e quindi mi auguro che la sua domanda sia scaturita semplicemente da un mio difetto di esprimermi chiaramente.
aggiungevo nel mio quesito la proposizione :"controllabile con la volontà" . Con questa frase stavo cercando di far comprendere come la mia persona (io conscio) , che si trova davanti a questo atto del piangere del tutto sproporzionato alla inezia della causa scatenate, è conscio (appunto) fin da subito che quel pianto non ha una origine proporzionata... Ovvero, lo comprende e lo può gestire interrompendolo. Non risulto quindi uno spettatore passivo di questo fenomeno. Lo comprendo, lo reputo sproporzionato e posso con facilità interromperlo interrompendo il richiamo alla mente del pensiero scatenante il pianto. Per un anno di terapia a dosaggi di 40 mg (come previsto per la mia patologia pregressa) non ho mai avuto nessuna suscettibilità di tal genere la quale si manifesta solo ora che ho interrotto paroxetina. Se aggiungiamo che la suscettibilità al pianto è inserita dalla letteratura medica negli effetti collaterali da interruzione di SSRI ecco che questo sintomo è ascrivibile a tale sospensione. Fine della difficilissima e sudata diagnosi!
Questo lo preciso solo perché lei si è incaponito su quella affermazione e volevo precisarla.
Tuttavia ribadisco : non era riferita a ciò la mia domanda ma esclusivamente ai brain-zaps a cui non ha neppure preso in considerazione l'opzione di rispondermi, ergo il suo contributo è stato inutile...
Se viene da lei un paziente che le chiede perché ho la febbre lei dovrebbe limitarsi a dare possibili opzioni circa il manifestarsi della febbre e non andare a investigare come mai sono a conoscenza che esiste la febbre! quello che cercavo era un medico e non un investigatore privato altrimenti avrei posto i miei dubbi su altri siti certamente non di medicina.
In ultima istanza commento la sua ultima frase :
Partiamo da altro: la diagnosi per cui era in cura con la paroxetina. E cosa ne pensa il suo medico che l'avrà seguita in questa riduzione.
Questa frase da lei scritta mi ha lasciato veramente rattristato del comportamento di alcuni professionisti in merito alle richieste cliniche poste da pazienti che hanno realmente un bisogno diagnostico e terapeutico e non si stanno divertendo.
Se sono arrivato a porre una domanda su un sito di medici è implicito nella mia richiesta la risposta alla sua domanda ovvero che non ho avuto risposte in merito.
E il motivo per il quale non ho ricevuto ragguagli in merito è dovuto ala grande ignoranza che circonda i medici di base e con rammarico i medici specialisti.
Comunque volendo rispondere ugualmente alla sua domanda le comunico che il suo collega specialista mi ha risposto di continuare tranquillamente la paroxetina anche a vita : "se stai bene a prenderla e non sei più depresso cosa vuoi di più? Anche 60 mg se sei felice!!!" e invece il medico di medicina generale neppure sapeva dell'esistenza di un dosaggio di 40 mg prescrivibile nei casi di disturbo d'ansia associato ad attacchi di panico!! (Ecco così conosce la diagnosi) quando anche un completo profano, che avesse avuto l'umiltà di leggere il cosiddetto bugiardino avrebbe trovato tale informazione riportata in posologia sia sul brandizzato che sul generico a lettere cubitali! Quando feci notare al medico di famiglia che il dosaggio da 20 mg non stava funzionando e che come previsto per la mia diagnosi si doveva raggiungere un dosaggio doppio si è rifiutato categoricamente di leggere il foglio illustrativo, accusandomi di menzogna e mi ha obbligato ad andare da uno psichiatra a pagamento che mi mettesse nerosubianco l'autorizzazione ad assumere un dosaggio di 40 mg, altrimenti non mi avrebbe fatto alcuna ricetta! Perché il mio medico di famiglia non aveva mai sentito parlare che si potesse usare paroxetina 40 mg/die e non voleva assumersi responsabilità . Mi domando tra i due medici a quale lei faccia riferimento per avere un aiuto medico-sanitario consono al nome che portano atto ad essermi scientificamente terapeutico e non empiricamente lesivo!
In modo analogo ho capito da solo (giacché medici veri scarseggiano) che il mio stato depressivo era di tipo iatrogeno, non le sto a spiegare anche qui come nessuno dei due medici fosse a conoscenza dell'effetto sul SNC di un farmaco che stavo assumendo.
Grazie a questo farmaco arrivai a un attacco di ansia ogni 3 ore circa... Che mi portava molto spesso a tachicardizzare e iperventilare... Ritrovandomi una volta a settimana in dea. Eliminato su mio esplicito monito il farmaco che induceva lo stato depressivo e consigliando la sua sostituzione ho iniziato autonomamente a calare paroxetina di 10mg ogni mese... (dopo che il farmaco sostituto era a regime e ed ero in completo washout del vecchio farmaco) Non ho avuto più alcun attacco di panico ne ansia alcuna! Arrivato a questo punto feci presente tanto così per conoscenza (vista l'incompetenza dei colleghi) la mia decisione di riduzione progressiva del farmaco : uno dei due si limitó ad annuire, l'altro neppure lo considerai... Visto che l interessamento fu sempre solo di tipo pecuniario...
Reputo necessaria la disintossicazione da paroxetina! Paroxetina oltre a rendermi come lei ben sa un angelo dall'ombellico in giù (poco male mi sarei dato alla pittura o all'arte ) mi costringe purtroppo a una continua dipendenza che non voglio portarmi a vita se possible e soprattutto se non ci fosse più motivo. Il motivo infatti non c'è più. Io sto bene e non soffro più di depressione.
almeno per ora sembrerebbe così.
Rimane questo fatto del brain-zaps che voglio risolvere.
Solo questo ho chiesto!
AAAA cercasi medico specialista che sappia di cosa sto parlando e abbia una terapia di supporto durante la disintossicazione da SSRI, OPPURE MI DICA QUANTO POTREBBE DURARE QUESTO SINTOMO.
Il tipo di dialogo che mi aspettavo con lei era di altra natura...
Nessuno le assicuro ha ancora importunato il mio lobo temporale con un cucchiaio da minestra... Se dovesse accadere sarebbe certamente il primo che avviserei, non si preoccupi. Mi aspetto conseguentemente un rapporto di chi ha compreso con chi sta parlando. Una delle caratteristiche che contraddistingue un buon medico è il saper modulare le sue argomentazioni a seconda dell'interlocutore che ha di fronte.
Un'altra domanda che le avrei posto :
Crede che le BNZ siano un buon traghetto per attenuare la sintomatologia da astinenza fino a completa disintossicazione ?
È a conoscenza dottore di un farmaco specifico per il brain-zaps?
È a conoscenza dottore di un farmaco aspecifico utilizzato in qualche studio anche sperimentale e tuttavia commercializzato in Italia, che come effetto secondario a quello terapeutico abbia riscontrato una attenuazione del brain-zaps?
Questo le avrei chiesto.
La ringrazio comunque.
La mia domanda è come gestire farmacologicamente il brain-zaps, ogni sua proposizione in risposta è completamente fuori luogo, devo dedurre non sa di cosa stiamo parlando perciò deve soddisfare il suo ego scrivendo comunque qualcosa?
La fonte dalla quale mi documento non è affar suo, si ricordi che non sempre come interlocutore ha degli incompetenti e può succedere persino di trovare suoi colleghi.
Si limiti a giudicare il contenuto e non la fonte.
Lei afferma :
"Neanche torna che ci sia una sindrome da astinenza con quello schema di riduzione e che inizia a ssri in corso..."
Si informi meglio e vedrà che la letteratura medica in merito le potrà dare abbondante riflessione sulla erroneitá di quanto da lei affermato. conferma come gli effetti da astinenza iniziano con un dosaggio insufficiente a produrre l'effetto clinico anche se il paziente è ancora in assunzione del farmaco a basse dosi. Non è necessaria la completa sospensione. Ad ogni modo nel mio caso specifico ci sarebbe stata la graduale sospensione... Riducendo il dosaggio di 10 mg ogni mese... Tempo più che sufficiente per le linee guida AIFA per SSRI a bassa emivita come è il caso di paroxetina.
