Psicofarmaci o no?

Salve , sono un ragazzo di 30 anni, lavoratore e nell’ultimo anno, fino ad oggi, la mia vita è cambiata, in peggio, ho iniziato a soffrire d’ansia o comunque qualcosa che ci va molto vicino. Solo da pochi giorni ho deciso di affrontare la cosa con dei medici ma dopo aver letto le varie controindicazioni dei farmaci prescritti mi sono preoccupato un pò, medico 1: fluoxetina-radiopharm e medico 2: armonia retard, xanax, eutimil.
Vi contatto per aver suggerimenti, prima di intraprendere una strada che mi porti ad assumere tutta una serie di psicofarmaci e affini, visto e considerato che legare la mia serenità ad un farmaco non mi esalta molto.
Cerco di fare una riassunto dall’inizio a oggi, primo episodio di ansia: 22 (anno 2000) anni primo giorno di università, avevo deciso di tentare di prendere una laurea dopo aver interrotto gli studi, appena entro in facoltà, neanche in aula, senso di agitazione, ansia, bisogno di andare di corpo, nausea, dopo neanche un minuto torno a casa, vomito, mi viene da piangere, anche se non ero così triste da giustificare un pianto. Lo stesso giorno contatto un amico ne parliamo lui dice che potrebbe essere ansia e che non è nulla. Un mese dopo vado a lezione e tutto normale come non avessi avuto nulla solo ogni tanto un pò di leggera agitazione dovuta al fatto che mi trovavo in un ambiente nuovo.
Negli anni seguenti fino al 2008 nulla tutto normale, in questo periodo mi è pure capitato di suonare o cantare dal vivo, e solo in questi casi, poco prima dell’esibizione, formicolio alle mani, raramente fino al punto di non poterle muovere, bisogno incessante di andare di corpo, per intenderci prima di un concerto anche 7-8 volte in 3-4 ore, e agitazione.
Il 2008 invece inizia con la rottura di un legamento, tra operazione e riabilitazione sto praticamente 4 mesi o poco più chiuso in casa, uscivo davvero raramente. Ricomincio a lavorare pieno di energia e di voglia di stare in mezzo ai colleghi e alla gente, ma visto che la gamba non era ancora completamente ristabilita non esco molto la sera, passo il tempo tra computer, console, ecc.. . Da qui in poi e sempre con maggiore intensità nei mesi a seguire sono sempre pieno di energia, voglia di fare, prima dell’infortunio non avevo tutta questa riserva di energia, e più passerà il tempo più divento iperattivo. Giugno, vado in ferie con un collega e qua incomincia il calvario, dopo cena durante una serata per festeggiare il compleanno del collega, senso di nausea, bisogno di andare di corpo. Erano già giorni che avevo problemi digestivi e dovevo di tanto in tanto ricorrere all’Imodium. Avevamo mangiato fino a non poterne più, la cena era a base di pesce e per la prima volta ostriche, sarà stato qualcosa nel cibo?? non lo sò, due dita in gola, poi acqua calda con zucchero e limone, mi riprendo completamente e la serata finisce bene. Uno o due giorni dopo febbre, prendo un medicina tipo Tachifludec solo che conteneva solo paracetamolo, rimango da solo, il collega è fuori ed una ragazza con cui stavo insieme in quelle due settimane anch'essa era uscita a divertirsi. Neanche mezzanotte sto male, si và in ospedale e sorpresa attacco di panico con formicolio che non mi faceva più muovere nemmeno il volto, letteralmente paralizzato tra formicolii e crampi dalla vita in su, difficoltà respiratoria al punto che mi hanno dovuto dare un sacchetto per farmi vedere che non stavo soffocando. Passiamo la notte e i due giorni successivi a far controlli esami del sangue, ecografia, sano come un pesce.
Settembre, festa in maschera per festeggiare un amico che si sposa, un festa tranquilla tra amici, una “goliardata”, fine cena giro in centro di un paesino tutti in maschera. Sarà un colpo di aria freddo o la lunga camminata a stomaco pieno, nausea, bisogno di andare in bagno, sudorazione eccessiva. Vado a cercare un posto tranquillo dove far passare tutto ma alla fine la situazione non migliora, anzi dopo il caffè peggiora. Vado in bagno due dita in gola perché la nausea era davvero troppa, dopo avevo un sacco di freddo, passano due ore, una delle quali passata a dormire in macchina durante il viaggio di ritorno, e appena siamo tornati nella città dove abito, ero tornato nuovo, come non fosse successo nulla.
