Anni che soffro a periodi alterni di ansia depressione associata ad attacchi di panico

Gentile dottore,
sono ormai quasi dieci anni che soffro a periodi alterni di ansia depressione associata ad attacchi di panico. In questi anni ho fatto la cura con antidepressivi associati a tranquillanti(questi ultimi solo all'inizio e per poco tempo) per tre volte. L'ultima è durata due anni e mezzo (dopo quattro anni senza antidepressivi) ed ho smesso a settembre scorso. Il punto è che già dopo quattro mesi comincio ad avvertire sensazione di angoscia ed agitazione. Ho interrotto la cura sentendo il mio psichiatra perchè vorrei provare ad avere un figlio, ma devo risolvere prima un problema ginecologico. Il punto è questo:
ho paura che questo mio disturbo mi impedisca di esaudire questo mio desiderio. Mi vengono in mente pensieri del tipo: e se mi sento male in gravianza come faccio se non posso prendere medicine? Oppure, chissa quanto tempo ci vorrà per rimanere incinta e nel frattempo sicuramente mi risentirò male ed avrò bisogno di farmaci così non potrò mai farlo... Questi pensiero ovviamente non fanno che accrescere il mio malessere. Credo che sia un cane che si morda la coda da solo. Dottore, io vorrei avere una vita NORMALE come altre persone, vorrei non avere questi pensieri, ma non so come fare. Voglio anche io fare un figlio, c'è speranza per me? Io credo di sentirmi male proprio per questo. Come posso uscirne? Scusi lo sfogo ma la prego mi aiuti.Ho 36 anni e sento che la mia vita è vuota. Grazie.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

Ma chi le ha detto che non può avere figli prendendo antidepressivi. Se così fosse nessuna donna in età fertile potrebbe curarsi.
Faccia la sua cura, provi ad avere un figlio e scelga quei farmaci che per il momento si sono rivelati sicuri in gravidanza. Il sereupin ha dato problemi nell'ultima fase della gravidanza, ma altri della stessa categoria no.

Dr.Matteo Pacini
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 202
Gentile utente,
il suo dilemma è paradigmatico della nevrosi: se assumo gli antidepressivi sto meglio, ma metto a rischio un eventuale nascituro. Se invece non assumo farmaci, sto male subito e vivo nel terrore di non avere la possibilità di curarmi.
Un bambino nato dopo tutte queste sofferenze sarebbe già caricato da parte della madre di una "zavorra" emotiva considerevole: "dopo tutto quello che ho patito per te".
Forse sarò brutale, ma non mi sembra che attualmente ci sia spazio per un bambino nella sua mente, è troppo concentrata su se stessa e sulle sue paure e necessita di continue rassicurazioni. Non è una critica, ci mancherebbe, ma una constatazione.
Purtroppo i tempi biologici non sempre coincidono con il tempo della mente.
Da quando ha sospeso gli antidepressivi non è più stata bene, l'ansia è tornata come prima; secondo me andrebbero ripresi. Una volta che si sentisse più tranquilla e avesse ancora il desiderio di voler bene a un bambino (non solo di essere una donna "normale e completa", quello è un desiderio egoistico anche se purtroppo diffuso) ci sono modi di essere madri anche se non "di pancia". Non è un percorso facile nemmeno quello, ma l'amore non lo è mai.
Cordiali saluti

Franca Scapellato

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Utente
Utente
Gentili dottori,
grazie per le risposte tempestive. Ho omesso di dirvi una cosa importante.
Non ho preso solo farmaci, ma sono ormai dieci anni che sono anche in terapia nello stesso centro dove ho lo psichiatra.
E' così matematico che io debba riprendere medicine? Oltretutto mi causano anche problemi di sensibilità sessuale. non posso aiutarmi con la psicoterapia? Come ho fatto allora a stare 4 anni senza prenderle? Certo spesso mi sentivo maluccio, agitata, però ce l'ho fatta ad andare avanti.
Non voglio vedere la mia vita come se non potessi campare senza sereupin.
Senza contare che gli effetti da sospensione sono stati tostissimi...

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

Mi scusi, ma nessuno le ha spiegatoc he i disturbi sono ricorrenti per loro natura ? Se per quattro anni non ha avuto bisogno di curarsi questo non è strano.
Non comprendo però questo rifiuto a utilizzare gli strumenti che già conosce come efficaci. Se sta facendo psicoterapia e ritiene di non star bene è Lei che pone un problema di malessere, cioè è lei che stabilisce fino a che punto la cosa è tollerabile o meno.
Questo per chi preferisce avere sintomi lievi piuttosto che prendere medicine per non averne.
Lei però si impunta che debba esistere la sua malattia che senza medicine va via da sola. Questo atteggiamento mi sembra inutile. Gli effetti alla sospensione si risolvono con una sospensione graduale.
Un'ultima osservazione: farmacoterapie o psicoterapie non servono "per aiutare", ma per curare. Sono interventi specifici con loro scopi e loro azioni biologiche. L'aiuto possono darlo un'infinità di fattori, non ci sarebbe proprio necessità di pagare un professionista per averlo. Invece ha senso farlo quando c'è una cura con un metodo specifico.
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