L'unica cosa della quale le posso dare atto è quella di aver spiegato male l'effetto collaterale derivante dalla predisposizione al pianto.
Lei scrive :Alcune cose sono in contraddizione, altre sono descrizioni che non tornano (crisi emozionali che lei controlla con la volontà...).
Quello che stavo indicando era la propensione, dal secondo e terzo giorno di sospensione, a una suscettibilità eccessiva alla "manifestazione di emozioni" come appunto il pianto, il cui scatenarsi non trova una causa proporzionata nel fenomeno contingente (che può essere un film, un pensiero, una conversazione). Anche questo lo trova comodamente in letteratura sotto la voce "sindrome da sospensione da SSRI" e quindi mi auguro che la sua domanda sia scaturita semplicemente da un mio difetto di esprimermi chiaramente.
aggiungevo nel mio quesito la proposizione :"controllabile con la volontà" . Con questa frase stavo cercando di far comprendere come la mia persona (io conscio) , che si trova davanti a questo atto del piangere del tutto sproporzionato alla inezia della causa scatenate, è conscio (appunto) fin da subito che quel pianto non ha una origine proporzionata... Ovvero, lo comprende e lo può gestire interrompendolo. Non risulto quindi uno spettatore passivo di questo fenomeno. Lo comprendo, lo reputo sproporzionato e posso con facilità interromperlo interrompendo il richiamo alla mente del pensiero scatenante il pianto. Per un anno di terapia a dosaggi di 40 mg (come previsto per la mia patologia pregressa) non ho mai avuto nessuna suscettibilità di tal genere la quale si manifesta solo ora che ho interrotto paroxetina. Se aggiungiamo che la suscettibilità al pianto è inserita dalla letteratura medica negli effetti collaterali da interruzione di SSRI ecco che questo sintomo è ascrivibile a tale sospensione. Fine della difficilissima e sudata diagnosi!
Questo lo preciso solo perché lei si è incaponito su quella affermazione e volevo precisarla.
Tuttavia ribadisco : non era riferita a ciò la mia domanda ma esclusivamente ai brain-zaps a cui non ha neppure preso in considerazione l'opzione di rispondermi, ergo il suo contributo è stato inutile...
Se viene da lei un paziente che le chiede perché ho la febbre lei dovrebbe limitarsi a dare possibili opzioni circa il manifestarsi della febbre e non andare a investigare come mai sono a conoscenza che esiste la febbre! quello che cercavo era un medico e non un investigatore privato altrimenti avrei posto i miei dubbi su altri siti certamente non di medicina.
In ultima istanza commento la sua ultima frase :
Partiamo da altro: la diagnosi per cui era in cura con la paroxetina. E cosa ne pensa il suo medico che l'avrà seguita in questa riduzione.
Questa frase da lei scritta mi ha lasciato veramente rattristato del comportamento di alcuni professionisti in merito alle richieste cliniche poste da pazienti che hanno realmente un bisogno diagnostico e terapeutico e non si stanno divertendo.
Se sono arrivato a porre una domanda su un sito di medici è implicito nella mia richiesta la risposta alla sua domanda ovvero che non ho avuto risposte in merito.
E il motivo per il quale non ho ricevuto ragguagli in merito è dovuto ala grande ignoranza che circonda i medici di base e con rammarico i medici specialisti.
Comunque volendo rispondere ugualmente alla sua domanda le comunico che il suo collega specialista mi ha risposto di continuare tranquillamente la paroxetina anche a vita : "se stai bene a prenderla e non sei più depresso cosa vuoi di più? Anche 60 mg se sei felice!!!" e invece il medico di medicina generale neppure sapeva dell'esistenza di un dosaggio di 40 mg prescrivibile nei casi di disturbo d'ansia associato ad attacchi di panico!! (Ecco così conosce la diagnosi) quando anche un completo profano, che avesse avuto l'umiltà di leggere il cosiddetto bugiardino avrebbe trovato tale informazione riportata in posologia sia sul brandizzato che sul generico a lettere cubitali! Quando feci notare al medico di famiglia che il dosaggio da 20 mg non stava funzionando e che come previsto per la mia diagnosi si doveva raggiungere un dosaggio doppio si è rifiutato categoricamente di leggere il foglio illustrativo, accusandomi di menzogna e mi ha obbligato ad andare da uno psichiatra a pagamento che mi mettesse nerosubianco l'autorizzazione ad assumere un dosaggio di 40 mg, altrimenti non mi avrebbe fatto alcuna ricetta! Perché il mio medico di famiglia non aveva mai sentito parlare che si potesse usare paroxetina 40 mg/die e non voleva assumersi responsabilità . Mi domando tra i due medici a quale lei faccia riferimento per avere un aiuto medico-sanitario consono al nome che portano atto ad essermi scientificamente terapeutico e non empiricamente lesivo!
In modo analogo ho capito da solo (giacché medici veri scarseggiano) che il mio stato depressivo era di tipo iatrogeno, non le sto a spiegare anche qui come nessuno dei due medici fosse a conoscenza dell'effetto sul SNC di un farmaco che stavo assumendo.
Grazie a questo farmaco arrivai a un attacco di ansia ogni 3 ore circa... Che mi portava molto spesso a tachicardizzare e iperventilare... Ritrovandomi una volta a settimana in dea. Eliminato su mio esplicito monito il farmaco che induceva lo stato depressivo e consigliando la sua sostituzione ho iniziato autonomamente a calare paroxetina di 10mg ogni mese... (dopo che il farmaco sostituto era a regime e ed ero in completo washout del vecchio farmaco) Non ho avuto più alcun attacco di panico ne ansia alcuna! Arrivato a questo punto feci presente tanto così per conoscenza (vista l'incompetenza dei colleghi) la mia decisione di riduzione progressiva del farmaco : uno dei due si limitó ad annuire, l'altro neppure lo considerai... Visto che l interessamento fu sempre solo di tipo pecuniario...
Reputo necessaria la disintossicazione da paroxetina! Paroxetina oltre a rendermi come lei ben sa un angelo dall'ombellico in giù (poco male mi sarei dato alla pittura o all'arte ) mi costringe purtroppo a una continua dipendenza che non voglio portarmi a vita se possible e soprattutto se non ci fosse più motivo. Il motivo infatti non c'è più. Io sto bene e non soffro più di depressione.
almeno per ora sembrerebbe così.
Rimane questo fatto del brain-zaps che voglio risolvere.
Solo questo ho chiesto!
AAAA cercasi medico specialista che sappia di cosa sto parlando e abbia una terapia di supporto durante la disintossicazione da SSRI, OPPURE MI DICA QUANTO POTREBBE DURARE QUESTO SINTOMO.
Il tipo di dialogo che mi aspettavo con lei era di altra natura...
Nessuno le assicuro ha ancora importunato il mio lobo temporale con un cucchiaio da minestra... Se dovesse accadere sarebbe certamente il primo che avviserei, non si preoccupi. Mi aspetto conseguentemente un rapporto di chi ha compreso con chi sta parlando. Una delle caratteristiche che contraddistingue un buon medico è il saper modulare le sue argomentazioni a seconda dell'interlocutore che ha di fronte.
Un'altra domanda che le avrei posto :
Crede che le BNZ siano un buon traghetto per attenuare la sintomatologia da astinenza fino a completa disintossicazione ?
È a conoscenza dottore di un farmaco specifico per il brain-zaps?
È a conoscenza dottore di un farmaco aspecifico utilizzato in qualche studio anche sperimentale e tuttavia commercializzato in Italia, che come effetto secondario a quello terapeutico abbia riscontrato una attenuazione del brain-zaps?
Questo le avrei chiesto.
