Bulimia: mi sto curando nel modo giusto?
Gentilissimi Dottori,
sono una ragazza di 27 anni, soffro di bulimia da quasi 10 anni e da 2 sono in psicoterapia. Devo dire che ho riscontrato dei giovamenti dai colloqui con la psicologa che mi segue, nel senso che sono riuscita finalmente ad analizzare emozioni e ricordi anche dolorosi della mia storia familiare, nei confronti della quale oggi vivo la mia vita molto più serenamente. I colloqui psicoterapeutici, tuttavia, non hanno avuto il minimo effetto sulla componente comportamentale del mio disturbo (ormai sento questa componente come completamente slegata e a se stante da quella emozionale-psicologica, come se fosse un automatismo dotato di vita propria). Mi sono sempre chiesta, infatti, se questi colloqui fossero davvero "funzionali" alla risoluzione "concreta" del mio problema, dato che pur trovando giovamento dal lato "psicologico" non ne riscontravo nessuno dal lato pratico della malattia: i rituali delle abbuffate (ormai quotidiani) e i conseguenti comportamenti di compensazione (nel mio caso vomito autoindotto). Uso l'imperfetto perché in realtà, negli ultimi 7 mesi ho avuto un enorme miglioramento: sono uscita di casa e sono andata a convivere con il mio attuale compagno (che nemmeno sa della malattia) e per la prima volta da tanti anni....sto bene! Mi spiego: sono passata dall'accoppiata abbuffata-vomito quotidiana (protratta per anni) a periodi di anche un mese e mezzo senza nemmeno sentirne l'esigenza. Dunque il mio dubbio è questo: ha senso continuare la psicoterapia, visto che il problema è migliorato indipendentemente da questi colloqui (che per un anno e mezzo non avevano sortito alcun effetto se non quello di affrontare questioni irrisolte del passato)? Inoltre: per trattare una malattia comportamentale come la bulimia non sarebbe necessaria una terapia anch'essa comportamentale? Ho paura che se la mia situazione dovesse cambiare, ovvero se dovessi tornare a vivere in famiglia, il problema si ripresenterebbe tale e quale e che di nuovo, come per tanti anni, non sarei in grado di gestirlo e controllarlo.
sono una ragazza di 27 anni, soffro di bulimia da quasi 10 anni e da 2 sono in psicoterapia. Devo dire che ho riscontrato dei giovamenti dai colloqui con la psicologa che mi segue, nel senso che sono riuscita finalmente ad analizzare emozioni e ricordi anche dolorosi della mia storia familiare, nei confronti della quale oggi vivo la mia vita molto più serenamente. I colloqui psicoterapeutici, tuttavia, non hanno avuto il minimo effetto sulla componente comportamentale del mio disturbo (ormai sento questa componente come completamente slegata e a se stante da quella emozionale-psicologica, come se fosse un automatismo dotato di vita propria). Mi sono sempre chiesta, infatti, se questi colloqui fossero davvero "funzionali" alla risoluzione "concreta" del mio problema, dato che pur trovando giovamento dal lato "psicologico" non ne riscontravo nessuno dal lato pratico della malattia: i rituali delle abbuffate (ormai quotidiani) e i conseguenti comportamenti di compensazione (nel mio caso vomito autoindotto). Uso l'imperfetto perché in realtà, negli ultimi 7 mesi ho avuto un enorme miglioramento: sono uscita di casa e sono andata a convivere con il mio attuale compagno (che nemmeno sa della malattia) e per la prima volta da tanti anni....sto bene! Mi spiego: sono passata dall'accoppiata abbuffata-vomito quotidiana (protratta per anni) a periodi di anche un mese e mezzo senza nemmeno sentirne l'esigenza. Dunque il mio dubbio è questo: ha senso continuare la psicoterapia, visto che il problema è migliorato indipendentemente da questi colloqui (che per un anno e mezzo non avevano sortito alcun effetto se non quello di affrontare questioni irrisolte del passato)? Inoltre: per trattare una malattia comportamentale come la bulimia non sarebbe necessaria una terapia anch'essa comportamentale? Ho paura che se la mia situazione dovesse cambiare, ovvero se dovessi tornare a vivere in famiglia, il problema si ripresenterebbe tale e quale e che di nuovo, come per tanti anni, non sarei in grado di gestirlo e controllarlo.
[#1]
Mi sembra un poco strano che non ponga in relazione il trattamento psicoterapeutico con il miglioramento del suo disturbo.
La psicoterapia può anche non entrare nel merito del problema per cui si giunge al trattamento ma contestualmente possono giungere dei miglioramenti nel corso di trattamento.
Si potrebbe in teoria parlare di shopping ma i contenuti vengono riportati ad una rilettura psicologica.
Il fatto che ponga questi dubbi fa dubitare sulla relazione terapeutica che forse non ha instaurato completamente e che sarebbe utile discutere con la terapeuta.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
La psicoterapia può anche non entrare nel merito del problema per cui si giunge al trattamento ma contestualmente possono giungere dei miglioramenti nel corso di trattamento.
Si potrebbe in teoria parlare di shopping ma i contenuti vengono riportati ad una rilettura psicologica.
Il fatto che ponga questi dubbi fa dubitare sulla relazione terapeutica che forse non ha instaurato completamente e che sarebbe utile discutere con la terapeuta.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.6k visite dal 21/04/2017.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su DCA: Disturbi del Comportamento Alimentare
I disturbi alimentari (DCA), come anoressia, bulimia e binge eating, sono patologie legate a un comportamento disfunzionale verso il cibo. Sintomi, cause, cura.