Ansia omofobia depressione suicidio
Buongiorno,
Inizio 8 anni fa l'assunzione di EN (partito con 15 gg) e attualmente sono arrivato a 65 gg /die prima di dormire, con 1 pastiglia di zolpidem (questo è rimasta immutato nel corso degli anni). I farmaci mi furono prescritti da Psichiatra con cui ho fatto un percorso farmacologico e psicoterapeutico di 1 anno.Cause:premettendo di essere da sempre ansioso (e deriso dagli altri per questo), a 15 anni (all'inizio delle superiori) inizio a vomitare (vomito spontaneo, non autoindotto) alla mattina prima di scuola prima di compiti/interrogazioni. Mi rivolgo ad uno psicoterapeuta da cui rimango per 1 anno:diagnosi: ansia da prestazione (sono un perfezionista), guaribile con terapia cognitivo-comportamentale: ma l'ansia non scompare ed il disturbo si protrae per i 5 anni delle superiori. Nel frattempo mi scopro gay, cosa che acuisce il mio malessere, ma opto per il silenzio. Finite le superiori, mi iscrivo a Lettere; alloggiando in un convitto cattolico- per motivi economici-, inizia un pesante bullismo omofobo/ma non solo omofobo da parte degli altri collegiali (offese verbali ma anche molestie fisiche- il mio nome in varie liste è affiancato da "frocio"; ad un rito di iniziazione delle matricole mi costringono a fingere di masturbarmi davanti a tutti (Direttore del Collegio compreso) dicendo che si devono dotare di un tappo anale per proteggersi da me; in generale vengo deriso e minacciato. Incasso gli insulti e riesco a concludere la triennale: qui decido di fare coming out con familiari ed amici più cari: un disastro perchè i miei genitori -provengo da una famiglia cattolica, conservatrice e non abbiente- rifiutano la cosa e "per punizione" dicono che se vorrò proseguire gli studi dovrò mantenermi totalmente; vengo allontanato da coetanei; inizio a frequentare circoli LGBTI, ma non mi trovo a mio agio. Comincio una serie di lavori saltuari per mantenermi alla specialistica (rimango sconvolto dalla pochezza di opportunità lavorative successive alla laurea in lettere) finchè per lo stress ed isolamento, in preda ad attacco di panico, finisco in PS, con pensieri suicidari. Da lì inizia il percorso con la Psichiatra, di cui sopra, che mi dice che ho sempre avuto e sempre avrò un equilibrio nevrotico, che sempre soffrirò di ansia da prestazione e che mi conferma che le minoranze sessuali presentano alta incidenza di disturbi pisichiatrici e tassi di suicidio. Lascio definitivamente la specialistica e trovo un lavoro come impiegato a tempo pieno in un'azienda edile: lavoro malpagato, insoddisfacente ed in cui si riverifica nuovamente discriminazione (insulti; persone che rifiutano di lavorare con me) ma che sono costretto a mantenere da per mera sopravvivenza economica. Esasperato denuncio al Datore di Lavoro la discriminazione, ma c'è un blando richiamo verbale verso alcuni Colleghi. Di fronte al progressivo aumento dell'EN, vorrei sapere se ci sono terapie di disintossicazione o altri farmaci suggeribili (antidepressivi curano ansia)?
Inizio 8 anni fa l'assunzione di EN (partito con 15 gg) e attualmente sono arrivato a 65 gg /die prima di dormire, con 1 pastiglia di zolpidem (questo è rimasta immutato nel corso degli anni). I farmaci mi furono prescritti da Psichiatra con cui ho fatto un percorso farmacologico e psicoterapeutico di 1 anno.Cause:premettendo di essere da sempre ansioso (e deriso dagli altri per questo), a 15 anni (all'inizio delle superiori) inizio a vomitare (vomito spontaneo, non autoindotto) alla mattina prima di scuola prima di compiti/interrogazioni. Mi rivolgo ad uno psicoterapeuta da cui rimango per 1 anno:diagnosi: ansia da prestazione (sono un perfezionista), guaribile con terapia cognitivo-comportamentale: ma l'ansia non scompare ed il disturbo si protrae per i 5 anni delle superiori. Nel frattempo mi scopro gay, cosa che acuisce il mio malessere, ma opto per il silenzio. Finite le superiori, mi iscrivo a Lettere; alloggiando in un convitto cattolico- per motivi economici-, inizia un pesante bullismo omofobo/ma non solo omofobo da parte degli altri collegiali (offese verbali ma anche molestie fisiche- il mio nome in varie liste è affiancato da "frocio"; ad un rito di iniziazione delle matricole mi costringono a fingere di masturbarmi davanti a tutti (Direttore del Collegio compreso) dicendo che si devono dotare di un tappo anale per proteggersi da me; in generale vengo deriso e minacciato. Incasso gli insulti e riesco a concludere la triennale: qui decido di fare coming out con familiari ed amici più