La ringrazio comunque.
[#4]
La ringrazio della lezione, era praticamente scontato che Lei venisse qui a insegnare anziché a chiedere.
No, essendo una sindrome da sospensione è tipicamente transitoria. Nel suo caso, le consiglio di farsi diagnosticare e non di partire da questa sua auto-diagnosi, poiché non sarebbe per niente strano che in corso di ricaduta una persona in cura per un disturbo con sintomi somatici, o di panico, o ipocondriaco, o ossessivo, trovasse un termine e lo prendesse come sintomo, quando invece il problema è completamente diverso.
Poiché quello che riferisce non richiama in maniera univoca e chiara una sindrome da sospensione, se non perché Lei la presenta come tale, le consiglio invece di far giudicare al medico cosa è e cosa sia opportuno fare.
Per il resto assuma atteggiamenti consoni a chi chiede consulti, senza tutta la supponenza di chi già parte con la risposta.
No, essendo una sindrome da sospensione è tipicamente transitoria. Nel suo caso, le consiglio di farsi diagnosticare e non di partire da questa sua auto-diagnosi, poiché non sarebbe per niente strano che in corso di ricaduta una persona in cura per un disturbo con sintomi somatici, o di panico, o ipocondriaco, o ossessivo, trovasse un termine e lo prendesse come sintomo, quando invece il problema è completamente diverso.
Poiché quello che riferisce non richiama in maniera univoca e chiara una sindrome da sospensione, se non perché Lei la presenta come tale, le consiglio invece di far giudicare al medico cosa è e cosa sia opportuno fare.
Per il resto assuma atteggiamenti consoni a chi chiede consulti, senza tutta la supponenza di chi già parte con la risposta.
[#5]
Utente
Non parla con un ipocondriaco o tanto meno una persona che con un DOC in merito... La sintomatologia si è manifestata prima che conoscessi la connessione con la sospensione da SSRI. L ho scoperta a porteriori e i suoi colleghi non sanno neppure della sua esistenza. Le scosse elettriche sono sconosciute ai suoi colleghi... Non conoscono un approccio terapuetico se non quello di ricominciare paroxetina.... Ovvero curare in un alcolizzato l astinenza con la somministrazione di vodka. È assurdo ricevere risposte stupide che non curano la causa ma sono pagliativi al sintomo causato fra l'altro da quello stesso pagliativo che mi si consiglia! Indipendente dal mio caso.... Visto che lei devia da una risposta giustificando il suo comportamento col non conoscere realmente il mio stato di salute.... Allora le domando : lei sa o non sa come medico PSICHIATRA curare un soggetto x con brain-zaps da sospensione di SSRI? SE SI MI DELUCIDA IL PROTOCOLLO PREVISTO NEL CASO SPECIFICO DI BRAIN-ZAPS DA INTERRUZIONE DI SSRI?
SE NON LO SA CREDO LO DOVREBBE DIRE SEMPLICEMENTE! NON LA GIUDICO. QUASI TUTTI I SUOI COLLEGHI SI LIMITANO ALLE NOZIONI IMPARATE SYI BANCHI DI SCUOLA E NON SAREBBE PEGGIO DI LORO.... NON CREDO UN UOMO DEL SUO CALIBRI ABBIA BISOGNO DI TERAPIA PSICOLOGICA DI SOSTEGNO ALL'EGO FERITO! SI FACCIA FORZA CHE SUPERERÀ QUESTO GAP.
LEI SA O NON SA COME CURARE FARMACOLOGICAMENTE IL BRAIN-ZAPS SENZA RICORRERERE ALLOWS STESSO FARMACO CHE LO HA PRODOTTO?
SICURO DI UNA SUA RISPOSTA MEDICA E NON IDEOLOGICA LA SALUTO
SE NON LO SA CREDO LO DOVREBBE DIRE SEMPLICEMENTE! NON LA GIUDICO. QUASI TUTTI I SUOI COLLEGHI SI LIMITANO ALLE NOZIONI IMPARATE SYI BANCHI DI SCUOLA E NON SAREBBE PEGGIO DI LORO.... NON CREDO UN UOMO DEL SUO CALIBRI ABBIA BISOGNO DI TERAPIA PSICOLOGICA DI SOSTEGNO ALL'EGO FERITO! SI FACCIA FORZA CHE SUPERERÀ QUESTO GAP.
LEI SA O NON SA COME CURARE FARMACOLOGICAMENTE IL BRAIN-ZAPS SENZA RICORRERERE ALLOWS STESSO FARMACO CHE LO HA PRODOTTO?
SICURO DI UNA SUA RISPOSTA MEDICA E NON IDEOLOGICA LA SALUTO
[#6]
La risposta medica è. Si faccia fare una diagnosi e non la faccia Lei.
"QUASI TUTTI I SUOI COLLEGHI SI LIMITANO ALLE NOZIONI IMPARATE SYI BANCHI DI SCUOLA "
Magari.... questo già sarebbe un buon punto di partenza comune.
Il problema vede è che se Lei fa diagnosi leggendosi da solo le cose poi arriviamo a dover dare per forza risposte a problemi che non si sa se sussistono, come si debbano interpretare e che addirittura debbano esistere dei protocolli per curare una sindrome da astinenza insorta a farmaco in corso.
"Ovvero curare in un alcolizzato l astinenza con la somministrazione di vodka. "
Io non vedo attinenze. Se mai curare un rialzo di pressione con il farmaco che la teneva bassa.
La diagnosi l'ha fatta. Ora la cura quindi secondo questa logica la dovrebbe sapere, decide tutto lei, ha trovato una parola e su quella va avanti senza vedere altri aspetti che pongono dubbi rispetto alla tesi.
Questo tipo di richieste hanno tutte una cosa in comune. La vena polemica e l'assoluta impermeabilità a qualsiasi parvenza di critica.
Le ripeto, se vuole imporre una diagnosi e poi far polemica non è questo lo spirito dei consulti.
"QUASI TUTTI I SUOI COLLEGHI SI LIMITANO ALLE NOZIONI IMPARATE SYI BANCHI DI SCUOLA "
Magari.... questo già sarebbe un buon punto di partenza comune.
Il problema vede è che se Lei fa diagnosi leggendosi da solo le cose poi arriviamo a dover dare per forza risposte a problemi che non si sa se sussistono, come si debbano interpretare e che addirittura debbano esistere dei protocolli per curare una sindrome da astinenza insorta a farmaco in corso.
"Ovvero curare in un alcolizzato l astinenza con la somministrazione di vodka. "
Io non vedo attinenze. Se mai curare un rialzo di pressione con il farmaco che la teneva bassa.
La diagnosi l'ha fatta. Ora la cura quindi secondo questa logica la dovrebbe sapere, decide tutto lei, ha trovato una parola e su quella va avanti senza vedere altri aspetti che pongono dubbi rispetto alla tesi.
Questo tipo di richieste hanno tutte una cosa in comune. La vena polemica e l'assoluta impermeabilità a qualsiasi parvenza di critica.
Le ripeto, se vuole imporre una diagnosi e poi far polemica non è questo lo spirito dei consulti.
[#7]
Utente
Ho compreso non abbia una risposta in merito. Le ho chiesto espressamente di scostarsi dal mio caso specifico...
