Attacchi d'ansia
Gentilissimi dottori,
sono ormai diversi mesi che accuso quelli che definirei attacchi di panico. Questi si manifestano improvvisamente, anche senza un evidente motivo, con sintomi abbastanza specifici di natura prevalentemente gastrointestinale, quali forte senso di nausea, malessere in sede epigastrica, refusso e acidità, oltre a derealizzazione e vertigini.
Tutto è cominciato con un primo attacco manifestatosi in treno mentre andavo all'università per tenere un esame. Mi sentivo perfettamente in forma e mi accompagnava, come sempre, la classica ansia da prestazione. Improvvisamente ho iniziato ad accusare mal di pancia, nausea, vertigini, derealizzazione, depersonalizzazione, sudorazione fredda, panico e l'incombente sensazione che potessi sentirmi male. Avrei voluto abbandonare il treno e chiamare qualcuno per farmi riaccompagnare a casa, ma ero trattenuto dalle ripercussioni che tutto ciò avrebbe avuto, percui ho provato a calmarmi facendo respiri profondi e in pochi minuti tutto è tornato alla normalità.
Da quel momento, quasi ogni volta che devo tenere un esame, accuso sintomi di natura più che altro gastrointestinale come quelli presentati inizialmente.
C'è stato un caso in cui ho vomitato succhi biliari in treno, per strada e all'università (era come se non riuscissi a smettere) ma sono degni di nota tre giorni durante i quali sono stato costantemente accompagnato da un forte senso di nausea, presente da appena sveglio, benché avessi difficoltà a vomitare. Il medico di base mi consigliò di non mangiare e bere poco e di fare una siringa di plasil che ebbe come unico effetto quello di agitarmi ulteriormente. Ricordo che tali sensazioni quasi sparivano quando provavo, senza ottenere risultati, a vomitare. Niente febbre, niente diarrea, soltanto nausea (il medico pensava fosse gastroenterite).
Ad ora, non di rado, si presentano gli stessi sentori, sebbene in modo decisamente più lieve e dalla breve durata. Sono cosciente che l'ansia, seppur possa non essere la causa primaria (non avendo una diagnosi), sia di notevole importanza in tutto ciò, ma quando affronto tali momenti, difficilmente riesco a calmarmi ed inizio a pensare di aver qualche brutta patologia gastrointestinale (sono anche ipocondriaco).
Vorrei pertanto chiedervi che tipo di comportamento adottare in tali situazioni e non, e se effettivamente l'ansia possa essere il motore primario di tutto ciò. Ciò che ha portato ad "autodiagnosticarmi" (con la coscienza che non significhi nulla) l'ansia come causa è il fatto che si tratti di eventi isolati, e che, una volta calmo, svanisono senza lasciare alcuna traccia.
Vi ringrazio per la vostra attenzione.
sono ormai diversi mesi che accuso quelli che definirei attacchi di panico. Questi si manifestano improvvisamente, anche senza un evidente motivo, con sintomi abbastanza specifici di natura prevalentemente gastrointestinale, quali forte senso di nausea, malessere in sede epigastrica, refusso e acidità, oltre a derealizzazione e vertigini.
Tutto è cominciato con un primo attacco manifestatosi in treno mentre andavo all'università per tenere un esame. Mi sentivo perfettamente in forma e mi accompagnava, come sempre, la classica ansia da prestazione. Improvvisamente ho iniziato ad accusare mal di pancia, nausea, vertigini, derealizzazione, depersonalizzazione, sudorazione fredda, panico e l'incombente sensazione che potessi sentirmi male. Avrei voluto abbandonare il treno e chiamare qualcuno per farmi riaccompagnare a casa, ma ero trattenuto dalle ripercussioni che tutto ciò avrebbe avuto, percui ho provato a calmarmi facendo respiri profondi e in pochi minuti tutto è tornato alla normalità.
Da quel momento, quasi ogni volta che devo tenere un esame, accuso sintomi di natura più che altro gastrointestinale come quelli presentati inizialmente.
C'è stato un caso in cui ho vomitato succhi biliari in treno, per strada e all'università (era come se non riuscissi a smettere) ma sono degni di nota tre giorni durante i quali sono stato costantemente accompagnato da un forte senso di nausea, presente da appena sveglio, benché avessi difficoltà a vomitare. Il medico di base mi consigliò di non mangiare e bere poco e di fare una siringa di plasil che ebbe come unico effetto quello di agitarmi ulteriormente. Ricordo che tali sensazioni quasi sparivano quando provavo, senza ottenere risultati, a vomitare. Niente febbre, niente diarrea, soltanto nausea (il medico pensava fosse gastroenterite).
Ad ora, non di rado, si presentano gli stessi sentori, sebbene in modo decisamente più lieve e dalla breve durata. Sono cosciente che l'ansia, seppur possa non essere la causa primaria (non avendo una diagnosi), sia di notevole importanza in tutto ciò, ma quando affronto tali momenti, difficilmente riesco a calmarmi ed inizio a pensare di aver qualche brutta patologia gastrointestinale (sono anche ipocondriaco).
