Blocco creativo dopo psicoanalisi e farmaci antips
Gentili medici,
da molti anni, per svariati motivi (anche gravi) ho affrontato più psicoterapie, dalla cognitivo comportamentale alla psicoterapia analitica ad impronta freudiana a quella lacaniana. Ero una persona molto creativa, sia nella pittura che nella scrittura e nella musica.
Specialmente nella scrittura (ho pubblicato alcuni libri). Ero molto "libera" in ciò che scrivevo, senza pormi domande, un flusso di coscienza. Poi, lentamente, questa libertà è andata perdendosi.
La diagnosi psichiatrica attuale è di schizoaffettività, ma francamente me ne hanno fatte così tante che non saprei neppure se questa sia realistica. Quello per cui vi scrivo è un'altra ragione: è possibile che nel corso (o dopo) un percorso psicoanalitico la creatività venga a mancare? Ultimamente ho come la sensazione di essere un'analfabeta di ritorno, come se non avessi un vocabolario. E non solo non riesco ad esprimermi nell'arte che più mi caratterizzava e che in qualche modo mi teneva in vita, ma in generale è come se potessi certo esprimere il mio dolore a parole, con accurate descrizoni, ma poi, nell'intimo, nella "sublimazione", ciò non fosse più possibile. Ho fatto molte ricerche in rete, ma ho trovato ben poco se non che molti artisti diffidano della psicoanalisi proprio per la paura di perdere la capacità di sublimare.
Sta di fatto che la mia non è solo una paura, ma una realtà. E questo reatroagisce sulla mia autostima rasa al suolo e pure sul mio umore.
Certo però è che molti depressi cronici hanno creato, dunque lale frasi del tipo "non sono i farmaci, è la depressione che blocca la creatività" credo poco. Tanto più che sono stata molto produttiva in momenti anche molto sofferenti della mia vita. Come pure in momenti gioiosi (pochi).
Possono essere i farmaci? Attualmente assumo lamictal da 200, rivotril, talofen - dovrei anche prendere il serenase, ma dopo aver riscontrato un restringimento della corteccia cerebrale ne sto a dovuta distanza, tranne quando le crisi allucinatorie/deliranti sono troppo forti.
Probabilmente mi verrà cambiata la terapia a breve, forse con l'abilify.
Quello che comunque mi chiedo è se questo blocco sia irreversibile e da cosa potrebbe dipendere. In realtà non credo nemmeno sia dovuto agli psicofarmaci: per quel che riguarda lettura e attenzione sicuramente c'è stato un calo molto forte. Ma per quanto riguarda la mia capacità di espressione, fino a pochi anni fa non avevano inciso.
E' una cosa che mi preoccupa molto, tanto più che sostanzialmente è ciò che mi manteneva in vita (non in termini economici ma in termini concreti). Può in alcuni casi, un'analisi "troppo cerebrale" come quella lacaniana inibire il processo creativo?.
Grazie per la risposta
da molti anni, per svariati motivi (anche gravi) ho affrontato più psicoterapie, dalla cognitivo comportamentale alla psicoterapia analitica ad impronta freudiana a quella lacaniana. Ero una persona molto creativa, sia nella pittura che nella scrittura e nella musica.
Specialmente nella scrittura (ho pubblicato alcuni libri). Ero molto "libera" in ciò che scrivevo, senza pormi domande, un flusso di coscienza. Poi, lentamente, questa libertà è andata perdendosi.
La diagnosi psichiatrica attuale è di schizoaffettività, ma francamente me ne hanno fatte così tante che non saprei neppure se questa sia realistica. Quello per cui vi scrivo è un'altra ragione: è possibile che nel corso (o dopo) un percorso psicoanalitico la creatività venga a mancare? Ultimamente ho come la sensazione di essere un'analfabeta di ritorno, come se non avessi un vocabolario. E non solo non riesco ad esprimermi nell'arte che più mi caratterizzava e che in qualche modo mi teneva in vita, ma in generale è come se potessi certo esprimere il mio dolore a parole, con accurate descrizoni, ma poi, nell'intimo, nella "sublimazione", ciò non fosse più possibile. Ho fatto molte ricerche in rete, ma ho trovato ben poco se non che molti artisti diffidano della psicoanalisi proprio per la paura di perdere la capacità di sublimare.
Sta di fatto che la mia non è solo una paura, ma una realtà. E questo reatroagisce sulla mia autostima rasa al suolo e pure sul mio umore.
Certo però è che molti depressi cronici hanno creato, dunque lale frasi del tipo "non sono i farmaci, è la depressione che blocca la creatività" credo poco. Tanto più che sono stata molto produttiva in momenti anche molto sofferenti della mia vita. Come pure in momenti gioiosi (pochi).
Possono essere i farmaci? Attualmente assumo lamictal da 200, rivotril, talofen - dovrei anche prendere il serenase, ma dopo aver riscontrato un restringimento della corteccia cerebrale ne sto a dovuta distanza, tranne quando le crisi allucinatorie/deliranti sono troppo forti.
Probabilmente mi verrà cambiata la terapia a breve, forse con l'abilify.
Quello che comunque mi chiedo è se questo blocco sia irreversibile e da cosa potrebbe dipendere. In realtà non credo nemmeno sia dovuto agli psicofarmaci: per quel che riguarda lettura e attenzione sicuramente c'è stato un calo molto forte. Ma per quanto riguarda la mia capacità di espressione, fino a pochi anni fa non avevano inciso.
E' una cosa che mi preoccupa molto, tanto più che sostanzialmente è ciò che mi manteneva in vita (non in termini economici ma in termini concreti). Può in alcuni casi, un'analisi "troppo cerebrale" come quella lacaniana inibire il processo creativo?.
Grazie per la risposta
[#1]
Gentile utente,
Scusi, ma cosa intende quando dice che ha riscontrato un restringimento della corteccia ? Con quale accertamento neurologico ?
Lei quindi ha un disturbo schizoaffettivo, se ho ben capito, ed è in cura con quei medicinali, che però non assume come dovrebbe.
Il disturbo ha un impatto sulle attività creative, così come anche potenzialmente la terapia, ma presumo che si cerchi di trovargliene una che consenta un rendimento migliore, infatti è in programma un cambiamento dell'antipsicotico.
Scusi, ma cosa intende quando dice che ha riscontrato un restringimento della corteccia ? Con quale accertamento neurologico ?
Lei quindi ha un disturbo schizoaffettivo, se ho ben capito, ed è in cura con quei medicinali, che però non assume come dovrebbe.
Il disturbo ha un impatto sulle attività creative, così come anche potenzialmente la terapia, ma presumo che si cerchi di trovargliene una che consenta un rendimento migliore, infatti è in programma un cambiamento dell'antipsicotico.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3.9k visite dal 20/04/2019.
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