Analizzi da scienziato un caso X:
Un soggetto A, dopo sospensione completa di paroxetina, a seguito di un periodo di trattamento a dosaggio di 40 mg, diminuendo molto lentamente i mg di principi attivo (10mg ogni mese) ha manifestato come unico sintomo a seguito di questa riduzione : scosse elettriche ogni volta che riceve una maggiore stimolazione sensoriale : luce forte, stimolazione tattile, uditiva, termica (sbalzo repentino caldo freddo) , ecc... I sintomi hanno iniziato a presentarsi dopo 3 giorni da quando il soggetto A è sceso da 20 a 10 mg (dopo 4gg dalla diminuzione a 10mg/die) e sono raddoppiati dopo un mese a sospensione completa di paroxetina... Ora il pazienta A è al quinto giorno di sospensione e il paziente riferisce acutizzazione della sintomatologia. Il paziente (non più molto paziente) riporta al medico che durante l'anno di terapia gli è capitato di saltare per mancanza del farmaco a disposizione per 3 giorni consecutivi L'assunzione del farmaco paroxetina e riferisce la stessa sintomatologia al terzo giorno di sospensione come quella che percepisce ora che ha sospeso il farmaco definitivamente . L'unica differenza sta nell intensità e nella frequenza che ora a sospensione competa è molto maggiore. Altri dati anamnestici che il paziente riferisce per aiutare il medico a identificare l'opportuna diagnosi sono che non ci sono altre variazioni negli stili di vita o nell'assunzione di farmaci. Tutto è identico alla situazione precedente alla manifestazione sintomatologia. Gli esami ematici, prima, durante e dopo il trattamento risultano sovrapponibili e tutti i parametri ematici sono all'interno dei range di cut-off di un individuo sano. Il paziente non riferisce alcuna modificazione dietetica, sportiva, farmacologica o di stile di vita per aiutare a valutare correttamente l'eziologia del disturbo. Unica informazione che diverge dalla consuetudine è data dalla sospensione progressiva del farmaco fino a dosaggio zero. Riferisce in aggiunta di aver sperimentato la stessa sintomatologia solo durante l' interruzione del farmaco mesi prima e che i sintomi sono spariti dopo 4 giorni dal ripristino della terapia. Nel corso dell'anno di terapia il paziente riporta che ci sono stati 3 episodi nei quali per motivi contingenti si è dimentico di assumere o non aveva possibilità di assumere la terapia con paroxetina e in tutte e ciascuna le singole circostanze in cui questa sospensione accidentale è avvenuta si sono manifestate queste scosse elettriche durante stimolazione sensoriale. Il paziente A riferisce essere sintomi identici in ogni caso citato e anche ora che non assume più paroxetina . Il paziente A riferisce che assumendo una posizione immobile (supino, prono o seduto) senza modificazioni ambientali immediate (luce, sbalzi termici, contatti tattili o uditivi intensi) non percepisce tali scosse elettriche. Il paziente riferisce che le scosse hanno un effetto molto invasivo nella sua vita quotidiana inquanto per meno di mezzo secondo la scossa percepita manda in black out la persona. Così il paziente definisce quello che sente : per meno di mezzo secondo dalla scarica Elettrica che pervade ogni distretto corporeo irradiandosi dalla testa al collo al torace al ventre e diramandosi successivamente agli arti superiori e inferiori rende impossibile la gestione del corpo. Il paziente riferisce che questa scarica elettrica che percepisce, genera una vertigine intensa e molto breve, offuscando la vista, l'udito, il pensiero e l'atto volitivo della persona sulla gestione dei movimenti corporei conseguentemente intorpidimento muscoloscheletrico. I sintomi si manifestano immediatamente a seguito di una stimolazione improvvisa di uno dei 5 sensi e ogni sintomo descritto si esaurisce in meno di un secondo. Riportando l'individuo in uno stato di coscienza e di padronanza motoria completa e funzionalmente normale. Le scariche si possono ripetere anche a distanza di pochi secondi l'una dall'altra oppure non ripetersi per lunghi periodi. L'unico fattore scatenante riportato dal paziente sono le stimolazioni sensoriali improvvise.
Dottore le informazioni a lei fornite le sono sufficienti per dare una possibile diagnosi? Le ricordo che, e la prego di non negare la cosa, in un paziente affetto da disturbi mentali molto spesso si somministrano farmaci avendo nozioni anamnestiche assai più carenti per l impossibilità comunicative del soggetto. Ora se ciò nonostante fornite una terapia si presume quantomeno una diagnosi ipotetica da parte dello specialista.
Domanda :
Il mio paziente ipotetico A è nella condizione di avere da lei una presunta diagnosi?
Se si risponda :
Dai dati raccolti si può ipotizzare che l'unico fattore scatenante il sintomo sia ragionevolmente la sospensione di paroxetina?
Se si risponda :
Dai dati raccolti si può vedere una correlazione tra il quadro del paziente e la sindrome da sospensione da SSRI?
Se si risponda :
La scarica elettrica così definita dal paziente e descritta in letteratura come brain-zaps potrebbe essere la diagnosi idonea per il paziente A?
Se si risponda :
Lei come specialista nel settore ha competenze e conoscenza in materia di questo effetto collaterale da sospensione?
Se si risponda :
Esite una terapia farmacologica oltre l'attesa temporale o il reintegro dell'antidepressivo causante il disturbo?
Ovvero c'è una terapia che non sia pagliativa? (il paziente non si accontenta di vivere sotto campana di vetro "deprivazione sensoriale" come risposta terapeutica da parte del clinico, ricordando allo specialista che questa terapia antalgica non aveva bisogno di un laureato per porla in atto! È stata già una risposta fisiologica del suo corpo... Ma che non ha nessuna valenza medica né risolve il problema medico. Il paziente non vorrebbe vivere per tempo indefinito immobile al buio come terapia! ).
Il clinico ha una terapia in merito?
Se si ha il dovere di dirmela.
Le sto chiedendo un approccio teorico a un caso teorico! Mi illumini sulla sua cultura medica in modo da valutare cosa sia previsto in questi casi.
È una informazione che mi è lecito avere o è un segreto che lei custodisce gelosamente?
Perché i casi si riducono a 2:
O possiede un morboso, quanto inspiegabile desiderio di custodire gelosamente informazioni mediche teoriche.... E questo le consiglierei di parlarne col suo analista qualora ne avesse uno....
Oppure ignora la risposta.
(ipotesi che mi permetto timidamente di accreditare maggiormente della prima, anche in rispetto della sua persona che ne uscirebbe alquanto depauperata di stima).
Mi è lecito sapere almeno questo? lei ignora dai suoi studi questi sintomi per cui non sa indirizzare una terapia? Non esiste una terapia (terapeutica non pagliativa intendo : cioè se ho mal di testa non voglio ibuprofene , voglio l intervento sul fattore scatenante).
Insomma : le chiedo da ignorante.... LE RIPETO : DA IGNORANTE! Lei conosce come paroxetina interagisce biochimicamente sui miei recettori serotoninergici? Lei sa biochimicamente quali sono le modifiche strutturali indotte da paroxetina sui recettori serotoninergici nei pazienti affetti da brain-zaps? Lei sa se esiste una terapia che riporti i recettori nervosi a una corretta lettura dell'impulso e annullare le modifiche strutturali e/o funzionali indotte da un anno di terapia con paroxetina che portano ad una iperstimolazione del SNC e alla eccessiva sensibilità allo stimolo sensoriale mandando in black out il cervello ?
Parlo solo a livello teorico dottore !!
Non stiamo parlando di nessuno ci mancherebbe!!
ORA ultima domanda :
Parliamo di un paziente B con reale brain-zaps diagnosticato da un suo collega X :
In questo caso specifico la letteratura parla che paroxetina a differenza di altri SSRI che hanno un arco temporale di massimo 4 settimane per tale disturbo, nel caso di paroxetina sono riportati molti casi in letteratura di un protrarsi dei sintomi di scosse superiori ai 18 mesi!!! Sa quanti sono 18 mesi?!!
Come aiuterebbe dunque il paziente B? Crede che nell'ipotesi di un così lungo protrarsi del sintomo (secondo quanto afferma la letteratura) occorra un supporto terapeutico? Quale supporto terapeutico prevederebbe dottore?!
