Crisi d'ansia e attacchi di panico
Gentili Dottori,
soffro di forti crisi d'ansia e attacchi di panico da 8 anni. Da allora sono in cura da uno psichiatra con Sereupin (prima Seroxat). Ho iniziato la cura gradualmente fino ad assummere 1 compressa e 1/2 al giorno per i primi 2 anni per poi stabilizzarmi con 1/2 compressa la sera. Ogni volta che si provava a diminuire la dose a 1/4 dopo qualche mese(2 o 3) riaffioravano ansia, depressione e panico e quindi si ritornava alla 1/2 compressa. Questi ultimi mesi ho frequenti ricadute e con il mio psichiatra si è deciso di aumentare la dose a 1 compressa (1/2 a colazione e 1/2 a cena). A questo punto mi sorgono i seguenti dubbi:
1. Come mai durante gli anni passati stavo bene con 1/2 compressa e adesso non mi basta più?
2. E' possibile che il Sereupin dopo 8 anni non mi faccia più effetto?
3. Si dice sempre che gli ansiolitici a differenza degli antidepressivi non sono curativi e allora come mai dopo 8 anni di Sereupin ancora non sono guarito ma anzi sto peggiorando?
4. Una persona che soffre come me da diversi anni, quante probabilità ha di guarire?
5. Dovrò continuare ad assumere psicofarmaci per tutta la vita?
Vi prego di rispondere con sincerità alle mie domande. In questo periodo ho bisogno di alcune certezze.
Grazie
Gianluca
soffro di forti crisi d'ansia e attacchi di panico da 8 anni. Da allora sono in cura da uno psichiatra con Sereupin (prima Seroxat). Ho iniziato la cura gradualmente fino ad assummere 1 compressa e 1/2 al giorno per i primi 2 anni per poi stabilizzarmi con 1/2 compressa la sera. Ogni volta che si provava a diminuire la dose a 1/4 dopo qualche mese(2 o 3) riaffioravano ansia, depressione e panico e quindi si ritornava alla 1/2 compressa. Questi ultimi mesi ho frequenti ricadute e con il mio psichiatra si è deciso di aumentare la dose a 1 compressa (1/2 a colazione e 1/2 a cena). A questo punto mi sorgono i seguenti dubbi:
1. Come mai durante gli anni passati stavo bene con 1/2 compressa e adesso non mi basta più?
2. E' possibile che il Sereupin dopo 8 anni non mi faccia più effetto?
3. Si dice sempre che gli ansiolitici a differenza degli antidepressivi non sono curativi e allora come mai dopo 8 anni di Sereupin ancora non sono guarito ma anzi sto peggiorando?
4. Una persona che soffre come me da diversi anni, quante probabilità ha di guarire?
5. Dovrò continuare ad assumere psicofarmaci per tutta la vita?
Vi prego di rispondere con sincerità alle mie domande. In questo periodo ho bisogno di alcune certezze.
Grazie
Gianluca
[#1]
Gentile utente,
1) Il disturbo può avere un decorso fluttuante, quindi variare da periodo a periodo in aggressività, oppure semplicemente sono variati i parametri metabolici (ne assorbe di meno, ne elimina di più, non possiamo saperlo perché sappiamo quanto prende per bocca ma non quanto farmaco effettivamente c'è nel sangue.
2) Non mi sembra che non le faccia più effetto, è una questione di dosaggio fino ad ora.
3) Perché sono curativi in effetti, la guarigione dipende dalla malattia in sé. Dal momento che la malattia è su base costituzionale, anche se non è sufficiente, rimane comunque una vulnerabilità anche se si "guarisce" per anni e anni, quindi curativo significa che tende a far spengere il processo. Se vede che la sua dose è X, per un pò come all'inizio giustamente ha fatto il suo psichiatra, forse è meglio mantenerla invariata.
4) Un calcolo delle probabilità non ha senso, in più non le direbbe niente.
5) Lei assume paroxetina, non "psicofarmaci", e mi sembra che sulla sua psiche abbiano fatto bene, se hanno curato il panico. Lei parte da un presupposto falso, cioè che il panico dura soltanto un pò, che i farmaci lo estirpano e che poi non si prendono più. Può essere vero perché il panico va in remissione, spesso grazie ai farmaci, oppure può essere necessario assumerli a lungo. Tutta la vita non si sa, perché non ci sono studi in proposito, ma alcuni casi necessitano terapie di molti anni. Sicuramente sotto due anni sarebbe stato inutile.
L'ansilitico a differenza di questo non tiene sotto controllo neanche i sintomi dopo i primi mesi, è tossico su alcune funzioni mentali e induce dipendenza, cosa che lei NON ha visto che se può si vorrebbe staccare dal farmaco, e non lo fa perché preferisce star bene (e questo mi pare comprensibile). Questa situazione non dipende dal farmaco, ma dalla malattia, e noi siamo "nelle mani" della malattia in primo luogo, poi delle terapie.
1) Il disturbo può avere un decorso fluttuante, quindi variare da periodo a periodo in aggressività, oppure semplicemente sono variati i parametri metabolici (ne assorbe di meno, ne elimina di più, non possiamo saperlo perché sappiamo quanto prende per bocca ma non quanto farmaco effettivamente c'è nel sangue.
