Problemi di ansia persistente su diagnosi borderline

Salve, ho già chiesto vari consulti ma la situazione e' cambiata e vorrei avere altri pareri perché la mia dottoressa la pensa in un modo e io voglio capire sentendo altri pareri esperti se secondo voi ha ragione lei....
Vi riassumo, io ho 28 anni e la mia diagnosi sarebbe personalità borderline (però c'è questa ipotesi che potrei essere anche ciclotimica perché diciamo che , superato il picco del disturbo 4 anni fa mi rimaneva invariato il problema della depressione ansiosa protratta all interno della giornata), ho fatto molte terapie in passato e per riassumere vi dico che: non rispondo agli antipressivi SSRI e le benzodiazepine non possono darmele perché ho avuto dipendenza .... attualmente prendo il seroquel da 50 r.p la sera prima di dormire e questo mi ha risolto un po' la depressione pomeridiana , i primi 3 giorni che l ho assunto (mi rendo conto che e' sciocco basarsi sui primi 3 giorni xke' questo non e' un farmaco che agisce subito, lo so....) forse questa sensazione deriva anche dal fatto che venivo da un periodo di 5 mesi in cui nom ho assunto NESSUN farmaco (è forse il mio corpo ha risentito subito degli effetti), ho avuto subito un effetto distensivo....mi ricordo che la prima cosa che ho pensato era "finalmente dopo anni ho trovato la molecola giusta!" , poi nelle prime 2 settimane ho dovuto combattere con degli effetti collaterali (mi sentivo irritabile, nervosa e un po' dissociata e la mattina quando mi svegliavo dovevo prendere 5-6 caffè) , poi, un po' perché a livello depressivo stavo meglio, un po' xke' ho capito che forse quegli effetti sarebbero spariti ho continuato a prenderlo e adesso arrivata a 23 giorni la mattina di caffè ne devo prendere solo 2 (sento molto meno la "botta")....però c'è un problema, l ansia mi sembra aumentata e la mattina mi capita di avere degli incubi prima di svegliarmi e ciò mi costringe a forzarmi del tutto per alzarmi dal letto e mi viene un angoscia che poi mi blocca tutta la mattina.....io gli incubi li ho avuti anche in passato qualche volta (e anche in gravidanza l ultimo trimestre li ho avuti sempre!) Però io non so se sono dovuti a questo farmaco o a me stessa....sono ritornati dopo la seconda settimana e mezza che prendevo questo farmaco.....la dottoressa se la chiamo mi dice che devo aspettare qualche altro giorno e casomai lei vorrebbe aumentarmi la dose del seroquel, però e' ostinata a lasciarmi solo questo farmaco, non vuole "correggere" la terapia aggiungendo un altro farmaco x tamponare che potrebbe aiutarmi con questi incubi e questa sensazione di angoscia paralizzante mattutina.......io non ne capisco il motivo.....ho capito che non possono prescrivermi benzodiazepine ma perché ostinarsi a voler lasciare solo il seroquel aumentandone , nel caso questa cosa si protrasse, la dose?
La dottoressa mi disse che secondo lei io essendo concentrata più sulla depressione che sull ansia prima di prendere il seroquel secondo lei adesso mi e' rimasta scoperta la parte ansiosa e il farmaco deve ancora finire di agire.....può anche essere ma io come faccio ad affrontare le giornate sentendo tutta questa ansia addosso? Questo problema si può risolvere solo aumentandone la dose?
Chiedo cortesemente opinioni di altri dottori ...
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

La psichiatra fa un discorso sensato. Il suo disturbo non consiste in un collage di sintomi, e uno dei pensieri caratteristici è che le soluzioni debbano essere "sul sintomo" immediato, senza una visione d'insieme. Al di là del fatto che non sempre esiste un farmaco per ogni sintomo, il problema sta nel modificare il decorso del disturbo evitandone gli schemi che si ripropongono di volta in volta.
Lei e la psichiatra state facendo un discorso sugli stessi sintomi, ma Lei ancora non ha un'idea precisa del ruolo della terapia di fondo, mentre ha un'idea precisa del farmaco ad azione rapida.
Se ha avuto tendenza ad abusare di benzodiazepine, mi pare logico che non abbia senso utilizzarle.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Certo sono d'accordo, infatti negli anni ho imparato a capire che le soluzioni immediate non vanno bene , la benzodiazepine per me era una di quelle (così come l alcol anni fa che era una soluzione molto più dannosa di quella), però non posso stare le giornate con questa ansia che prima di prendere questo farmaco non avevo (forse perché ero più incentrata sulla depressione), esisteranno anche ansiolitici che tamponano un po' questo periodo è che non danno dipendenza...però lei non vuole darmeli e dice di aspettare per vedere se alzare la dose del seroquel. Senza un farmaco che mi toglie questa elettricità corporea (che sarebbe l ansia) io come faccio ad affrontare le giornate? Questo per me e' anche pericoloso perché rischio di incappare di nuovo in atteggiamenti sbagliati...
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Ma su questo infatti la sua psichiatra mi pare abbia le idee chiare e abbia già indicato la variazione che vuole fare.
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Utente
Utente
La mia terapeuta però sta aspettando per alzarlo...23 giorni non sono sufficienti per stabilire se va alzata la dose? Io prendo 50 mg, la dose minima!
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Utente
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Ho parlato con la mia terapeuta e mi ha detto che in alternativa potrebbe rimettermi trilafon al posto del seroquel pero' agisce di più sull ansia e meno sulla parte depressiva, effettivamente io l avevo già assunto mesi fa ma non avevo trovato particolari risultati sulla mia parte depressiva...quindi ha deciso di alzarmi il seroquel a 100 e vedere come va...in poche parole mi ha detto di scegliere su quale "lato" dare la priorità, io ho scelto quello depressivo perché per me era la parte più invalidante...
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Ancora ragiona sul disturbo per sintomi, e non per ambiti di funzionamento, per esempio.
Sì, certo, si può dare la priorità ad un sintomo, ma questo è solo per venire anche incontro alle richieste del paziente, ma non è questa la chiave poi del funzionamento finale di una cura.
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