Diagnosi, invalidità
Gentili dottori, quando avevo 16 anni mi è stato diagnosticato un disturbo ossessivo-compulsivo, depressione maggiore, dismorfofobia pre-psicosi, disturbo delirante. Le ossessioni erano incentrate principalmente su difetti o particolari corporei che non accettavo (principalmente la statura), su sbagli fatti nel passato o questioni che rendevano comunque bassa la mia autostima. Adesso a 29, prendo da anni diversi medicinali. Grazie a anni di supporto con terapia cognitivo-comportamentale presso uno dei più bravi specialisti (privato) della mia città (fior di quattrini sborsati) e forse grazie a una vita, anche sociale, più attiva e gratificante i sintomi della DOC e degli altri disturbi sono ridotti a zero. E per "a zero" intendo dire che sono sicuro di essere guarito: niente ossessioni e niente ricadute depressive. Nonostante questo la mia psichiatra non vuole convincersi che sono guarito del tutto. È dell'idea che al DOC non c'è cura alla radice ma che abbia alleviato solo i sintomi provvisoriamente. Non vuole togliermi la diagnosi e conseguentemente non posso rinunciare all'invalidità con pensione, cosa che ritengo ingiusta in quanto la vedo come avere un supporto dallo Stato di cui non voglio e NON DEVO avere bisogno. Stavo pensando di rivolgermi a un avvocato. Cosa ne pensate? Grazie
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La malattia è da considerarsi cronica per cui la sua psichiatra ha ragione.
I trattamenti servono proprio a ridurre i sintomi.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
I trattamenti servono proprio a ridurre i sintomi.
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Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.1k visite dal 31/05/2018.
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