Sindrome premestuale cipralex

Buongiorno

scrivo per chiedere un opinione circa il percorso da seguire.

Non ho eseguito esami del sangue nell'ultimo anno, se non quelli basici, in cui risulta solo una lieve anemia, che ho da quando sono piccola.

Ho iniziato un percorso di psicoterapia con un analista di gruppi a Marzo 2017 per problemi familiari, percorso interrotto a Marzo 2018 a causa di un contrasto con lo specialista.

A Maggio 2017 in seguito a una visita ginecologica da me richiesta per problemi dell'umore i primi due giorni del preciclo mi sono state riscontrate ovaie micropolicistiche, mi è stato detto che questa era la probabile causa del disagio e di prendere Polimag k due pastiglie al giorno e Chirofert una bustina al giorno. Il problema è migliorato, ma non si è risolto. Da profonda tristezza nei primi due giorni di ciclo, in cui comunque riuscivo nelle mie attività quotidiani e nei rapporti personali, ho avuto difficoltà di concentrazione e aggressività verso chiunque durante i 10 giorni prima del ciclo. Tornata dalla ginecologa ad Ottobre, mi ha detto che siccome la cura da lei proposta non era riuscita, il problema sarebbe stato psichiatrico.

Ho chiesto un opinione al mio psicoterapeuta, il quale mi ha detto che il problema delle cisti ovariche era un problema psicosomatico e per risolverla mi ha dato da prendere del cipralex, una pastiglia da 10mg al giorno. Nei mesi la pastiglia sono diventate due, con l'aggiunta di En. Interrotto il rapporto con lo psicoterapeuta (a causa del fatto che voleva aumentarmi ulteriormente le medicine, dove io indicavo un mio benessere ma anche una stanchezza e sonnolenza da quando prendo le medicine da lui indicatemi) ho deciso di interrompere senza essere seguita anche con le medicine, ma ho avuto forte tachicardia e il medico di base mi ha detto essere relato a questo. Il problema del preciclo è di fatto cambiato, sono più sensibile ai fatti esterni in questo periodo rispetto agli altri giorni, ma non a livelli che non permettono il normale funzionamento nelle attività quotidiane, e anche i rapporti con le altre persone, che prima era compromesso, ora non viene intaccato. Ho sostituito nel tempo al polimag k il cicloshon, e interrotto con il chirofert.

Non ho eseguito alcun tipo di esame prima di iniziare con queste medicine, al momento sono scesa a una pastiglia al giorno per evitare i sintomi provati dopo aver smesso con il cipralex ma lo stesso mi sento agitata, e nelle mie intenzioni c'è però la volontà di smettere il prima possibile. Non mi sento di iniziare un nuovo percorso terapeutico al momento, a causa del logoramento del rapporto di fiducia con il precedente psicologo, ma volevo chiedere se potessero esserci delle variabili fisiche che potessero spiegare questo mio malessere che da questi due medici non sono state prese in considerazione, e se potessi fare degli esami che nessuno ha suggerito, perchè personalmente sento che il problema sia più fisico che psicologico.

Ringrazio per la cortese attenzione,

S
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.2k 1k
Gentile utente,

Non capisco un passaggio: Il cipralex aveva funzionato, lei non concorda con l'aumento per gli effetti collaterali, ma perché poi lo sospende ? Non vedo una logica precisa in questo passaggio.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
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Utente
Utente
Per leggerezza: vedendo che stavo meglio ma non era una cura, lontana dal ciclo (periodo che comunque non ha mai presentato alcun tipo di problematica) ho pensato che fosse meglio non prendere nulla piuttosto che prendere un medicinale senza essere seguita da uno specialista. Ho smesso come indicato nel bugiardino, scalando con il farmaco in due settimane

