Depressione e capacità cognitive
Gentili dottori,
soffro da molti anni ormai di sindrome ansioso-depressiva, sono in terapia psichiatrica da circa 6 anni (dopo un passato periodo di 2 anni, poi interrotto) durante i quali ho "provato" diversi antidepressivi (una decina) e alcuni antipsicotici. Attualmente la terapia è olanzapina 5mg e noritren 25mg; quest'ultimo, a causa del ritiro dal mercato, ho smesso di prenderlo circa 3 mesi fa senza sostituzione con altri farmaci. Per la verità non ho percepito alcuna variazione nel mio umore/pensieri, che sono sempre "negativi".
Non sto a raccontare il mio triste e doloroso vissuto di questi ultimi (quasi) 20 anni, richiederebbe troppo tempo anche se sarebbe utile (forse) a capire meglio.
Di recente ho ripreso a studiare, mi mancano pochi esami alla laurea, ma ho problemi a concentrarmi e a memorizzare. Mi rendo conto che se l'umore è basso questo tipo di "facoltà mentali" ne risentono negativamente ma devo dire che da parte mia c'è il desiderio di terminare gli studi poichè mi sento assolutamente non realizzato e mi piacerebbe poter lavorare nel mio settore di studio.
Sono angosciato, perchè non ci riesco, o meglio, faccio fatica. Non voglio pensare di essere ormai incapace a studiare, di non poterlo più fare.
Credo molto poco in quei pseudointegratori tipo acu*il f****ro e similari. Ma in questi giorni mi sto chiedendo se magari esiste qualche farmaco/integratore che mi possa dare una mano (anche se sono quasi certo che la risposta sia "no").
Ma come faccio? Vorrei ma non ci riesco. Sono arrivato a pensare che tutti gli psicofarmaci che ho preso mi possano aver danneggiato, o che comunque si sia verificato un degrado cognitivo. Ho notato che per la risoluzione di alcuni problemi matematici fatico nel trovare la soluzione, come se la mia logica fosse regredita. E sempre sulla logica, a volte ci metto un po' a capire anche piccoli compiti, diciamo non legati allo studio. Mi sento rintronato, confuso.
Non ho un lavoro fisso, lavoro saltuariamente tramite le agenzie interinali. Mi vorrei prendere un periodo di pausa per terminare l'università e fare quello per cui mi ero iscritto. Ma non sono tranquillo, sono spaventato per l'incertezza del mio futuro. Non ho una sufficiente vita sociale, mi vergogno della mia vita inconcludente e della mia mancata "omologazione", sono troppo diverso dagli altri (di cui temo domande come "che fai nella vita?", oppure "ancora studi?").
Per un breve periodo ho provato anche la psicoterapia, ma gli psicologi hanno un modo "strano" di ragionare ...
Cosa mi consigliate di fare? Può essere un problema di terapia? La concentrazione difficoltosa e la l'altrettanto scarsa capacità mnemonica possono avere una derivazione non imputabile alla mia condizione "psicologica"?
Fra una ventina di giorni farò la visita di controllo, ma ogni volta ne esco più angosciato di prima, la psichiatra la fa troppo facile e di tanto in tanto mi cambia la terapia...
Ringrazio quanti vorranno rispondere al mio consulto.
soffro da molti anni ormai di sindrome ansioso-depressiva, sono in terapia psichiatrica da circa 6 anni (dopo un passato periodo di 2 anni, poi interrotto) durante i quali ho "provato" diversi antidepressivi (una decina) e alcuni antipsicotici. Attualmente la terapia è olanzapina 5mg e noritren 25mg; quest'ultimo, a causa del ritiro dal mercato, ho smesso di prenderlo circa 3 mesi fa senza sostituzione con altri farmaci. Per la verità non ho percepito alcuna variazione nel mio umore/pensieri, che sono sempre "negativi".
Non sto a raccontare il mio triste e doloroso vissuto di questi ultimi (quasi) 20 anni, richiederebbe troppo tempo anche se sarebbe utile (forse) a capire meglio.
Di recente ho ripreso a studiare, mi mancano pochi esami alla laurea, ma ho problemi a concentrarmi e a memorizzare. Mi rendo conto che se l'umore è basso questo tipo di "facoltà mentali" ne risentono negativamente ma devo dire che da parte mia c'è il desiderio di terminare gli studi poichè mi sento assolutamente non realizzato e mi piacerebbe poter lavorare nel mio settore di studio.
Sono angosciato, perchè non ci riesco, o meglio, faccio fatica. Non voglio pensare di essere ormai incapace a studiare, di non poterlo più fare.
