Non accetto più la mia diagnosi

Cari dottori, anni fa in seguito a dei test mi e' stata fatta una diagnosi di disturbo di personalita' cluster b, peccato che io dai test sono risultata che ho soltanto alcuni tratti (e quindi non vedo perché scrivere che io ho questo disturbo di personalità), ora capisco perché molti di voi dottori non volete dire la diagnosi al paziente, perché ti rovina la vita...mio padre me lo diceva "non andare in quella clinica, poi in futuro ti andrà tutto contro!" Bene, io ho superato quello che e' stato un brutto periodo della mia vita (che la mia psichiatra ha definito come "picco superato del disturbo" e ora mi ritrovo a essere pentita per essermi fatta fare quella diagnosi...mi sono fissata che io sono malata, che non sono come gli altri quando ho avuto semplicemente un periodo un Po brutto in passato ....pensate che quando ho partorito mi hanno fatto un colloquio psichiatrico post partum xké io stupidamente gli avevo dichiarato che ero borderline.....quando uno sente la parola borderline pensa ad un soggetto pericoloso, capace di fare del male e farsi del male e io non sono così (e non lo sono mai stata), non riesco a farmene una ragione che mi abbiano fatto questo colloquio...mi hanno fatto sentire una non adatta a fare la madre e già sto pensando, per un eventuale prossimo parto, che possano farmene un altro e che io possa passare di nuovo questa brutta esperienza.....il tutto per una cavolo di diagnosi scritta. Adesso nonostante soffro di incubi e di ansia mi rimane difficile anche il prendere i farmaci perché la mia dottoressa mi da farmaci che sono indicati per il mio disturbo e io semplicemente non accetto più di averlo......mi da fastidio che io abbia solo alcuni tratti ma che x la soceta' io sia "borderline" e voglio eliminarne le tracce....x questo non accetto di prendere antipsicotici o stabilizzatori, nonostante attualmente sto prendendo un antipsicotico x la mia ansia....
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
"quando uno sente la parola borderline pensa ad un soggetto pericoloso, capace di fare del male e farsi del male e io non sono così (e non lo sono mai stata)"

Questo di per sé vorrebbe dir poco, poiché la presentazione dei soggetti borderline è ovviamente più rassicurante della realtà.

Il punto è un altro. La diagnosi non si fa coi test. "Tratti" non vuol dire la diagnosi. Per il resto, possiamo anche cambiargli nome, nel senso per esempio in termini di diagnosi in realtà la sindrome borderline è un sottotipo di disturbo bipolare (spesso di tipo minore), ma alcuni trovano più squalificante parlare di personalità, altri di usare il termine bipolare.
Tutti problemi secondari rispetto alla cura. La sua dottoressa le ha proposto una cura, questo mi sembra il punto, e capire in che modo la diagnosi indica qualcosa che dà noia a Lei, non al mondo.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
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Utente
Utente
Il problema e' che io non credo di soffrire ne dell' uno ne dell' altro ma credo di essere stata vittima di un periodo un po' brutto che poi mi ha portato ad andare in una clinica dove curano i disturbi borderline (e quindi qualcosa una volta li dovevano trovarti per forza!!) , io sono semplicemente una ragazza che soffre di ansia e di cali dell' umore in più degli altri e ci può anche stare visto che ho subito un trauma da piccola perdendo mia madre....ora mi dica dottore, e' possibile far sparire le tracce di quello che hanno scritto di me in passato? E poi se la cosa rimane x me é non ho nessun problema a livello sociale allora come mai mi hanno voluto fare quella consulenza psichiatrica in ospedale? Non dovrebbe esistere la legge sulla privacy? Questi mi hanno spinto a dire che ero borderline perché ho dovuto continuare a prendere delle medicine in gravidanza e visto che io sono chiacchierona tra una domanda e l altra mi e' scappato detto.....ora penseranno che sono pericolosa e anche al prossimo parto mi rifaranno questo numeretto....Non ho più voglia di sentirmi malata per via di questa etichetta....
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Quando si ricovera in ospedale Lei di solito firma un consenso alle pratiche mediche, o volta per volta, o nel contesto di un ricovero.

Le diagnosi non sono divulgate, affluiscono se mai ad un system sanitario a cui può avere eventualmente accesso il suo medico, o enti che devono verificare che dichiari il vero, tipo se chiede un'invalidità.

Per il resto sì, tutto può teoricamente nascere dal nulla, però in realtà, a parte il modo in cui il problema è riconosciuto e come è definito, di solito c'è un motivo.

Qui il motivo che interessa a Lei è che può star meglio curandosi, questo deve valutare.
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Utente
Utente
Grazie dottore...può rispondermi anche a un altra domanda? Per caso se una ha avuto un passato di abuso alcolico (per passato intendo PRIMA della nascita del figlio) un giorno in caso di separazione il marito può toglierti il figlio? O viene valutata la situazione attuale....
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Un passato remoto non più attuale ha un peso molto minore di un'attualità. Tecnicamente dipende anche dal tipo di diagnosi fatta, se abuso o dipendenza. Tutto ciò però fa riferimento a diagnosi che in qualche modo siano note all'altra persona, e documentabili da parte di chi "accusa".
Le segnalazioni automatiche esistono, ma le conseguenze che hanno dipendono molto dalla gestione della cosa. Ad esempio se nasce un figlio da madre alcolista, può darsi che siano informati i servizi sociali, ma questo non implica niente in automatico.
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Utente
Utente
Sui referti c e' scritto che io facevo uso di alcool per cercare di controllare i miei sintomi di personalità e hanno scritto anche x attirare l attenzione (ma questo non e' vero), non penso mi abbiano scambiata per un alcolista perché non e' stato allertato nessun servizio sociale da quando e' nato mio figlio, mi e' stato solo fatto un colloquio psichiatrico perché io avevo riferito in ospedale, alla domanda "usi alcool" di aver fatto un percorso anni indietro di cura x questo motivo. Dovrei preoccuparmi secondo lei, anche x una seconda gravidanza?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
L'uso di alcol è una cosa, l'abuso un'altra e la dipendenza un'altra ancora.
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Utente
Utente
"alcolismo secondario ad un disturbo di personalità. Uso strumentale di alcol, talvolta per attrarre anche attenzione. " Ecco cosa hanno scritto.... che significa?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Questa dicitura è intrinsecamente incoerente, perché riporta due termini tra loro in contraddizione: o è alcolismo, o è uso strumentale di alcol. Non costituisce comunque una diagnosi, ma una descrizione di una modalità d'uso, che - se corrisponde ad un alcolismo - non sussiste, perché l'alcolismo ha come modalità quella dell'alcolismo, non una strumentale ad altro.
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