Mdd (sindrome depressiva maggiore e/o ricorrente: la mia storia terapeutica)
DIAGNOSI: Come da soggetto parliamo di MDD e non semplicemente depressione o sindrome "monopolare" che è talvolta difficile da distinguere dalla sindrome "bipolare". Mentre per quel che concerne la depressione vera e proprie posso rassicurare che i terapisti che ho avuto nella mia vita concordano), L'MDD (talvolta confondibile con la sindrome bipolare) è stata determinato dal parere dell'ultimo medico che mi ha avuto in terapia per molti mesi e che gode di grande stima. Ed io come ex paziente e senza alcun pregiudizio verso i bipolari ascoltandomi internamente concordo.
SINTOMI (ordine sparso): gravi eccessi d'ansia e attacchi di panico, paura dei contatti sociali al punto da nascondersi o non rispondere per evitare contatti sociali. Riduzione dell'appetito: nel corso della crisi peggiore persi 14 Kg in 11 giorni... Da 73,8 Kg a 60,2 Kg: misuro 182 cm). Crisi di pianto disperato, dolori fisici in tutto il corpo, anche nelle ossa, soprattutto le articolazioni, sensazione di vera e propria infiammazione cerebrale, altissimo stress, fortissimo dolore per senso di responsabilità, spesso ben oltre il ragionevole, per Wow... se ci ripenso mi sembra un film horror. Ore di sonno: nella crisi peggiore che ho avuto, prima dell'adozione di terapia farmacologica, ho trascorso quasi otto settimane dormendo saltuariamente pochi minuti ogni due o tre giorni. Nel corso di quella crisi di due mesi non credo di aver dormito oltre 24 ore. Ho allontanato praticamente qualsiasi essere umano da me per non provare dolore emotivo. Istinti suicidi quotidiani e questo per me è un serio problema. Il desiderio di morte è il primo pensiero al mattino e l'ultimo prima di addormentarmi, ma responsabilmente non posso farlo perché persone a cui voglio bene soffrirebbero per tutta la loro vita se lo facessi.
TERAPIA PRECEDENTE: Oltre psicoterapia e supporto psicologico con disponibilità H24 e supporto farmacologico dopo il fallimento di tutte le alternative naturali disponibili (es: valeriana). Xanax passato da 0,25 4v al gg fino a 1mg due volte al gg e quando sento sopragiungere una crisi. Come da prescrizione ed ho seguito pedissequamente le istruzioni del medico curante, peraltro perfettamente compatibili con le indicazioni. Allo stesso modo ho assunto Stilnox per riuscire a prendere sono ed esclusivamente quando necessario.
ESITO: Lo Xanax è efficace nel prevenire e calmare attacchi di ansia e panico ma mi rende incapace o inadatto a compiere attività (es. guidare, lavorare). Lo Xanax scherma le emozioni. Il mondo è piatto e grigio. Non c'è nulla di stressante o eccessivamente preoccupante. Ma nulla di piacevole. Il cibo ha un gusto piatto, l'amore (se possibile) è sesso, i profumi sono odori.
ATTUALE TERAPIA: Assumo una o due volte al giorno mediante vaporizzazione cannabis biologica ad alto contenuto di CBD. Tutti i sintomi di cui sopra sono scomparsi o diminuiti. E non uso più lo Stilnox.
DOMANDA: Quando potrò curarmi legalmente o devo rassegnarmi alla prospettiva del suicidio?
