Dialogo interiore

Salve,

Una curiosità:
Sono uno studente universitario di 27 anni Non ho mai nemmeno preso in considerazione l'idea di affidarmi alle cure di esperti perchè reputo il mio disturbo una componente originale della persona che sono. Credo, o meglio, credo di avere avuto una struttura narcisistica di personalità tormentata anche un disturbo iperattivo da deficit dell'attenzione, retaggio di un'adolescenza oltremodo prolungatasi. Non ho mai avuto relazioni amorose prima della primavera scorsa. Ho conosciuto una ragazza con praticamente gli stessi problemi e avuto una breve e intensissima storia di un'estate. Lei mi ha allontanato e io ho provato per la prima volta sensazioni come frustrazione e nostalgia acuta, poi lei ha ricominciato a cercarmi in un tira e molla serrato che però mi ha costretto ad attivare delle potenzialità che prima non avevo. Ho cominciato a parlare a me stesso mentalmente e si è avviato un inverno molto solitario e riflessivo a cui è seguito un inizio primavera straordinariamente produttivo per la mia persona (rinnovato impegno nello studio, grandi prestazioni nell'hobby ginnastica, serrato ritmo di nuove relazioni di amicizia, tendenza all'ottimismo). Penso ancora spesso a lei ma ho finalmente inquadrato la relazione come passata e catalizzata la dolorosa constatazione del rifiuto. Quello che vorrei porvi è un parere sulla natura di un fenomeno inconscio che mi sono reso conto occorre durante le conversazioni. Mi è capitato tre volte nell'ultima settimana di rivolgermi ai miei amici piu stretti usando il diminuitivo del mio nome, per poi correggermi subito e usare il loro nome. Ci abbiamo riso sopra ma la cosa mi è rimasta impressa, anche perchè non mi è stato possibile trovare casi analoghi in blogs o forums. Questo inverno le mie introspettive conversazioni avvenivano mentalmente o a bassissima voce e partivano difatto con un esortativo diminuitivo del mio nome ("Edo cosa stai facendo? "Edo ma non ti accorgi che non ti vuole?" etc. etc.) e per quei tristi giorni il mio Io è stato l'unico interlocutore regolare che ho avuto. Con l'archiviazione della storia ho smesso di cercare risposte dentro di me ma mi pare che quest'interlocutore cerchi di riafgiorare con questi fenomeni. A quale quadro clinico appartiene chiamare inconsciamente un amico stretto con il proprio nome?

Distinti saluti
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Potrebbe appartenere all'ambito ossessivo. Lei fa uso di qualche sostanza ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Consumo abitualmente e con regolarità blande quantità di sostanze cannabinoidi (circa 0,05gr. di erba in 3 diverse sigarette di tabacco durante la giornata, quindi un totale di 0,15 gr.circa in tutta la giornata, spesso anche meno) a scopo ricreativo/stabilizzante dell'umore da ormai quattro anni. Assumo saltuariamente alcolici (una volta a settimana, in quantità quasi mai eccessive), no caffeina. La quantità modica di assunzione di cannabinoidi è data dal fatto che ho sempre accusato gli effetti di queste sostanze in modo assai piu accentuato rispetto ai miei amici con attacchi di panico e di iperattività, sono la dose giusta che mi permette di gestire gli impegni scolastici e rilassarmi e quindi placare la foga iperattiva in una controllata autoconsapevolezza funzionale e tenermi, in soldoni, lontano dalle palestre e meglio disposto a passare i pomeriggi in aula studio.
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Utente
Utente
Mi sono dimenticato dei dettagli importanti:
1)Ho cominciato i miei dialoghi interiori in un periodo (questo inverno) particolarmente depresso e perchè mi sentivo come l'unica persona in grado di starmi vicino e migliorarmi.
2)Mio padre ha una personalità narcisistica molto accentuata e abusa di sostanze, mia madre è una puritana iperprotettiva e solitaria.
Sono stato molto viziato quando vivevo con loro e si direbbe mi sia trasferito a Firenze piu per crescere da solo che per studiare. Il fratello di mio padre aveva un disturbo ossessivo diagnosticato ed è morto giovane, dopo una vita solitaria. Io pero sono una persona socievole, anche se timida, sono alquanto disordinato e pratico e mi riesce difficile concentrarmi sugli studi, cosa nella quale mio zio eccelleva.
3) Quest'inverno, dopo un'assunzione occasionalmente eccessiva di cannabinoidi in compagnia di tre amici ho avuto un altro episodio particolare: stavo dicendo che saremmo dovuto andare tutti insieme da una parte e ho detto che "Noi CINQUE" avremmo fatto bene a recarvici.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

L'uso di cannabis può essere alla base di fenomeni del genere, proprio per questo le ho chiesto su quest'aspetto.
Inoltre non è escluso che fenomeni di questo tipo possano poi assumere aspetti di altro tipo, cioè vere e proprie interferenze tipo "voci", o pensieri che si interpolano ai suoi come se dovessero farle capire qualcosa, ma senza il distacco e la critica che ha adesso nel descriverli.

Quindi si faccia ben consigliare su cosa fare, magari curarsi fin da subito, e rivedere le sua abitudini con la cannabis.
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Utente
Utente
Gentile Dott. Pacini,

la ringrazio per il consulto, sospenderò anzitutto le assunzioni e poi valuterò il suo consiglio.

Distinti saluti