Durata trattamento metadone
Salve, volevo esporre alcune domanda a esperti del settore: mediamente quanto dura la terapia di mantenimento con il metadone? è scientificamente dimostrato che in assenza di tale trattamento la ricaduta nell'eroina è assolutamente certa? inoltre, se fosse così, mi chiedo perchè allora sia vero il seguente fenomeno: più il tossicodipendente non assume eroina ( e neppure metadone, insomma non assume nulla), e meno intenso si fa il craving con il passare del tempo, quasi fino a scomparire o anche scomparendo, secondo alcune testimonianze. Questo fatto è confermato da moltissimi tossicodipnedenti o ex. Mi viene allora da pensare che un cervello assuefatto è comunque in grado, lentamente, di ripristinare certi equilibri, e se fosse invece vero che la ricaduta è sicura, allora il craving non dovrebbe persistere con la stessa intensità e durare per sempre? Infine, seguendo questo filo,mi chiedo se esiste uno studio medico che abbia messo a confronto le guarigioni di eroinomani attraverso le comunità e senza farmaci sostitutivi dell'eroina, e quelle di eroinomani attraverso il sert e terapia di mantenimento. cosa dicono i numeri? sono di più i primi o i secondi?
grazie in anticipo.
grazie in anticipo.
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Gli attuali studi consigliano di mantenere il trattamento metadonico per tempi molto lunghi senza avere fretta di portare a riduzione il prodotto per evitare ricadute nell'uso di sostanze.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Gentile utente,
Il trattamento metadonico non ha una durata predefinita, poiché il rischio di ricaduta, in assenza di cura, non è estinto.
Sì, è dimostrato che tutti gli eventi legati alla tossicodipendenza (la ricaduta, le complicazioni della ricaduta, l'overdose etc) sono prevenuti dal trattamento, e il rischio ritorna maggiore in assenza di trattamento. Questa differenza è vera in una prospettiva a qualche mese, a qualche anno e anche a molti anni.
Fortunatamente l'effetto narcotico del metadone è soggetto a tolleranza completa, mentre invece (altrimenti non funzionerebbe) l'effetto anticraving non va incontro a tolleranza. Anzi, è vero che mediamente chi risponde ad una dose x, nel corso degli anni può mantenere l'equilibrio e il benessere generale con dosi minori, il che porta a pensare che il cervello -se non guarisce- progredisce però nella capacità di sostenere l'equilibrio con le proprie risorse. In altre parole la terapia è curariva. Ciò che non torna a posto comunque è la libertà di usare la sostanza, tanto è vero che la ripresa dell'uso è sempre una ricaduta, e mai un uso controllato. Su quel punto quindi, cioè la radice biologica della dipendenza, non si verifica una guarigione.
Non si tratta di un farmaco sostitutivo, non sostituisce niente, è un termine erroneo utilizzato perché è un farmaco (anche) anti-astinenziale, ma questa sua funzione non è quella centrale né necessaria.
I dati dimostrano (dati continuamente in raccolta a partire da fine anni '60, quando fu messo a punto il primo schema di trattamento metadonico) che la terapia di mantenimento è efficace, con agonisti (buprenorfina e metadone a rilascio lento) oppure con antagonisti (molto meno spesso, in pazienti meno gravi). L'efficacia sui trattamenti di scalaggio è talora provata limitatamente alla loro durata (vale a dire che si sta meglio mentre durano), il che riporta al discorso iniziale. Un trattamento che dura un mese in una malattia cronica-recidivante non ha alcun senso come prevenzione della ricaduta (a meno che in quel mese non si compia una guarigione, ma non risulta).
Le comunità, per quanto diffuse, sono un luogo in cui si può effettuare il trattamento medico, così come il carcere, o l'ospedale. Di per sé non costituiscono un trattamento per la tossicodipendenza da oppiacei.
Il trattamento metadonico non ha una durata predefinita, poiché il rischio di ricaduta, in assenza di cura, non è estinto.
Sì, è dimostrato che tutti gli eventi legati alla tossicodipendenza (la ricaduta, le complicazioni della ricaduta, l'overdose etc) sono prevenuti dal trattamento, e il rischio ritorna maggiore in assenza di trattamento. Questa differenza è vera in una prospettiva a qualche mese, a qualche anno e anche a molti anni.