SINTOMI (ordine sparso): gravi eccessi d'ansia e attacchi di panico, paura dei contatti sociali al punto da nascondersi o non rispondere per evitare contatti sociali. Riduzione dell'appetito: nel corso della crisi peggiore persi 14 Kg in 11 giorni... Da 73,8 Kg a 60,2 Kg: misuro 182 cm). Crisi di pianto disperato, dolori fisici in tutto il corpo, anche nelle ossa, soprattutto le articolazioni, sensazione di vera e propria infiammazione cerebrale, altissimo stress, fortissimo dolore per senso di responsabilità, spesso ben oltre il ragionevole, per Wow... se ci ripenso mi sembra un film horror. Ore di sonno: nella crisi peggiore che ho avuto, prima dell'adozione di terapia farmacologica, ho trascorso quasi otto settimane dormendo saltuariamente pochi minuti ogni due o tre giorni. Nel corso di quella crisi di due mesi non credo di aver dormito oltre 24 ore. Ho allontanato praticamente qualsiasi essere umano da me per non provare dolore emotivo. Istinti suicidi quotidiani e questo per me è un serio problema. Il desiderio di morte è il primo pensiero al mattino e l'ultimo prima di addormentarmi, ma responsabilmente non posso farlo perché persone a cui voglio bene soffrirebbero per tutta la loro vita se lo facessi.
TERAPIA PRECEDENTE: Oltre psicoterapia e supporto psicologico con disponibilità H24 e supporto farmacologico dopo il fallimento di tutte le alternative naturali disponibili (es: valeriana). Xanax passato da 0,25 4v al gg fino a 1mg due volte al gg e quando sento sopragiungere una crisi. Come da prescrizione ed ho seguito pedissequamente le istruzioni del medico curante, peraltro perfettamente compatibili con le indicazioni. Allo stesso modo ho assunto Stilnox per riuscire a prendere sono ed esclusivamente quando necessario.
ESITO: Lo Xanax è efficace nel prevenire e calmare attacchi di ansia e panico ma mi rende incapace o inadatto a compiere attività (es. guidare, lavorare). Lo Xanax scherma le emozioni. Il mondo è piatto e grigio. Non c'è nulla di stressante o eccessivamente preoccupante. Ma nulla di piacevole. Il cibo ha un gusto piatto, l'amore (se possibile) è sesso, i profumi sono odori.
ATTUALE TERAPIA: Assumo una o due volte al giorno mediante vaporizzazione cannabis biologica ad alto contenuto di CBD. Tutti i sintomi di cui sopra sono scomparsi o diminuiti. E non uso più lo Stilnox.
DOMANDA: Quando potrò curarmi legalmente o devo rassegnarmi alla prospettiva del suicidio?
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Gentile utente,
C'è qualcosa che non torna. Non cita neanche una terapia per la depressione. Presumo che le abbia scordate. Cita solo xanax e stilnox, ma non terapie per la depressione. Trattandosi di una cosa che va avanti da tempo, per cui è stato visto da più specialisti, non può essere che non ci siano state cure. Le elenchi così capiamo meglio.
C'è qualcosa che non torna. Non cita neanche una terapia per la depressione. Presumo che le abbia scordate. Cita solo xanax e stilnox, ma non terapie per la depressione. Trattandosi di una cosa che va avanti da tempo, per cui è stato visto da più specialisti, non può essere che non ci siano state cure. Le elenchi così capiamo meglio.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Giustissima osservazione. E nel rispondere mi scuso umilmente per dover esprimere ovvietà per gli specialisti. Generalmente chi avverte un profondo senso di disagio simile alla depressione (ad esempio quelle scaturite da un evento drammatico) viene accolto attraverso tre fasi: La prima la cd terapia di supporto, nel corso della quale lo specialista può intuire un pattern utile a restringere il campo della diagnosi. Ho notato poi una fase intermedia in cui accanto al supporto inizia la terapia vera è propria che ha come scopo la diagnosi e la ricerca delle origini. Nella terza fase si interviene con una terapia vera e propria influenzata dalla scuola alla quale il terapeuta è maggiormente incline (freudiani e jungiani per citare i più celebri). Ora nella mia esperienza i terapeuti propongono più domande che risposte. Facendo una somma i soli elementi concordi paiono essere numerosi episodi depressivi anche gravi a distanza talvolta di anni, riconducibili a pattern di eventi che il mio inconscio correla e organizza in base alla propria esperienza pregressa, che rendono "probabile" la configurabilità di una sindrome depressiva maggiore con probabilità di ripresentazione episodica. Ripeto, sfortunatamente la bipolarità è stata esclusa (i bipolari vanno fortissimo in società).
