Inabilità al lavoro
Salve, so che i figli inabili al lavoro hanno diritto alla pensione di reversibilità. Mettiamo il caso che il figlio non sia dichiarato inabile e che il titolare di pensione muoia; la pensione di reversibilità spetta alla moglie, in quel momento se il figlio fa domanda e viene dichiarato inabile, può avere poi diritto alla pensione di reversibilità alla morte della moglie del pensionato (sua madre)
Grazie
Grazie
[#1]
Spett.le Utente,
il quesito che Lei pone non riguarda la medicina legale e delle assicurazioni, bensì il diritto amministrativo a fruire di una prestazione previdenziale di reversibilità, nel cui ambito una fattispecie prevede l'inabilità al lavoro (i cui aspetti di riconoscimento, invece, ricadono nella medicina legale).
In ogni caso, per quanto è a mia conoscenza, la reversibilità della pensione ai superstiti è riconosciuta a figli ed equiparati che alla data di decesso dell'assicurato o del pensionato non abbiano superato il 18 anno di età o, indipendentemente dall'età, siano riconosciuti inabili al lavoro e a carico del genitore al momento del decesso di quest'ultimo.
Ne consegue che se il riconoscimento di inabilità al lavoro è avvenuto successivamente, il figlio del pensionato deceduto non dovrebbe aver diritto alla quota di pensione di reversibilità spettante ai figli.
https://www.laleggepertutti.it/114872_la-pensione-di-reversibilita-si-puo-ereditare
Tuttavia per una risposta certa Le suggerisco di rivolgersi ad un Ente di Patronato.
Distinti Saluti.
il quesito che Lei pone non riguarda la medicina legale e delle assicurazioni, bensì il diritto amministrativo a fruire di una prestazione previdenziale di reversibilità, nel cui ambito una fattispecie prevede l'inabilità al lavoro (i cui aspetti di riconoscimento, invece, ricadono nella medicina legale).
In ogni caso, per quanto è a mia conoscenza, la reversibilità della pensione ai superstiti è riconosciuta a figli ed equiparati che alla data di decesso dell'assicurato o del pensionato non abbiano superato il 18 anno di età o, indipendentemente dall'età, siano riconosciuti inabili al lavoro e a carico del genitore al momento del decesso di quest'ultimo.
Ne consegue che se il riconoscimento di inabilità al lavoro è avvenuto successivamente, il figlio del pensionato deceduto non dovrebbe aver diritto alla quota di pensione di reversibilità spettante ai figli.
https://www.laleggepertutti.it/114872_la-pensione-di-reversibilita-si-puo-ereditare
Tuttavia per una risposta certa Le suggerisco di rivolgersi ad un Ente di Patronato.
Distinti Saluti.
Nicola Mascotti,M.D.
[Si prega di non richiedere stime del grado percentuale di invalidità, che non possono essere fornite in questa sede]
[#2]
Utente
Grazie Egregio Dottore
Mi rivolgerò senz'altro ad un patronato
Avrei un'altra domanda: dato che il mio problema principale è psicologico/psichiatrico e ciò non mi permette di avere una vita autonoma sul lato economico, nel senso io posso lavarmi, cucinare, camminare, ma non progettare, lavorare, non l'ho mai fatto e mai lo farò perché mi manca proprio la voglia e la quella capacità di lavorare per sopravvivere e le numerose terapie (farmacologia e psicoterapia) che ho effettuato non hanno sortito esito su questo aspetto.
Quindi vorrei sapere cosa può essere l a miglior cosa da presentare alla commissione per far sì che loro si rendano bene conto della situazione, la solita relazione psichiatrica, o altro come una relazione psicodiagnostica o cosa ancora?
Distinti saluti
P. S. Se potesse anche intervenire uno psichiatra sulla questione del lavoro sarei molto grato di sentire il suo parere in merito.
Mi rivolgerò senz'altro ad un patronato
Avrei un'altra domanda: dato che il mio problema principale è psicologico/psichiatrico e ciò non mi permette di avere una vita autonoma sul lato economico, nel senso io posso lavarmi, cucinare, camminare, ma non progettare, lavorare, non l'ho mai fatto e mai lo farò perché mi manca proprio la voglia e la quella capacità di lavorare per sopravvivere e le numerose terapie (farmacologia e psicoterapia) che ho effettuato non hanno sortito esito su questo aspetto.
Quindi vorrei sapere cosa può essere l a miglior cosa da presentare alla commissione per far sì che loro si rendano bene conto della situazione, la solita relazione psichiatrica, o altro come una relazione psicodiagnostica o cosa ancora?
Distinti saluti
P. S. Se potesse anche intervenire uno psichiatra sulla questione del lavoro sarei molto grato di sentire il suo parere in merito.
[#3]
Spett.le Utente,
a mio parere la migliore relazione clinica possibile è quella che descriva sinteticamente ed in maniera coerente i disturbi dai quali Lei è affetto attualmente, e le menomazioni ad essi correlate.
Come da Sua richiesta, provvedo a spostare il consulto nell'area della specialità Psichiatrica, perchè altrimenti non risulterebbe visibile agli specialisti di tale disciplina.
Distinti Saluti.
a mio parere la migliore relazione clinica possibile è quella che descriva sinteticamente ed in maniera coerente i disturbi dai quali Lei è affetto attualmente, e le menomazioni ad essi correlate.
Come da Sua richiesta, provvedo a spostare il consulto nell'area della specialità Psichiatrica, perchè altrimenti non risulterebbe visibile agli specialisti di tale disciplina.
Distinti Saluti.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.3k visite dal 15/01/2019.
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