Vorrei pertanto chiedervi che tipo di comportamento adottare in tali situazioni e non, e se effettivamente l'ansia possa essere il motore primario di tutto ciò. Ciò che ha portato ad "autodiagnosticarmi" (con la coscienza che non significhi nulla) l'ansia come causa è il fatto che si tratti di eventi isolati, e che, una volta calmo, svanisono senza lasciare alcuna traccia.
Vi ringrazio per la vostra attenzione.
[#1]
Gentile utente,
L'ansia non è il motore, è il risultato. Il motore è una parte del cervello che produce l'ansia come sentimento e come comportamenti.
Faccia definire tutto ciò ad uno psichiatra. Non ho capito se già è stato inquadrato per questi sintomi da altri specialisti o dal medico di base, e anche secondo loro trattasi di un problema di psichiatrico.
L'ansia non è il motore, è il risultato. Il motore è una parte del cervello che produce l'ansia come sentimento e come comportamenti.
Faccia definire tutto ciò ad uno psichiatra. Non ho capito se già è stato inquadrato per questi sintomi da altri specialisti o dal medico di base, e anche secondo loro trattasi di un problema di psichiatrico.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Gentile dottore,
innanzitutto la ringrazio per la risposta tempestiva.
Come ho già detto non ho ricevuto alcuna diagnosi. Ho soltanto contattato il medico di base quando si presentarono i suddetti sintomi per un periodo più lungo del normale. Quest'ultimo ha ritenuto fosse gastroenterite e mi ha inviato a restare a digiuno e a fare una siringa di plasil ogni 6 ore, se necessario. Me ne è stata somministrata soltanto una, che, dopo quello che ritengo un immediato effetto placebo, non ha risolto nulla e mi ha indotto ulteriore agitazione, al punto da costringermi ad uscire all'aria aperta per tranquillizarmi (ero visibilmente agitato e non riuscivo a mantenere la calma). Se sono arrivato a pensare che tutto ciò sia di natura psicosomatica, è perché si tratta di una condizione non costante, ma isolata, che si presenta sottoforma di forti attacchi della durata di 10/30 minuti. Benché tali sintomi, quando compaiono, interessino prevalentemente il tratto gastrointestinale, alla loro scomparsa non lasciano alcuna traccia.
So che non esiste una diagnosi immediata in tali casi, e non vorrei dovermi sottoporre ad esami invasivi, quali gastroscopia, se non necessari. È come se io stesso mi rendessi conto che tutto questo sia frutto della mia psiche, tali eventi hanno un inizio lieve, un picco e una graduale distensione, fino a sparire totalmente. Ogni volta che si presentano mi sento agitato e provo, sebbene con difficoltà, a tranquillizarmi, innescando una serie di pensieri e immagini mentali.
Non vorrei sottovalutare nulla, ma trovare la strada più rapida verso la soluzione di questo problema che sta diventando sempre più invalidante.
innanzitutto la ringrazio per la risposta tempestiva.
Come ho già detto non ho ricevuto alcuna diagnosi. Ho soltanto contattato il medico di base quando si presentarono i suddetti sintomi per un periodo più lungo del normale. Quest'ultimo ha ritenuto fosse gastroenterite e mi ha inviato a restare a digiuno e a fare una siringa di plasil ogni 6 ore, se necessario. Me ne è stata somministrata soltanto una, che, dopo quello che ritengo un immediato effetto placebo, non ha risolto nulla e mi ha indotto ulteriore agitazione, al punto da costringermi ad uscire all'aria aperta per tranquillizarmi (ero visibilmente agitato e non riuscivo a mantenere la calma). Se sono arrivato a pensare che tutto ciò sia di natura psicosomatica, è perché si tratta di una condizione non costante, ma isolata, che si presenta sottoforma di forti attacchi della durata di 10/30 minuti. Benché tali sintomi, quando compaiono, interessino prevalentemente il tratto gastrointestinale, alla loro scomparsa non lasciano alcuna traccia.
So che non esiste una diagnosi immediata in tali casi, e non vorrei dovermi sottoporre ad esami invasivi, quali gastroscopia, se non necessari. È come se io stesso mi rendessi conto che tutto questo sia frutto della mia psiche, tali eventi hanno un inizio lieve, un picco e una graduale distensione, fino a sparire totalmente. Ogni volta che si presentano mi sento agitato e provo, sebbene con difficoltà, a tranquillizarmi, innescando una serie di pensieri e immagini mentali.
Non vorrei sottovalutare nulla, ma trovare la strada più rapida verso la soluzione di questo problema che sta diventando sempre più invalidante.
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Gentile utente,
Una visita psichiatrica può evidenziare i suoi sintomi psichici in maniera specifica, ovvero non per esclusione. In tal modo si pone una diagnosi psichiatrica e le verrà eventualmente indicata una terapia.
Una visita psichiatrica può evidenziare i suoi sintomi psichici in maniera specifica, ovvero non per esclusione. In tal modo si pone una diagnosi psichiatrica e le verrà eventualmente indicata una terapia.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 826 visite dal 21/01/2019.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.