Derealizzazione o depersonalizzazione
Buongiorno,
circa un mese fa ho avuto un attacco di panico molto forte e ho deciso di prendere provvedimenti immediatamente, anche in vista di un viaggio molto importante fuori Europa. Mi sono rivolta ad una psichiatra di fiducia, che ha curato mia madre durante i suoi attacchi di panico. Lei mi ha prescritto lo Xanax da 0.5 RP, da prendere la sera alle 20.00, con la necessità di rivederci al mio ritorno. Fin dai primi giorni di assunzione ho avuto emicrania, mal di pancia, sonnolenza diurna, difficoltà ad addormentarmi la notte e sbalzi di umore. In viaggio ho ridotto a mezza compressa poi, per mia incoscienza, ho sospeso il farmaco e gli attacchi sono tornati. La psichiatra mi ha fatto reintrodurre lo Xanax per intero e i sintomi sono ricomparsi con l'aggiunta di eruzioni cutanee (tipo piccole bolle rosse), dimagrimento e non mi controllava più gli attacchi, poiché ne ho riavuti due. Sempre su consiglio della psichiatra ho iniziato il Daparox la mattina, aumentando ogni quattro giorni fino ad arrivare ad una compressa intera e progressivamente ridurre lo Xanax in 10 giorni. Ho iniziato una psicoterapia e adesso mi sento più tranquilla. Il problema è che quando esco di casa e a volte quando sono in casa, mi capita di avere episodi di Derealizzazione o Depersonalizzazione (diagnosticati dalla psicologa) che mi rendono difficile fare le cose. Per strada mi devo spesso appoggiare ai muri perché mi sembra si fluttuare, di non essere io a fare le cose e spesso dimentico ciò che ho fatto. Questa situazione mi genera ansia perché ho paura di farmi del male o di fare del male ad altri in questa situazione (cadere, investire qualcuno mentre guido). La psichiatra li ha definiti come attacchi di panico "lievi", vorrei sapere se c'è speranza che questi episodi passino e se è necessario prendere provvedimenti di altro tipo.
Scusate la lunghezza e grazie.
circa un mese fa ho avuto un attacco di panico molto forte e ho deciso di prendere provvedimenti immediatamente, anche in vista di un viaggio molto importante fuori Europa. Mi sono rivolta ad una psichiatra di fiducia, che ha curato mia madre durante i suoi attacchi di panico. Lei mi ha prescritto lo Xanax da 0.5 RP, da prendere la sera alle 20.00, con la necessità di rivederci al mio ritorno. Fin dai primi giorni di assunzione ho avuto emicrania, mal di pancia, sonnolenza diurna, difficoltà ad addormentarmi la notte e sbalzi di umore. In viaggio ho ridotto a mezza compressa poi, per mia incoscienza, ho sospeso il farmaco e gli attacchi sono tornati. La psichiatra mi ha fatto reintrodurre lo Xanax per intero e i sintomi sono ricomparsi con l'aggiunta di eruzioni cutanee (tipo piccole bolle rosse), dimagrimento e non mi controllava più gli attacchi, poiché ne ho riavuti due. Sempre su consiglio della psichiatra ho iniziato il Daparox la mattina, aumentando ogni quattro giorni fino ad arrivare ad una compressa intera e progressivamente ridurre lo Xanax in 10 giorni. Ho iniziato una psicoterapia e adesso mi sento più tranquilla. Il problema è che quando esco di casa e a volte quando sono in casa, mi capita di avere episodi di Derealizzazione o Depersonalizzazione (diagnosticati dalla psicologa) che mi rendono difficile fare le cose. Per strada mi devo spesso appoggiare ai muri perché mi sembra si fluttuare, di non essere io a fare le cose e spesso dimentico ciò che ho fatto. Questa situazione mi genera ansia perché ho paura di farmi del male o di fare del male ad altri in questa situazione (cadere, investire qualcuno mentre guido). La psichiatra li ha definiti come attacchi di panico "lievi", vorrei sapere se c'è speranza che questi episodi passino e se è necessario prendere provvedimenti di altro tipo.
Scusate la lunghezza e grazie.
[#1]
Gentile utente,
Un solo attacco è in genere un po' poco per iniziare la terapia, però dal decorso successivo comunque pare che non sia stato un episodio isolato ma ci siano anche gli elementi tipici di queste forme.
Mi chiedo come mai, al di là del rimedio immediato e temporaneo come lo xanax, non le sia stata proposta una terapia antipanico.
Un solo attacco è in genere un po' poco per iniziare la terapia, però dal decorso successivo comunque pare che non sia stato un episodio isolato ma ci siano anche gli elementi tipici di queste forme.
Mi chiedo come mai, al di là del rimedio immediato e temporaneo come lo xanax, non le sia stata proposta una terapia antipanico.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Gentile utente,
la sindrome da depersonalizzazione e derealizzazione rappresenta circa il 2% delle patologie psichiatriche, ed in molti casi è scatenata dall'assunzione di anche una sola dose di marijuana; in altri casi, si è notata una correlazione con attacchi di panico, o con l'esordio di una agorafobia, o appena dopo un trauma di diversa natura.
