Chiarimento su una strana situazione farmacologica
Salve, sono una ragazza di 20 anni con un trascorso clinico in ambito psichiatrico durato tre anni. Sono stata curata per disturbo dell'umore con depakin 500mg,rivotril compresse 2mg, per la depressione con remeron 30mg, per i problemi legati al sonno con halcion 0,25 e minias. Ora sono state interrotte le cure per disturbo dell'umore e depressione, e per gli altri disturbi, quali sporadica ansia o rari momenti di depressione di brevissima durata, e disturbi del sonno, sono tenuta sotto controllo solo dal medico di base, in quanto, dopo colloquio con la mia psichiatra curante, si è ritenuto fattibile lasciar seguire questi problemi al mio medico. arrivo ora al mio problema. Se io non prendo il rivotril 2mg, almeno 2 volte die, sto male. Entro in un forte stato di apatia ma non uguale all apatia che provavo quando ero depressa,ho paura di moltissime cose,soprattutto di affrontare gli impegni quotidiani. quando entro in questo stato ho spesso brevissime allucinazioni uditive e visive, terrore, nella fase prima del sonno mi corrono nella mente immagini terrificanti che solitamente riguardano la tortura(aggiungo che io sono una persona che sviene quando vede il dolore fisico altrui),mi sento catapultata fuori dalla realtà e completamente assente.Ma se prendo il rivotril mi sento subito bene, divento quasi iperattiva, felice, le somatizzazioni comparse durante il periodo in cui non stavo bene scompaiono. Tutto questo mi sembra strano. Aggiungo che ho avuto un percorso di psicoterapia che ha avuto ottimi risultati,ma io senza rivotril continuo a non star bene. Perchè proprio il rivotril, mentre il depakin non ha mai avuto effetto immediato su di me, e di per se non è mai funzionato? E perchè quelle visioni di tortura? Sono da attribuire a traumi infantili?
Attendo cortesemente una Sua risposta
Ringraziando, Sara Renier
Attendo cortesemente una Sua risposta
Ringraziando, Sara Renier
[#1]
Non dice da quanto tempo le sono stati sospesi i farmaci, né se la sospensione è stata graduale. Per quanto riguarda il Clonazepam (Rivotril) la sospensione dev'essere molto graduale. C'è anche la formulazione in gocce che permette di ridurre il dosaggio in modo molto lento, ne può parlare col suo medico.
Il Depakin è uno stabilizzatore dell'umore, non è paragonabile al Clonazepam perché agisce in modo completamente diverso - nel caso di disturbo dell'umore, evitando le ricadute o riducendo l'intensità delle stesse - e non dà dipendenza, come il clonazepam e le benzodiazepine in genere.
Cordiali saluti
Il Depakin è uno stabilizzatore dell'umore, non è paragonabile al Clonazepam perché agisce in modo completamente diverso - nel caso di disturbo dell'umore, evitando le ricadute o riducendo l'intensità delle stesse - e non dà dipendenza, come il clonazepam e le benzodiazepine in genere.
Cordiali saluti
Franca Scapellato
[#2]
Gentile utente,
Non specifica la diagnosi, comunque il tipo di disturbi per i quali si sceglie un farmaco come il depakin ha una tendenza spontanea a ripresentarsi ciclicamente, anche dopo periodi di benessere completo. In generale non è una buona idea sospendere le terapie semplicemente per "vedere come va" o perché sono passati tre anni.
Sapendo la diagnosi si può dire quale è la previsione per quel disturbo, e consigliarle il da farsi.
Il tipo di funzionamento che lei riferisce per i farmaci è noto: il suo cervello chiaramente identifica bene l'azione del rivotril e non quella del depakin, che è un farmaco i cui effetti si devono alla sua presenza costante, più che all'assunzione recente.
Eviti di esporsi inutilmente a ricadute se è affetta da disturbo con caratteristiche di ricorrenza, e si faccia visitare dallo specialista
Non specifica la diagnosi, comunque il tipo di disturbi per i quali si sceglie un farmaco come il depakin ha una tendenza spontanea a ripresentarsi ciclicamente, anche dopo periodi di benessere completo. In generale non è una buona idea sospendere le terapie semplicemente per "vedere come va" o perché sono passati tre anni.