Tre dei quattro specialisti, ovviamente, pur non negando le statistiche ufficiali, hanno giustamente minimizzato tutte le serie di rischi per la salute derivanti. Ad esempio la percentuale di suicidi fra pazienti affetti da depressione o depressione maggiore oscilla (dati limitati) fra il 60 e l'80%. Il rischio di morte per malattie cardiovascolari è quadruplicato e se venisse sommato ad abitudini tobagiste, esponenzialmente, sarebbe di 16 volte superiore. L'aspettativa di vita è quindi ben inferiore. Ma questo sinceramente non mi preoccupa né mi rattrista più di tanto, comparato al dolore spesso intollerabile determinato dalla mia quotidiana condizione. La mia sola preoccupazione è protrarre la mia esistenza oltre la vita biologica di mia madre, circa 1/4 di secolo più grande di me, per il quale sono figlio unico e non riesco a immaginare nulla di più orribile di costringere qualcuno a sopravvivere ai propri figli.
Attualmente e limitandomi alla sola anamnesi, la terapia che sto seguendo autonomamente sta effettivamente producendo progressi notevolissimi ed abbia alleviato o eliminato alcuni dei sintomi, ma non posso ricorrere ad alcuna supervisione medica per via dell'ambiguo status della ricerca nel campo correlato alla disciplina legale.
Vi ringrazio umilmente per qualsiasi produttiva soluzione.
Alle volte sono costretto a sincerarmi che tutte le finestre di casa siano ben chiuse in modo da poter contare su quei pochi secondi in cui la mente razionale potrebbe bloccare la parte emotiva dal gettarsi dal balcone (e con quasi una punta di orgoglio devo dire che negli ultimi cinque anni me la sono cavata egregiamente in tal senso).
Tre dei quattro specialisti, ovviamente, pur non negando le statistiche ufficiali, hanno giustamente minimizzato tutte le serie di rischi per la salute derivanti. Ad esempio la percentuale di suicidi fra pazienti affetti da depressione o depressione maggiore oscilla (dati limitati) fra il 60 e l'80%. Il rischio di morte per malattie cardiovascolari è quadruplicato e se venisse sommato ad abitudini tobagiste, esponenzialmente, sarebbe di 16 volte superiore. L'aspettativa di vita è quindi ben inferiore. Ma questo sinceramente non mi preoccupa né mi rattrista più di tanto, comparato al dolore spesso intollerabile determinato dalla mia quotidiana condizione. La mia sola preoccupazione è protrarre la mia esistenza oltre la vita biologica di mia madre, circa 1/4 di secolo più grande di me, per il quale sono figlio unico e non riesco a immaginare nulla di più orribile di costringere qualcuno a sopravvivere ai propri figli.
Attualmente e limitandomi alla sola anamnesi, la terapia che sto seguendo autonomamente sta effettivamente producendo progressi notevolissimi ed abbia alleviato o eliminato alcuni dei sintomi, ma non posso ricorrere ad alcuna supervisione medica per via dell'ambiguo status della ricerca nel campo correlato alla disciplina legale.
Vi ringrazio umilmente per qualsiasi produttiva soluzione.
Alle volte sono costretto a sincerarmi che tutte le finestre di casa siano ben chiuse in modo da poter contare su quei pochi secondi in cui la mente razionale potrebbe bloccare la parte emotiva dal gettarsi dal balcone (e con quasi una punta di orgoglio devo dire che negli ultimi cinque anni me la sono cavata egregiamente in tal senso).
[#3]
Gentile utente,
"Ho notato poi una fase intermedia in cui accanto al supporto inizia la terapia vera è propria che ha come scopo la diagnosi e la ricerca delle origini. "
No, non mi pare abbia a che vedere con la terapia della depressione.
Continuo a notare che in tutto ciò non c'è nessuna terapia per la depressione. Quindi è arrivato ad una (possibile) automedicazione ma non perché le cure non fossero efficaci. Parrebbe che non le abbia mai fatte.