La ringrazio
Analizzi da scienziato un caso X:
Un soggetto A, dopo sospensione completa di paroxetina, a seguito di un periodo di trattamento a dosaggio di 40 mg, diminuendo molto lentamente i mg di principi attivo (10mg ogni mese) ha manifestato come unico sintomo a seguito di questa riduzione : scosse elettriche ogni volta che riceve una maggiore stimolazione sensoriale : luce forte, stimolazione tattile, uditiva, termica (sbalzo repentino caldo freddo) , ecc... I sintomi hanno iniziato a presentarsi dopo 3 giorni da quando il soggetto A è sceso da 20 a 10 mg (dopo 4gg dalla diminuzione a 10mg/die) e sono raddoppiati dopo un mese a sospensione completa di paroxetina... Ora il pazienta A è al quinto giorno di sospensione e il paziente riferisce acutizzazione della sintomatologia. Il paziente (non più molto paziente) riporta al medico che durante l'anno di terapia gli è capitato di saltare per mancanza del farmaco a disposizione per 3 giorni consecutivi L'assunzione del farmaco paroxetina e riferisce la stessa sintomatologia al terzo giorno di sospensione come quella che percepisce ora che ha sospeso il farmaco definitivamente . L'unica differenza sta nell intensità e nella frequenza che ora a sospensione competa è molto maggiore. Altri dati anamnestici che il paziente riferisce per aiutare il medico a identificare l'opportuna diagnosi sono che non ci sono altre variazioni negli stili di vita o nell'assunzione di farmaci. Tutto è identico alla situazione precedente alla manifestazione sintomatologia. Gli esami ematici, prima, durante e dopo il trattamento risultano sovrapponibili e tutti i parametri ematici sono all'interno dei range di cut-off di un individuo sano. Il paziente non riferisce alcuna modificazione dietetica, sportiva, farmacologica o di stile di vita per aiutare a valutare correttamente l'eziologia del disturbo. Unica informazione che diverge dalla consuetudine è data dalla sospensione progressiva del farmaco fino a dosaggio zero. Riferisce in aggiunta di aver sperimentato la stessa sintomatologia solo durante l' interruzione del farmaco mesi prima e che i sintomi sono spariti dopo 4 giorni dal ripristino della terapia. Nel corso dell'anno di terapia il paziente riporta che ci sono stati 3 episodi nei quali per motivi contingenti si è dimentico di assumere o non aveva possibilità di assumere la terapia con paroxetina e in tutte e ciascuna le singole circostanze in cui questa sospensione accidentale è avvenuta si sono manifestate queste scosse elettriche durante stimolazione sensoriale. Il paziente A riferisce essere sintomi identici in ogni caso citato e anche ora che non assume più paroxetina . Il paziente A riferisce che assumendo una posizione immobile (supino, prono o seduto) senza modificazioni ambientali immediate (luce, sbalzi termici, contatti tattili o uditivi intensi) non percepisce tali scosse elettriche. Il paziente riferisce che le scosse hanno un effetto molto invasivo nella sua vita quotidiana inquanto per meno di mezzo secondo la scossa percepita manda in black out la persona. Così il paziente definisce quello che sente : per meno di mezzo secondo dalla scarica Elettrica che pervade ogni distretto corporeo irradiandosi dalla testa al collo al torace al ventre e diramandosi successivamente agli arti superiori e inferiori rende impossibile la gestione del corpo. Il paziente riferisce che questa scarica elettrica che percepisce, genera una vertigine intensa e molto breve, offuscando la vista, l'udito, il pensiero e l'atto volitivo della persona sulla gestione dei movimenti corporei conseguentemente intorpidimento muscoloscheletrico. I sintomi si manifestano immediatamente a seguito di una stimolazione improvvisa di uno dei 5 sensi e ogni sintomo descritto si esaurisce in meno di un secondo. Riportando l'individuo in uno stato di coscienza e di padronanza motoria completa e funzionalmente normale. Le scariche si possono ripetere anche a distanza di pochi secondi l'una dall'altra oppure non ripetersi per lunghi periodi. L'unico fattore scatenante riportato dal paziente sono le stimolazioni sensoriali improvvise.
Dottore le informazioni a lei fornite le sono sufficienti per dare una possibile diagnosi? Le ricordo che, e la prego di non negare la cosa, in un paziente affetto da disturbi mentali molto spesso si somministrano farmaci avendo nozioni anamnestiche assai più carenti per l impossibilità comunicative del soggetto. Ora se ciò nonostante fornite una terapia si presume quantomeno una diagnosi ipotetica da parte dello specialista.
Domanda :
Il mio paziente ipotetico A è nella condizione di avere da lei una presunta diagnosi?
Se si risponda :
Dai dati raccolti si può ipotizzare che l'unico fattore scatenante il sintomo sia ragionevolmente la sospensione di paroxetina?
Se si risponda :
Dai dati raccolti si può vedere una correlazione tra il quadro del paziente e la sindrome da sospensione da SSRI?
Se si risponda :
La scarica elettrica così definita dal paziente e descritta in letteratura come brain-zaps potrebbe essere la diagnosi idonea per il paziente A?
Se si risponda :
Lei come specialista nel settore ha competenze e conoscenza in materia di questo effetto collaterale da sospensione?
Se si risponda :
Esite una terapia farmacologica oltre l'attesa temporale o il reintegro dell'antidepressivo causante il disturbo?
Ovvero c'è una terapia che non sia pagliativa? (il paziente non si accontenta di vivere sotto campana di vetro "deprivazione sensoriale" come risposta terapeutica da parte del clinico, ricordando allo specialista che questa terapia antalgica non aveva bisogno di un laureato per porla in atto! È stata già una risposta fisiologica del suo corpo... Ma che non ha nessuna valenza medica né risolve il problema medico. Il paziente non vorrebbe vivere per tempo indefinito immobile al buio come terapia! ).
Il clinico ha una terapia in merito?
Se si ha il dovere di dirmela.
Le sto chiedendo un approccio teorico a un caso teorico! Mi illumini sulla sua cultura medica in modo da valutare cosa sia previsto in questi casi.
È una informazione che mi è lecito avere o è un segreto che lei custodisce gelosamente?
Perché i casi si riducono a 2:
O possiede un morboso, quanto inspiegabile desiderio di custodire gelosamente informazioni mediche teoriche.... E questo le consiglierei di parlarne col suo analista qualora ne avesse uno....
Oppure ignora la risposta.
(ipotesi che mi permetto timidamente di accreditare maggiormente della prima, anche in rispetto della sua persona che ne uscirebbe alquanto depauperata di stima).
Mi è lecito sapere almeno questo? lei ignora dai suoi studi questi sintomi per cui non sa indirizzare una terapia? Non esiste una terapia (terapeutica non pagliativa intendo : cioè se ho mal di testa non voglio ibuprofene , voglio l intervento sul fattore scatenante).
Insomma : le chiedo da ignorante.... LE RIPETO : DA IGNORANTE! Lei conosce come paroxetina interagisce biochimicamente sui miei recettori serotoninergici? Lei sa biochimicamente quali sono le modifiche strutturali indotte da paroxetina sui recettori serotoninergici nei pazienti affetti da brain-zaps? Lei sa se esiste una terapia che riporti i recettori nervosi a una corretta lettura dell'impulso e annullare le modifiche strutturali e/o funzionali indotte da un anno di terapia con paroxetina che portano ad una iperstimolazione del SNC e alla eccessiva sensibilità allo stimolo sensoriale mandando in black out il cervello ?
Parlo solo a livello teorico dottore !!
Non stiamo parlando di nessuno ci mancherebbe!!
ORA ultima domanda :
Parliamo di un paziente B con reale brain-zaps diagnosticato da un suo collega X :
In questo caso specifico la letteratura parla che paroxetina a differenza di altri SSRI che hanno un arco temporale di massimo 4 settimane per tale disturbo, nel caso di paroxetina sono riportati molti casi in letteratura di un protrarsi dei sintomi di scosse superiori ai 18 mesi!!! Sa quanti sono 18 mesi?!!
Come aiuterebbe dunque il paziente B? Crede che nell'ipotesi di un così lungo protrarsi del sintomo (secondo quanto afferma la letteratura) occorra un supporto terapeutico? Quale supporto terapeutico prevederebbe dottore?!