Credo molto poco in quei pseudointegratori tipo acu*il f****ro e similari. Ma in questi giorni mi sto chiedendo se magari esiste qualche farmaco/integratore che mi possa dare una mano (anche se sono quasi certo che la risposta sia "no").
Ma come faccio? Vorrei ma non ci riesco. Sono arrivato a pensare che tutti gli psicofarmaci che ho preso mi possano aver danneggiato, o che comunque si sia verificato un degrado cognitivo. Ho notato che per la risoluzione di alcuni problemi matematici fatico nel trovare la soluzione, come se la mia logica fosse regredita. E sempre sulla logica, a volte ci metto un po' a capire anche piccoli compiti, diciamo non legati allo studio. Mi sento rintronato, confuso.
Non ho un lavoro fisso, lavoro saltuariamente tramite le agenzie interinali. Mi vorrei prendere un periodo di pausa per terminare l'università e fare quello per cui mi ero iscritto. Ma non sono tranquillo, sono spaventato per l'incertezza del mio futuro. Non ho una sufficiente vita sociale, mi vergogno della mia vita inconcludente e della mia mancata "omologazione", sono troppo diverso dagli altri (di cui temo domande come "che fai nella vita?", oppure "ancora studi?").
Per un breve periodo ho provato anche la psicoterapia, ma gli psicologi hanno un modo "strano" di ragionare ...
Cosa mi consigliate di fare? Può essere un problema di terapia? La concentrazione difficoltosa e la l'altrettanto scarsa capacità mnemonica possono avere una derivazione non imputabile alla mia condizione "psicologica"?
Fra una ventina di giorni farò la visita di controllo, ma ogni volta ne esco più angosciato di prima, la psichiatra la fa troppo facile e di tanto in tanto mi cambia la terapia...
Ringrazio quanti vorranno rispondere al mio consulto.
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Può accadere che se i disturbi insorgo in età giovanile, vi possa essere una necessità di intraprendere terapie farmacologiche o una psicoterapia analitica che accompagnino durante la propria crescita, maturazione e fino a trovare la propria collocazione personale e nel mondo.
È necessario mantenere un contatto costante con il proprio psichiatra per i controlli farmacologici o per il cambiamento di farmaco quando la situazione clinica lo richiede.
Poiché la farmacologia è in costante evoluzione, seguendo un paziente nel tempo può accadere di cogliere la necessità sostituire un farmaco con uno più selettivo e specifico per il paziente in quel momento, in una visione individualizzata e personalizzata delle cure, come anche previsto dai protocolli internazionali e dalle Linee Guida.
I problemi di concentrazione possono avere sia un'origine psicologica che essere correlati ad alcuni farmaci, queste domande è benne porle al proprio psichiatra in modo da trovare insieme la risposta migliore in termini di controllo dei sintomi e qualità della vita.
Esiste sempre la necessità di coniugare il desiderabile con il possibile.
Un buon controllo dei sintomi è indispensabile sebbene talvolta
la qualità della vita raggiunta non è quella che il paziente si aspetta o desidera.
La psicoterapia analitica aiuta a poter convivere meglio con il proprio disagio, a aderire con maggior costanza alle terapie, a comprendere e governare fin dove è possibile i disturbi, acuti o cronici che siano e a non perdere mai la fiducia nelle proprie possibilità.
È necessario mantenere un contatto costante con il proprio psichiatra per i controlli farmacologici o per il cambiamento di farmaco quando la situazione clinica lo richiede.
Poiché la farmacologia è in costante evoluzione, seguendo un paziente nel tempo può accadere di cogliere la necessità sostituire un farmaco con uno più selettivo e specifico per il paziente in quel momento, in una visione individualizzata e personalizzata delle cure, come anche previsto dai protocolli internazionali e dalle Linee Guida.
I problemi di concentrazione possono avere sia un'origine psicologica che essere correlati ad alcuni farmaci, queste domande è benne porle al proprio psichiatra in modo da trovare insieme la risposta migliore in termini di controllo dei sintomi e qualità della vita.
Esiste sempre la necessità di coniugare il desiderabile con il possibile.
Un buon controllo dei sintomi è indispensabile sebbene talvolta
la qualità della vita raggiunta non è quella che il paziente si aspetta o desidera.
La psicoterapia analitica aiuta a poter convivere meglio con il proprio disagio, a aderire con maggior costanza alle terapie, a comprendere e governare fin dove è possibile i disturbi, acuti o cronici che siano e a non perdere mai la fiducia nelle proprie possibilità.
Dr. Adelia Lucattini.
Psichiatra Psicoterapeuta.
Psicoanalista Ordinario SPI-IPA.Esperta in bambini e adolescenti.Depressione-Disturbi dell'umo
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.7k visite dal 10/05/2017.
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