Sapendo la diagnosi si può dire quale è la previsione per quel disturbo, e consigliarle il da farsi.
Il tipo di funzionamento che lei riferisce per i farmaci è noto: il suo cervello chiaramente identifica bene l'azione del rivotril e non quella del depakin, che è un farmaco i cui effetti si devono alla sua presenza costante, più che all'assunzione recente.
Eviti di esporsi inutilmente a ricadute se è affetta da disturbo con caratteristiche di ricorrenza, e si faccia visitare dallo specialista
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#3]
Utente
Remeron e Depakin sono stati del tutto sospesi da giugno 2008, e sono stati ridotti molto gradualemnte sotto controllo della mia psichiatra. Si è scelto di sospenderli in quanto la mia situazione psicologica era ormai del tutto stabile, ma soprattutto perchè ero in procinto di affrontare l'esame di maturità, e i farmaci riducevano a zero la mia capacità di concentrazione.Il rivotril non è mai stato sospeso, inoltre ne sono dipendente e assuefatta, e neanche minias e halcion sono stati sospesi, anche se devo assumerli solo al bisogno. Dopo vari colloqui e test effettuati subito dopo il ricovero in psichiatria avvenuto nell'aprile 2006, mi sono state diagnosticate: disturbo borderline della personalità, depressione, disturbo dell'umore, e la diagnosi di dimissione dall'ospedale era"crisi di disadattamento". Un altra diagnosi è stata fatta all'istituto neurologico Mondino nell'aprile 2008 in seguto a un ricovero per crisi comiziale nonostante io non soffra di epilessia, ed era di disturbo dell'umore. Quindi io ho un disturbo con caratteristiche di ricorrenza?Si tratta della depressione o del disturbo dell'umore? Ora la mia psichiatra curante purtroppo non è rintracciabile per una settimana.
Ringraziando
Sara Renier
Ringraziando
Sara Renier
[#4]
"disturbo borderline della personalità, depressione, disturbo dell'umore, e la diagnosi di dimissione dall'ospedale era"crisi di disadattamento". "
Depressione e disturbo dell'umore e disturbo boderline messe insieme è una diagnosi inesistente: disturbo dell'umore comprende la depressione, ma cosa si intende per "disturbo dell'umore" quando già abbiamo detto depressione, borderline comprende in sé un disturbo dell'umore, idem.
Questa diagnosi ha caratteri di cronicità, non vedo perché sospendere una cura (la gradualità non importa molto per depakin e remeron) anziché sostituirla con una più tollerabile. Improvvisamente forse la malattia diagnosticata è svanita ? O si fa l'ingenuo errore di credere che il benessere psicologico prodotto per effetto della cura significhi che la malattia non c'è più ? (Non sto ovviamente criticando Lei che è la paziente).
In più, le benzodiazepine, più tipi diversi (cosa priva di un senso preciso) che lei continua a prendere non sono consigliabili in generale come terapia continuativa (perché salvo eccezioni non soon terapeutiche ma possono essere tossiche). Farebbe eccezione il rivotril, che può avere in effetti una funzione coadiuvante, ma non credo sia stato lasciato da solo per questo motivo. Non vedo perché con una gradualità analoga non potevano essere sospese, la dipendenza intesa come assuefazione è una condizione reversibile con graduale disimpegno da farmaco. Farmaci come il Minias in soggetti con disturbo dell'umore possono divenire nel tempo oggetto di abuso per un'accoppiata infelice tra le loro proprietà e le caratteristiche del disturbo.
Conclusione: secondom e la strategia farmaco-terapeutica attuale è semplicemente assente, io chiederei un parere specialistico in merito.
Depressione e disturbo dell'umore e disturbo boderline messe insieme è una diagnosi inesistente: disturbo dell'umore comprende la depressione, ma cosa si intende per "disturbo dell'umore" quando già abbiamo detto depressione, borderline comprende in sé un disturbo dell'umore, idem.