Fortunatamente l'effetto narcotico del metadone è soggetto a tolleranza completa, mentre invece (altrimenti non funzionerebbe) l'effetto anticraving non va incontro a tolleranza. Anzi, è vero che mediamente chi risponde ad una dose x, nel corso degli anni può mantenere l'equilibrio e il benessere generale con dosi minori, il che porta a pensare che il cervello -se non guarisce- progredisce però nella capacità di sostenere l'equilibrio con le proprie risorse. In altre parole la terapia è curariva. Ciò che non torna a posto comunque è la libertà di usare la sostanza, tanto è vero che la ripresa dell'uso è sempre una ricaduta, e mai un uso controllato. Su quel punto quindi, cioè la radice biologica della dipendenza, non si verifica una guarigione.
Non si tratta di un farmaco sostitutivo, non sostituisce niente, è un termine erroneo utilizzato perché è un farmaco (anche) anti-astinenziale, ma questa sua funzione non è quella centrale né necessaria.
I dati dimostrano (dati continuamente in raccolta a partire da fine anni '60, quando fu messo a punto il primo schema di trattamento metadonico) che la terapia di mantenimento è efficace, con agonisti (buprenorfina e metadone a rilascio lento) oppure con antagonisti (molto meno spesso, in pazienti meno gravi). L'efficacia sui trattamenti di scalaggio è talora provata limitatamente alla loro durata (vale a dire che si sta meglio mentre durano), il che riporta al discorso iniziale. Un trattamento che dura un mese in una malattia cronica-recidivante non ha alcun senso come prevenzione della ricaduta (a meno che in quel mese non si compia una guarigione, ma non risulta).
Le comunità, per quanto diffuse, sono un luogo in cui si può effettuare il trattamento medico, così come il carcere, o l'ospedale. Di per sé non costituiscono un trattamento per la tossicodipendenza da oppiacei.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#4]
Gentile utente,
Il confronto è stato fatto con:
a) niente
b) la buprenorfina
Tenga conto che i confronti con il niente tendono anche a saltare quando siamo di fronte ad una malattia che non ha trattamento. Senza trattamento la malattia è nota.
Quando c'è più di un trattamento si possono confrontare. I confronti quindi sono stati fatti tra i tre trattamenti disponibili, cioè metadone, buprenorfina, naltrexone. Poi in alcuni paesi c'è la morfina a lento rilascio e i trattamenti con eroina a dose fissa, che altro non sono che una variante dei trattamenti con agonisti, anche se sono noti come fossero "eroina di stato". Non è così, sono qualcosa di diverso sostanzialmente.
Tornando ai confronti, metadone e buprenorfina sono superiori al naltrexone. Tra di loro sono equivalenti se i pazienti sono di gravità minore con la buprenorfina, o se la dose di metadone è contenuta. Nell'esperienza, e anche su base farmacologica, il metadone arriva a coprire livelli di gravità maggiori, e anche situazioni di concomitanza con malattie psichiatriche più gravi.
Oggi stanno riesumando il naltrexone in versione iniettiva, che garantisce l'assunzione almeno per un tot di tempo, altrimenti i pazienti tendevano a non prenderlo. In questa versione è ancora da definire il tipo di efficacia a lungo termine.
Il confronto è stato fatto con:
a) niente
b) la buprenorfina
Tenga conto che i confronti con il niente tendono anche a saltare quando siamo di fronte ad una malattia che non ha trattamento. Senza trattamento la malattia è nota.
Quando c'è più di un trattamento si possono confrontare. I confronti quindi sono stati fatti tra i tre trattamenti disponibili, cioè metadone, buprenorfina, naltrexone. Poi in alcuni paesi c'è la morfina a lento rilascio e i trattamenti con eroina a dose fissa, che altro non sono che una variante dei trattamenti con agonisti, anche se sono noti come fossero "eroina di stato". Non è così, sono qualcosa di diverso sostanzialmente.
Tornando ai confronti, metadone e buprenorfina sono superiori al naltrexone. Tra di loro sono equivalenti se i pazienti sono di gravità minore con la buprenorfina, o se la dose di metadone è contenuta. Nell'esperienza, e anche su base farmacologica, il metadone arriva a coprire livelli di gravità maggiori, e anche situazioni di concomitanza con malattie psichiatriche più gravi.
Oggi stanno riesumando il naltrexone in versione iniettiva, che garantisce l'assunzione almeno per un tot di tempo, altrimenti i pazienti tendevano a non prenderlo. In questa versione è ancora da definire il tipo di efficacia a lungo termine.
