Interpretativo e di persecuzione

Gent.mi Dottori,
Tale approdo è il frutto (non ultimo) di una ricerca su internet cominciata nella speranza di trovare un sostegno ad una pesante situazione familiare.
In poche parole si tratta di mio cognato (42 anni), ma forse, ahimè, ormai, più dei suoi genitori (70 e 66 anni).
Lui ha una storia più che decennale di disturbi psichici venuti alla luce con un fatto "culminante" nel '97 e da allora ha potuto giovare dell'assistenza dei genitori e di noi altri familiari. Dal punto di vista terapeutico invece il supporto gli è venuto da uno psichiatra e da adeguati farmaci. Durante questi anni, soprattutto per l'aiuto dei genitori, egli ha potuto svolgere una vita tranquilla o per lo meno avente dei canonici punti di riferimento quali: un impiego; una relazione sentimentale; una casa di proprietà. Dimenticavo, la diagnosi da me desunta (i genitori si sono sempre trincerati nella più "blanda" definizione di Depressione) dovrebbe essere quella di schizofrenia [delirio di influenzamento o di riferimento, interpretativo e di persecuzione; grave disorganizzazione nel vestiario, nelle abitudini diurne, disturbi del sonno; appiattimento affettivo; assenza di discorso; mancanza di motivazione; Deficit o disfunzione sociale e/o occupazionale; persistenza dei sintomi per almeno sei mesi; ecc.] abbinata ad una forte depressione.
Tali sintomi un tempo più latenti (anche se non ha mai lesinato nel dispensarci teoremi e complotti ai suoi danni) si sono acuiti a marzo di quest'anno con l'effetto della rottura del suo rapporto sentimentale ed un volontario allontanamento dall'ambiente lavorativo. Immediatamente la famiglia ha fatto quadrato intorno a lui ed attualmente è tornato al lavoro, segue una terapia farmacologica (di cui purtroppo disconosco completamente i medicinali), ha un'assistenza psicologica/psichiatrica, ed è tornato a vivere dai genitori. Tuttavia la situazione comportamentale non è affatto cambiata e la sua "alogia" e "avolizione" sembra sempre più preponderante al punto di minacciare le dimissioni dal lavoro e la volontà di abbandonare... se stesso al fato.
Perché chiedere aiuto/consiglio?
I suoi genitori stanno mostrando la corda. Il tempo macina indipendentemente da ogni cosa, ma nel loro caso sembra aver accellerato la sua incessante opera d'erosione ed ora, nonostante il massimo impegno, anche di noi figli, l'urgenza è dare soccorso a loro.
Quello che speravo di ottenere con questa mia, è un consiglio per sapere a chi rivolgersi per avere un aiuto psicologico e fors'anche materiale. Entrambi soffrono di patologie varie che spesso tralasciano per non abbandonare il figlio, sottovalutano e sminuiscono per non aggravarne i sensi di colpa, insomma, si stanno consumando nell'assistenza istintiva perché nessuno ci ha mai detto come fare (il passato psichiatra ha semplicemente detto che quello che reputa giusto una mamma è sicuramente la cosa migliore!). Rinuciano alla loro vita e noi alla nostra appiattendoci agli umori di mio cognato. Spero che esistano luoghi e persone dove poter trovare anche solo un metodo per poter trattare con il malato. Siamo disposti tutti a seguire un percorso, tale da poter sbiadire quella cappa buia e fredda che costringe ormai tre famiglie a vivere da oltre 10 anni.
Esiste qualcuno che ci può dare aiuto? Un link, un indirizzo, un'associazione tenedo conto che siamo a Roma.
Anticipatamente ringrazio.
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Dr. Fabrizio Marcolongo Psichiatra, Psicoterapeuta, Tossicologo 39 3