Questa diagnosi ha caratteri di cronicità, non vedo perché sospendere una cura (la gradualità non importa molto per depakin e remeron) anziché sostituirla con una più tollerabile. Improvvisamente forse la malattia diagnosticata è svanita ? O si fa l'ingenuo errore di credere che il benessere psicologico prodotto per effetto della cura significhi che la malattia non c'è più ? (Non sto ovviamente criticando Lei che è la paziente).
In più, le benzodiazepine, più tipi diversi (cosa priva di un senso preciso) che lei continua a prendere non sono consigliabili in generale come terapia continuativa (perché salvo eccezioni non soon terapeutiche ma possono essere tossiche). Farebbe eccezione il rivotril, che può avere in effetti una funzione coadiuvante, ma non credo sia stato lasciato da solo per questo motivo. Non vedo perché con una gradualità analoga non potevano essere sospese, la dipendenza intesa come assuefazione è una condizione reversibile con graduale disimpegno da farmaco. Farmaci come il Minias in soggetti con disturbo dell'umore possono divenire nel tempo oggetto di abuso per un'accoppiata infelice tra le loro proprietà e le caratteristiche del disturbo.
Conclusione: secondom e la strategia farmaco-terapeutica attuale è semplicemente assente, io chiederei un parere specialistico in merito.
[#5]
Utente
Le diagnosi probabilmente differivano tra loro perchè fatte tutte da persone diverse, perchè come lei saprà appena usciti da psichiatria non si viene subito indirizzati a un medico che seguirà poi tutto il decorso se un paziente non è noto per disturbi psichiatrici. La diagnosi fatta dalla mia psichiatra e dalla psicologa dello stesso ospedale a me non è mai stata comunicata se non alla fine del percorso terapeutico, e ciò le assicuro è stato un bene. Mi sono inoltre dimenticata di dire che il malessere di cui soffro si ripresenta solo ognitanto, per periodi di massimo due settimane in cui prendo la dose più alta di rivotril e nonostante i disturbi continuo a svolgere i miei impegni salvo rarissime eccezioni. Mentre quando seguivo la terapia farmacologica sono sempre e comunque stata malissimo, e per malissimo intendo vari tentativi di suicidio, bulimia, apatia totale, allucinazioni. Ho iniziato a stare meglio sei mesi dopo aver iniziato il percorso di psicoterapia(accompagnata ovviamente dalle medicine), e un anno dopo stavo bene, ho richiesto espressamente che mi venissero sospesi i farmaci e a parte questi periodi di ricaduta(che sono i momenti in cui soffro di insonnia) io sto benissimo, e mi rifiuterei di prendere ancora depakin e remeron perchè oltre ad avermi ingrossato il fegato mi hanno addormentato il cervello, e frequentare l'università nello stato imposto da quei farmaci è impossibile. Quindi, se io assumendo solo rivotril 2mg al giorno, quindi in dose molto più bassa di quella iniziale che era di 8-10 mg al giorno, sostanzialmente riesco a stare bene, posso continuare un a terapia del genere o rischio una ricaduta molto forte?
Concludo dicendo che dubito la mia psichiatra curante faccia errori o sia ingenua in quanto primaria di psichiatria. Almeno lo spero.
Cordiali saluti
Concludo dicendo che dubito la mia psichiatra curante faccia errori o sia ingenua in quanto primaria di psichiatria. Almeno lo spero.
Cordiali saluti
[#6]
Gentile utente,
se dubita che la sua specialista errori,dovrebbe allora far riferimento a Lei. Ci sono temi centrali su cui fa affermazioni poco comprensibili.
La diagnosi è un semplice codice provvisorio che si dà all'insieme dei sintomi. Permette di prendere un orientamento terapeutico e di fare previsioni. Quindi non comprendo perché debba essere comunicata "alla fine" del percorso terapeutico (ma stiamo scherzando ?).
