Chiedere aiuto quando si sta davvero male
Gentili dottori,
ancora una delle mie domande naif. Prendo 200 mg di seroquel e 25 mg di lamotrigina (sono all'inizio). Sto male da circa un mese, con aspetti depressivi come senso di colpa, vergogna, pensieri di morte, perdita di speranza, insieme a irritabilità, impulsività, leggera paranoia, agitazione. A farmi vergognare particolarmente è il mio comportamento con mio figlio, talmente ostile e aggressivo da spingerlo a cercare il padre anzichè me.
Qualche settimana fa avevo cominciato a pianificare il suicidio. Ora questi piani sono sempre più dettagliati, con giorno, modalità, cosa usare come anestetico, ecc. Non ho il coraggio di chiedere aiuto allo psichiatra, ho perso fiducia nella cura e inoltre mi aspetto che mi addossi la responsabilità di ciò che sta succedendo, anche se io ho preso tutte le medicine scrupolosamente (non mi crederete senz'altro, ma è così). Del resto lui non fa che chiedermi se bevo, se faccio uso di altri farmaci, cosa che non faccio perchè sono una ragazza pulita; così ho smesso anche di prendere il caffè per non dargli nessuna scusa.
Anche se mi sembra di arrostire su una graticola, mi è difficile chiedere aiuto perchè non credo più nella compassione. Ci deve essere qualcosa di razionale da fare, bypassando tutto il discorso emotivo di cui vi ho parlato.
ancora una delle mie domande naif. Prendo 200 mg di seroquel e 25 mg di lamotrigina (sono all'inizio). Sto male da circa un mese, con aspetti depressivi come senso di colpa, vergogna, pensieri di morte, perdita di speranza, insieme a irritabilità, impulsività, leggera paranoia, agitazione. A farmi vergognare particolarmente è il mio comportamento con mio figlio, talmente ostile e aggressivo da spingerlo a cercare il padre anzichè me.
Qualche settimana fa avevo cominciato a pianificare il suicidio. Ora questi piani sono sempre più dettagliati, con giorno, modalità, cosa usare come anestetico, ecc. Non ho il coraggio di chiedere aiuto allo psichiatra, ho perso fiducia nella cura e inoltre mi aspetto che mi addossi la responsabilità di ciò che sta succedendo, anche se io ho preso tutte le medicine scrupolosamente (non mi crederete senz'altro, ma è così). Del resto lui non fa che chiedermi se bevo, se faccio uso di altri farmaci, cosa che non faccio perchè sono una ragazza pulita; così ho smesso anche di prendere il caffè per non dargli nessuna scusa.
Anche se mi sembra di arrostire su una graticola, mi è difficile chiedere aiuto perchè non credo più nella compassione. Ci deve essere qualcosa di razionale da fare, bypassando tutto il discorso emotivo di cui vi ho parlato.
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Lei stessa scrive di essere "all'inizio" della cura. Immagino quindi che abbia un appuntamento a breve con il suo psichiatra, per adattare la terapia alla sua (non)risposta. In genere, per motivi di sicurezza, a meno di casi molto urgenti, si parte sempre con basse dosi, che poi vengono adattate in base alla risposta individuale.
Deve dire tutto al suo medico, soprattutto questi suoi pensieri anticonservativi.
Auguri
Deve dire tutto al suo medico, soprattutto questi suoi pensieri anticonservativi.
Auguri
Dr. Paolo Carbonetti
Specialista in Psichiatra
Specialista in Psichiatria Forense
Viterbo-Terni-
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.4k visite dal 03/02/2019.
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