Assunzione prolungata escitalopram 20 mg (cipralex)
Buongiorno cari Dottori,
Sono un ragazzi di 27 anni e da ormai 3 anni assumo quasi regolarmente il Cipralex, dopo che - a fine 2015 - ho avuto episodi di ansia acuta, depressione in seguito ad una sorta di esaurimento nervoso da stress (lavoro + studi).
A questo, seppur non sia la motivazione della cura, si aggiunge il fatto che fin da adolescente ho sperimentato con regolarità periodi di depressione, tristezza, pensieri negativi, mancanza di energie mentali e vitali, specialmente in orari specifici della giornata (crepuscolo) o stagioni (autunno / inverno). Ho infine una famigliarità di depressione (nonna e zia).
È da Febbraio 2016 che uso il Cipralex regolarmente salvo una pausa di circa 3 mesi, nell'autunno 2016, e una seconda pausa di circa 2-3 mesi, nell'estate 2017, tutte concordate con il mio psichiatra, ma mai continuate a causa della ripresa della sintomatologia ansiosa e depressiva.
Ad oggi, assumo circa 13 gocce di Cipralex al giorno, mentre in passato ho variato da un minimo di 3-4 ad un massimo di 15 circa.
D'accordo con il mio psichiatra stavo cercando un dosaggio che tenesse controllati i sintomi, limitando effetti collaterali (specialmente, sessuali) che tuttavia in questa fase sembrano essersi affievoliti.
Le mie domande sono le seguenti:
(a) assumere il Cipralex per un periodo così prolungato e con variazioni di dosaggio frequenti è pericoloso, specialmente sul lungo termine?
(b) è possibile che in caso di interruzione dell'assunzione il cervello non sia più in grado di stare senza i livelli di serotonina che il Cipralex garantisce peggiorando la condizione iniziale? So infatti che farmaci come, ad esempio, quelli per l'ADHD (che contengono anfetamine) possono - alla lunga - inibire a tal punto i recettori di sostanze come la dopamina e, una volta interrotte, provocare depressione, ansia etc.
(c) infine, ad oggi, il dosaggio di 13 gocce parrebbe fare molto meno effetto di quando ho iniziato. Questo lo sento sia perché gli effetti collaterali sono fortemente diminuiti, sia perché non mi da effetti positivi nella misura che sentivo inizialmente. Anzi, sono subentrati degli effetti "collaterali" nuovi come sbalzi di umore e forte sensazione di nervosismo, irritabilità - che non so se sono causa del cipralex o causa del fatto che il cipralex non stia più facendo effetto come all'inizio. È possibile che sia subentrata assuefazione? Come potrei comportarmi? Aumentare la dose o provare un interruzione?
Chiedo gentilmente un vostro consiglio in merito, oltre ovviamente a rivedere il mio psichiatra appena possibile che - purtroppo - causa suoi problemi di salute al momento non è reperibile.
Grazie
Sono un ragazzi di 27 anni e da ormai 3 anni assumo quasi regolarmente il Cipralex, dopo che - a fine 2015 - ho avuto episodi di ansia acuta, depressione in seguito ad una sorta di esaurimento nervoso da stress (lavoro + studi).
A questo, seppur non sia la motivazione della cura, si aggiunge il fatto che fin da adolescente ho sperimentato con regolarità periodi di depressione, tristezza, pensieri negativi, mancanza di energie mentali e vitali, specialmente in orari specifici della giornata (crepuscolo) o stagioni (autunno / inverno). Ho infine una famigliarità di depressione (nonna e zia).
È da Febbraio 2016 che uso il Cipralex regolarmente salvo una pausa di circa 3 mesi, nell'autunno 2016, e una seconda pausa di circa 2-3 mesi, nell'estate 2017, tutte concordate con il mio psichiatra, ma mai continuate a causa della ripresa della sintomatologia ansiosa e depressiva.
Ad oggi, assumo circa 13 gocce di Cipralex al giorno, mentre in passato ho variato da un minimo di 3-4 ad un massimo di 15 circa.
D'accordo con il mio psichiatra stavo cercando un dosaggio che tenesse controllati i sintomi, limitando effetti collaterali (specialmente, sessuali) che tuttavia in questa fase sembrano essersi affievoliti.
Le mie domande sono le seguenti:
(a) assumere il Cipralex per un periodo così prolungato e con variazioni di dosaggio frequenti è pericoloso, specialmente sul lungo termine?
(b) è possibile che in caso di interruzione dell'assunzione il cervello non sia più in grado di stare senza i livelli di serotonina che il Cipralex garantisce peggiorando la condizione iniziale? So infatti che farmaci come, ad esempio, quelli per l'ADHD (che contengono anfetamine) possono - alla lunga - inibire a tal punto i recettori di sostanze come la dopamina e, una volta interrotte, provocare depressione, ansia etc.
