Sulpiride
Salve egregi dottori, avrei bisogno di un vostro consulto in merito ad antipsicotici a base di Sulpiride. Descrivendo in sintesi il problema, sono a carico del CPS da circa 5 anni con diagnosi di disturbo schizoaffettivo e fobia sociale. Inoltre, da circa tre anni, ho cominciato ad avere disturbi da somatizzazione, tra i quali, disturbi gastrointestinali, vomito, nausea e un pseudo-blefarospasmo, il quale si accentua nei casi di particolare stress. I farmaci prescrittimi e che assumo regolarmente, sono: xeplion depot 100mg, venaflaxina rp 75 mg al mattino, gabapentin 300 mg 3 volte al dì, sertralina 100 mg alla sera e 20 gocce di valium prima di dormire. Segnalo un rapporto conflittuale con le benzodiazepine, tra cui una pregressa dipendenza da tavor e xanax, ormai superata. Ultimamente per via di un lutto, (morte di mia madre, circa un anno fa), la mia depressione si è aggravata e mi sto ritirando socialmente, ( cosa che feci in più di un'occasione). I problemi i quali mi pesano sono questi sostanzialmente, depressione, ansia e disturbi somatoformi. Cercando su internet, mi sono imbattuto nel Sulpiride, molecola da quanto ho letto, ottima per schizofrenia, psicosi dell'umore e disturbi psicosomatici. Dunque, arrivando alla mia domanda, ritenete che il Sulpiride possa essere indicato nel mio problema ed eventualmente, che possa proporlo al mio psichiatra? Chiedo per cercare conferme e anche perché il prossimo colloquio l'ho tra un mese, quindi mi domando se sia il caso di parlargliene o di lasciare perdere. Attendendo una vostra risposta, porgo cordiali saluti e grazie in anticipo.
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Sulpiride e levosulpiride sono farmaci piuttosto vecchi, con qualche possibile effetto collaterale, soprattutto aumento di peso, calo della libido, galattorrea, che comunque possono essere utili nelle somatizzazioni.
La depressione da lutto è comprensibile e "normale" e sarebbe preoccupante che non ci fosse, mentre il ritiro sociale è più rischioso e andrebbe affrontato non solo con farmaci, ma con altri strumenti: psicoterapia, preferibilmente di tipo cognitivo, inserimento in attività di studio o lavorative e parecchio impegno (e fatica) da parte sua per non rischiare di perdere i miglioramenti raggiunti.
La depressione da lutto è comprensibile e "normale" e sarebbe preoccupante che non ci fosse, mentre il ritiro sociale è più rischioso e andrebbe affrontato non solo con farmaci, ma con altri strumenti: psicoterapia, preferibilmente di tipo cognitivo, inserimento in attività di studio o lavorative e parecchio impegno (e fatica) da parte sua per non rischiare di perdere i miglioramenti raggiunti.
Franca Scapellato
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 6k visite dal 04/08/2017.
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