Depressione, Fobia Sociale, Apatia
Salve, mi chiamo Luca e sono un ragazzo di Roma di 26 anni. vi scrivo perchè spero con tutto il cuore che voi possiate darmi una mano : tutti i giorni mi capita di non voler uscire (nei semestri seguo lezioni all'università e faccio un corso di kung fu la sera 2 volte alla settimana, ma a parte questi sono recluso in casa), cosa che è venuta ad accentuarsi l'estate dopo che finisce il periodo di esami estivo. Mi rendo conto di essere semrpe stato solo in 26 anni e di aver sempre detto agli altri che tutto andava bene mentendo, ma ora è come se non ce la facessi più a mentire nè agli altri nè a me stesso. In tutta la mia vita non ho mai avuto un amico VERO (alle superiori, in particolare dalla 3°, la mia solitudine è andata accentuandosi e in più si è anche aggiunto un episodio di bullismo al quale ho reagito picchiando chi mi infastidiva e venendo sospeso). Non ho mai avuto un supporto familiare, dato che mio padre è il classico genitore sempre in silenzio col quale non si può parlare di nulla e io tendo ad evitarlo (quindi non credo che mi pagherebbe un eventuale percorso psicologico, cosa che punterò a fare da solo quando lavorerò) e mia madre non perde occasione di lanciarmi "frecciatine" parlandomi alle spalle e insistendo che sono un immaturo, che dovrei trovarmi una ragazza, ecc. Ora che mi accingo a finire l'università nel giro di un anno e mezzo, ho davvero paura per il mio futuro in termini relazionali (ho avuto attacchi di panico quest'ultima sessione estiva, infatti mi veniva da piangere il pomeriggio. Questi uniti al caldo eccessivo mi hanno impedito di studiare bene). Non sò da dove partire per costruirmi delle relazioni, in particolare vorrei capire se sono davvero io che sbaglio con gli altri (nonostante ponga il rispetto e l'educazione al primo posto), oppure ho semplicemente incontrato persone sbagliate/ che hanno già il loro giro di amicizie e non vogliono "nuove entrate". Dato che mi avvicino ai 30 anni, vedo sui social che alcune persone si sono sposate e in generale le amicizie subiranno una compressione di tempo in favore della famiglia (in poche parole, resterò solo). Ringrazio chiunque mi dia dei consigli per uscire da questa terribile situazione e perdonatemi per il pessimo italiano, ma mi sento veramente vuoto (vi basti pensare che gli ultimi 3 capodanni li ho passati in giro per Roma camminando come un fantasma e per giunta senza cena). Non credo che arriverò a tanto dato che l'idea neanche mi sfiora per ora, ma non voglio finire come il noto ex cantante dei Linkin Park Chester Bennington morto suicida
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Non sembra il caso che debba attendere per farsi visitare.
Dovrebbe contattare uno psichiatra dal vivo per stabilire quali possano essere eventuali percorsi di cura.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Dovrebbe contattare uno psichiatra dal vivo per stabilire quali possano essere eventuali percorsi di cura.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Utente
Guardi so benissimo che devo essere visitato, infatti ho fatto 6 incontri con una psicologa che mi ha consigliato di fare un percorso di cura. Purtroppo i miei genitori non mi supportano finanziariamente in questo e io non lavoro.. Purtroppo temo che dovrò soffrire ancora molto... M sbrigherò a finire l'università
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Meglio iniziare subito a curarsi. Se finisce l'università è sicuro di trovare un lavoro retribuito in breve tempo? Non è tanto facile.
I genitori non capiscono come si sente, ma lei ha provato qualche volta a spiegare che sta male e quanto sta male? La lettura del pensiero non esiste, particolarmente in famiglia. Forse se capissero qualcosa di più (spiegato molto, molto bene) l'aiuterebbero, magari brontolando, ma lo farebbero.
I gruppi già formati di persone che si conoscono obbediscono a regole istintive, "animalesche": l'estraneo è accolto con diffidenza, spesso ci vuole un po' per essere accettati. Succede tra cani, tra galline e tra umani. Nella fase iniziale è normale sentirsi tagliati fuori, non è niente di personale, ci vuole pazienza, succede anche negli ambienti di lavoro.
I genitori non capiscono come si sente, ma lei ha provato qualche volta a spiegare che sta male e quanto sta male? La lettura del pensiero non esiste, particolarmente in famiglia. Forse se capissero qualcosa di più (spiegato molto, molto bene) l'aiuterebbero, magari brontolando, ma lo farebbero.
I gruppi già formati di persone che si conoscono obbediscono a regole istintive, "animalesche": l'estraneo è accolto con diffidenza, spesso ci vuole un po' per essere accettati. Succede tra cani, tra galline e tra umani. Nella fase iniziale è normale sentirsi tagliati fuori, non è niente di personale, ci vuole pazienza, succede anche negli ambienti di lavoro.
Franca Scapellato
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.5k visite dal 16/08/2017.
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