Durata effetto cymbalta
Gentili dottori,
torno a scrivervi qualche anno dopo il primo consulto richiesto, memore della vostra disponibilità.
Nel gennaio 2013, in seguito a mesi di stato ansioso e depressivo, andai da una psichiatra che mi prescrisse il cymbalta. Iniziai con 30 mg al giorno, e arrivai a 90 nel mese di giugno. Tutto andò molto bene, quindi, d'accordo col la psichiatra, iniziai lentamente a scalare, per smettere completamente nel giugno del 2015. Purtroppo nel giro di un mese ricominciai ad avere gli stessi sintomi, ritornai quindi dalla psichiatra e ricominciai a prendere il cymbalta, ricominciando da 30 mg al giorno. Questa volta arrivai a 120, a partire da agosto 2016. Da allora non ho più smesso di assumere 120 mg, ho affrontato una terapia cognitivo comportamentale (questa a partire da inizio 2014) con ottimi risultati.
L'ultimo incontro con la psichiatra, nel maggio 2018, è stata una dimissione dal cps con le seguenti parole "al colloquio odierno si conferma un quadro psicopatologico di buon compenso clinico. Si conferma terapia in atto". Anche la psicologa ha confermato il mio benessere psicologico, e non sono più in terapia da tempo. Io stessa non posso fare altro che confermare il mio ottimo stato di salute mentale. Preciso che non ho mai avuto problemi nell'assunzione del farmaco, che non ho mai saltato il cymbalta, e anche che la psichiatra ha valutato di non interrompere la terapia dopo l'infelice tentativo del 2015, e anche a causa di una familiarità endemica (non sono sicura che sia il termine giusto da utilizzare).
Ora, da qualche giorno sto riavvertendo dei sintomi noti: pensieri negativi, svogliatezza, mente ovattata, difficoltà a provare piacere nelle attività che mi sono sempre piaciute, un po' d'ansia, e mi è persino passato l'entusiasmo per le mie vacanze estive che inizieranno lunedì. Niente di grave, ma sono spaventata. La mia domanda è: in letteratura medica, o seconda la vostra esperienza, le terapie a base di antidepressivi hanno delle "date di scadenza"? Per quanti anni un farmaco, in questo caso la duloxetina, può continuare a fare effetto?
Dovrei ricontattare la mia psichiatra o potrebbe trattarsi di un lieve episodio passeggero?
Mi scuso per il lungo scritto ma volevo essere il più precisa possibile. E ringrazio infinitamente chiunque voglia rispondermi.
Cordialmente,
M.
torno a scrivervi qualche anno dopo il primo consulto richiesto, memore della vostra disponibilità.
Nel gennaio 2013, in seguito a mesi di stato ansioso e depressivo, andai da una psichiatra che mi prescrisse il cymbalta. Iniziai con 30 mg al giorno, e arrivai a 90 nel mese di giugno. Tutto andò molto bene, quindi, d'accordo col la psichiatra, iniziai lentamente a scalare, per smettere completamente nel giugno del 2015. Purtroppo nel giro di un mese ricominciai ad avere gli stessi sintomi, ritornai quindi dalla psichiatra e ricominciai a prendere il cymbalta, ricominciando da 30 mg al giorno. Questa volta arrivai a 120, a partire da agosto 2016. Da allora non ho più smesso di assumere 120 mg, ho affrontato una terapia cognitivo comportamentale (questa a partire da inizio 2014) con ottimi risultati.
L'ultimo incontro con la psichiatra, nel maggio 2018, è stata una dimissione dal cps con le seguenti parole "al colloquio odierno si conferma un quadro psicopatologico di buon compenso clinico. Si conferma terapia in atto". Anche la psicologa ha confermato il mio benessere psicologico, e non sono più in terapia da tempo. Io stessa non posso fare altro che confermare il mio ottimo stato di salute mentale. Preciso che non ho mai avuto problemi nell'assunzione del farmaco, che non ho mai saltato il cymbalta, e anche che la psichiatra ha valutato di non interrompere la terapia dopo l'infelice tentativo del 2015, e anche a causa di una familiarità endemica (non sono sicura che sia il termine giusto da utilizzare).
Ora, da qualche giorno sto riavvertendo dei sintomi noti: pensieri negativi, svogliatezza, mente ovattata, difficoltà a provare piacere nelle attività che mi sono sempre piaciute, un po' d'ansia, e mi è persino passato l'entusiasmo per le mie vacanze estive che inizieranno lunedì. Niente di grave, ma sono spaventata. La mia domanda è: in letteratura medica, o seconda la vostra esperienza, le terapie a base di antidepressivi hanno delle "date di scadenza"? Per quanti anni un farmaco, in questo caso la duloxetina, può continuare a fare effetto?
Dovrei ricontattare la mia psichiatra o potrebbe trattarsi di un lieve episodio passeggero?
Mi scuso per il lungo scritto ma volevo essere il più precisa possibile. E ringrazio infinitamente chiunque voglia rispondermi.
Cordialmente,
M.
[#1]
In teoria il trattamento dovrebbe continuare a dare degli effetti terapeutici.
Se ha dei nuovi sintomi deve riportarli al prescrittore.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Se ha dei nuovi sintomi deve riportarli al prescrittore.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Utente
Grazie per la sua gentile risposta Dr. Ruggiero.
Anche questa mattina mi sono svegliata con un lieve senso di angoscia, pochissima energia e pensieri negativi.
Quasi niente rispetto a quello che ho passato anni fa, ma abbastanza da temere un peggioramento continuo, che sta diventando un pensiero fisso.
Possono succedere momenti così durante una terapia consolidata, secondo lei?
La ringrazio nuovamente,
Buona giornata
Anche questa mattina mi sono svegliata con un lieve senso di angoscia, pochissima energia e pensieri negativi.
Quasi niente rispetto a quello che ho passato anni fa, ma abbastanza da temere un peggioramento continuo, che sta diventando un pensiero fisso.
Possono succedere momenti così durante una terapia consolidata, secondo lei?
La ringrazio nuovamente,
Buona giornata
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.9k visite dal 07/08/2019.
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