Una condizione d'ansia conflittuale

Buonasera,
Da quando ho 16 anni sono seguita da psichiatri e psicologi (uso il plurale poiché ne ho cambiati diversi nel corso del tempo) e ho provato qualunque tipo di terapia senza mai successo significativi.
Ancora una settimana fa sono corsa in pronto soccorso per evitare un eventuale ed incontrollato suicidio.

È iniziato tutto con un episodio particolare risalente oramai ad anni fa.
Mi sembrava di essere tranquilla, ad un certo punto sento un caldo incredibile alle braccia e alla testa con formicolio e poi intorpidimento. Ricordo di aver spaventato molto la persona che era in mia compagnia siccome continuavo a dire "sto morendo" e mi affacciavo alla ringhiera.
Da quel momento successe tutti i giorni, avevo un'ansia tremenda e mi sentivo in costante pericolo.
Con l'assunzione del diazepam ed il citalopram misi a posto questa condizione di crisi fisiche.
Da qualche mese percepisco delle scosse fortissime e continue, mi è stato prescritto il rivotril come antiepilettico poiché potrei esserne soggetta.
Ieri notte sono rimasta bloccata intorpidita nel letto e non riuscivo in nessun modo ad aprire bocca per chiamare aiuto.
Ho avuto molta paura.

La mia domanda è: può essere stata confusa l'epilessia con una condizione d'ansia conflittuale? (Come la chiama il mio psicologo)
Ora ho sempre l'ansia appena avverto il sonno poiché temo succeda di nuovo e non voglio assolutamente rivivere queste brutte esperienze
Cosa mi consigliate?
[#1]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 202
Per la diagnosi di epilessia occorre che l'elettroencefalogramma sia positivo, cioè che indichi specifiche anomalie.
Se non c'è questo riscontro, con l'esame effettuato in clinica neurologica, non si tratta di epilessia.
La sensazione di scosse elettriche e i disturbi che avverte sono compatibili con ansia somatizzata, e la terapia che sta facendo è per l'ansia.
La diagnosi psichiatrica qual è?

Franca Scapellato

[#2]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Teoricamente sindrome ansioso depressiva con annessi disturbi della personalità(mi ritengono borderline e dipendente).
Ho iniziato prendendo citalopram e diazepam.
Poi zoloft diazepam e quetiapina e lamotrigina
Poi abbiamo provato la paroxetina
Poi venlafaxina
Poi Tavor
Infine l'aripiprazolo che mi ha fatto male.
Ed ora sto prendendo il litio anche se non sono d'accordo
[#3]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 202
Il litio è uno stabilizzatore dell'umore che si utilizza per diagnosi ben precise, essenzialmente per il disturbo bipolare.
Ha cambiato psichiatri e psicologi in 3 anni, tanti, perché?
A volte paziente e familiari si aspettano risultati rapidi, ed è comprensibile, ma il rischio di questa mancanza di pazienza è di creare un ricambio vorticoso di terapie che non vengono somministrate per il tempo necessario e ai dosaggi sufficienti, così si arriva alla conclusione: ho provato di tutto, ma... E se si indaga con pazienza si vede che (per esempio) le terapie sono state interrotte troppo presto, al primo effetto collaterale sgradevole, non sono state aumentate fino a una dose efficace, non si è aspettato il tempo sufficiente: almeno 3-4 settimane a dose piena prima di decidere che ancora il farmaco non fa effetto, e prima di sostituirlo bisogna ancora provare ad aumentarlo e/o ad associare un'altra molecola.
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