Disturbo dell’umore e della personalità: corretto? Cosa fare?
Salve, spiego brevemente nella speranza di facilitare la comprensione.
Sin da piccola ho avuto un umore molto variabile, con picchi di ottimismo e socievolezza e momenti di tristezza, ansia e chiusura in me stessa. Giorni di voglia di fare, caratterizzati da ambizioni irreali e scelte azzardate, cui seguono seguono periodi “no” più lunghi dei precedenti, in un continuo alternarsi. Mia madre era piuttosto critica e a volte alzava le mani, per cui negli anni delle elementari mi ero persuasa del fatto che volesse abbandonarmi o uccidermi. Soffr(iv)o di ansia e spesso attacchi di panico. Il suo giudizio mi influenzava completamente, al punto da variare opinione anche in base a quello che percepivo come “accettabile” da parte sua. Situazione che sussiste ancora oggi e che sin dall’età pre-puberale mi ha resa bugiarda, al punto che adesso stento a dire la verità anche in risposta a domande semplici come “che stai facendo?” se penso possa essere criticata. Sono sempre stata una creativa: am(av)o scrivere, leggere e disegnare. Passioni che percepivo considerate come sconvenienti perdite di tempo da parte dei miei genitori. Presto iniziai ad appellare come “scansafatiche” chiunque mostrasse predilezione per materie umanistiche; col senno di poi e molta autocritica, mi rendo conto fosse pura gelosia per coloro che potevano seguire le loro inclinazioni. Al momento di scegliere l’università optai per medicina, convinta fosse la scelta giusta per me, ma dopo aver superato immediatamente il test e il primo anno di corso, mi resi conto di essere profondamente infelice. In quel periodo iniziai a provare rabbia e rancore nei confronti dei miei genitori e ne desideravo la morte (non ho mai avuto, tuttavia, alcun istinto omicida) così da essere libera di scegliere. Iniziai a soffrire di ED, che si ripropongono con più gravità ogni volta che sento la situazione sfuggirmi di mano. Dissi di voler studiare arte, ma percepii immediatamente un muro che mi fece desistere; tentai così con chimica, una toppa che mi ha condotta a una insoddisfazione maggiore. Ultimamente piango spesso e mi sento un ostaggio della mia stessa mente e dei suoi meccanismi di esaltazione, abbattimento e di autoprotezione. Mi reputo più sensibile, carismatica e intelligente degli altri, per questo fatico a parlarne con altri, perché penso di non poter essere compresa da qualcuno che non sia geniale. Le mie opinioni sulle persone variano in base al trattamento che mi riservano e ho comportamenti predatori e manipolativi nei confronti di coloro con cui mi relaziono (nei momenti “sì” specialmente). Ricerco ammirazione minando l’autostima altrui con meccanismi subdoli, rendendoli effettivamente dipendenti dalla mia persona, finché non me ne stufo, sentendomi in trappola; una trappola allestita da una “me passata” che nel mentre è mutata, cambiando desideri e aspirazioni.
Ringrazio in anticipo colore che leggeranno ed eventualmente spenderanno del tempo per rispondermi.
Sin da piccola ho avuto un umore molto variabile, con picchi di ottimismo e socievolezza e momenti di tristezza, ansia e chiusura in me stessa. Giorni di voglia di fare, caratterizzati da ambizioni irreali e scelte azzardate, cui seguono seguono periodi “no” più lunghi dei precedenti, in un continuo alternarsi. Mia madre era piuttosto critica e a volte alzava le mani, per cui negli anni delle elementari mi ero persuasa del fatto che volesse abbandonarmi o uccidermi. Soffr(iv)o di ansia e spesso attacchi di panico. Il suo giudizio mi influenzava completamente, al punto da variare opinione anche in base a quello che percepivo come “accettabile” da parte sua. Situazione che sussiste ancora oggi e che sin dall’età pre-puberale mi ha resa bugiarda, al punto che adesso stento a dire la verità anche in risposta a domande semplici come “che stai facendo?” se penso possa essere criticata. Sono sempre stata una creativa: am(av)o scrivere, leggere e disegnare. Passioni che percepivo considerate come sconvenienti perdite di tempo da parte dei miei genitori. Presto iniziai ad appellare come “scansafatiche” chiunque mostrasse predilezione per materie umanistiche; col senno di poi e molta autocritica, mi rendo conto fosse pura gelosia per coloro che potevano seguire le loro inclinazioni. Al momento di scegliere l’università optai per medicina, convinta fosse la scelta giusta per me, ma dopo aver superato immediatamente il test e il primo anno di corso, mi resi conto di essere profondamente infelice. In quel periodo iniziai a provare rabbia e rancore nei confronti dei miei genitori e ne desideravo la morte (non ho mai avuto, tuttavia, alcun istinto omicida) così da essere libera di scegliere. Iniziai a soffrire di ED, che si ripropongono con più gravità ogni volta che sento la situazione sfuggirmi di mano. Dissi di voler studiare arte, ma percepii immediatamente un muro che mi fece desistere; tentai così con chimica, una toppa che mi ha condotta a una insoddisfazione maggiore. Ultimamente piango spesso e mi sento un ostaggio della mia stessa mente e dei suoi meccanismi di esaltazione, abbattimento e di autoprotezione. Mi reputo più sensibile, carismatica e intelligente degli altri, per questo fatico a parlarne con altri, perché penso di non poter essere compresa da qualcuno che non sia geniale. Le mie opinioni sulle persone variano in base al trattamento che mi riservano e ho comportamenti predatori e manipolativi nei confronti di coloro con cui mi relaziono (nei momenti “sì” specialmente). Ricerco ammirazione minando l’autostima altrui con meccanismi subdoli, rendendoli effettivamente dipendenti dalla mia persona, finché non me ne stufo, sentendomi in trappola; una trappola allestita da una “me passata” che nel mentre è mutata, cambiando desideri e aspirazioni.
