Depressione post-rifiuto
Gentili dottori,
Sono una ragazza di 23 anni e sto soffrendo molto. In questi giorni tendo ad autodiagnosticarmi parecchi disturbi quali disturbo ciclotimico della personalità, disturbo narcisistico, sadismo, disturbo borderline etc e tutto deriva dal fatto che a dicembre ho subito il rifiuto da parte di un ragazzo che mi piaceva molto. Il fatto è che nella mia testa ho letto il rifiuto come la conferma che è da tanto tempo che le cose nella mia vita non vanno, infatti quando ho ricevuto il rifiuto io stavo già male e lo sapevo (per la precisione quando ho conosciuto quel ragazzo stavo passando una fase credo ipomaniacale ovvero dormivo pochissimo, ero iperattiva, ma inconcludente, logorroica, avevo scatti d'ira che poi mi facevano vergognare e tremare molto) e speravo che quel ragazzo avrebbe risolto tutti i miei problemi, proiezione che sto facendo anche ora nei confronti dell'iniziare una nuova terapia. Infatti da quando sono stata rifiutata ho iniziato ad ossessionarmi sulla mia salute mentale a leggere tantissimi link di psicologia e a cercare di analizzare tutta la mia vita sulla base delle descrizioni dei disturbi. Di conseguenza ora mi penso semplicemente come una malata mentale e vorrei o morire (esagerazione in un senso) oppure risolvere tutto subito (il che, mi rendo conto essere un esagerazione dall'altro senso). Vorrei risolvere tutto subito anche perché ho messo completamente in stand by l'università (che comunque ora vedo come una cosa orribile e senza senso) e sono tornata a casa dei miei dove so di non poter combinare nulla anche perché mia madre farebbe di tutto per me pur di farmi stare bene (mi cucina, mi serve di ogni etc) e mio padre mi ignora nella speranza che io risolva. Ho convinto infatti i miei che andando in terapia risolverò tutto e poi continuerò l'università e tutto andrà bene, ma infondo non ne sono così sicura. Sto manipolando tutti vero? Perché ho sempre queste convinzioni così assolutistiche? Andrà tutto bene se farò questo, andrà tutto bene se farò quell'altro?
Inoltre sono seguita gratuitamente e in maniera molto informale da un neuropsichiatra infantile, che però mi ha diagnosticato sia il disturbo narcisistico che il disturbo di distimia e durante l'ultimo colloquio mi ha consigliato di iniziare con farmaci e psicoterapia (non con lui ma con un altra persona), però ho molta paura di iniziare e poi di ricominciare con una di quelle convinzioni tipo 'tanto non serve a niente' e di conseguenza mollando finendo in chissà quale altro periodo psichico disturbato della mia vita. Quale strategia posso usare per non mandare all'aria una terapia?
Ringrazio per l'attenzione.
Sono una ragazza di 23 anni e sto soffrendo molto. In questi giorni tendo ad autodiagnosticarmi parecchi disturbi quali disturbo ciclotimico della personalità, disturbo narcisistico, sadismo, disturbo borderline etc e tutto deriva dal fatto che a dicembre ho subito il rifiuto da parte di un ragazzo che mi piaceva molto. Il fatto è che nella mia testa ho letto il rifiuto come la conferma che è da tanto tempo che le cose nella mia vita non vanno, infatti quando ho ricevuto il rifiuto io stavo già male e lo sapevo (per la precisione quando ho conosciuto quel ragazzo stavo passando una fase credo ipomaniacale ovvero dormivo pochissimo, ero iperattiva, ma inconcludente, logorroica, avevo scatti d'ira che poi mi facevano vergognare e tremare molto) e speravo che quel ragazzo avrebbe risolto tutti i miei problemi, proiezione che sto facendo anche ora nei confronti dell'iniziare una nuova terapia. Infatti da quando sono stata rifiutata ho iniziato ad ossessionarmi sulla mia salute mentale a leggere tantissimi link di psicologia e a cercare di analizzare tutta la mia vita sulla base delle descrizioni dei disturbi. Di conseguenza ora mi penso semplicemente come una malata mentale e vorrei o morire (esagerazione in un senso) oppure risolvere tutto subito (il che, mi rendo conto essere un esagerazione dall'altro senso). Vorrei risolvere tutto subito anche perché ho messo completamente in stand by l'università (che comunque ora vedo come una cosa orribile e senza senso) e sono tornata a casa dei miei dove so di non poter combinare nulla anche perché mia madre farebbe di tutto per me pur di farmi stare bene (mi cucina, mi serve di ogni etc) e mio padre mi ignora nella speranza che io risolva. Ho convinto infatti i miei che andando in terapia risolverò tutto e poi continuerò l'università e tutto andrà bene, ma infondo non ne sono così sicura. Sto manipolando tutti vero? Perché ho sempre queste convinzioni così assolutistiche? Andrà tutto bene se farò questo, andrà tutto bene se farò quell'altro?
Inoltre sono seguita gratuitamente e in maniera molto informale da un neuropsichiatra infantile, che però mi ha diagnosticato sia il disturbo narcisistico che il disturbo di distimia e durante l'ultimo colloquio mi ha consigliato di iniziare con farmaci e psicoterapia (non con lui ma con un altra persona), però ho molta paura di iniziare e poi di ricominciare con una di quelle convinzioni tipo 'tanto non serve a niente' e di conseguenza mollando finendo in chissà quale altro periodo psichico disturbato della mia vita. Quale strategia posso usare per non mandare all'aria una terapia?
Ringrazio per l'attenzione.
[#1]
Dovrebbe pensare seriamente di curarsi in modo appropriato, invece cerca di evitare le terapie specifiche che possono riportare ad un giusto stato di salute.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.3k visite dal 03/05/2019.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Disturbi di personalità
I disturbi di personalità si verificano in caso di alterazioni di pensiero e di comportamento nei tratti della persona: classificazione e caratteristiche dei vari disturbi.