Inoltre, sulla base di che cosa si stabilisce che è "la fine" ? Non è chiaro.
La terapia che sta assumendo ha delle proprietà psicoattive, ma se ha una specialista di cui si fida e che l'ha seguita per diverso tempo non mi pare logico chiedere un parere su una terapia "particolare".
La diagnosi non è assolutamente chiara. Il fatto che a periodi stia bene non significa niente rispetto al rischio di ricadute e alla gravità di eventuali ricadute. Dipende dalla malattia che ha, ma non è possibile stabilirlo in base agli elementi che ha riportato. Dalle terapie effettuate e dal tipo di decorso e di elementi, sembra un tipo di disturbo bipolare (che è l'indicazione del depakin). Per il resto non si può dire di più per quanto mi riguarda.
se dubita che la sua specialista errori,dovrebbe allora far riferimento a Lei. Ci sono temi centrali su cui fa affermazioni poco comprensibili.
La diagnosi è un semplice codice provvisorio che si dà all'insieme dei sintomi. Permette di prendere un orientamento terapeutico e di fare previsioni. Quindi non comprendo perché debba essere comunicata "alla fine" del percorso terapeutico (ma stiamo scherzando ?).
Inoltre, sulla base di che cosa si stabilisce che è "la fine" ? Non è chiaro.
La terapia che sta assumendo ha delle proprietà psicoattive, ma se ha una specialista di cui si fida e che l'ha seguita per diverso tempo non mi pare logico chiedere un parere su una terapia "particolare".
La diagnosi non è assolutamente chiara. Il fatto che a periodi stia bene non significa niente rispetto al rischio di ricadute e alla gravità di eventuali ricadute. Dipende dalla malattia che ha, ma non è possibile stabilirlo in base agli elementi che ha riportato. Dalle terapie effettuate e dal tipo di decorso e di elementi, sembra un tipo di disturbo bipolare (che è l'indicazione del depakin). Per il resto non si può dire di più per quanto mi riguarda.
[#7]
Gentile utente,
per quanto riguarda il suo percorso diagnostico e terapeutico andrebbe anche considerato l'esordio durante l'adolescenza, verso i 16-17 anni: un periodo in cui le reazioni emotive sono già di per sé amplificate dai grandi cambiamenti che si verificano anche nel cervello. L'età ha sicuramente influito sulla difficoltà di arrivare a una diagnosi. Anche la risposta farmacologica in un bambino o in un adolescente può differire da quella di un adulto.
Sono d'accordo col collega Pacini sul fatto che, se la diagnosi è di disturbo bipolare, sarebbe opportuno uno stabilizzatore dell'umore, non necessariamente il Depakin, ci sono anche altri farmaci.
Se però ha trovato un equilibrio accettabile con la terapia attuale, che non le dà effetti collaterali di rilievo e se in caso di ricaduta è disposta a farsi aiutare dalla sua psichiatra, direi che per il momento può continuare così, senza però illudersi che sia tutto scomparso.
Saluti
per quanto riguarda il suo percorso diagnostico e terapeutico andrebbe anche considerato l'esordio durante l'adolescenza, verso i 16-17 anni: un periodo in cui le reazioni emotive sono già di per sé amplificate dai grandi cambiamenti che si verificano anche nel cervello. L'età ha sicuramente influito sulla difficoltà di arrivare a una diagnosi. Anche la risposta farmacologica in un bambino o in un adolescente può differire da quella di un adulto.
Sono d'accordo col collega Pacini sul fatto che, se la diagnosi è di disturbo bipolare, sarebbe opportuno uno stabilizzatore dell'umore, non necessariamente il Depakin, ci sono anche altri farmaci.
Se però ha trovato un equilibrio accettabile con la terapia attuale, che non le dà effetti collaterali di rilievo e se in caso di ricaduta è disposta a farsi aiutare dalla sua psichiatra, direi che per il momento può continuare così, senza però illudersi che sia tutto scomparso.
Saluti
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 9.7k visite dal 12/01/2009.
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Approfondimento su Disturbi di personalità
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