L'ansia può essere davvero così invalidante?
Gentili Dottori,
Sono un ragazzo di 32 anni che da 5 anni, viaggia fianco a fianco con l'ansia, le crisi di panico e l'ipocondria. Nei primi periodi, dopo un primo consulto psichiatrico, ho assunto cymbalta 60mg e lexotan 1, 5 mg per un anno, salvo poi richiedere un secondo parere passando dal cymbalta all'anafranil 75mg tenendo il lexotan. Potete immaginare lo sforzo di dover affrontare ogni giorno vivendo con questi tre compagni di viaggio. Sono riuscito a laurearmi comunque, facendo una tesi sociologica sugli attacchi di panico e a fare qualche viaggio anche da solo fuori nazione e a togliere definitivamente l'ansiolitico mantenendo l'anafranil. la mia famiglia è impregnata di ansia, ipocondria, malattie. Nonostante questo, in accordo con la mia dottoressa (psichiatra) ho deciso (nonostante un grave lutto) di iniziare a scalare le medicine. Da sottolineare che assumevo già da molto tempo, mezza compressa di anafranil da 75mg. Dopo due mesi di giorni alterni della cura, mille impegni (lavoro, alleno una squadra di calcio) il reflusso, il colon irritabile e i problemi di cervicalgia, sembro ritornato nel baratro da cui provenivo: nausea costante, sudorazioni, blocchi alle gambe, dolore al petto con tachicardia, almeno 4/5 corse in ospedale con crisi che duravano almeno un paio d'ore, lasciandomi senza forze e non per ultimo ore intere trascorse attaccato all'apparecchio della pressione (qualche picco di 150/85 rientrato pochi istanti dopo) e il saturimetro vorrei porvi una domanda appellandomi alla vostra esperienza. Può davvero l'ansia essere così devastante da non credere alle mille visite, alle analisi, agli ecocuore e prove da sforzo? Così forte da non far provare gioia per giorni e giorni? Da credere ogni istante di poter morire così? Ma soprattutto, si può guarire senza usare medicine?
Sono un ragazzo di 32 anni che da 5 anni, viaggia fianco a fianco con l'ansia, le crisi di panico e l'ipocondria. Nei primi periodi, dopo un primo consulto psichiatrico, ho assunto cymbalta 60mg e lexotan 1, 5 mg per un anno, salvo poi richiedere un secondo parere passando dal cymbalta all'anafranil 75mg tenendo il lexotan. Potete immaginare lo sforzo di dover affrontare ogni giorno vivendo con questi tre compagni di viaggio. Sono riuscito a laurearmi comunque, facendo una tesi sociologica sugli attacchi di panico e a fare qualche viaggio anche da solo fuori nazione e a togliere definitivamente l'ansiolitico mantenendo l'anafranil. la mia famiglia è impregnata di ansia, ipocondria, malattie. Nonostante questo, in accordo con la mia dottoressa (psichiatra) ho deciso (nonostante un grave lutto) di iniziare a scalare le medicine. Da sottolineare che assumevo già da molto tempo, mezza compressa di anafranil da 75mg. Dopo due mesi di giorni alterni della cura, mille impegni (lavoro, alleno una squadra di calcio) il reflusso, il colon irritabile e i problemi di cervicalgia, sembro ritornato nel baratro da cui provenivo: nausea costante, sudorazioni, blocchi alle gambe, dolore al petto con tachicardia, almeno 4/5 corse in ospedale con crisi che duravano almeno un paio d'ore, lasciandomi senza forze e non per ultimo ore intere trascorse attaccato all'apparecchio della pressione (qualche picco di 150/85 rientrato pochi istanti dopo) e il saturimetro vorrei porvi una domanda appellandomi alla vostra esperienza. Può davvero l'ansia essere così devastante da non credere alle mille visite, alle analisi, agli ecocuore e prove da sforzo? Così forte da non far provare gioia per giorni e giorni? Da credere ogni istante di poter morire così? Ma soprattutto, si può guarire senza usare medicine?
