Psicologo o psichiatra?

Buongiorno, vi scrivo per un consiglio dopo un colloquio con un medico psichiatra che mi ha creato confusione.
Vado da una psicoterapeuta psicoanalitica da 2anni, faccio continuamente fatica a fidarmi, glielo dico spesso e lei mi dice che se continuo ad andare è perché del buono lo trovo e che già il fatto che continuo ad andarci è un risultato. Ho iniziato la terapia perché per l ennesima volta(ho29anni, quando l ho iniziata ne avevo27) mi sono ritrovata a lamentarmi del lavoro, non essere soddisfatta di niente, spesso malinconica, non sapere cosa mi piace e cosa no. Stavo con un ragazzo ed ero molto innamorata. Nel tempo ho capito che il legame possessivo con mio babbo che pensavo speciale, si è rivelato una sorta di incesto psicologico, la lontananza da mia mamma, sempre molto assente nella mia vita. Le sedute, sul lettino 1volta alla settimana e da poco tramutate in 2la settimana, mi fanno fare molta fatica perché la dott.ssa che mi segue non mi da mai consigli o analisi, si limita ad ascoltarmi e qualche volta commentare, dandomi del lei è mantenendo distanza. A fine aprile ho lasciato il mio ex ragazzo con molta molta tristezza e fatica perché non mi fidavo piu dopo l ennesimo rimandare la convivenza e l ennesima omissione di essere attratto da altre donne, donne che conosce da tempo, di cui prima condivideva con me i pensieri di attrazione e le frustrazioni legati ad essi, mentre poi ha iniziato a nascondermeli così che io ho iniziato a dubitare e non fidarmi più e controllarlo, prima non lo facevo. Dopo 5 mesi sono ancora qui che sento di amarlo, ma lui ha frequentato altre donne e mi ha allontanato molto dicendomi che sarò sempre parte di lui ma che le nostre pesantezze insieme non funzionano come coppia. Ho passato un'estate molto dura, pianti tutti i giorni tutto il giorno, tachicardia con sconosciuti,anche fosse solo il meccanico per l auto, forte senso di abbandono e nostalgia, forte solitudine. Settembre è stato un mese di re-inizio, ma riniziare senza di lui a me sembra impossibile. mi ha allontanata sempre di più dicendomi che non provava nemmeno rabbia. Sono andata da uno psichiatra per un consulto medico perche non riesco a lavorare ne ad uscire ne a vivere. Lo psichiatra uomo, mi ha dato subito del tu, mi ha detto che ho bisogno di vicinanza, di persone, che secondo lui sarebbe il caso per me fare una cura farmacologica di qualche mese ma che per prescrivermela dovrò intraprendere un percorso con lui. Lui e la psicologa lavorano in modo opposto: donna/uomo, distanza/vicinanza, tu/lei, farmaci/non farmaci (lei mi ha consigliato di aspettare). Ma la mia vita e bloccata, è un dolore continuo, è una non vita. Mi sembra di essere in mezzo alla classica disputa psicologo/psichiatra, come posso decidere io sola cosa sia meglio? Non so nemmeno che cosa io abbia, visto che la psicologa non si pronuncia in questo. Ho ossessioni amo/non amo, mi piace/non mi piace,narcisismo, forte insicurezza,bassa autostima, dipendenza affettiva. Grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.2k 1k
Gentile utente,

Lei si è rivolta ad un medico, che le ha indicato una cura da iniziare. Non è chiaro cosa voglia dire "un percorso con lui".
La psicoterapia non capisco esattamente a che tecnica corrisponda, né se i termini che utilizza per descrivere i suoi rapporti siano derivati da parole della psicologa, oppure no.
In ogni caso, se la psicologa non è medico non può esprimere pareri sull'indicazione di una terapia medica.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Gentile dott. Pacini, grazie per la sua risposta. Per percorso intendo che il dottore mi ha detto che per poter prescrivermi una cura adatta, avrei dovuto iniziare una terapia con lui, non mi ha specificato in cosa consistesse, se non dirmi che se scelgo di iniziarla, dovrò vederlo più volte e secondo lui non è il caso di vedere due volte la settimana la mia psicoterapeuta in concomitanza con gli incontri con lui.
I termini che utilizzo sono solo miei in quanto la psicologa in due anni non mi ha mai detto nulla in termini di diagnosi. Questo è un elemento che credo faccia parte della terapia ma che io fatico molto ad accettare.
Grazie
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Dr. Giovanni Portuesi Psichiatra, Psicoterapeuta 663 38
Nella letteratura scientifica odierna sono rilevabili dei vantaggi da effettuare una psicoterapia combinata con una farmacoterapia. Certo non bisogna disorientare il paziente! Vi deve essere un certo affiatamento tra i curanti. Se mi posso permettere un punto di vista personale, chi segue la terapia farmacologica deve fare un po' un passo indietro rispetto alle vicende relazionali della psicoterapia. Ma chi fa la psicoterapia deve far sentire abbastanza a suo agio il paziente per poter discutere liberamente queste vicende.