"Ho notato poi una fase intermedia in cui accanto al supporto inizia la terapia vera è propria che ha come scopo la diagnosi e la ricerca delle origini. "
No, non mi pare abbia a che vedere con la terapia della depressione.
Continuo a notare che in tutto ciò non c'è nessuna terapia per la depressione. Quindi è arrivato ad una (possibile) automedicazione ma non perché le cure non fossero efficaci. Parrebbe che non le abbia mai fatte.
[#4]
Utente
Caro Dr. Pacini,
la ringrazio innanzitutto della solerte risposta e le chiedo scusa fin d'ora se dovessi aver interpretato come asserzioni dubitative riguardanti quanto dichiarato dal sottoscritto che, comprenderà, non avrebbero molto senso visto che il sito mi conferisce quel minimo di anonimato da poter mettere tranquillamente a nudo la realtà del mio vissuto quale paziente.
Posso raccontarle nel dettaglio molte sedute avute con vari psicologi, da psicologi dell'infanzia (la mia prima seduta in assoluta consistette nel guardare insieme alla terapeuta, attualmente ex docente di cattedra in pensione, il film "la storia infinita" e poi commentare insieme quello che sentivo: mi perdoni se essendo passati oltre trentanni la memoria non mi è di particolare aiuto).
Le mi chiede quali terapie sono state applicate a me quale paziente. Mi perdoni se le rispondo con una domanda: lei è in grado di descrivermi che procedura è stata adottata nella sua appendicectomia se ne ha mai ricevuta una? Il suo avvocato le ha mai spiegato nel dettaglio il tipo di strategia processuale che ha inteso adottare o si è limitato a descriverle il problema ed il risultato che si aspettava di conseguire?
Se lei è invece uno specialista che mette al corrente passo passo il paziente sul tipo di terapia che sta seguendo (e dal basso della mia ignoranza questo mi stupirebbe molto perché nella mia banalissima logica ritengo potrebbe influenzare la terapia stessa), mi scuso in anticipo e le confermo che nessuno specialista mi ha mai messo al corrente del tipo di terapia che intendeva utilizzare, salvo riferirsi in linea generale ad una scuola di pensiero, ma per chi non ha studiato il vostro settore sarebbe come spiegare a un bambino gli effetti di una determinata pressione delle gomme in relazione al manto stradale, al tipo ed alla massa del veicolo.
Ma mi perdoni se approfondisco ulteriormente questo punto con una domanda retorica. Se lei avesse davanti un paziente che nega categoricamente la sua diagnosi, cosa farebbe? La imporrebbe comunque? Consiglierebbe un altro specialista? O proverebbe senza contrariare il paziente a portarlo ad analizzare quelle sintomatologie che sulla base della sua esperienza e competenza la inducono ad orientarsi nella scelta terapeutica in una determinata direzione salvaguardando la fiducia terapeuta-paziente?
Ora, ringraziandola per la grande pazienza avuta nel leggere tali miei osservazioni, vorrei rispondere una volta per tutte e nel modo più esaustivo possibile alla sua domanda, in modo da darle la facoltà di poter rispondere a quelle da me poste.
Io non sono uno psicologo, non sono uno psichiatra, non sono un sessuologo, non sono un analista. Io non ho studiato "terapie". Ne sono stato soggetto. Posso descriverle sedute, argomenti trattati, consigli e direttive ricevute. Le sarebbe d'aiuto sapere che mi veniva richiesto di trascrivere e analizzare i miei sogni, il rapporto con gli altri, le vicissitudini della mia vita, il sospetto di una componente narcisistica nella mia forma depressiva? Mi faccia delle domande. Se, perdoni il termine, sospetta che la stia prendendo in giro o che qualcosa che le stia dicendo non sia reale, io in questo momento sono online. Mi faccia delle domande dirette. Le risponderò immediatamente a distanza di secondi così sarà sicuro che non sono andato a cercare una risposta in rete. Io non voglio sprecare il suo tempo. Voglio il suo aiuto e le sto offrendo tutta la sincerità possibile.
