Depressione post operatoria

buongiorno chiedo il consulto per mia madre che ha subito un intervento di resezione di parte del colon e della vescica a seguito di una neoplasia del colon. A tale intervento è arrivata dopo diversi mesi di malattia durante i quali gli esami diagnostici segnalavano un ascesso ai diverticoli ma non un possibile tumore.
l'intervento è andato benissimo ed è stato asportato completamente il tumore senza necessità di praticare una stomia (come inizialmente si prevedeva). Purtroppo dopo una settimana dall'intervento, per una negligenza del personale infermieristico, si è ostruito un catetere e la vescica si è sovradistesa, sono saltati i punti ed è stato necessario praticare una nefrostomia.
Mia madre è tornata a casa dopo 25 giorni di degenza, durante i quali il suo umore è sempre stato particolarmente depresso. Ad oggi dopo quasi un mese dalle dimissioni la situazione è gravemente peggiorata: non si alza più dal letto, lamenta dolori inesistenti (con urla lancinanti), rifiuta di mangiare dopo pochi bocconi, ha conati di vomito ogni volta che manda giù un sorso di acqua.
Per i chirurghi i dolori e il vomito non sono legati alla situazione clinica, in quanto l'intervento è andato bene. Al momento lei ha ancora i tubi della nefrostomia e non sembra che sarà possibile rimuoverli nei prossimi giorni, dato che la vescia non è del tutto rimarginata.
In tutto ciò i risultati dell'esame istologico, con la consapevolezza del tumore non sembrano averla sconvolta più di tanto. Anzi questo aspetto della malattia non viene mai nominato nei suoi pochi discorsi.
Vorrei capire come comportarmi e quali passi fare a livello di psicoterapia, dato che nessuno dei nostri tentativi di risollevarla dal suo stato depressivo sta dando dei risultati, anzi le cose sembrano peggiorare di giorno in giorno.

Grazie mille
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Un evento traumatico va elaborato nel corso dei mesi senza interventi di sorta, generalmente devono trascorrere 3-6 mesi.

Eventualmente i medici che la hanno già in cura possono stabilire un trattamento farmacologico specifico se applicabile nel caso di sua madre.

Dr. F. S. Ruggiero

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