Dr Giovanni Portuesi

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.2k 1k
Quel che non capisco è la differenza tra prescrivere una terapia adatta e iniziare una terapia, non possono essere la stessa cosa ?
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Utente
Utente
Immagino che possano essere la stessa cosa, ma il mio dubbio resta legato al fatto che il medico psichiatra mi ha sconsigliato di farlo contemporaneamente alla terapia di due volte la settimana con la mia psicoterapeuta, quindi sicuramente ne parlerò con lei, ma mi trovo in difficoltà nella scelta. Grazie per le vostre risposte.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.2k 1k
Cioè non sarebbe consigliabile iniziare una cura farmacologica in concomitanza con una psicoterapia già in corso ? E perché ?
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Utente
Utente
Il medico psichiatra che ho incontrato, siccome non conosce ne lavora con la mia psicoterapeuta, vorrebbe vedermi per qualche seduta prima di prescrivermi la cura farmacologica, ed anche durante la cura. E a sua detta per me sarebbe troppo "intenso" farmi seguire da due persone diverse che soprattutto utilizzano due metodi opposti. Le sue domande dottore mi fanno intendere che c è qualcosa di strano nella proposta del medico psichiatra che ho incontrato, è così?
Grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.2k 1k
Questi due metodi opposti quali sarebbero ? Ne abbiamo una definizione ?

Inoltre, vederla prima di prescriverle la cura di preciso a quale scopo, visto che già si è arrivati a decidere che gliela prescrive (quindi saprà già più o meno cosa, perché così in astratto non avrebbe senso), non è molto chiaro.
Più che troppo intenso, se si parla di due metodi non compatibili, non è indicato. Quindi in sostanza, il medico le sta dicendo che vorrebbe che facesse una cura farmacologica ma non subito, e comunque una psicoterapia con lui, con un metodo diverso.
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Utente
Utente
Purtroppo non ho una definizione dei due metodi utilizzati, ma le caratteristiche.
La mia psicoterapeuta utilizza la psicanalisi, sono stesa sul lettino, mi dà del lei, parlo quasi sempre solo io e lei non mi da mai consigli né diagnosi. Lo psichiatra che ho incontrato mi ha dato subito del tu, non saprei che metodo utilizzi,e non prevede la seduta sul lettino. Purtroppo non so di più.

Mi chiedo come però io possa prendere una decisione tra due percorsi terapeutici diversi, dove da un lato c'è un medico psichiatra che mi dice che avrei necessità di una cura farmacologica di qualche mese, e dall'altro la terapeuta che mi suggerisce che l eventuale scelta della cura farmacologica è importante che sia a supporto della terapia che ho già intrapreso e non legata ad un'altra. Le due cose vanno in contrasto e mi creano molta confusione su cosa sia meglio per la mia salute. Scusate mi rendo conto che sia difficile aiutarmi, visto che devo essere una mia scelta personale, ma con questi elementi è veramente complesso.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.2k 1k
Dunque, le cure, se uno deve scegliere, vanno giudicate secondo questi parametri.

a) se sono mirate alla diagnosi, ai singoli sintomi, o a cos'altro
b) in che tempo più o meno si giudicano, anche se non funzionassero (quindi dopo quanto si decide che vanno o non vanno bene)
c) che siano definite in termini metodologici: ad esempio se dico che darei a qualcuno un farmaco, è vago, senza sapere più o meno di che tipo di farmaco si tratta non ha molto senso.
Siccome qui addirittura si parla di compatibilità o meno delle cure tra di loro, senza sapere di cosa parliamo non ha senso ragionare.
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Utente
Utente
Se io chiedo queste informazioni alla mia psicoterapeuta la risposta è che devo smettere di voler controllare tutto io e devo fidarmi. Alla mia richiesta di maggiori informazioni, lo pasichiatra mi ha detto che non avevo bisogno di troppi particolari, dovevo solo scegliere l uno o l altro. A questo punto mi viene il dubbio di non comprendere quello che mi viene detto o di non spiegarmi bene.
Grazie per il suo tempo dottore.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.2k 1k
"devo smettere di voler controllare tutto io e devo fidarmi. "

Sì, questo è il risultato da ottenere con riferimento al meccanismo che interferisce, ma la tecnica terapeutica si sa in cosa consiste ?

Troppi dettagli certamente è inutile, ma almeno un minimo per poter capire. Se uno deve fare un'operazione chirurgica un minimo gli spiegano cosa si va a fare.
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