[#5]
Utente
Per spiegarmi meglio: mi chiedevo allora come alcuni ex eroinomani che sono "guariti", nel senso che hanno cessato l'utilizzo da tantissimi anni, siano riusciti a farlo senza il metadone. E' il caso ad esempio di alcuni operatori, miei conoscenti, di una comunità in cui sono entrati come pazienti molti anni fa, e ora pur rimanendo nell'ambiente sono diventati appunto operatori e a loro detta non toccano eroina da molti anni. Da questo esempio mi sono allora chiesto come mai per alcuni è possibile uscire dalla dipendenza senza cure farmacologiche e per molti altri purtroppo non succede. é proprio impossibile che il cervello, con anni e anni di astensione e senza null'altro, possa liberarsi dal craving? e infine, possono esistere anche tossicodipendenze da altre sostanze non oppiacee (come cocaina ecc) caratterizzate però dallo stesso andamento cronico recidivante come per l'eroina? perchè ad esempio, non ho mai sentito di terapie farmacologiche come appunto quella metadonica, per cocainomani.. mi scuso per tutte queste domande, volevo solo saperne un po di più in merito. queste comunque erano le mie ultime curiosità.
Saluti.
Saluti.
[#7]
Gentile utente,
Questi ragionamenti su persone che affermano di essere usciti etc etc lasciano il tempo che trovano per diversi motivi.
Prima di tutto può trattarsi di un intevallo tra ricadute.
In secondo luogo potevano non essere eroinomani, ma solo utilizzatori che hanno avuto motivi per smettere, e hanno trovato contestualmente un impiego e un appoggio nelle comunità.
I dati raccolti in maniera sistematica dimostrano che la dipendenza anche a distanza di anni segue lo stesso decorso, e che le cure sono alcune. I casi particolari rimangono tali, ma si tratta anche di casi particolari tra i sopravvissuti.
Dal punto di vista di una persona che cura queste cose, non mi sento davvero di dire che "tanti" ne escono da soli o con metodi di tipo educativo, spirituale o quant'altro.
Dal cravingi ci si può liberare, certamente. Il problema delle ricadute non significa mica che si continua ad avere craving anche senza ricadere...non avrebbe senso.
"perchè ad esempio, non ho mai sentito di terapie farmacologiche come appunto quella metadonica, per cocainomani."
Come no ? Ne hanno provate svariate invece, di cui una pare funzionare. Semplicemente non ne hanno ancora trovata una.
Per l'alcol le terapie anticraving ci sono, di vario tipo, e con dati sul loro funzionamento.
http://www.psichiatriaedipendenze.it/links/
https://www.medicitalia.it/minforma/psichiatria/564-metadone-domande-e-risposte.html
Qui può trovare materiali da scaricare, inclusi manuali per medici sul trattamento metadonico, e un articolo del blog focalizzato su questo tema.
Questi ragionamenti su persone che affermano di essere usciti etc etc lasciano il tempo che trovano per diversi motivi.
Prima di tutto può trattarsi di un intevallo tra ricadute.
In secondo luogo potevano non essere eroinomani, ma solo utilizzatori che hanno avuto motivi per smettere, e hanno trovato contestualmente un impiego e un appoggio nelle comunità.
I dati raccolti in maniera sistematica dimostrano che la dipendenza anche a distanza di anni segue lo stesso decorso, e che le cure sono alcune. I casi particolari rimangono tali, ma si tratta anche di casi particolari tra i sopravvissuti.
Dal punto di vista di una persona che cura queste cose, non mi sento davvero di dire che "tanti" ne escono da soli o con metodi di tipo educativo, spirituale o quant'altro.
Dal cravingi ci si può liberare, certamente. Il problema delle ricadute non significa mica che si continua ad avere craving anche senza ricadere...non avrebbe senso.
"perchè ad esempio, non ho mai sentito di terapie farmacologiche come appunto quella metadonica, per cocainomani."
Come no ? Ne hanno provate svariate invece, di cui una pare funzionare. Semplicemente non ne hanno ancora trovata una.
Per l'alcol le terapie anticraving ci sono, di vario tipo, e con dati sul loro funzionamento.
http://www.psichiatriaedipendenze.it/links/
https://www.medicitalia.it/minforma/psichiatria/564-metadone-domande-e-risposte.html
Qui può trovare materiali da scaricare, inclusi manuali per medici sul trattamento metadonico, e un articolo del blog focalizzato su questo tema.
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