La ringrazio
[#8]
Guardi, Lei scrive argomentazioni chilometriche che sono illeggibili.
Se vuole cambiare atteggiamento e chiedere un consulto, bene. Se vuole far lezione, cerchi un posto come docente.
Inoltre, eviti questo atteggiamento aggressivo. Intanto. chi le ha detto che i medici hanno in tasca una soluzione a quel che Lei dice e che se la vogliono tenere nascosta per chissà quale fantomatico motivo ?
Secondo, anzi primo. Riparta da zero nell'esame della sua condizione. Cosa le ha detto il suo medico e cosa le ha consigliato di fare. Partiamo da qui. Altrimenti, non ho intenzione di proseguire perché è inutile.
Se vuole cambiare atteggiamento e chiedere un consulto, bene. Se vuole far lezione, cerchi un posto come docente.
Inoltre, eviti questo atteggiamento aggressivo. Intanto. chi le ha detto che i medici hanno in tasca una soluzione a quel che Lei dice e che se la vogliono tenere nascosta per chissà quale fantomatico motivo ?
Secondo, anzi primo. Riparta da zero nell'esame della sua condizione. Cosa le ha detto il suo medico e cosa le ha consigliato di fare. Partiamo da qui. Altrimenti, non ho intenzione di proseguire perché è inutile.
[#9]
Utente
Ma lei è davvero un medico?!
Da come scrive penso di no.
Chiederò a medicitalia.it se è davvero iscritto all'albo, perché dalle risposte avute non solo non credo sia iscritto all'albo o abbia studiato medicina, ma dubito pure seriamente che lei abbia proprietà comunicative e di comprensione del lessico proprie soggetto normale, inquanto risponde cose a caso senza alcuna correlazione logica con quanto richiesto.
Non voglio più alcun consulto da lei.
"Da chi sta peggio si impara a sopportare il male che ci affligge" io credo che lei abbia una condizione peggiore della mia.... Un controllino me lo farei....
La ringrazio per il tempo che mi ha fatto perdere.
Cordialità.
Da come scrive penso di no.
Chiederò a medicitalia.it se è davvero iscritto all'albo, perché dalle risposte avute non solo non credo sia iscritto all'albo o abbia studiato medicina, ma dubito pure seriamente che lei abbia proprietà comunicative e di comprensione del lessico proprie soggetto normale, inquanto risponde cose a caso senza alcuna correlazione logica con quanto richiesto.
Non voglio più alcun consulto da lei.
"Da chi sta peggio si impara a sopportare il male che ci affligge" io credo che lei abbia una condizione peggiore della mia.... Un controllino me lo farei....
La ringrazio per il tempo che mi ha fatto perdere.
Cordialità.
[#10]
Utente
Ma lei è davvero un medico?!
Da come scrive penso di no.
Chiederò a medicitalia.it se è davvero iscritto all'albo, perché dalle risposte avute non solo non credo sia iscritto all'albo o abbia studiato medicina, ma dubito pure seriamente che lei abbia proprietà comunicative e di comprensione del lessico proprie di un soggetto normale, inquanto risponde cose a caso senza alcuna correlazione logica con quanto richiesto.
Non voglio più alcun consulto da lei.
"Da chi sta peggio si impara a sopportare il male che ci affligge" io credo che lei abbia una condizione peggiore della mia.... Un controllino me lo farei....
La ringrazio per il tempo che mi ha fatto perdere.
Cordialità.
Da come scrive penso di no.
Chiederò a medicitalia.it se è davvero iscritto all'albo, perché dalle risposte avute non solo non credo sia iscritto all'albo o abbia studiato medicina, ma dubito pure seriamente che lei abbia proprietà comunicative e di comprensione del lessico proprie di un soggetto normale, inquanto risponde cose a caso senza alcuna correlazione logica con quanto richiesto.
Non voglio più alcun consulto da lei.
"Da chi sta peggio si impara a sopportare il male che ci affligge" io credo che lei abbia una condizione peggiore della mia.... Un controllino me lo farei....
La ringrazio per il tempo che mi ha fatto perdere.
Cordialità.
[#11]
Lei semplicemente ha scritto per far polemica, privo di rispetto per chi legge. E naturalmente arriva alla ridicola offesa.
Non parliamo di pazienti ipotetici, parliamo del suo caso. Lei ha ricevuto da qualcuno una diagnosi di questo tipo o no ?
E' Lei che glissa, che parte con un'argomentazione a senso unico, aggressiva e non volta a capire né utile a far capire.
"il suo collega specialista mi ha risposto di continuare tranquillamente la paroxetina anche a vita : "se stai bene a prenderla e non sei più depresso cosa vuoi di più? Anche 60 mg se sei felice!!!" e invece il medico di medicina generale neppure sapeva dell'esistenza di un dosaggio di 40 mg prescrivibile nei casi di disturbo d'ansia associato ad attacchi di panico!! (Ecco così conosce la diagnosi) "
Il medico non sapeva dell'esistenza di 40 mg, non saprei perché, fatti suoi. Si possono usare anche 60 mg ?, sì, non capisco però cosa c'entri col discorso.
Lei esclude quindi che queste manifestazioni riguardino la sua diagnosi di fondo, e quel che chiama brain zaps sia invece descrivibile come un suo sintomo, e non mi riferisco ai "brain zaps" (quelli della letteratura), ma allo stato d'allarme ?
Se avesse intenzione di riconsiderare il discorso da capo, senza questo atteggiamento inutilmente aggressivo che aveva già in apertura, e senza omettere volutamente la diagnosi che lascia in fondo, allora forse ne trarrà maggiore conoscenza del suo disturbo, e magari anziché focalizzarsi solo su una ipotesi, magari la risposta del suo medico non è così assurda.
Per il resto guardi, segnalo io allo staff, così si toglie la curiosità.
Non parliamo di pazienti ipotetici, parliamo del suo caso. Lei ha ricevuto da qualcuno una diagnosi di questo tipo o no ?
E' Lei che glissa, che parte con un'argomentazione a senso unico, aggressiva e non volta a capire né utile a far capire.
"il suo collega specialista mi ha risposto di continuare tranquillamente la paroxetina anche a vita : "se stai bene a prenderla e non sei più depresso cosa vuoi di più? Anche 60 mg se sei felice!!!" e invece il medico di medicina generale neppure sapeva dell'esistenza di un dosaggio di 40 mg prescrivibile nei casi di disturbo d'ansia associato ad attacchi di panico!! (Ecco così conosce la diagnosi) "
Il medico non sapeva dell'esistenza di 40 mg, non saprei perché, fatti suoi. Si possono usare anche 60 mg ?, sì, non capisco però cosa c'entri col discorso.
Lei esclude quindi che queste manifestazioni riguardino la sua diagnosi di fondo, e quel che chiama brain zaps sia invece descrivibile come un suo sintomo, e non mi riferisco ai "brain zaps" (quelli della letteratura), ma allo stato d'allarme ?
Se avesse intenzione di riconsiderare il discorso da capo, senza questo atteggiamento inutilmente aggressivo che aveva già in apertura, e senza omettere volutamente la diagnosi che lascia in fondo, allora forse ne trarrà maggiore conoscenza del suo disturbo, e magari anziché focalizzarsi solo su una ipotesi, magari la risposta del suo medico non è così assurda.
Per il resto guardi, segnalo io allo staff, così si toglie la curiosità.
[#12]
"Ma lei è davvero un medico?!
Da come scrive penso di no.
Chiederò a medicitalia.it se è davvero iscritto all'albo, "
Penso che a questo punto gli utenti non debbano essere più totalmente anonimi perché avere la sfacciataggine di scrivere certe cose dovrebbe essere pubblico come è pubblico il nostro nome e cognome ed anche, purtroppo per lei, la laurea e la specializzazione.
Mi sarei fermato molto prima dal risponderle perché la maleducazione non merita alcuna risposta!