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Gentile utente,
Non so se le è evidente il percorso assurdo, dopo una prima parte che invece l'aveva portata ad un risultato, magari parziale, ma migliorabile. Fa una cura con anafranil a dose medio-bassa, e migliora, sospende l'ansiolitico seppur dopo tanto, comunque buon segno. Dopo di che, non si sa con quale logica, scala le medicine a disturbo ancora attivo anche se migliorato. Come prevedibile, peggiora.
A questo punto, si pone come questione se si possa curare senza medicine,, ovvero un ragionamento che suona completamente fuori strada.
Non è quindi interessata a curarsi e ottenere magari risultati ancora migliori con la cura che già aveva funzionato ?
Non so se le è evidente il percorso assurdo, dopo una prima parte che invece l'aveva portata ad un risultato, magari parziale, ma migliorabile. Fa una cura con anafranil a dose medio-bassa, e migliora, sospende l'ansiolitico seppur dopo tanto, comunque buon segno. Dopo di che, non si sa con quale logica, scala le medicine a disturbo ancora attivo anche se migliorato. Come prevedibile, peggiora.
A questo punto, si pone come questione se si possa curare senza medicine,, ovvero un ragionamento che suona completamente fuori strada.
Non è quindi interessata a curarsi e ottenere magari risultati ancora migliori con la cura che già aveva funzionato ?
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Gentile Dottore,
Innanzitutto La ringrazio per la celere risposta. Sicuramente vorrei riappropriarmi della mia vita, anche se non sono mai stato una persona ''sedentaria': mille impegni, una piccola ansia di fondo sicuramente non debilitante, un umore altalenante com'è naturale e fisiologico di norma. La logica di ''scalaggio'' (mi permetta il termine poco medico) è scaturita da un momento di stress, ben gestito emotivamente, diciamo da persona normale, che ha ansie ''reattive'' come qualsiasi individuo. Il peggioramento, l'ho avuto secondo la mia psichiatra per la mia avversione a ''stoppare'' l'ansia e il panico e i sintomi da sospensione, aiutandomi con l'ansiolitico (già con una dose da 0.25 di xanax, mi sento molto più rilassato). Non riesco a capire cosa scatti in me quando nonostante sintomi debilitanti che spesso sfociano nel panico, non assumo l'ansiolitico che mi aiuterebbe ad uscire da questa fase. Secondo lei, coi limiti del consulto a distanza ovviamente, cosa potrebbe significare questa avversione nei confronti di un farmaco che potrebbe darmi sollievo e una ''solida mattonella'' per superare un momento di ansia acuta?
Innanzitutto La ringrazio per la celere risposta. Sicuramente vorrei riappropriarmi della mia vita, anche se non sono mai stato una persona ''sedentaria': mille impegni, una piccola ansia di fondo sicuramente non debilitante, un umore altalenante com'è naturale e fisiologico di norma. La logica di ''scalaggio'' (mi permetta il termine poco medico) è scaturita da un momento di stress, ben gestito emotivamente, diciamo da persona normale, che ha ansie ''reattive'' come qualsiasi individuo. Il peggioramento, l'ho avuto secondo la mia psichiatra per la mia avversione a ''stoppare'' l'ansia e il panico e i sintomi da sospensione, aiutandomi con l'ansiolitico (già con una dose da 0.25 di xanax, mi sento molto più rilassato). Non riesco a capire cosa scatti in me quando nonostante sintomi debilitanti che spesso sfociano nel panico, non assumo l'ansiolitico che mi aiuterebbe ad uscire da questa fase. Secondo lei, coi limiti del consulto a distanza ovviamente, cosa potrebbe significare questa avversione nei confronti di un farmaco che potrebbe darmi sollievo e una ''solida mattonella'' per superare un momento di ansia acuta?
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 4.1k visite dal 13/09/2019.
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Approfondimento su Ansia
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