cari: un disastro perchè i miei genitori -provengo da una famiglia cattolica, conservatrice e non abbiente- rifiutano la cosa e "per punizione" dicono che se vorrò proseguire gli studi dovrò mantenermi totalmente; vengo allontanato da coetanei; inizio a frequentare circoli LGBTI, ma non mi trovo a mio agio. Comincio una serie di lavori saltuari per mantenermi alla specialistica (rimango sconvolto dalla pochezza di opportunità lavorative successive alla laurea in lettere) finchè per lo stress ed isolamento, in preda ad attacco di panico, finisco in PS, con pensieri suicidari. Da lì inizia il percorso con la Psichiatra, di cui sopra, che mi dice che ho sempre avuto e sempre avrò un equilibrio nevrotico, che sempre soffrirò di ansia da prestazione e che mi conferma che le minoranze sessuali presentano alta incidenza di disturbi pisichiatrici e tassi di suicidio. Lascio definitivamente la specialistica e trovo un lavoro come impiegato a tempo pieno in un'azienda edile: lavoro malpagato, insoddisfacente ed in cui si riverifica nuovamente discriminazione (insulti; persone che rifiutano di lavorare con me) ma che sono costretto a mantenere da per mera sopravvivenza economica. Esasperato denuncio al Datore di Lavoro la discriminazione, ma c'è un blando richiamo verbale verso alcuni Colleghi. Di fronte al progressivo aumento dell'EN, vorrei sapere se ci sono terapie di disintossicazione o altri farmaci suggeribili (antidepressivi curano ansia)?
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La sua storia dolorosa e le difficoltà che sta affrontando giustificano la sofferenza che la porta ad aumentare la benzodiazepina con scarsi risultati. Il mio consiglio è di rivolgersi di nuovo al servizio di salute mentale della sua asl (dato che, come riferisce, ha problemi economici) per una revisione della terapia.
Sarebbe utile imparare a gestire l'ansia, che non vuol dire farla sparire ( è impossibile per chiunque), ma riuscire a fare le cose nonostante l'ansia, come fanno gli attori sul palcoscenico o gli oratori o chi sostiene un esame.
Una psicoterapia di tipo cognitivo sarebbe molto utile.
Sarebbe utile imparare a gestire l'ansia, che non vuol dire farla sparire ( è impossibile per chiunque), ma riuscire a fare le cose nonostante l'ansia, come fanno gli attori sul palcoscenico o gli oratori o chi sostiene un esame.
Una psicoterapia di tipo cognitivo sarebbe molto utile.
Franca Scapellato
[#2]
Ex utente
Grazie per la risposta. Finora ho assunto ansiolitici, gli antidepressivi hanno anch'essi valore ansiolitico? Inoltre, mi sono rivolto a Medicina delle Dipendenze di VR, dove effettuano il detox da benzodiazepine con il flumazenil, ma mi hanno detto che il mio dosaggio, pur importante, è troppo basso per la pratica da loro effettuata: devo arrivare ad assumere 2 boccette di EN al giorno per poter usufruire di questo detox (cosa probabile che avvenga visto che c'è sempre stato aumento)??? Concordo con lei che nulla è, nè sarà mai miracoloso.
[#3]
Gli antidepressivi sono indicati per l'ansia cronica, le benzodiazepine andrebbero usate solo per alcune settimane. Il suo problema non è la dipendenza, ma l'ansia e i pensieri negativi che la sostengono. La psicoterapia sarebbe d'aiuto per modificare il punto di vista, archiviare un passato di sofferenza il cui ricordo non aiuta e impegnarsi per cambiare quello che può nella sua vita. Per esempio iniziare con calma, ma con costanza, a cercare un lavoro diverso, perchè l'ambiente di lavoro incide non poco sul benessere psichico. E a un eventuale colloquio è fondamentale andare con ottimismo e fiducia, lo "standing" è più importante delle parole.
[#4]
Ex utente
Gent.le Dottoressa, da alcuni mesi ho cambiato lavoro (più leggero) e ho anche iniziato a praticare yoga e psicoterapia, ma almeno finora non sono riuscito a scalare nemmeno una goccia. Mi sono rivolto anche a Psichiatra territoriale che mi ha fatto cambiare il delorazepam con la myrtazapina: questa si è rivelata assai sfiancante nei primi gg, poi, penso trattandosi di un antidepressivo, mi ha fatto venire ansia ed ossessioni verso le persone che mi hanno fatto del male in passato. Siamo ritornati al delorazepam e poi abbiamo fatto un altro tentativo a settimane di distanze ma gli effetti collaterali si sono rivelati gli stessi e di comune accordo abbiamo deciso con Psichiatra di ritornare al delorazepam. Ha per caso ulteriori suggerimenti? Grazie.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.7k visite dal 04/01/2019.
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