Da come scrive penso di no.
Chiederò a medicitalia.it se è davvero iscritto all'albo, "
Penso che a questo punto gli utenti non debbano essere più totalmente anonimi perché avere la sfacciataggine di scrivere certe cose dovrebbe essere pubblico come è pubblico il nostro nome e cognome ed anche, purtroppo per lei, la laurea e la specializzazione.
Mi sarei fermato molto prima dal risponderle perché la maleducazione non merita alcuna risposta!
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#13]
Utente
Io non sono maleducato. Sono obiettivo. Non ho avuto una sola risposta medica alle indicazioni anamnestiche fornite al clinico ergo il professionista in questione dubito abbia i requisiti per ottemperare a quanto domandato. Difendetevi pure a vicenda... L'incompetenza rimane lapalissiana anche se a coprire l'ignoranza medica del suo collega intervenisse l'intero albo. La vergogna è che vi permettono (prevalentemente le istituzioni e purtroppo anche qualche paziente rimasto all'800) di elevarvi al di sopra dei pazienti e questo è il più grosso errore per una società moderna. Dovreste essere pagati a prestazione terapeutica efficace. Allora si che si avrebbe una scrematura tra gli iscritti in medicina... E forse si avrebbe anche medici meno arroganti e che sappiano curare i loro pazienti invece di arroccarsi nei loro ego elefantiaci.
Un medico che per giorni elude la risposta ad un paziente per ignoranza appunto medico - scientifica non merita alcun rispetto professionalmente parlando. E lei che senza addurre spiegazioni ragionevoli lo difende per solidarietà di categoria si è abbassato ad un livello ancora più infimo del suo collega. Un giorno finirà il predominio della vostra vanità sulla salute dei cittadini. E in quei momenti non ci sarà nessuno a difendere il vostro comportamento abominevole. Siete talmente trionfi nella esaltazione di voi stessi che non vi rendere conto di quanto male fate ai pazienti e di quanto siate ridicoli nei vostri comportamenti.
Un sito nato per ricevere un consiglio medico da uno specialista . Il paziente esterna il quesito, non si riceve alcun consiglio medico inerente la domanda posta.
E il paziente viene pure offeso di essere maleducato.
Ma dello psichiatra, signori cari vi assicuro, non sono più io ad avere bisogno!
Vi ripeto per l'ennesima volta : avete gravi problemi nel percepire la vostra persona nel contesto sociale. Voi non siete Dio. (terapia : da ripetersi mattina, pranzo e cena, preferibilmente lontano dai pasti e di fronte a uno specchio. Avvicinatevi allo specchio, fate silenzio attorno a voi... Allontanate i pensieri della giornata e dopo un respiro molto profondo ripetete scandendo bene : "io non sono Dio" ... Mi raccomando mantenete la postura eretta e respirate normalmente... E poi di nuovo : "Io non sono Dio!"
Questa terapia giornaliera è da protrarsi per tutta la vita... "Io non sono Dio! Io non sono Dio!" Potete farla pure in coppia! Un'altra volta coraggio! "Io non sono Dio, io non sono Dio" ).
No infatti non siete Dio... Siete terra come tutti noi... Ma il fatto che vi occupiate della salute del cittadino vi rende tremendamente odiosi quando per orgoglio istrionico negate la vostra ignoranza e cessate di fare il medico.
Rileggetevi il giuramento deontologico e vergognatevi perché siete accusabili pure di spergiuro.
Uno stato civile dovrebbe in certi casi mettervi a un tavolo, stracciarvi la laurea sul viso e ricollocarvi a mansioni più idonee alle vostre competenze.
Non parlo qui di tutti i medici.
Parlo qui del dottore che ha evitato di rispondere per una settimana alla mia domanda clinica, e badate! Non ha riconosciuto ancora dopo, l'evidenza incontrastabile, la sua ignoranza in merito l'argomento (cosa che farebbe un medico degno di tale nome, riconoscere umilmente i suoi limiti.... ne farebbe persona degna di stima sopra anche tutti gli eminenti cattedrati di cui sono pieni i nostri ospedali e le università . Esso avrebbe una elevatura morale tale da essere un padre stesso della medicina! ). Invece come ha preferito motivare la sua non risposta? accusandomi di avere patologie psichiatriche che mi portando a inventarmi sintomi (senza alcun dato medico per proferire questa sentenza) , o eludendo continuamente la risposta dando argomentazioni non scientifiche. In pratica ha consciamente e volutamente boicottato una risposta per lacune mediche che non si vogliono ammettere. Perché io ancora una ammissione di ignoranza sull'argomento richiesto non l ho mica sentita!!! E conoscendo dall'interno l'ordine dei medici posso metterci la firma nero su bianco che non riceverò mai tale dichiarazione di ignoranza ! Mi aspetto, con una percentuale probabilistica maggiore, una apparizione della Santa Vergine con in mano uno stetoscopio piuttosto che un medico che dica : sono ignorante in merito... Non so! Mi scuso! Parole che sono state epurate dal vocabolario al primo anno di università probabilmente !
Al secondo medico intervenuto non valuto neppure il suo intervento perché non adduce alcuna spiegazione al suo propendere a difesa del collego ergo non le rispondo neppure, fintanto non argomenta il sua bizzarra quanto ingiustificata intromissione. Chi la pone come giudice imparziale garante della diatriba in questione ?! Lei parla senza parlare. Ovvero lei assolve il collega senza prove di assoluzione... Incredibile! Chi l ha elevata poi a tale magistero?! L'ordine? Un parente? Forse Galeno? Serve per salvare il collega questa sua intromissione?! Mah se lo vuol salvare non si limiti ad accusare il paziente... Ci riesce benissimo da solo il collega... Adduca invece delle motivazioni sul perché è encomiabile il medico che lei difende visto che non fa il medico! Ovvero non cura né consiglia il paziente!
La cosa che più infastidisce è la cieca difesa di categoria che alcuni di voi si fanno a vicenda. Io non difenderei mai un collega che devia dai suoi doveri, in questo il secondo dottore intervenuto è più deplorevole del primo che non cura. Qui oltre a non curare un paziente si giustifica e protegge il medico che non cura e non consiglia. Cioè non solo si giustifica il gesto diametralmente opposto alla deontologia medica ma si eleva a virtù questo comportamento difendendolo!
Ecco perché il secondo medico intervenuto è più deplorevole del primo.
Grazie a Dio esistono medici che sono l'opposto di quello che avete dimostrato essere voi.
Concludo come dico ad ogni collega e specialista che lavora con la salute di un essere umano come lui :
Mi auguro che subiate su voi stessi il frutto del vostro operato!
Sia esso bene (allora con encomio) o male (e allora col castigo). Ma sempre secondo il vostro operato scelto, desiderato, voluto e infine applicato.
E vi assicuro che il rendiconto arriva per tutti, o dalla giustizia terrana in questa vita o da quella divina nell'altra... Ma l'idea che il vostro disordine rimanga impunito eternamente è un fuoco al quale solo voi traete tepore!
Buonasera.
Un medico che per giorni elude la risposta ad un paziente per ignoranza appunto medico - scientifica non merita alcun rispetto professionalmente parlando. E lei che senza addurre spiegazioni ragionevoli lo difende per solidarietà di categoria si è abbassato ad un livello ancora più infimo del suo collega. Un giorno finirà il predominio della vostra vanità sulla salute dei cittadini. E in quei momenti non ci sarà nessuno a difendere il vostro comportamento abominevole. Siete talmente trionfi nella esaltazione di voi stessi che non vi rendere conto di quanto male fate ai pazienti e di quanto siate ridicoli nei vostri comportamenti.
Un sito nato per ricevere un consiglio medico da uno specialista . Il paziente esterna il quesito, non si riceve alcun consiglio medico inerente la domanda posta.
E il paziente viene pure offeso di essere maleducato.
Ma dello psichiatra, signori cari vi assicuro, non sono più io ad avere bisogno!
