Alienazione, apatia, estraneazione
Come da titolo è ormai dagli anni dell'adolescenza che soffro dei sintomi sopracitati, sono stato da una psicologa per questo un paio di anni fa. E niente alla fine dopo circa sei mesi e la costante sensazione di non star risolvendo il problema ma sprecando tempo e soldi ho smesso di andarci e mi sono rassegnato a restare così.
Ora però la cosa si sta intensificando, non so se riuscirò a spiegare bene il tutto ma ci provo.
Praticamente mi scivola tutto addosso non vivo ne alti ne bassi. Ne a livello emotivo ne in generale nella vita, è un sensazione strana un po' come trovarsi immerso in una fitta nebbia o forse sott'acqua. Non provo praticamente nulla, devo fingere qualsiasi cosa, e pur essendo molto bravo la cosa dopo un po' è stancante infatti preferisco stare da solo generalmente. Le giornate in queste situazioni mi scorrono d'avanti come una pellicola al cinema, mi sembra di viverle dall'esterno, mi alzo la mattina sperando solo che finisca tutto in fretta e senza imprevisti, sia che debba andare a lavoro e studiare sia che debba uscire a far finta di divertirmi con qualcuno dei pochi amici che mi sono rimasti, o con la mia ragazza.
Da ragazzo riuscivo a far passare queste sensazioni con l'alcol ed erba o comunque le inibivo un bel po', poi ho dovuto smettere per problemi sia di salute che legali. Fino a qualche tempo fa riusciva a farmi star meglio il sesso e infatti cercavo di farne il più possibile con la mia ex che era disperata, a pensarci mi vien da ridere, ormai ho perso un reale interesse anche per quello in quanto alla fine non risolve neanche quello niente, mi fa solo star bene per il tempo che dura, una volta finito torna tutto come prima forse anche peggio...
In un contesto simile vivere o morire non mi fa ne caldo ne freddo diciamo che non me la cerco ma neanche cerco di evitarlo a tutti i costi, per completezza di informazione ho pensato qualche volta a far finire tutto fantasticandoci un po' su ma mai con la reale intenzione. Diciamo che pensarci su me rende tutto più leggero, un po' come sapere di avere vicino un'uscita di emergenza nel caso in cui volessi lasciare in gran fretta una brutta festa...
Spero di essere riuscito a spiegare la mia situazione al meglio.
Per concludere, come consigliate di comportarmi? Mi rassegno ad essere semplicemente così e mi concentro con l'accettare la cosa come mi disse la psicologa 2 anni fa? O provo magari ad andare da qualche altro psicologo/psichiatra per vedere se è un qualcosa di concreto che si può curare o comunque trattare.
Ora però la cosa si sta intensificando, non so se riuscirò a spiegare bene il tutto ma ci provo.
Praticamente mi scivola tutto addosso non vivo ne alti ne bassi. Ne a livello emotivo ne in generale nella vita, è un sensazione strana un po' come trovarsi immerso in una fitta nebbia o forse sott'acqua. Non provo praticamente nulla, devo fingere qualsiasi cosa, e pur essendo molto bravo la cosa dopo un po' è stancante infatti preferisco stare da solo generalmente. Le giornate in queste situazioni mi scorrono d'avanti come una pellicola al cinema, mi sembra di viverle dall'esterno, mi alzo la mattina sperando solo che finisca tutto in fretta e senza imprevisti, sia che debba andare a lavoro e studiare sia che debba uscire a far finta di divertirmi con qualcuno dei pochi amici che mi sono rimasti, o con la mia ragazza.
Da ragazzo riuscivo a far passare queste sensazioni con l'alcol ed erba o comunque le inibivo un bel po', poi ho dovuto smettere per problemi sia di salute che legali. Fino a qualche tempo fa riusciva a farmi star meglio il sesso e infatti cercavo di farne il più possibile con la mia ex che era disperata, a pensarci mi vien da ridere, ormai ho perso un reale interesse anche per quello in quanto alla fine non risolve neanche quello niente, mi fa solo star bene per il tempo che dura, una volta finito torna tutto come prima forse anche peggio...
In un contesto simile vivere o morire non mi fa ne caldo ne freddo diciamo che non me la cerco ma neanche cerco di evitarlo a tutti i costi, per completezza di informazione ho pensato qualche volta a far finire tutto fantasticandoci un po' su ma mai con la reale intenzione. Diciamo che pensarci su me rende tutto più leggero, un po' come sapere di avere vicino un'uscita di emergenza nel caso in cui volessi lasciare in gran fretta una brutta festa...
Spero di essere riuscito a spiegare la mia situazione al meglio.
Per concludere, come consigliate di comportarmi? Mi rassegno ad essere semplicemente così e mi concentro con l'accettare la cosa come mi disse la psicologa 2 anni fa? O provo magari ad andare da qualche altro psicologo/psichiatra per vedere se è un qualcosa di concreto che si può curare o comunque trattare.
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Un trattamento psicoterapeutico richiede una diagnosi di trattamento che non ha chiarito se è presente o meno.
Una valutazione psichiatrica consente di capire se vi siano margini di trattamento per la gestione dei suoi sintomi anche attraverso una terapia specifica che migliori questi aspetti problematici.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Una valutazione psichiatrica consente di capire se vi siano margini di trattamento per la gestione dei suoi sintomi anche attraverso una terapia specifica che migliori questi aspetti problematici.
Dr. F. S. Ruggiero
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https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Ex utente
Va bene nel caso provvederò a prendere appuntamento presso un suo collega per vedere se si arriverà ad una diagnosi vera e propria o se magari sono semplicemente fatto strano io. In ogni caso presso la psicologa non mi sembra di ricordare sia stata fatta alcuna vera e propria diagnosi. Alla fine se non sbaglio mi disse che tali sintomi erano causati dal mio specifico carattere che non poteva essere cambiato ed iniziammo a lavorare per farmici convivere diciamo. Dopo un po' smisi di andare perché anche dopo mesi non ho riscontrato beneficio alcuno.
La ringrazio per la celere risposta.
La ringrazio per la celere risposta.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.4k visite dal 05/06/2019.
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