Antidepressivi e disturbi sessuali

Gentili dottori,

ho 34 anni e soffro di depressione. Sono stato in cura da vari psichiatri ed è ormai chiaro che il mio è un problema cronico: sono sempre stato depresso, fin da bambino, ed è probabile che dovrò prendere farmaci per tutta la vita. Infatti sto bene solo quando li prendo, quando smetto la ricaduta è inevitabile.

Prendere farmaci a vita, tuttavia, non sarebbe un problema, se non fosse per le disfunzioni sessuali che provocano. Ho provato ormai tutti gli SSRI (paroxetina, fluoxetina, citalopram, ecc.) e tutti funzionano piuttosto bene contro la depressione, ma mi provocano calo della libido e soprattutto eiaculazione ritardata, spesso impossibile. Il bupropione e la moclobemide non mi provocano questi effetti, ma nemmeno riducono la depressione. Solo gli SSRI sembrano funzionare, e tutti hanno gli spiacevoli efetti sopra ricordati.

Quando la depressione è forte prendo il farmaco senza alcuna esitazione, perché curare la depressione è prioritario rispetto al sesso. Quando però la depressione è lieve o media, allora comincio a domandarmi se rinunciare a una vita sessuale decente non sia un prezzo troppo alto da pagare e a volte decido di sospendere il farmaco. Poi però la depressione si ripresenta e tutto ricomincia da capo... Ho anche provato a prendere il Viagra, ma non serve perché gli antidepressivi non provocano incapacità erettiva, bensì calo della libido e anorgasmia, contro cui il Viagra non ha effetto.

L'ultimo psichiatra che ho consultato mi ha detto chiaramente che secondo lui tutti gli antidepressivi danneggiano le funzioni sessuali, perciò devo scegliere il male minore fra la depressione e una vita sessuale compromessa.

Vorrei sapere se è davvero così come dice. Devo per forza scegliere il male minore? Non esistono proprio antidepressivi privi di effetti collaterali sulla sfera sessuale?
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Perfezionato in medicine non convenzionali attivo dal 2006 al 2009
Perfezionato in medicine non convenzionali
Se soffre sin da bambino di depressione, qualcosa non ha funzionato sin da allora, che ha scompensato l'asse HPA e a PNEI, (Hypothalamic Pituitary Adrenal axis nelle sue funzioni, la PNEI, psiconeuroendocrinoimmunologia), potrebbe essere stato anche una banale tonsillite o altra infezione che ha innescato il problema depressivo. Se si ragiona solamente in termini psichiatrici, non si arriverà mai alla soluzione, ed in effetti prenderà antidepressivi a vita. Consideri che ci sono terapie alternative ed esami per arrivare ad una diagnosi ed una terapia certamente meno invasiva di quella che sta eseguendo. Per risolvere un problema, possono esistere molte strade, non esiste una sola, ed è questo, per me l'errore fondamentale della medicicna accademica, che vede le cose da una sola parte e pensa di risolvere i problemi solo ed esclusivamente con farmaci, che spesso hanno effetti colleterali invasivi. Non sono, come vede, in accordo con il discorso fatto dallo psichiatra, e non lo accetterei nè per me nè per gli altri. Per questo che molti anni fa ho scelto nuove terapie, che sono veramente efficaci. Bisogna sempre andare all'origine del problema quindi se soffriva di depressione in quel periodo, è lì che bisogna studiare il motivo scatenante, e non dica, per favore il babbo, la mamma, la scuola, la società, perchè non lo accetto assolutamente. Lei ha fatto una domanda, ed io rispondo, si certamente, ma non antidepressivi, altri farmaci che come dicevo, intervengano sull'HPA e sulla PNEI.
saluti


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Dr. Silvio Presta Psichiatra, Farmacologo 464
Gentile utente,
esistono molte possibilità di ovviare ai fastidi connessi agli effetti collaterali, talora utilizzando antidepressivi non convenzionali, in alcuni casi non utilizzando un solo antidepressivo, ma combinandone alcuni. Inoltre, vi sono altri composti che hanno scarso impatto sulla sfera sessuale, tra cui anche alcuni stabilizzatori dell'umore, che hanno la funzione di prevenire le ricadute.
Perciò non si perda d'animo!
Cari saluti
Silvio Presta

www.silvio-presta-psichiatra.tk

Silvio Presta

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Dr. Claudio Lorenzetti Psichiatra, Farmacologo 250 4
Il fatto di avere continue ricadute alla sospensione degli antidepressivi potrebbe dipendere da vari fattori, fra cui uno dei più importanti è quello della durata del trattamento (meno di 12-18 mesi è comunemente ritenuta una situazione a rischio)e delle dosi del trattamento (dosi inadeguate possono portare ad una non completa remissione). Spesso nei disturbi bipolari (fasi depressive alternate a fasi espansive di breve durata) e nella depressione maggiore ricorrente la terapia cronica con gli antidepressivi può essere non sufficiente per una profilassi delle ricadute. I regolatori dell'umore sono molto utili in questi casi e spesso sono sufficienti in monoterapia dopo una prima fase di coesistenza con gli antidepressivi. E' ovvio che lasciare gli antidepressivi significa anche non avere più disturbi nella sfera sessuale, anche perchè gli stabilizzatori dell'umore non hanno effetti collaterali di questo tipo. E' possibile comunque fare delle terapie a basso impatto nella sfera sessuale con l'uso di prodotti con doppia azione serotonina-noradrenalina, spesso più maneggevoli degli SSRI per quanto riguarda il problema da Lei sollevato.
Cordiali saluti.

Claudio Lorenzetti

Dr. Claudio Lorenzetti

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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.5k 1k
Gentile utente,

se il problema sessuale e' dipendente dall'uso dei farmaci antidepressivi e' possibile ovviarlo utilizzando un'altra classe di farmaci (SNRI) o un SSRI di altro tipo.
Si rivolga al suo medico di fiducia facendo presente il problema.

Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero

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