La prego di voler ipotizzare per un momento che nulla di quanto le ho scritto sia diverso dalla realtà.
Lei conclude dicendo: "parrebbe che abbia mai fatte". Mi sorprende questo approccio non professionalmente (non ho nemmeno lontanamente i mezzi per poter esprimere un'opinione in tal senso), ma statisticamente. Dare del bugiardo con un'asserzione dubitativa a quanto dichiarato da un paziente che asserisce di essere affetto da una condizione serissima che, stando quantomeno alle statistiche ufficiali, è sospettata essere fra le primissime cause di suicidio e che Lei come professionista sa essere una delle prigioni più annichilenti la psiche umane possa vivere e la sua risposta è dargli del bugiardo?
Se avesse ragione (mi dispiace confermarle che non è questo il caso), nella migliore delle ipotesi avrebbe procurato ulteriore grave sofferenza in chi è già gravemente provato (l'accusa brucia sull'innocente che di un fuoco che non si estingue), la peggiore non consideriamola nemmeno.
Sono stato in cure da tre terapisti. Una durante l'infanzia, poi per un breve periodo di sostegno psicologico e infine per due anni nel 2010 e nel 2011. Precedentemente sono stato in terapia nella prima adolescenza (dai 14 ai 15 quando autonomamente ho deciso di interrompere) e con una terza terapista (quest'ultima psicologa) fra il 1996 e il 1997. Ciascuna terapia è durata fra i circa sei mesi e poco più di due anni. Nessuna di queste terapie non farmacologiche ha apportato benefici relativi alla gestione del dolore, alla riduzione degli attacchi di ansia, di panico, distimia, insonnia... ho imparato tantissime tecniche utili ("getta la palla con tutta la negatività!"... "fai il vento anche quando sei in fila alle poste"). Ma per dormire? Droghe prescritte da suoi colleghi: Stilnox. Per calmarmi? Altra droga? Alprazolam. Oggi ne ho assunti 4 mg (4 pillole, fra le 6 e le 14: sbagliatissimo, caro dottore mi bacchetti le mani, mi dica tutto il male che vuole, ma vivo ad un sesto piano, la finestra è a meno di tre metri e preferisco spaccarmi il fegato che rovinare la vita di quelle persone la cui vita distruggerei).
Ora Dr. Pacini, se sono riuscito a limitare i suoi dubbi, umilmente attendo i suoi preziosi consigli e mi creda quando le dico che le mie puntualizzazioni iniziali sono state determinate dalla sofferenza di vedere mettere in dubbio l'onestà di un cuore aperto che soffre.
Grazie ancora
la ringrazio innanzitutto della solerte risposta e le chiedo scusa fin d'ora se dovessi aver interpretato come asserzioni dubitative riguardanti quanto dichiarato dal sottoscritto che, comprenderà, non avrebbero molto senso visto che il sito mi conferisce quel minimo di anonimato da poter mettere tranquillamente a nudo la realtà del mio vissuto quale paziente.
Posso raccontarle nel dettaglio molte sedute avute con vari psicologi, da psicologi dell'infanzia (la mia prima seduta in assoluta consistette nel guardare insieme alla terapeuta, attualmente ex docente di cattedra in pensione, il film "la storia infinita" e poi commentare insieme quello che sentivo: mi perdoni se essendo passati oltre trentanni la memoria non mi è di particolare aiuto).
Le mi chiede quali terapie sono state applicate a me quale paziente. Mi perdoni se le rispondo con una domanda: lei è in grado di descrivermi che procedura è stata adottata nella sua appendicectomia se ne ha mai ricevuta una? Il suo avvocato le ha mai spiegato nel dettaglio il tipo di strategia processuale che ha inteso adottare o si è limitato a descriverle il problema ed il risultato che si aspettava di conseguire?