L'ipotesi più diffusa è che il paziente "fugga" dall'evento traumatico, rifugiandosi in uno stato dissociato, che non gli permetta di accedere alle sensazioni fisiche devastanti che il trauma, o l'evento patologico primo, lo riporterebbero a vivere.
Ecco dunque il motivo della prescrizione di farmaci ansiolitici ed antipanico.
Purtroppo però tale patologia si avvicina pericolosamente ad una sindrome borderline, che coinvolge la capacità del paziente di percepire la realtà così come essa è, ed ecco quindi il motivo per cui molti psichiatri prescrivono anche farmaci antipsicotici. Questi ultimi però hanno anche come effetto collaterale un certo rallentamento psicomotorio che - sommandosi ai sintomi della depersonalizzazione derealizzazione - spesso spingono il paziente ad abbandonare la terapia.
Nella letteratura internazionale la comunità scientifica ancora non ha dato delle linee guida per la cura di questa patologia, tranne il sostenere che l'approccio più razionale e quello più efficace resta sempre e comunque la psicoterapia.
Ciò che posso suggerirle, quindi, è di rivolgersi ad un bravo psichiatra già esperto di depersonalizzazione derealizzazione, che la segua sul lato della psicoterapia, con un modico sostegno psicofarmacologico.
Auguri.
la sindrome da depersonalizzazione e derealizzazione rappresenta circa il 2% delle patologie psichiatriche, ed in molti casi è scatenata dall'assunzione di anche una sola dose di marijuana; in altri casi, si è notata una correlazione con attacchi di panico, o con l'esordio di una agorafobia, o appena dopo un trauma di diversa natura.
L'ipotesi più diffusa è che il paziente "fugga" dall'evento traumatico, rifugiandosi in uno stato dissociato, che non gli permetta di accedere alle sensazioni fisiche devastanti che il trauma, o l'evento patologico primo, lo riporterebbero a vivere.
Ecco dunque il motivo della prescrizione di farmaci ansiolitici ed antipanico.
Purtroppo però tale patologia si avvicina pericolosamente ad una sindrome borderline, che coinvolge la capacità del paziente di percepire la realtà così come essa è, ed ecco quindi il motivo per cui molti psichiatri prescrivono anche farmaci antipsicotici. Questi ultimi però hanno anche come effetto collaterale un certo rallentamento psicomotorio che - sommandosi ai sintomi della depersonalizzazione derealizzazione - spesso spingono il paziente ad abbandonare la terapia.
Nella letteratura internazionale la comunità scientifica ancora non ha dato delle linee guida per la cura di questa patologia, tranne il sostenere che l'approccio più razionale e quello più efficace resta sempre e comunque la psicoterapia.
Ciò che posso suggerirle, quindi, è di rivolgersi ad un bravo psichiatra già esperto di depersonalizzazione derealizzazione, che la segua sul lato della psicoterapia, con un modico sostegno psicofarmacologico.
Auguri.
[#3]
Mi rendo conto - rileggendo la mia risposta - di essermi occupato esclusivamente del disturbo da depersonalizzazione /derealizzazione, tralasciando gli altri sintomi che lei ha manifestato. Per questi motivi sono costretto ad aggiungere che - vista la varietà dei disturbi da lei presentati - il massimo sarebbe che lei fosse seguita da due professionisti separati:
- uno psicologo psicoterapeuta (o uno psichiatra psicoterapeuta) esplicitamente esperto nei numerosi problemi che lei ha evidenziato, e che si occuperebbe della Psicoterapia;
- uno psichiatra psicofarmacologo che si occupasse del complesso aspetto farmacologico della sua patologia.
È evidente che il miglior risultato si otterrebbe se i due professionisti potessero lavorare di concerto, o comunque in collaborazione l'uno con l'altro.
Ovviamente, visto che ha già iniziato la terapia con uno psichiatra, nulla le vieta di continuare con lo stesso professionista, purché il Collega dichiari onestamente di avere già curato in passato (e con successo) le sue patologie, ed in particolare abbia confidenza con la sindrome da depersonalizzazione/derealizzazione.
- uno psicologo psicoterapeuta (o uno psichiatra psicoterapeuta) esplicitamente esperto nei numerosi problemi che lei ha evidenziato, e che si occuperebbe della Psicoterapia;
- uno psichiatra psicofarmacologo che si occupasse del complesso aspetto farmacologico della sua patologia.
È evidente che il miglior risultato si otterrebbe se i due professionisti potessero lavorare di concerto, o comunque in collaborazione l'uno con l'altro.
Ovviamente, visto che ha già iniziato la terapia con uno psichiatra, nulla le vieta di continuare con lo stesso professionista, purché il Collega dichiari onestamente di avere già curato in passato (e con successo) le sue patologie, ed in particolare abbia confidenza con la sindrome da depersonalizzazione/derealizzazione.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 8.2k visite dal 04/05/2017.
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