(c) infine, ad oggi, il dosaggio di 13 gocce parrebbe fare molto meno effetto di quando ho iniziato. Questo lo sento sia perché gli effetti collaterali sono fortemente diminuiti, sia perché non mi da effetti positivi nella misura che sentivo inizialmente. Anzi, sono subentrati degli effetti "collaterali" nuovi come sbalzi di umore e forte sensazione di nervosismo, irritabilità - che non so se sono causa del cipralex o causa del fatto che il cipralex non stia più facendo effetto come all'inizio. È possibile che sia subentrata assuefazione? Come potrei comportarmi? Aumentare la dose o provare un interruzione?
Chiedo gentilmente un vostro consiglio in merito, oltre ovviamente a rivedere il mio psichiatra appena possibile che - purtroppo - causa suoi problemi di salute al momento non è reperibile.
Grazie
[#1]
Gentile utente,
a) non risulta, ma ritiene che il suo medico sia all'oscuro eventualmente di dati cosi importanti ?
b) il concetto di peggioramento delle capacità di compenso interno dopo terapie farmacologiche non c'entra con l'effetto della sospensione, quello è semplicemente un segnale di assuefazione, oppure neanche, è un segnale del fatto che interrompendo la cura tornano i sintomi. Non risulta comunque quello che dice, cioè che l'esposizione peggiori la capacità di compenso interno, se mai l'opposto
c) può darsi che un medicinale non faccia nel tempo un effetto eccellente come all'inizio, il che sarebbe motivo di provare altro.
a) non risulta, ma ritiene che il suo medico sia all'oscuro eventualmente di dati cosi importanti ?
b) il concetto di peggioramento delle capacità di compenso interno dopo terapie farmacologiche non c'entra con l'effetto della sospensione, quello è semplicemente un segnale di assuefazione, oppure neanche, è un segnale del fatto che interrompendo la cura tornano i sintomi. Non risulta comunque quello che dice, cioè che l'esposizione peggiori la capacità di compenso interno, se mai l'opposto
c) può darsi che un medicinale non faccia nel tempo un effetto eccellente come all'inizio, il che sarebbe motivo di provare altro.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Ex utente
Buongiorno Dottore,
La ringrazio molto per la cordiale ed esaustiva risposta.
Le rispondo per punti:
a) No. Tuttavia, il mio medico ha spesso sottolineato come l'effetto di questi farmaci, per certi aspetti, non sia ancora del tutto compreso. Ad esempio, proprio qualche settimana fa mi raccontava di come recenti studi evidenziassero la possibilità che anche SSRI come il Cipralex possano alla lunga indurre dipendenza, cosa finora (per quanto ne sapevo) era stata sempre esclusa.
b) La ringrazio.
c) E' una cosa di cui ho parlato al mio psichiatra settimana scorsa, dopo esser riuscito ad aver un canale di comunicazione. Tuttavia, mi ha sconsigliato di cambiare terapia in una fase così delicata (sto subendo anche dei cambiamenti a livello professionale/di vita) cosa che potrebbe - secondo lui - peggiorare la stiuazione.
C'è qualche cosa, magari un integratore o una farmaco blando, che posso affiancare all'antidepressivo per provare a migliorarne un po' gli effetti o migliorare il tono dell'umore?
La ringrazio
La ringrazio molto per la cordiale ed esaustiva risposta.
Le rispondo per punti:
a) No. Tuttavia, il mio medico ha spesso sottolineato come l'effetto di questi farmaci, per certi aspetti, non sia ancora del tutto compreso. Ad esempio, proprio qualche settimana fa mi raccontava di come recenti studi evidenziassero la possibilità che anche SSRI come il Cipralex possano alla lunga indurre dipendenza, cosa finora (per quanto ne sapevo) era stata sempre esclusa.
b) La ringrazio.
c) E' una cosa di cui ho parlato al mio psichiatra settimana scorsa, dopo esser riuscito ad aver un canale di comunicazione. Tuttavia, mi ha sconsigliato di cambiare terapia in una fase così delicata (sto subendo anche dei cambiamenti a livello professionale/di vita) cosa che potrebbe - secondo lui - peggiorare la stiuazione.
C'è qualche cosa, magari un integratore o una farmaco blando, che posso affiancare all'antidepressivo per provare a migliorarne un po' gli effetti o migliorare il tono dell'umore?
La ringrazio
[#3]
a) Forse intende assuefazione, non dipendenza.
c) se ha bisogno di una cura, è sulla cura che bisogna ragionare, non ha il minimo senso ripiegare su concetti vaghi tipo "integratori" (di quale carenza ?) o rimedi quando si era arrivati a ragionare su un farmaco specifico per una diagnosi.
c) se ha bisogno di una cura, è sulla cura che bisogna ragionare, non ha il minimo senso ripiegare su concetti vaghi tipo "integratori" (di quale carenza ?) o rimedi quando si era arrivati a ragionare su un farmaco specifico per una diagnosi.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 11.1k visite dal 05/01/2019.
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