Non so cosa ho e la cosa mi sta distruggendo
Ho 25 anni, e sono bloccato da almeno 5.
Fin da piccolo sono sempre stato un bambino prodigio, spiccando però per capacità logiche e di ragionamento più che per voglia di fare. Gli insegnanti mi hanno sempre descritto come uno "con la testa fra le nuvole", sempre "nel suo mondo", e la cosa effettivamente era presente anche durante gli sport, con momenti in cui mi distaccavo dalla realtà, anche in partita, e venivo ripreso dagli allenatori per non prestare attenzione. Mi veniva detto "che dormo", ed effettivamente non ho mai prestato attenzione a nulla in particolare, ed accade ancora adesso. Quand'anche mi si presenta una persona e ci parlo per 10 minuti, ho comunque difficoltà a riconoscerla in seguito. Sembro perennemente disinteressato da tutto e tutti: vedo persone preoccuparsi in continuazione di cose che a me appaiono futili. Da piccolo devo essere stato un insicuro, lo so perchè parlavo ai professori con un filo di voce, e facevano difficoltà a sentirmi, e non volevo farmi amici. Sono cresciuto con un fratello maggiore prepotente ed abusivo, e a causa di questo credo di aver sviluppato un atteggiamento opposto verso i miei fratelli minori, quasi eccesivamente paternale. Nonostante tutto, ho raggiunto l'apice della mia vita gli ultimi anni delle superiori: bello, intelligente, con ottimi voti, stimato e desiderato. Sono consapevole del fatto che i voti fossero buoni non per impegno ma capacità. La maturità fu una barzelletta: mi abbassarono voti, anche dove sulla carta non avevo sbagliato nulla (lo scritto di matematica) facendomi prendere un voto molto inferiore al massimo (a cui puntavo ed agognavo). Fu un grande trauma che percepii come estrema ingiustizia e la mia già poca voglia di studiare ne fu scalfita, mi ero impegnato e di rado capitava. Mi sono iscritto a medicina passando il test senza studiare e il primo anno è andato nella media, senza problemi. Poi ho subito un'immotivata aggressione da parte di un clan fuori da una discoteca, culminata in ripetuti calci dati alla testa, e seguita da un periodo in cui dormivo e basta (forse a causa dei tamponi nasali, facevano male) e riuscivano ad idratarmi solo con la promessa di antidolorifici. In seguito i medici consigliarono ai miei un percorso psichiatrico, ma mi ci portarono di sorpresa ed io non avevo percepito nulla di diverso in me. Ora, a distanza di anni, con i miei "colleghi" già laureati, io sono rimasto molto indietro, e non so a cosa attribuire la colpa. Provo un senso di estremo immotivato disagio di fronte a sconosciuti, e mi capita spesso di uscire per andare a lezione e non andarci.
Di questo non ne ho mai parlato a nessuno, neanche al medico di base perchè è un familiare abbastanza stretto.
Vorrei chiarire che la mia autostima è alta, forse anche troppo. Mi sento il re del mondo e anche se la vita mi dimostra come io capisca meglio degli altri o sia più bello, mi rendo conto di avere un'idea di me esagerata.
Faccio molta fatica ad addormentarmi, e non sono iperattivo.
Fin da piccolo sono sempre stato un bambino prodigio, spiccando però per capacità logiche e di ragionamento più che per voglia di fare. Gli insegnanti mi hanno sempre descritto come uno "con la testa fra le nuvole", sempre "nel suo mondo", e la cosa effettivamente era presente anche durante gli sport, con momenti in cui mi distaccavo dalla realtà, anche in partita, e venivo ripreso dagli allenatori per non prestare attenzione. Mi veniva detto "che dormo", ed effettivamente non ho mai prestato attenzione a nulla in particolare, ed accade ancora adesso. Quand'anche mi si presenta una persona e ci parlo per 10 minuti, ho comunque difficoltà a riconoscerla in seguito. Sembro perennemente disinteressato da tutto e tutti: vedo persone preoccuparsi in continuazione di cose che a me appaiono futili. Da piccolo devo essere stato un insicuro, lo so perchè parlavo ai professori con un filo di voce, e facevano difficoltà a sentirmi, e non volevo farmi amici. Sono cresciuto con un fratello maggiore prepotente ed abusivo, e a causa di questo credo di aver sviluppato un atteggiamento opposto verso i miei fratelli minori, quasi eccesivamente paternale. Nonostante tutto, ho raggiunto l'apice della mia vita gli ultimi anni delle superiori: bello, intelligente, con ottimi voti, stimato e desiderato. Sono consapevole del fatto che i voti fossero buoni non per impegno ma capacità. La maturità fu una barzelletta: mi abbassarono voti, anche dove sulla carta non avevo sbagliato nulla (lo scritto di matematica) facendomi prendere un voto molto inferiore al massimo (a cui puntavo ed agognavo). Fu un grande trauma che percepii come estrema ingiustizia e la mia già poca voglia di studiare ne fu scalfita, mi ero impegnato e di rado capitava. Mi sono iscritto a medicina passando il test senza studiare e il primo anno è andato nella media, senza problemi. Poi ho subito un'immotivata aggressione da parte di un clan fuori da una discoteca, culminata in ripetuti calci dati alla testa, e seguita da un periodo in cui dormivo e basta (forse a causa dei tamponi nasali, facevano male) e riuscivano ad idratarmi solo con la promessa di antidolorifici. In seguito i medici consigliarono ai miei un percorso psichiatrico, ma mi ci portarono di sorpresa ed io non avevo percepito nulla di diverso in me. Ora, a distanza di anni, con i miei "colleghi" già laureati, io sono rimasto molto indietro, e non so a cosa attribuire la colpa. Provo un senso di estremo immotivato disagio di fronte a sconosciuti, e mi capita spesso di uscire per andare a lezione e non andarci.
Di questo non ne ho mai parlato a nessuno, neanche al medico di base perchè è un familiare abbastanza stretto.
Vorrei chiarire che la mia autostima è alta, forse anche troppo. Mi sento il re del mondo e anche se la vita mi dimostra come io capisca meglio degli altri o sia più bello, mi rendo conto di avere un'idea di me esagerata.
Faccio molta fatica ad addormentarmi, e non sono iperattivo.
[#1]
Gentile utente,
Lo psichiatra cosa disse. Fece una diagnosi, le indicò un tipo di trattamento da fare ?
Lo psichiatra cosa disse. Fece una diagnosi, le indicò un tipo di trattamento da fare ?
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Lo psichiatra mi chiese quale fosse il problema e risposi "nessuno". Mi fece qualche domanda di rito, ad esempio se avessi amici o una ragazza, a cui risposi affermativamente. All'epoca mi sembrava andasse tutto bene e non fui per nulla collaborativo (ricordo che mi ci portarono di sorpresa), quindi non ebbe modo di capire nè fare nulla.
[#3]
Capisco, ma visto che ci fu portato, i familiari avranno esposto secondo loro quale era il problema al medico. Inoltre, trattandosi di una visita, non consiste solo nel far domande, ma anche nel constatare eventualmente delle condizioni obiettive.
Non le propose quindi niente come cura.
Comunque, al di là di questo, ovviamente ha senso andarci ora, a farsi visitare.
Non le propose quindi niente come cura.
Comunque, al di là di questo, ovviamente ha senso andarci ora, a farsi visitare.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.3k visite dal 08/05/2018.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.