In italia la legge 833 del maggio del 1978 ha delegato ai Servizi di Salute Mentale [Centri di Igiene Mentale - CIM - per la Regione Lazio] la terapia per la cura delle malattie mentali.
Attraverso questa legge gli ospedali psichiatrici sono stati chiusi ed attualmente è possibile ricoverare una persona sono attraverso il Trattamento Sanitario Obbligatorio. [TSO]
Tre sono i requisiti che devono coestistere per la stessa persona perchè possa essere ricoverata "contro la sua volontà":
1) la presenza di una sintomatologia e di una diagnosi psichiatrica
2) la necessità di una terapia psichiatrica che la persona rifiuta, e quindi il ricovero servirebbe proprio per fare in modo che il paziente assuma regolarmente la terapia.
3) non esistono nel momento della richiesta del ricovero, altre strutture psichiatrico/sanitarie che possano occuparsi della persona in questione.
Il TSO può essere "proposto" da qualsiasi medico anche "non specialista in psichiatria" che ravveda questi tre punti in qualsiasi persona.
Se, nel suo caso, come cognato, una volta lei chiamasse il 118 con un medico che valutasse la situazione, il medico dovrebbe sempre considerare questi tre punti.
Se suo cognato "assume regolarmente la terapia" decade uno dei tre punti, ... e quindi "suo cognato non potrebbe essere ricoverato".
In una situazione come lei ha descritto, in cui non c'è nulla, apparentemente, di urgente [il TSO è un provvedimento di urgenza] purtroppo non c'è molto da fare in italia, finchè non esistano problematiche che possano mettere in pericolo i genitori della persona o emergano tematiche di suicidio.

Soprattutto quando i genitori di uno schizofrenico vogliono sentirsi utili e si sobbarcano una serie di responsabilità inaudite.
Leggendo la sua richiesta .... i suoi suoceri dovrebbero prima di tutto dire "basta" e non supportarlo piu'.

Leggendo un po' meglio dalla sua richiesta si potrebbe evincere un certo atteggiamento passivo di sua moglie ai voleri dei genitori e della sua famiglia di origine.

Tenga conto che forse anche sua moglie potrebbe aver bisogno di un aiuto per sciogliere la sua "dipendenza" di pensiero dall'establishment genitoriale. e fare in modo di acquisire un po' piu' di indipendenza decisionale cosicchè si eviti di "appiattirsi agli umori di suo cognato. "
Se ho letto bene,. questa famiglia ha avuto pochi problemi economici e ha sempre garantito l'assistenza psichiatrica al fratello di sua moglie.
Bene allora pensi alla sua felicità ed a quella di sua moglie, ... perchè alla salute di suo cognato non credo sia semplice, nella sua posizione, .. pensarci in prima persona.
Credo che lei possa andare al CIM di competenza territoriale e chiedere, spiegando bene i termini della situazione, ma tenga conto che persone di 70 e 66 anni, non sono persone di 90 e 86 anni!...
Quindi penso che abbiano diritto di decidere come e dove rivolgere le loro attenzioni.

Se vuole, lei può fare un esposto al competente comando dei CC., contestualmente ad un invio al CIM e dichiarare quello che secondo lei possono essere motivi di pericolosità sociale della persona:
- aver sentito litigi o affermazioni della persona che coinvolgano minacce di morte o aspetti della produzione delirante che facciano pensare ad atti aggressivi contro i genitori o contro se stesso.
- erogazione del gas in casa libera e senza supervisione con una persona coabitante che assume psicofarmaci e ha una assistenza psichiatrica, come da lei affermato nella richiesta
- l'accesso a materiali e strumenti di cucina per la preparazione dei cibi che possono essere utilizzati in maniera diversa da quella per la quale si utilizza quotidianamente - uso di coltelli come armi.
- pericolosità per porto d'armi.

Questo esposto sarebbe piu' efficace se fosse sottoscritto anche dai suoi suoceri, ... ma sarebbe proprio "l'ultima spiaggia"...

In ogni caso mi sembra che ci sia molto riserbo da parte dei suoi suoceri,... credo che sia giusto rispettarli e fare in modo che lei si occupi della salute mentale di sua moglie,... ecco lì si può fare qualcosa, ... poichè sua moglie ha necessità di essere aiutata da lei, come marito a "staccare" un po', ... e fare una vita indipendente dalla famiglia di origine, ...

Dr. Fabrizio Marcolongo
psichiatra e psicoterapeuta
http://www.marcolongofabrizio.it

[#2]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

comprendo il tutto ma mi sfugge una cosa: perch questo non è gestito in prima battuta dalla psichiatria che lo ha in cura ? Oppure mi sta dicendo che la situazione peggiora anche mettendo in campo le risorse di assistenza sociale che sono disponibili presso la asl ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#3]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4.1k 202
Gentile utente,
purtroppo non conosco la realtà assistenziale di Roma, ma le mando un link di un'associazione di familiari di pazienti psichiatrici che è in contatto con istituzioni del territorio e forse può essere utile:
http://www.insiemeconte.org/
tenga presente che l'ostacolo maggiore mi sembra, come dicevano i colleghi, la mancanza di motivazione da parte dei suoceri: se non si convincono loro a modificare qualcosa in ambito familiare, lei potrà fare ben poco.
Cordiali saluti

Franca Scapellato