I sintomi da sospensione del farmaco si sono verificati due settimane dopo aver smesso di prenderlo, dai 9 giorni prima del ciclo al termine del ciclo stesso, nonostante pochi giorni dopo le prime tachicardie sia andata dal medico di base e abbia ripreso con i medicinali in questo periodo, ho continuato a stare male.
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Utente
Utente
Vorrei aggiungere una precisazione: il mio psicologo, dopo che gli avevo espresso i miei timori circa prendere uno psicofarmaco (non mi sentivo e non mi sento depressa, considero il preciclo come un momento difficile del mese in cui faccio fatica ad avere la stessa "sensibilità" che ho nel mese) mi ha risposto che questo farmaco fosse da considerarsi più leggero dell'en (che mi aveva dato da prendere per un mese in seguito alla chiusura di una relazione, terminata appunto per la mia aggressività nel preciclo e incompatibilità di caratteri) e in momenti di dubbio circa il percorso psicologico sentivo che il farmaco fosse qualcosa che lo psicologo usava per impedirmi l'abbandono della terapia (se smetti di venire il problema del preciclo peggiora, e alle mie rimostranze aumentava i farmaci).

Non sono specialista, il rapporto di fiducia con quest'uomo era venuto meno da tempo, ma la questione farmaco era il motivo per cui ho continuato ad andarci per circa tre mesi
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.2k 1k
"e in momenti di dubbio circa il percorso psicologico sentivo che il farmaco fosse qualcosa che lo psicologo usava per impedirmi l'abbandono della terapia "

C'è una certa confusione. Chiama terapia non si sa bene che cosa, ma il farmaco non sarebbe "terapia" ? Come se le due cose fossero una contro l'altra, o qualcosa del genere, ma questa è una sua visione, non c'entra con la funzione che hanno i medicinali.

Non saprei che tipo di sedute faceva con lo psicologo e cosa dovessero di per sé produrre: esisteva una tecnica, degli obiettivi, una durata di minima ?
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Utente
Utente
Se si percepisce confusione è perché non ho le idee molto chiare: sono stata in terapia per un anno, individuale e di gruppo. Personalmente ho visto un senso nella terapia di gruppo, sebbene spesso avessi la sensazione che i discorsi affrontati fossero superficiali, circa il riassunto della nostra settimana. Il mio psicologo me l'ha consigliata perché, avendo una storia personale non tea le peggiori, ma neanche rosea, avrei trovato persone in grado di accogliere i miei problemi mentre avrei accolto i loro. Appunto, i discorsi sono stati prevalentemente superficiali, dopo un anno lo psicologo ha parlato della mia storia senza il mio consenso e ho smesso di andare.

Circa le sedute individuali, era lo psicologo che ne decideva la cadenza, e il livello di indagine mi sembrava molto superficiale. Spesso non mi sono sentita ascoltata, ciò che dicevo veniva interpretato in un modo e alla seduta successiva in un modo diverso, mi chiedeva di parlare di cose che per me non erano necessarie quando avrei voluto portare altro. Spesso era al telefono per questioni personali, e avendo in cura la mia famiglia é capitato che mi parlasse di cose dei miei familiari di cui non ero a conoscenza, e stavo molto attenta in cio che dicevo. Quando facevo domande circa obiettivi o cosa stavamo cercando di raggiungere, mi diceva che dovevo fidarmi e basta e che le mie domande erano per resistenza al cambiamento o difese simili. Dopo l'introduzione delle medicine, le sedute individuali erano più di monitoraggio. A questo punto le mie domande (che aumentavano) erano commentate in modalità che onestamente non capisco: se continuavo a farmi domande o avessi deciso di smettere, avrei avuto crisi personali, attacchi psicotici, sarei stata fonte di preoccupazione per i miei familiari...

Ripeto, non sono una specialista e non mi sento di mettere in dubbio l'operato di una persona che lo è. Però ora mi trovo a non sapere di cosa abbia in realtà bisogno, se il problema sia psicologico o questione ormonale -ogni settimana mi diceva qualcosa diverso-, con medicinali che ero contraria a prendere .
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.2k 1k
Tornando allora a monte: lei non è in psicoterapia per il problema premestruale, lo era già da prima esattamente per quale diagnosi ?

Questo perché quando parla della funzione della cura (ma in che senso non è chiaro) per prevenire addirittura "psicosi" (?) la cosa suona strana.
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Utente
Utente
Non so quale diagnosi avessi, ho chiesto ma come ho scritto non ho ricevuto risposta.

