Derealizzazione, suggestioni, delirio o cos'altro?

Gentili Dottori,

preciso che ho fissato un appuntamento la prossima settimana con uno Psichiatra e uno con una psicoterapeuta.
Soffro da 4 anni di ansia e rari attacchi di panico che hanno però condizionato tutto.
Non sono mai riuscito ad affrontare il mio problema, ostinandomi nel volere risolvere da me e continuando a portare avanti la mia vita.
Da Ottobre sono peggiorato, non studio più, sono chiuso in casa per paura di uscire, affronto le giornate a fare nulla e solo a pensare a come potevo risolvere questa mia situazione. Anche se vivo con la mia famiglia, mi chiudo in me stesso in balia dei miei pensieri.
A Gennaio ho letto su un gruppo facebook di una donna che aveva crisi di panico perché si sentiva imprigionata nel suo corpo. La cosa mi ha sconvolto. Facevo "test" per verificare che non fosse il mio caso. Ho iniziato a cercare informazioni sulla depersonalizzazione e la derealizzazione. Per il mio benessere mentale, ho poi smesso. La cosa è andata avanti fino a domenica scorsa quando, particolarmente contento perché ero uscito e stato bene con due miei amici, ho pensato di "affrontare" (sbagliando, ancora) la mia fissa su questo nuovo disturbo cercando altre info.
Tutta la settimana è stata strana per me. Zero ansia, ma testa confusa, sensazioni che i giorni fossero tutti uguali, sarà che vedo sempre le stesse cose, le stesse persone, lo stesso panorama. Sono arrivato al punto che dormivo la mattina e passavo la notte sveglio, invertendo il ritmo sonno-veglia.
Ieri sera mi si è impiantato un dubbio in mente. "E se stessi sognando?". Mi sono riposto che non poteva essere, perché mi sono svegliato e ho ripercorso nella mia mente la giornata. Però mi sono reso conto che non potevo avere le prove che non fosse tutto un enorme sogno. Da qui ho avuto un'angoscia pazzesca, mi è salita l'ansia e non sapevo cosa fare. Non potevo scappare da nulla questa volta, non era un treno, un posto. Era un pensiero e non sapevo proprio come farmelo passare. In qualche minuto mi sono gradualmente calmato.
Vivo però ora costantemente in angoscia. Ho paura di essere derealizzato, di stare impazzendo, di perdere il legame con la realtà. Mi sono ricordato che da bambino, per dare una spiegazione alla vita/morte, mi dicevo che in realtà noi eravamo già tutti in Paradiso e la vita era un sogno. Quando saremmo morti era solo che ci eravamo svegliati ed eravamo tutti assieme felici in Paradiso. Non so se può significare qualcosa.

Nei limiti di un consulto online, cerco qualche consiglio per "ingannare" l'attesa di questi giorni che mi separano dalla visita psichiatrica.
In casa ho del Frontal che ho preso due volte in vita mia, può essere utile o potrebbe peggiorare queste mie nuove sensazioni? Sento come se mi tenesse legato alla realtà un filo sottilissimo, come se fossi arrivato a un punto di non ritorno, prima della pazzia. Non so cosa fare.
Se sono derealizzato, quanto può durare tutto ciò? Ritornerò pienamente lucido mentalmente?

Grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Tolto il fatto che qui non si possono indicare terapie da assumere, il resto delle domande sono la ripetizione delle domande che la affliggono. La discussione delle domande tende a peggiorare la probabilità di continuare a porsele, o di porsene altre, sempre più complicate, a scatola cinese.

Ha fatto bene a scegliere di farsi valutare. Come mai ha preso già due appuntamenti con due professionisti diversi ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Gentile Dottore,

ho scelto di iniziare entrambe le cose perché ho rimandato per troppo tempo e ho paura della mia condizione attuale, divenuta non più sopportabile. Voglio quindi provare tutto ciò che è nelle mie possibilità, anche se ho paura di uscire, di sostenere una visita e via dicendo.
Per anni mi sono documentato, ma non ho mai fatto nulla, crogiolandomi nelle libertà che ancora avevo. Adesso non mi è rimasto più nulla.
Non riesco più a vivere, ero un ragazzo "normale" fino a pochi mesi fa. Ansioso, col panico, agorafobico, ma normale. Adesso non capisco cosa mi stia succedendo, continuo a chiedermi se è vero quello che vedo, sento, percepisco. Se è vera mia madre, mio padre. Mi rispondo di sì, ma continuo a pormi la domanda. Mi perdo in questioni esistenziali. La vita, la morte, l'universo, Dio. Sono sempre stato cervellotico. Nelle relazioni, nelle storie d'amore, in generale. Una volta, anni fa, ho pensato così intensamente alla morte che ho avvertito un angosciante senso di smarrimento per qualche attimo, forse era panico, non lo so. Ho distolto l'attenzione e sono tornato alla mia vita normale. Ma questa volta sto andando decisamente oltre.
Ho una paura infinita di stare perdendo il senno e che non ci sia modo per me di riavere la mai vita. Associo le malattie mentali a qualcosa di astratto e incurabile. Reputo la mia condizione grave e potrà ben comprendere come sia inevitabile il disagio psichico che avverto.
Non pretendo da Lei una diagnosi, ma reputa questo mio disagio curabile/superabile? Non riesco neppure a convincermi che sia ancora "solo" un disturbo d'ansia, cosa che i miei genitori si affanno a ripetermi pur rimandandomi all'inevitabile visita psichiatrica della prossima settimana
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
" Associo le malattie mentali a qualcosa di astratto e incurabile"