Vi ripeto per l'ennesima volta : avete gravi problemi nel percepire la vostra persona nel contesto sociale. Voi non siete Dio. (terapia : da ripetersi mattina, pranzo e cena, preferibilmente lontano dai pasti e di fronte a uno specchio. Avvicinatevi allo specchio, fate silenzio attorno a voi... Allontanate i pensieri della giornata e dopo un respiro molto profondo ripetete scandendo bene : "io non sono Dio" ... Mi raccomando mantenete la postura eretta e respirate normalmente... E poi di nuovo : "Io non sono Dio!"
Questa terapia giornaliera è da protrarsi per tutta la vita... "Io non sono Dio! Io non sono Dio!" Potete farla pure in coppia! Un'altra volta coraggio! "Io non sono Dio, io non sono Dio" ).
No infatti non siete Dio... Siete terra come tutti noi... Ma il fatto che vi occupiate della salute del cittadino vi rende tremendamente odiosi quando per orgoglio istrionico negate la vostra ignoranza e cessate di fare il medico.
Rileggetevi il giuramento deontologico e vergognatevi perché siete accusabili pure di spergiuro.
Uno stato civile dovrebbe in certi casi mettervi a un tavolo, stracciarvi la laurea sul viso e ricollocarvi a mansioni più idonee alle vostre competenze.
Non parlo qui di tutti i medici.
Parlo qui del dottore che ha evitato di rispondere per una settimana alla mia domanda clinica, e badate! Non ha riconosciuto ancora dopo, l'evidenza incontrastabile, la sua ignoranza in merito l'argomento (cosa che farebbe un medico degno di tale nome, riconoscere umilmente i suoi limiti.... ne farebbe persona degna di stima sopra anche tutti gli eminenti cattedrati di cui sono pieni i nostri ospedali e le università . Esso avrebbe una elevatura morale tale da essere un padre stesso della medicina! ). Invece come ha preferito motivare la sua non risposta? accusandomi di avere patologie psichiatriche che mi portando a inventarmi sintomi (senza alcun dato medico per proferire questa sentenza) , o eludendo continuamente la risposta dando argomentazioni non scientifiche. In pratica ha consciamente e volutamente boicottato una risposta per lacune mediche che non si vogliono ammettere. Perché io ancora una ammissione di ignoranza sull'argomento richiesto non l ho mica sentita!!! E conoscendo dall'interno l'ordine dei medici posso metterci la firma nero su bianco che non riceverò mai tale dichiarazione di ignoranza ! Mi aspetto, con una percentuale probabilistica maggiore, una apparizione della Santa Vergine con in mano uno stetoscopio piuttosto che un medico che dica : sono ignorante in merito... Non so! Mi scuso! Parole che sono state epurate dal vocabolario al primo anno di università probabilmente !
Al secondo medico intervenuto non valuto neppure il suo intervento perché non adduce alcuna spiegazione al suo propendere a difesa del collego ergo non le rispondo neppure, fintanto non argomenta il sua bizzarra quanto ingiustificata intromissione. Chi la pone come giudice imparziale garante della diatriba in questione ?! Lei parla senza parlare. Ovvero lei assolve il collega senza prove di assoluzione... Incredibile! Chi l ha elevata poi a tale magistero?! L'ordine? Un parente? Forse Galeno? Serve per salvare il collega questa sua intromissione?! Mah se lo vuol salvare non si limiti ad accusare il paziente... Ci riesce benissimo da solo il collega... Adduca invece delle motivazioni sul perché è encomiabile il medico che lei difende visto che non fa il medico! Ovvero non cura né consiglia il paziente!
La cosa che più infastidisce è la cieca difesa di categoria che alcuni di voi si fanno a vicenda. Io non difenderei mai un collega che devia dai suoi doveri, in questo il secondo dottore intervenuto è più deplorevole del primo che non cura. Qui oltre a non curare un paziente si giustifica e protegge il medico che non cura e non consiglia. Cioè non solo si giustifica il gesto diametralmente opposto alla deontologia medica ma si eleva a virtù questo comportamento difendendolo!
Ecco perché il secondo medico intervenuto è più deplorevole del primo.
Grazie a Dio esistono medici che sono l'opposto di quello che avete dimostrato essere voi.
Concludo come dico ad ogni collega e specialista che lavora con la salute di un essere umano come lui :
Mi auguro che subiate su voi stessi il frutto del vostro operato!
Sia esso bene (allora con encomio) o male (e allora col castigo). Ma sempre secondo il vostro operato scelto, desiderato, voluto e infine applicato.
E vi assicuro che il rendiconto arriva per tutti, o dalla giustizia terrana in questa vita o da quella divina nell'altra... Ma l'idea che il vostro disordine rimanga impunito eternamente è un fuoco al quale solo voi traete tepore!
Buonasera.
[#14]
Il problema è che il suo anatema vale anche per lei che si erge a giudice ultimo di qualsiasi azione altrui.
Il dato di fatto è che si rivolge alle persone maltrattandole e ponendone in dubbio i titoli realmente acquisiti.
Ma in fondo, chi è lei per avere questi dubbi? Nessuno.
Eppure insiste perché di base non riesce a gestire ciò che vorrebbe da solo ed ha un bisogno incessante di doversi rivolgere ad uno specialista.
Il dato di fatto è che si rivolge alle persone maltrattandole e ponendone in dubbio i titoli realmente acquisiti.
Ma in fondo, chi è lei per avere questi dubbi? Nessuno.
Eppure insiste perché di base non riesce a gestire ciò che vorrebbe da solo ed ha un bisogno incessante di doversi rivolgere ad uno specialista.
[#15]
" accusandomi di avere patologie psichiatriche che mi portando a inventarmi sintomi "
No. Vede, non ha capito niente. E' il suo atteggiamento che non le consente di capire neanche cosa si dice. Magari l'ovvio. Poi "accusare" fa ridere, e che è un'accusa avere un disturbo psichiatrico ? "inventare", no.... ma non spetta a lei diagnosticare, cosa che invece fa ancor prima di descrivere i sintomi. E invece magicamente, quando si arriva alla descrizione di ciò che Lei ha già battezzato con una diagnosi, ecco che viene fuori invece un insieme di elementi che puntano altrove. Anzi, forse non "non-problema".
Lei ha iniziato questo consulto con un unico scopo. Dimostrare che Lei ha qualcosa che i medici non hanno capito, offendendo il suo medico, e quindi inevitabilmente tutti gli altri che "osino" fare i medici e ragionare come tali, chiedendo informazioni minime e facendole magari notare come non tornino i suoi ragionamenti.
Ma siccome Lei non è interessato a risolvere un problema, bensì a offendere, bada solo a pescare occasioni, spunti e anche fraintendimenti totali per rilanciare offese.
La faccia finita.
No. Vede, non ha capito niente. E' il suo atteggiamento che non le consente di capire neanche cosa si dice. Magari l'ovvio. Poi "accusare" fa ridere, e che è un'accusa avere un disturbo psichiatrico ? "inventare", no.... ma non spetta a lei diagnosticare, cosa che invece fa ancor prima di descrivere i sintomi. E invece magicamente, quando si arriva alla descrizione di ciò che Lei ha già battezzato con una diagnosi, ecco che viene fuori invece un insieme di elementi che puntano altrove. Anzi, forse non "non-problema".
Lei ha iniziato questo consulto con un unico scopo. Dimostrare che Lei ha qualcosa che i medici non hanno capito, offendendo il suo medico, e quindi inevitabilmente tutti gli altri che "osino" fare i medici e ragionare come tali, chiedendo informazioni minime e facendole magari notare come non tornino i suoi ragionamenti.
Ma siccome Lei non è interessato a risolvere un problema, bensì a offendere, bada solo a pescare occasioni, spunti e anche fraintendimenti totali per rilanciare offese.
La faccia finita.
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Questo consulto ha ricevuto 17 risposte e 11.6k visite dal 07/11/2019.
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