Se lei è invece uno specialista che mette al corrente passo passo il paziente sul tipo di terapia che sta seguendo (e dal basso della mia ignoranza questo mi stupirebbe molto perché nella mia banalissima logica ritengo potrebbe influenzare la terapia stessa), mi scuso in anticipo e le confermo che nessuno specialista mi ha mai messo al corrente del tipo di terapia che intendeva utilizzare, salvo riferirsi in linea generale ad una scuola di pensiero, ma per chi non ha studiato il vostro settore sarebbe come spiegare a un bambino gli effetti di una determinata pressione delle gomme in relazione al manto stradale, al tipo ed alla massa del veicolo.
Ma mi perdoni se approfondisco ulteriormente questo punto con una domanda retorica. Se lei avesse davanti un paziente che nega categoricamente la sua diagnosi, cosa farebbe? La imporrebbe comunque? Consiglierebbe un altro specialista? O proverebbe senza contrariare il paziente a portarlo ad analizzare quelle sintomatologie che sulla base della sua esperienza e competenza la inducono ad orientarsi nella scelta terapeutica in una determinata direzione salvaguardando la fiducia terapeuta-paziente?
Ora, ringraziandola per la grande pazienza avuta nel leggere tali miei osservazioni, vorrei rispondere una volta per tutte e nel modo più esaustivo possibile alla sua domanda, in modo da darle la facoltà di poter rispondere a quelle da me poste.
Io non sono uno psicologo, non sono uno psichiatra, non sono un sessuologo, non sono un analista. Io non ho studiato "terapie". Ne sono stato soggetto. Posso descriverle sedute, argomenti trattati, consigli e direttive ricevute. Le sarebbe d'aiuto sapere che mi veniva richiesto di trascrivere e analizzare i miei sogni, il rapporto con gli altri, le vicissitudini della mia vita, il sospetto di una componente narcisistica nella mia forma depressiva? Mi faccia delle domande. Se, perdoni il termine, sospetta che la stia prendendo in giro o che qualcosa che le stia dicendo non sia reale, io in questo momento sono online. Mi faccia delle domande dirette. Le risponderò immediatamente a distanza di secondi così sarà sicuro che non sono andato a cercare una risposta in rete. Io non voglio sprecare il suo tempo. Voglio il suo aiuto e le sto offrendo tutta la sincerità possibile.
La prego di voler ipotizzare per un momento che nulla di quanto le ho scritto sia diverso dalla realtà.
Lei conclude dicendo: "parrebbe che abbia mai fatte". Mi sorprende questo approccio non professionalmente (non ho nemmeno lontanamente i mezzi per poter esprimere un'opinione in tal senso), ma statisticamente. Dare del bugiardo con un'asserzione dubitativa a quanto dichiarato da un paziente che asserisce di essere affetto da una condizione serissima che, stando quantomeno alle statistiche ufficiali, è sospettata essere fra le primissime cause di suicidio e che Lei come professionista sa essere una delle prigioni più annichilenti la psiche umane possa vivere e la sua risposta è dargli del bugiardo?
Se avesse ragione (mi dispiace confermarle che non è questo il caso), nella migliore delle ipotesi avrebbe procurato ulteriore grave sofferenza in chi è già gravemente provato (l'accusa brucia sull'innocente che di un fuoco che non si estingue), la peggiore non consideriamola nemmeno.
Sono stato in cure da tre terapisti. Una durante l'infanzia, poi per un breve periodo di sostegno psicologico e infine per due anni nel 2010 e nel 2011. Precedentemente sono stato in terapia nella prima adolescenza (dai 14 ai 15 quando autonomamente ho deciso di interrompere) e con una terza terapista (quest'ultima psicologa) fra il 1996 e il 1997. Ciascuna terapia è durata fra i circa sei mesi e poco più di due anni. Nessuna di queste terapie non farmacologiche ha apportato benefici relativi alla gestione del dolore, alla riduzione degli attacchi di ansia, di panico, distimia, insonnia... ho imparato tantissime tecniche utili ("getta la palla con tutta la negatività!"... "fai il vento anche quando sei in fila alle poste"). Ma per dormire? Droghe prescritte da suoi colleghi: Stilnox. Per calmarmi? Altra droga? Alprazolam. Oggi ne ho assunti 4 mg (4 pillole, fra le 6 e le 14: sbagliatissimo, caro dottore mi bacchetti le mani, mi dica tutto il male che vuole, ma vivo ad un sesto piano, la finestra è a meno di tre metri e preferisco spaccarmi il fegato che rovinare la vita di quelle persone la cui vita distruggerei).