Novembre, io e alcuni colleghi decidiamo di andare a vedere uno spettacolo, la sera, ci si trova di fronte al palazzetto dove c’è lo spettacolo. Dopo aver parcheggiato mentre mi muovo col fiume di gente per raggiungere il luogo, dapprima una leggera difficoltà respiratoria (fiatone) unita a vampate di calore, poi mentre camminavo si trasformata in ansia perché temevo di iniziare a star male li in mezzo alla gente, ogni tentativo di autoconvincimento fallito. Sudavo e passavo dall'aver un gran caldo al patir freddo perché fuori c’erano pochi gradi ed ero sudatissimo, madido. Dopo poco, bisogno di andare in bagno e un lieve senso di nausea. Entro nel palazzetto vado di corpo in bagno e sto molto meglio, neanche 2 minuti dall’inizio dello spettacolo, come una secchiata d'acqua fredda un’ondata di agitazione e ansia a tal punto che sono dovuto uscire uscire, sono corso a casa, visto che temevo di mettermi a star male lì in mezzo al pubblico. L’agitazione è lievemente diminuita e ha continuato per qualche ora, a questa si aggiunto qualche brivido di freddo, guardare la tv o tenermi occupato con i videogiochi non la faceva passare. Ho deciso dunque di vestirmi pesante, aumentare la temperatura della stanza, soffro di pressione bassa e questo mi ha dato una mano a calmarmi e ad addormentarmi. Ho dovuto usare questa idea anche nei due giorni a seguire perché avevo problemi ad addormentarmi, nel letto sentivo il cuore battere forte, non veloce, solo che i battiti parevano tuonare. Nei giorni successivi tutto è tornato più o meno alla normalità. Ho comunque consultato il medico in merito al fatto che potessi essere intollerante o allergico a qualcosa che avevo mangiato. Mi ha consigliato di evitar cibi che contenessero caffeina, teina, zucchero, miele, cioccolata, di cui in quel periodo facevo scorpacciate. All’inizio tutto bene poi ho dovuto evitare anche succhi di frutta perché anche se in minima misura lo zucchero contenuto mi dava fastidio, il senso di iperattività continua ad aumentare non sento il bisogno di caffè anzi il contrario semmai.
Cena per l'ultimo dell’anno, ansia o senso di agitazione, mi si chiude lo stomaco, mal di stomaco.
Uscita con i colleghi, rimango da solo perché vado a cercar parcheggio e mi viene di nuovo un pò d’ansia, però grazie alla compagnia durante il resto della serata passa tutto.
Martedì sera, e questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, non c’è verso di avere sonno anzi quando mi costringo a dormire e penso tra me e me che tra poco mi devo alzare per andare al lavoro, ansia.
In questi due giorni ho fatto 2 visite mediche e l’idea di assumere psicofarmaci mi piace meno di quella di patire l’ansia, volevo provare altre strade prima.
Visto anche che la mia vita nell’ultimo hanno non ha avuto molte interazioni sociali, ho stavo pensando persino di “forzare la mano” e uscire spesso in modo da costringermi, riabituarmi, ha trovare più tranquillo il fatto di trovarsi nei locali, in giro, prendere in contropiede questo inizio di agorafobia.
Se avete idee, suggerimenti, per evitare da subito, o quantomeno rimandare, l’uso medicinali non mi dispiacerebbe.
Visto e considerato che quest’anno mi ero ripromesso che avrei cominciato il percorso per smettere di fumare, come posso integrare questa cosa senza alimentare l’ansia??

Vi ringrazio per la cortese attenzione.
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161
Gentile utente,
se lei soffrisse di un disturbo d'ansia (la diagnosi va cformulata da uno specialista che la visiti dal vivo) la terapia non farmacologica più accreditata sarebbe la psicoterapia cognitivo-comportamentale. Tuttavia tenga presente che l'indicazione alla psicoterapia va stabilita da uno specialista e non scelta solo perchè si vuole evitare la trapia psicofarmacologica. Accade spesso, infatti, che per evitare l'uso di farmaci, si ritardi l'intervento terapeutico aggravando la situazione clinica. La terapia psicofarmacologica ben gestita non è differente da altre terapie per patologie di altra natura. Parli dei suoi dubbi con uno specialista e si lasci indirizzare verso la soluzione migliore per il suo caso.
cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

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