Attacchi di panico e ansia

Buongiorno a tutti,

ho un problema in famiglia, mio papà ha 55 anni e da tempo soffre di attacchi di panico e di ansia. Ultimamente abbiamo scoperto che prende delle medicine per tenere a bada i sintomi, il problema è che la dottoressa che lo segue gli ha anche aumentato le dosi, e ci siamo accorti che piano piano si sta spegnendo sempre di più.

I movimenti incominciano a diventare rallentati, ogni tanto gli trema la mano, e in casa è assente. Si sente sempre stanco e oltre ad andare a lavoro non fa più nulla, dorme e mangia e si lava. È sempre stato un uomo atletico, e vederlo così è bruttissimo.

Non sono esperto, ma questa terapia col passare del tempo non dovrebbe andare a scemare fino a non utilizzarli più?

Cosa gli si potrebbe dire per aiutarlo a diminuire l'utilizzo di questi farmaci?

Vi ringrazio in anticipo per il Vostro consulto
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 43k 1k
Se parte dal preconcetto che suo padre deve ridurre e poi sospendere i farmaci vuol dire che non ha proprio cognizione della situazione.

Probabilmente suo padre non lo dice proprio per evitare queste pressioni derivanti dal pregiudizio.

Se suo padre non sta bene con la nuova terapia deve rappresentarlo al suo curante.

Dr. F. S. Ruggiero

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[#2]
Utente
Utente
No, forse lei non ha capito la mia domanda e preoccupazione.

Se questa persone fosse un suo familiare, gli farebbe assumere tutti questi farmaci che lo stanno rendendo inerme?

Inoltre, è corretto che la terapia sia prolungata nel tempo e anche con aumenti di dosi, a patto di rendere praticamente un vegetale il paziente?

Grazie per il consulto
[#3]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 43k 1k
Allora, la domanda era chiara e lo è ancora di più adesso.

NESSUNO rende un vegetale un altro con l'uso di farmaci né tantomeno inermi.

Ciò che descrive può benissimo appartenere ad alcuni effetti che suo padre può rappresentare al curante.

"Non sono esperto, ma questa terapia col passare del tempo non dovrebbe andare a scemare fino a non utilizzarli più?

Cosa gli si potrebbe dire per aiutarlo a diminuire l'utilizzo di questi farmaci?

Se questa persone fosse un suo familiare, gli farebbe assumere tutti questi farmaci che lo stanno rendendo inerme?

Inoltre, è corretto che la terapia sia prolungata nel tempo e anche con aumenti di dosi, a patto di rendere praticamente un vegetale il paziente?"

Queste, invece, sono tutte le frasi del suo pregiudizio in merito.