Ora Dr. Pacini, se sono riuscito a limitare i suoi dubbi, umilmente attendo i suoi preziosi consigli e mi creda quando le dico che le mie puntualizzazioni iniziali sono state determinate dalla sofferenza di vedere mettere in dubbio l'onestà di un cuore aperto che soffre.
Grazie ancora
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" lei è in grado di descrivermi che procedura è stata adottata nella sua appendicectomia se ne ha mai ricevuta una?"
No, però siamo qui a capire se, visto che diceva di aver fatto per anni tentativi di curare una determinata malattia, abbia eseguito procedure note per curare quella malattia, oppure invece no.
E dal quel che racconta non ne emergono.
Una persona non necessita di spiegazioni di chissà quale gradualità. La cura è decisa subito, e se si cambia il paziente è il primo a saperlo. Se prescrivo una medicina mi par chiaro cosa, quanto e per quanto la prescrivo.
Ma non riporta alcuna prescrizione.
Il resto della polemica è veramente incomprensibile, e va a cercare risposte offensive in un banalissimo stupore per una banalissima incongruenza: viene a presentare un'autocura con cannabis come extrema ratio mentre poi dalla storia non emergono altri tentativi. Un ansiolitico sarebbe tutta la proposta terapeutica per una malattia depressiva ? Non mi risulta. Nessuno psichiatra può non sapere come si cura una depressione. Ne ha visti diversi, mi stupisce che da nessuno le sia venuta la proposta di una terapia antidepressiva.
Qualcuno le ha dato del bugiardo ? Ma quando mai ?
Quindi non faccia affermazioni offensive sì, ma per chi le sta rispondendo.
No, però siamo qui a capire se, visto che diceva di aver fatto per anni tentativi di curare una determinata malattia, abbia eseguito procedure note per curare quella malattia, oppure invece no.
E dal quel che racconta non ne emergono.
Una persona non necessita di spiegazioni di chissà quale gradualità. La cura è decisa subito, e se si cambia il paziente è il primo a saperlo. Se prescrivo una medicina mi par chiaro cosa, quanto e per quanto la prescrivo.
Ma non riporta alcuna prescrizione.
Il resto della polemica è veramente incomprensibile, e va a cercare risposte offensive in un banalissimo stupore per una banalissima incongruenza: viene a presentare un'autocura con cannabis come extrema ratio mentre poi dalla storia non emergono altri tentativi. Un ansiolitico sarebbe tutta la proposta terapeutica per una malattia depressiva ? Non mi risulta. Nessuno psichiatra può non sapere come si cura una depressione. Ne ha visti diversi, mi stupisce che da nessuno le sia venuta la proposta di una terapia antidepressiva.
Qualcuno le ha dato del bugiardo ? Ma quando mai ?
Quindi non faccia affermazioni offensive sì, ma per chi le sta rispondendo.
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Utente
Sto leggendo mentre le rispondo per rispetto della promessa che le ho fatto nella precedente.
Prescrizioni farmacologiche: non si è arrivati subito alle droghe vere e proprie come l'alprazolam. Il medico prudentemente ha prima consigliato le solite gocce di valeriana e alcuni esercizi.
La prima prescrizione di Alprazolam (semplicemente Xanax, all'epoca) era per pillole da 0.25 quattro volte al giorno.
Si è poi passati alle pillole da 0.50 e infine a quelle da 1mg.
In un'occasione mi venne prescritta in gocce, ma pregai la dottoressa di sostituirle in pillole in quanto temevo che in un momento di crisi potessi assumerle senza contare.
