Disturbi dell'umore
Salve dottori. Premetto che questo non è il primo post che pubblico su questo portale.
Bene, esordisco scrivendo che sono in cura da uno psichiatra con il quale svolgo anche sedute di psichiatria. In passato mi ero fatto seguire da un altro psichiatra che mi aveva trattato come depresso, ma senza alcun giovamento farmacologico.
Con il nuovo psichiatra inizia una nuova avventura e a seguito di un breve periodo durante il quale mi è stato somministrato un nuovo antidepressivo con un notevole peggioramento della mia sintomatologia, mi è stato riferito di soffrire di un disturbo bipolare.
Il problema dove sorge?
Con il curante non riesco a instaurare una relazione efficace. Nel senso che lo percepisco come molto saccente e distante ed è come se durante il processo psicoterapico mi desse dei consigli che somigliano a delle critiche che mi fanno sentire abbastanza in colpa, che mi lasciano, al termine della seduta, con una sensazione di tristezza.
Sono un ragazzo di 23 anni amante della letteratura e delle arti e studio lingue straniere. Sono di natura molto introspettivo e riesco a comunicare anche diciamo con una certa intelligenza con il curante. Ma quest'ultimo, come scrivevo, è molto freddo e credo mi riservi un trattamento differente rispetto ad un paziente adulto perché forse la mia tenera età lo induce a credermi meno maturo.
Inoltre non ricevo nessuna spiegazione riguardo il mio disturbo: tralasciando la definizione di "disturbo bipolare", non so di che tipo di disturbo bipolare si tratta, non conosco come si cura e se il farmaco attuale, che assumo a dosaggi ancora bassi (Lamictal), possa, da solo, bastare. Non so quale dosaggio terapeutico raggiungere (ora ne assumo 75 mg) e non ricevo rassicurazioni sull'eventualità di tornare a stare bene.
In seguito ad un periodo passato stressante, sono crollato ed ho creduto per anni di essere depresso, ma pare che così non sia.
Ora io continuo a non sentirmi bene e mi sento limitato, personalmente parlando, nello svolgere le normali attività. I miei sintomi sono agitazione, ansia molto forte, sensazione di disperazione, momenti di euforia, rabbia e voglia di piangere e di liberarmi come da una catena che stia soffocandomi.
Quel poco che conosco sul disturbo lo devo a letture di articoli online.
Quando ho chiesto spiegazioni mi è stato detto di non agitarmi e di stare tranquillo e di fronte al mio sgomento sulla possibilità di continuare a soffrire mi è stato detto "mi dispiace".
Non mi sento compreso e rassicurato. Sono giovane e pieno di interessi, ma negli ultimi anni la mia vita ha preso una bruttissima piega e vorrei tornare a stare bene.
Bene, esordisco scrivendo che sono in cura da uno psichiatra con il quale svolgo anche sedute di psichiatria. In passato mi ero fatto seguire da un altro psichiatra che mi aveva trattato come depresso, ma senza alcun giovamento farmacologico.
Con il nuovo psichiatra inizia una nuova avventura e a seguito di un breve periodo durante il quale mi è stato somministrato un nuovo antidepressivo con un notevole peggioramento della mia sintomatologia, mi è stato riferito di soffrire di un disturbo bipolare.
Il problema dove sorge?
Con il curante non riesco a instaurare una relazione efficace. Nel senso che lo percepisco come molto saccente e distante ed è come se durante il processo psicoterapico mi desse dei consigli che somigliano a delle critiche che mi fanno sentire abbastanza in colpa, che mi lasciano, al termine della seduta, con una sensazione di tristezza.
Sono un ragazzo di 23 anni amante della letteratura e delle arti e studio lingue straniere. Sono di natura molto introspettivo e riesco a comunicare anche diciamo con una certa intelligenza con il curante. Ma quest'ultimo, come scrivevo, è molto freddo e credo mi riservi un trattamento differente rispetto ad un paziente adulto perché forse la mia tenera età lo induce a credermi meno maturo.
Inoltre non ricevo nessuna spiegazione riguardo il mio disturbo: tralasciando la definizione di "disturbo bipolare", non so di che tipo di disturbo bipolare si tratta, non conosco come si cura e se il farmaco attuale, che assumo a dosaggi ancora bassi (Lamictal), possa, da solo, bastare. Non so quale dosaggio terapeutico raggiungere (ora ne assumo 75 mg) e non ricevo rassicurazioni sull'eventualità di tornare a stare bene.
In seguito ad un periodo passato stressante, sono crollato ed ho creduto per anni di essere depresso, ma pare che così non sia.
Ora io continuo a non sentirmi bene e mi sento limitato, personalmente parlando, nello svolgere le normali attività. I miei sintomi sono agitazione, ansia molto forte, sensazione di disperazione, momenti di euforia, rabbia e voglia di piangere e di liberarmi come da una catena che stia soffocandomi.
Quel poco che conosco sul disturbo lo devo a letture di articoli online.
Quando ho chiesto spiegazioni mi è stato detto di non agitarmi e di stare tranquillo e di fronte al mio sgomento sulla possibilità di continuare a soffrire mi è stato detto "mi dispiace".
Non mi sento compreso e rassicurato. Sono giovane e pieno di interessi, ma negli ultimi anni la mia vita ha preso una bruttissima piega e vorrei tornare a stare bene.
[#1]
Può sentire il parere di un altro specialista per un inquadramento più specifico ed eventualmente la considerazione di un trattamento psicoterapeutico in condizioni di eleggibilità.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 928 visite dal 24/10/2017.
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