Parliamo di cervello. Sono curabili come le altre malattie, con tutti i limiti della medicina, ma non vi è alcuna differenza concettuale.
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Utente
Utente
Gentile Dottore,

sono stato dallo Psichiatra e ho fatto la consulenza online con la psicologa.
La diagnosi dello Psichiatra (pur non detta apertamente) è stata quella di un disturbo di panico con agorafobia. L'episodio della settimana scorsa lo ha definito invece derealizzazione, aggiungendo che è un qualcosa di abbastanza frequente che nel mio caso è stato "condito" dall'ansia. Testuali parole. E in effetti mi ci ritrovo perché è come se avessi preso coscienza tutto ad un tratto della mia condizione di isolamento sociale che dura ormai da troppo e che non posso più psicologicamente sopportare. Come terapia mi aveva inizialmente proposto una sola psicoterapia perché a suo parere data la mia età e le mie capacità mentali potevo farcela già così, sebbene la condizione agorafobica fosse molto marcata. Vedendo poi la mia faccia un po' stranita e valutando che non era facile per me andare a sostenere una psicoterapia dove mi avrebbe indicato (proprio logisticamente intendo, per questioni di distanza), ha cambiato idea e mi ha prescritto Daparox da 20mg per qualche mese (non subito 20mg, ma a salire fino al dosaggio pieno di 20mg appunto) e un ansiolitico al bisogno in caso di crisi di panico.
La psicologa, sentita il giorno dopo, mi ha detto che potrei farcela solo con la psicoterapia cognitivo-comportamentale e che mi sconsigliava di prendere i farmaci. Ha aggiunto che ho dei tratti ossessivi perché rimugino sulle cose. Io mi sono stranito e ha aggiunto che non è una diagnosi di disturbo ossessivo, ma solo un mio tratto. Boh.

Volevo chiederLe un chiarimento che purtroppo non mi è venuto in mente nello studio dello Psichiatra.
La derealizzazione avuta è ora per me la mia paura più grande. Devo pensarla come un sintomo di ansia (alla luce della mia diagnosi) o come un disturbo a sé stante? Se è un sintomo di ansia o panico (come i tanti altri) se prendessi un ansiolitico (al bisogno, intendo, non a casaccio) sparirebbe al pari della crisi in tempi brevi o comunque potrebbe continuare nel tempo? A me non so bene quanto sia durata, ma è passata/sta passando da sola senza aver preso ancora nulla. Ho però timore ritorni e vorrei capire come gestire al meglio la cosa, eventualmente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Non mi porrei ulteriori domande, ha una diagnosi e su quella è stata data la cura, non sui singoli sintomi, se mai è lo stato d'allarme ad essere il sintomo centrale, dopo di che per alcuni è rivolto ad un sintomo, per altri ad un altro sintomo.
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Utente
Utente
Gentile Dottore,

c'è da dire che inizialmente lo Psichiatra mi aveva proposto due alternative:
1. Solo psicoterapia subito
2. Farmacoterapia subito e quando sarei stato meglio (e sarei quindi tornato a Roma dove studio) psicoterapia

Vedendo forse la mia espressione stranita circa la sola psicoterapia (mi sentivo gravissimo per la recente questione derealizzazione) ha optato per la seconda soluzione, accantonando la prima che mi aveva proposto.
Fosse capitata in un periodo più tranquillo avrei probabilmente scelto di evitare i farmaci e ricorrervi solo, eventualmente, dopo una "prova" di psicoterapia che sicuramente dà meno problematiche (effetti avversi, scalaggi e via dicendo...).
Sono a questo punto ancora titubante su cosa fare. La psicoterapeuta vista online mi ha sconsigliato di prendere i farmaci.
La questione derealizzazione ha assunto per me un ruolo cruciale. Mi ha spaventato per due mesi (mi ero documentato online dopo aver letto di una donna) ed è stato uno dei motivi per i quali mi sono rinchiuso in casa ancora di più, cercando di evitare il rischio di poterla sperimentare. Poi mi è arrivata a casa e ho capito che non c'era più nulla da cui scappare, dovevo solo rialzarmi e combattere perché questo disturbo mi stava portando via davvero tutto. Da qui ho subito contattato Psichiatra e Psicoterapeuta, cercando di fare quello che non ho fatto per 4 anni di malattia.
Altra cosa è che lo Psichiatra ha riconosciuto una condizione molto marcata di agorafobia e ansia, ma allo stesso tempo ha pensato potessi stare meglio anche senza farmaci.
Io mi sento allo sfinimento psicologico per questa situazione e voglio una strada che mi faccia vedere quantomeno uno spiraglio. Vorrei riprendere la mia vita, la mia università e conseguire la laurea in Medicina da cui mi separano (ormai da tempo, anche e soprattutto a causa di questo problema mentale) una decina di esami.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
"La psicoterapeuta vista online mi ha sconsigliato di prendere i farmaci."

Se non è medico, non può esprimersi sui farmaci, oltre al fatto che non saprei perché sconsigliare ad una persona di prendere "i farmaci" (ma quali ? così in generale ? ma quando mai si ragiona sui farmaci come categoria generale....)

Come vede, alla mia risposta di non porsi domande più di tanto, il suo cervello ha rilanciato ricapitolando tutto e aprendo chiaramente infinite questioni. Questa è la natura del disturbo che sta curando.

Quando si sta male ci si cura, Lei lo sta facendo. Non sono tempi per tormentarsi con domande aperte.
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