2) Non mi sembra che non le faccia più effetto, è una questione di dosaggio fino ad ora.
3) Perché sono curativi in effetti, la guarigione dipende dalla malattia in sé. Dal momento che la malattia è su base costituzionale, anche se non è sufficiente, rimane comunque una vulnerabilità anche se si "guarisce" per anni e anni, quindi curativo significa che tende a far spengere il processo. Se vede che la sua dose è X, per un pò come all'inizio giustamente ha fatto il suo psichiatra, forse è meglio mantenerla invariata.
4) Un calcolo delle probabilità non ha senso, in più non le direbbe niente.
5) Lei assume paroxetina, non "psicofarmaci", e mi sembra che sulla sua psiche abbiano fatto bene, se hanno curato il panico. Lei parte da un presupposto falso, cioè che il panico dura soltanto un pò, che i farmaci lo estirpano e che poi non si prendono più. Può essere vero perché il panico va in remissione, spesso grazie ai farmaci, oppure può essere necessario assumerli a lungo. Tutta la vita non si sa, perché non ci sono studi in proposito, ma alcuni casi necessitano terapie di molti anni. Sicuramente sotto due anni sarebbe stato inutile.
L'ansilitico a differenza di questo non tiene sotto controllo neanche i sintomi dopo i primi mesi, è tossico su alcune funzioni mentali e induce dipendenza, cosa che lei NON ha visto che se può si vorrebbe staccare dal farmaco, e non lo fa perché preferisce star bene (e questo mi pare comprensibile). Questa situazione non dipende dal farmaco, ma dalla malattia, e noi siamo "nelle mani" della malattia in primo luogo, poi delle terapie.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Gentile Dottore,
ringraziandola per la sua tempestività nel rispondermi vorrei porle, approfittando della sua gentilezza, ulteriori quesiti.
Cosa intende dire quando lei parla di casi che necessitano terapie di molti anni? Io sono in cura già da 8 anni e mi preoccupa protrarre la terapia per altri X anni (o addirittura per tutta vita) perchè ho paura che l'assunzione della paroxetina possa recarmi qualche danno a lungo andare. Sento dire spesso che i farmaci vanno usati per un periodo breve di tempo e che non eliminano il problema a differenza della psicoterapia (che tra l'altro ho provato in passato senza alcun beneficio). Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa lei su quest'ultimo aspetto e inoltre vorrei chiederle se per il futuro ci sono delle buone notizie per la cura di di questi disturbi.
grazie ancora
Gianluca
ringraziandola per la sua tempestività nel rispondermi vorrei porle, approfittando della sua gentilezza, ulteriori quesiti.
Cosa intende dire quando lei parla di casi che necessitano terapie di molti anni? Io sono in cura già da 8 anni e mi preoccupa protrarre la terapia per altri X anni (o addirittura per tutta vita) perchè ho paura che l'assunzione della paroxetina possa recarmi qualche danno a lungo andare. Sento dire spesso che i farmaci vanno usati per un periodo breve di tempo e che non eliminano il problema a differenza della psicoterapia (che tra l'altro ho provato in passato senza alcun beneficio). Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa lei su quest'ultimo aspetto e inoltre vorrei chiederle se per il futuro ci sono delle buone notizie per la cura di di questi disturbi.
grazie ancora
Gianluca
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"Sento dire spesso che i farmaci vanno usati per un periodo breve di tempo e che non eliminano il problema a differenza della psicoterapia (che tra l'altro ho provato in passato senza alcun beneficio)"
No: chi dice così dice una falsità. Le terapie di qualsiasi tipo prevedono una fase di mantenimento e non garantiscono la guarigione, ma la stabilizzazione, spesso la riduzione di attività della malattia, che in una parte dei casi può rimanere spenta anche senza più terapia. Ma il decorso tipico del panico è ricorrente o persistente (cioè cronico) anche senza necessariamente aggravarsi.
Psicoterapia e farmacoterapia convergono verso lo stesso scopo, anche se ciascuna può aggredire aspetti diversi della malattia e soprattutto per vie diverse.
Non è nota al momento una terapia breve per guarire dal panico. Non sono note cause esterne del panico, mentre è chiaro un fattore ereditario genetico. Chiaramente ineliminabile.
La paroxetina a lungo termine non sembra far niente di diverso da quello che fa a breve, in termini di effetti collaterali. Sono necessari controlli medici generali specie all'inizio della cura.
No: chi dice così dice una falsità. Le terapie di qualsiasi tipo prevedono una fase di mantenimento e non garantiscono la guarigione, ma la stabilizzazione, spesso la riduzione di attività della malattia, che in una parte dei casi può rimanere spenta anche senza più terapia. Ma il decorso tipico del panico è ricorrente o persistente (cioè cronico) anche senza necessariamente aggravarsi.
Psicoterapia e farmacoterapia convergono verso lo stesso scopo, anche se ciascuna può aggredire aspetti diversi della malattia e soprattutto per vie diverse.
Non è nota al momento una terapia breve per guarire dal panico. Non sono note cause esterne del panico, mentre è chiaro un fattore ereditario genetico. Chiaramente ineliminabile.
La paroxetina a lungo termine non sembra far niente di diverso da quello che fa a breve, in termini di effetti collaterali. Sono necessari controlli medici generali specie all'inizio della cura.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.5k visite dal 22/12/2008.
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