Ansia e rimugino
Salve a tutti, sono un ragazzo di 20 anni che studia a Roma all'Università da fuorisede...
Sono sempre stato a mio agio con tutti e felice della vita,con mille passioni e interessi fino a quando...il 22 dicembre 2016 fui colto da un ansia pazzesca alla bocca dello stomaco che ha tramutato tutto in noia, tutto improvvisamente mi dava fastidio è da che ero in armonia col mondo sono diventato incapace di ridere e di scherzare con la gente...
Ciò ha fatto si che rovinassi i rapporti con tutti all'interno della casa, che mi allontanassi da tutti e anche dall'università e adesso mi ritrovo ad aver finito gli esami e non sapere che fare, non avendo più passioni e divertimenti...
In questi 6 mesi ho vissuto col rimuginio completo sul passato,su quanto stavo bene,su come sia possibile essermi ritrovato così adesso,sul perché di questa situazione...forse può centrare il fatto di essermi innamorato della mia coinquilina ma non credo perché l'ansia è arrivata anche prima e mi ha colpito improvvisamente nel momento più bello per me, e mi ha proprio bruciato tutta la mia personalità, gli amici non mi riconoscono più, non riesco a stare fermo in un posto, a concentrarmi in niente e non ho più niente da dire con nessuno...quello che è successo in questi 6 mesi è come se non mi riguardasse...
Le parole che dicevo con da gennaio sono state: questo non sono io, non mi riconosco più...non è che si tratti di depersonalizzazione? Oppure di un disturbo della personalità?
Ho molta paura, questi 6 mesi sono stati un incubo...sono in cura con psicoterapia cognitivo comportamentale da 3 settimane e antidepressivi da 1 mese ma non fanno effetto.
Può specificare che diagnosi le è stata fatta e la medicina assunta. Inoltre la psicoterapia è stata scelta su quale base, ovvero chi l'ha indicata ? Lo psichiatra ?
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Ho capito, quindi una diagnosi di depressione e una terapia con efexor, più un ansiolitico temporaneamente. La cosa quadra.
L'unica cosa è che la dose di efexor è bassa, quindi se prima di un mese e mezzo non vi risentite mi pare un intervallo lungo, perché di solito la dose si aggiusta prima e di solito la dose efficace è un po' superiore.
Detto questo, in che senso lo psichiatra è un farmacologo e ha dato "solo farmaci" ? L'ha visitata, ha fatto una diagnosi e le ha prescritto una cura. Chi ha stabilito che non debba consistere semplicemente in questo ?
Diciamo che sul piano pratico a cosa sia dovuta la depressione non sempre condiziona la scelta della cura.
Io - in tutta franchezza - lascerei perdere i termini tecnici a cui Lei può aver dato un significato e che possono avere attirato la sua attenzione perché hanno un nome curioso o perché sembrano "centrare" l'insieme dei suoi sintomi.
La diagnosi che le hanno fatto mi pare plausibile, e la terapia coerente. L'unica cosa è che, come le dicevo, questo tipo di cure di solito si controllano un po' prima per aggiustare dose e sapere se ci sono effetti collaterali ad esempio. Altrimenti un mese e mezzo con 75 mg può darsi che non basti ma perché la dose è bassa, e quindi a quel punto meglio provvedere già prima ad un aggiustamento dose.
Venti minuti per una prima visita possono essere sufficienti a fare diagnosi e impostare una terapia, ma non per instaurare un rapporto terapeutico (di fiducia reciproca) che trattandosi di relazione di cura è importante, e lo sarebbe anche se la patologia fosse di altro tipo, diabete o ipertensione arteriosa.
Congedare una persona senza offrire la possibilità (ad esempio) di comunicare brevemente per telefono, per e-mail o altro i risultati della terapia nell'intervallo tra le visite rallenta la guarigione e rischia di compromettere la terapia, perché alcune persone, messe fuori della porta con una compressa e tutta la loro sofferenza da gestire in solitudine potrebbero sospendere la cura.
Le consiglio di continuare la terapia cognitiva e di contattare lo psichiatra per riferire che dopo un mese non avverte nessun miglioramento.
Franca Scapellato
Queste ipotesi in cui uno "si fa venire" la depressione francamente mi lasciano sempre esterefatto. Si tratta di una malattia, va diagnosticata e va curata. Le considerazioni sulle cause o hanno qualche base (oggettiva, non discorsiva), o sono inutili.
Quello che vi chiedo è, è possibile che insorga a 20 anni dopo che non ho mai avuto problemi relazionali o dell'umore con nessuno in 20 anni, ne a scuola e ne in ogni altra situazione? Anche se devo dire sono sempre stato piuttosto emotivo e sensibile ma in senso positivo, non negativo
Io ora sono in vacanza al mare dove vado da 20 anni ma anche con tutto il gruppo che conosco da una vita non provo niente e quasi non mi va di uscire perché tutto in questo paesino mi ricorda quando stavo bene...
Il morale forse è un po' salito ma continua un male di testa forte per i pensieri fissi al passato,il senso di stordimento e l'ansia fortissima...
Ma ferita narcisistica significa che ho un disturbo narcisistico di personalità? Perché ho letto che i narcisisti sono egoisti,mentre io finché stavo bene vivevo di empatia ed ero felicissimo quando gli altri stavano bene ed ero il primo ad aiutare gli altri...mentre da gennaio ho quasi rabbia quando gli altri si divertono perché io non riesco più...grazie mille
La diagnosi mi pare rimasta la stessa, le note sulla personalità non hanno necessariamente un senso clinico, riguardano piuttosto il tipo di equilibrio che uno ha quando sono assenti i sintomi di malattia principali.
Al momento sta solo prendendo quindi una dose minimamente maggiore.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.