Tragedie personali e depressione profonda

Salve,

Vi scrivo perché credo di essere entrato in depressione profonda e di rischiare la vita.

In due settimane è sparito il mio presente e il mio futuro. Una tragedia dopo l'altra. Prima mi informano di una denuncia a mio carico, un reato lieve che, anche nella migliore delle ipotesi (la valutazione non è mia ma di un professionista) mi costerà 30-50.000 euro. Una settimana dopo, mi informano che mio padre ha un tumore incurabile. Il giorno dopo, scopro che alcuni figli di mio padre, con cui sono stati chiusi tutti i rapporti (non per decisione di mio padre) da 35 anni, possono attentare alla mia eredità: 2 misere case in una cittadina disastrata del sud Italia, che speravo di vendere per mettere su un'attività.

Queste tragedie mi hanno provato oltremisura, anche perché 10 mesi fa è morta tra mille sofferenze mia madre, con la quale ho avuto uno splendido rapporto fino alla fine. Senza contare la perdita del lavoro di 6 mesi fa, dalla quale mi stavo riprendendo grazie al lavoro autonomo.

Da tre settimane non sono più me stesso. Prima ero allegro, ottimista, di compagnia. Adesso sono uno zombie che non fa altro che pensare ai suoi problemi. Non guardo la tv, non gioco, mangio poco (ho perso 4 kg, e sono stato sempre una buona forchetta).

Sono solo in casa con mio padre, perché mio fratello e mia sorella abitano a 1000 km. Solo mia sorella mi ha promesso di aiutarmi con mio padre, ma dovrà aspettare 2 mesi per questioni di lavoro.

Siamo in casa soli, io e mio padre. Lui malato, sebbene per ora non accusi sintomi. Io depresso e con tendenze suicide. Penso al suicidio costantemente, ho già pensato come fare. Non l'ho fatto per responsabilità verso mio padre e per la mia fidanzata, che mi vede così ed disperata. Ma che posso fare? Non riesco a fingere di star bene, proprio per niente.

Penso al suicidio perché ho la fobia di ripercorrere, con mio padre, le sofferenze che ho vissuto con mia madre. Penso al suicidio perché mi vergogno, ho buttato all'aria 50.000 euro e sono indagato in un processo. Penso al suicidio perché mi sento diverso dal resto del mondo, e quindi da questo mondo voglio uscire. Penso al suicidio perché temo di non riuscire più a tornare come prima. Penso al suicidio perché non devo semplicemente superare un trauma, sono NEL MEZZO del trauma e durerà anni.

Eppure, voglio guarire. Posso veramente? Sicuramente risponderete di sì, ma chissà. Ho smesso di parlarne con le persone che mi vogliono bene, metto solo angoscia, disperazione e terrore.

Intanto il mio medico di base di ha diagnosticato, testuali parole, una "grave depressione reattiva", e mi ha prescritto una visita dal neurologo (perché neurologo? Lui ha detto "niente psicologi, meglio prenderla di punta). Mi ha prescritto delle benzodiazepine, che non ho preso, perché l'ansia, almeno quella, è andata via.

Qual è la strada giusta da prendere? C'è speranza per me? Posso fare qualcosa per adesso, con le mie sole forze?
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
Lo specialista di riferimento è lo psichiatra non il neurologo.

Si rivolga allo psichiatra e la sua situazione potrà essere gestita.

Dr. F. S. Ruggiero

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