Avevo iniziato per problemi familiari, genitori duri nelle discussioni che mi facevano dubitare profondamente di me, e capendo che non è una cosa che mi piace e non trovando mezzi da sola ho iniziato lavorando su questo problema.

Ripeto, oltre all'insicurezza io posso riferire solo profondi cambi d'umore in concomitanza del ciclo, il mio psicologo diceva che erano degli ormoni che mi scompensavano la ricezione di serotonina, ma motivo ogni volta variabile.

Diagnosi non ne ho, la psicosi è questa disforia premestruale che non so quanto grave sia da considerarsi. (Io non ne avevo parlato nemmeno con lo psicologo perché appunto pensavo fosse un problema ginecologico)
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.2k 1k
Dunque, che ci siano degli ormoni e dei neutrasmettitori è pacifico, siamo fatti di questi elementi. Il punto che non capisco è come non si fosse comunque giunti a dare un nome di massima a questa condizione, al di fuori di "sindrome premestruale".
Da quale "categoria" diagnostica viene fuori il discorso sul rischio di scompenso psicotico ?
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Utente
Utente
Non so davvero dirle nulla. Con ingenuità e paura ho accettato che fare domande fosse peggio, per quanto mi sembrava sempre un ipse dixit.

Non ho alcun tipo di esame medico ne nulla. Per la diagnosi psicologica, psichiatrica, ginecologica o endocrina non ho competenze.

Prendo il cipralex e vedendo miglioramenti, mi viene da pensare di avere un disturbo ansioso o dell'umore, ma sono solo supposizioni mie

La ringrazio per il tempo e l'attenzione che mi sta dedicando.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.2k 1k
Del resto, se ci fosse una psicosi "latente", sarebbe una prescrizione strana...
Però non capisco cosa significhi che non doveva porre domande a proposito di cose come una diagnosi, che anzi deve essere discussa proprio perché la persona capisca i meccanismi della sua malattia.
In ogni caso, la psicoterapia che tecnica aveva ? Cioè comportamentale ? Cognitiva ? Altro ?
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Utente
Utente
Per darle un quadro più completo, penso che problemi di ansia li ho, sono molto insicura, ho passato un anno personalmente tosto (fine degli studi, chiusura di una relazione importante, nuovo lavoro per cui non ho le competenze che non riuscivo a lasciare fuori dall'ambiente lavorativo) e riconosco di aver superato ogni evento con maggiore preoccupazione di quanto sarebbe "normale".

Poi in circostanza del ciclo, la soglia delle preoccupazioni era molto bassa, qualunque evento era motivo di agitazione.

Questo però non so dire da cosa sia dovuto e quale diagnosi sia sotto.
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Utente
Utente
Lui si definisce analista di gruppi di base bioniana, e usava tecniche derivate dalla terapia comportamentale, ma non so dirle con me che approccio abbia usato.
Non c'era un dialogo aperto sulla questione, non potevo cercare un confronto perché appunto mi veniva risposto che non dovevo sapere.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.2k 1k
Le terapie comportamentali non sono terapie analitiche, quindi la cosa mi torna poco in linea generale.
Senza una diagnosi poi siamo nel marasma, nel senso che non si sa come intendere certe affermazioni.
Il fatto che frequentare dei gruppi serva per evitare manifestazioni psicotiche non risulta, ma non è chiaro neanche se la sua diagnosi preveda manifestazioni psicotiche. In tal caso sarebbe strano che non siano stati utilizzati strumenti antipsicotici prima d'ora. Non vorrei fosse quel tipo di affermazione in cui uno ha "gravi di rischi di"...x che però non corrispondono ai sintomi di x.
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Utente
Utente
Il punto è proprio questo: non so per quale motivo nel ciclo divento "meno funzionale", non so se cercare un nuovo specialista o meno e come orientarmi nella ricerca, ed essendo rimasta comunque confusa rispetto al percorso che ho fatto non so come muovermi a riguardo.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.2k 1k
Chiederei un secondo parere psichiatrico, poi che i disturbi si aggravino in una fase premestruale è noto.
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