Ringrazio in anticipo colore che leggeranno ed eventualmente spenderanno del tempo per rispondermi.
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Cara Utente, in un certo senso nella sua lunga lettera lei dettaglia i sintomi e anche le cause. Manca però qualunque riferimento ai trattamenti intrapresi fin qui. Esistono terapie mirate al problema di cui soffre, in estrema sintesi una scarsa simpatia per se stessa e per gli altri, indotta dalla paura precocemente sperimentata e protratta nel tempo del biasimo genitoriale. Sto pensando a tutta la gamma delle terapie cognitivo/comportamentali, segnatamente alla cosiddetta "terza onda". Per esempio la Compassion Focused Therapy potrebbe aiutarla a recuperare amore e fiducia verso sé stessa e gli altri, contrastando questa sua continua inibizione di ciò che le piace davvero; ma anche la Musicoterapia, favorendo un ascolto della propria interiorità basata sul bello, sulla dolcezza, sull'Arte, ha aiutato molti. Infine la sua propensione a scrivere, ben evidente dalla sua lettera, potrebbe trovare un valido supporto nella Scrittura Espressiva, un metodo per svelare a sé stessi le emozioni e per imparare a dominarle. Mi farebbe piacere sapere come si è sentita dopo aver scritto la sua lettera.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
La ringrazio per la risposta. Non vi sono stati precedenti trattamenti; purtroppo soltanto nelle ultime settimane mi sono resa conto della gravità della mia situazione psicologica, anche a causa di sintomi psicosomatici quali insonnia, vertigini e difficoltà di concentrazione.
La scrittura, con il disegno, è l’unico mezzo che mi consenta di esprimermi e che mi soddisfi, facendomi sentire “reale”.
La scrittura, con il disegno, è l’unico mezzo che mi consenta di esprimermi e che mi soddisfi, facendomi sentire “reale”.
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Come al solito, dove la mente cerca di nascondere, il corpo comincia a lanciare segnali. Intanto le sarebbe più che utile la Scrittura Espressiva, che può praticare anche da sola, e il disegno, però il lavoro di gruppo potrebbe accelerare i tempi di un miglioramento e fornirle altre prospettive. Non mi ha detto se ha provato un cambiamento di umore dopo aver scritto la sua lettera. Non vedrei male qualche colloquio, almeno orientativo, con uno psicologo.
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Utente
Scrivere mi fa sentire meglio, ma in questo caso -per via delle tematiche- mi ha anche rattristata, per via di una sorta di consapevolezza che si instilla tramite l’auto-analisi. Come dopo uno sfogo, con la differenza che, salvo rari casi, a voce difficilmente riesco ad esprimermi con altrettanta efficacia. Anzi, spesso trovo difficile affrontare determinate questioni, e finisco per restare in silenzio.
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Dunque la sua lettera è stata una ricerca delle cause, senza una possibile via di soluzione. Tanto più le sarebbe utile iniziare un percorso che le permetta, non solo di vedere in sé stessa, nel suo passato e nelle sue relazioni familiari, ma anche di sperimentare una nuova forma di accettazione e di reperire le risorse per un cambiamento positivo. Prenda in considerazione anche l'Acceptance and Commitment Therapy, ancora una terapia cognitivo/comportamentale di terza generazione. Mi sarebbe utile sapere da quanto tempo è sottopeso (ritengo che con ED intenda Eating Disorders).
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Utente
L’unica soluzione che proporrei a me stessa penso sarebbe intraprendere un percorso universitario che mi appassioni (umanistico) e sentirmi supportata in questo dai miei genitori. Ma è estremamente difficile comunicarla. Riguardo il sottopeso, ormai sono tre anni, e tende a variare in base al periodo e all’umore.
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Sarebbe utile una visita psichiatrica che possa eventualmente stabilire quali siano effettivamente i suoi disturbi ed il trattamento di essi.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 1.1k visite dal 04/11/2017.
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