Codice deontologico
Gentili dottori, in base al codice deontologico è lecito che uno psichiatra pubblico suggerisca a un suo paziente uno specialista privato di sua conoscenza? Mio marito è in cura da una psichiatra del csm per un serio disturbo della personalità ed era seguito da un terapeuta privato, anche psichiatra, di indirizzo sistemico. Il caso è molto difficile ma il terapeuta stava facendo piccoli passi. Soprattutto, la relazione era eccellente. La famiglia di mio marito, smaniosa di risultati immediati, si è rivolta alla dottoressa ed è stata fortemente influenzata a far lasciare al figlio la terapia che stava seguendo per rivolgersi a un medico psichiatra che svolge anche terapia di indirizzo adleriano applicando EMDR (di cui la dottoressa ha esaltato gli effetti miracolosi) e Minduflness. I risultati sono stati disastrosi. Il nuovo terapeuta ha individuato con lucidità la radice di molti problemi di mio marito ma sono subito insorti gravi problemi di relazione dovuti a un atteggiamento mortificante che lo ha spesso colpevolizzato. “lei è sempre troppo agitato e io non posso lavorare. Quindi si calmi, pratichi la meditazione che le ho insegnato, smetta di farsi paranoie e veda di stare un po’ meglio così finalmente la potrò curare” (in estrema sintesi ma questo è il succo). In seguito a un forte scontro mio marito ha scritto al medico una mail spiegando le ragioni del suo disagio. Il medico si è dovuto scusare (non subito ma solo dopo una seduta che ha avuto un vero e proprio carattere di litigio tra pari) ammettendo di non averlo approcciato in modo corretto a causa di una giornata difficile che lo aveva afflitto. Nel corso di quasi due anni l’EMDR non è mai stato applicato e i problemi di relazione si sono acutizzati fino alla rottura: mio marito dopo la pausa estiva ha manifestato la sua paura di presentarsi in studio con un lungo sms, sempre molto equilibrato, al quale si è visto rispondere senza alcuna disponibilità all’aiuto “ne prendo atto e se questo è il suo stato d’animo ritengo la sua decisione perfettamente sensata”. Non sa neppure se la prossima settimana può o deve presentarsi. Mio marito teme inoltre che il terapeuta informi la psichiatra della loro rottura dovendo patire un forte imbarazzo. Sarebbe in questo caso una violazione della riservatezza? Sappiate che non è mai stato impostato un lavoro di rete. Anzi, a fronte di una esplicita richiesta per sollecitarlo è stato risposto “non ne vedo il motivo, stimo molto la dottoressa e so che siamo sulla stessa linea”. Quindi iniziare a farlo adesso sarebbe una “novità” non precedentemente concordata né tantomeno autorizzata. E, torno a chiedere, è stato lecito forzare l’interruzione della terapia con un collega che non è mai stato interpellato? Alla luce dei risultati sconfortanti non sembra proprio che sia stata un’iniziativa orientata al bene del paziente. Grazie di cuore
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Già le è stato risposto che se vuole può rivolgersi agli ordini di pertinenza.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
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Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.6k visite dal 03/09/2017.
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