Lo Stilnox è stato prescritto dopo un mese di quasi totale insonnia. Quel mese mi è sembrato come fosse durato sei.
Riguardo terapie psicologiche adottate, mi può dare qualche indizio? Altrimenti scriverei papiri inutili che finirebbero solo per fornire troppi dati utili alla mia identificazione.
Grazie mille per la sua pazienza e dedizione
Prescrizioni farmacologiche: non si è arrivati subito alle droghe vere e proprie come l'alprazolam. Il medico prudentemente ha prima consigliato le solite gocce di valeriana e alcuni esercizi.
La prima prescrizione di Alprazolam (semplicemente Xanax, all'epoca) era per pillole da 0.25 quattro volte al giorno.
Si è poi passati alle pillole da 0.50 e infine a quelle da 1mg.
In un'occasione mi venne prescritta in gocce, ma pregai la dottoressa di sostituirle in pillole in quanto temevo che in un momento di crisi potessi assumerle senza contare.
Lo Stilnox è stato prescritto dopo un mese di quasi totale insonnia. Quel mese mi è sembrato come fosse durato sei.
Riguardo terapie psicologiche adottate, mi può dare qualche indizio? Altrimenti scriverei papiri inutili che finirebbero solo per fornire troppi dati utili alla mia identificazione.
Grazie mille per la sua pazienza e dedizione
[#7]
Utente
Ultima parte alla quale non avevo risposto (stavo leggendo): "viene a presentare un'autocura con cannabis come extrema ratio mentre poi dalla storia non emergono altri tentativi. Un ansiolitico sarebbe tutta la proposta terapeutica per una malattia depressiva ? Non mi risulta. Nessuno psichiatra può non sapere come si cura una depressione. Ne ha visti diversi, mi stupisce che da nessuno le sia venuta la proposta di una terapia antidepressiva"
Presentare una cura? Dottore, questo io non posso farlo. Non sono un medico né un ricercatore. E perdoni il mio pessimismo, ma dopo tutti questi anni non credo che l'MDD possa essere curata. Credo si possano alleviare i sintomi e convivere con il rischio di crisi. Quello che le volevo dire e temo di non essere riuscito ad esprimere adeguatamente è che la cannabis con un contenuto minimo di CBD 1%, nel mio particolare caso, non solo ha attenuato ed attenua le crisi molto meglio delle droghe prescrittemi dai suoi colleghi, ma senza la maggior parte degli effetti collaterali che normalmente sperimento.
Presentare una cura? Dottore, questo io non posso farlo. Non sono un medico né un ricercatore. E perdoni il mio pessimismo, ma dopo tutti questi anni non credo che l'MDD possa essere curata. Credo si possano alleviare i sintomi e convivere con il rischio di crisi. Quello che le volevo dire e temo di non essere riuscito ad esprimere adeguatamente è che la cannabis con un contenuto minimo di CBD 1%, nel mio particolare caso, non solo ha attenuato ed attenua le crisi molto meglio delle droghe prescrittemi dai suoi colleghi, ma senza la maggior parte degli effetti collaterali che normalmente sperimento.
[#8]
Gentile utente,
Non capisco esattamente perché chiamare droga un ansiolitico, comunque ripeto ancora una volta un semplicissimo concetto.
Non ha fatto alcuna cura per la depressione, o anche se fosse una diagnosi diversa da questa.
La cura della depressione maggiore e ricorrente, e di una certa serietà mi par di capire, si basa su trattamenti farmacologici e anche non, che non sono un banale ansiolitico sintomatico.
Non vorrei che per qualche strano motivo, non medico e deontologicamente paradossale, si fossero esclusi i farmaci specifici.
Se non fosse stato visto da nessuno, si potrebbe anche capire. Ma che, nonostante una diagnosi formalmente fatta, e un paio di prescrizioni di ansiolitico non sia stato mai indicato un trattamento idoneo per questa malattia, suona semplicemente strano. Nessuno dice che non sia vero, semplicemente strano da sentire.
In conclusione, intanto ragioni con un medico delle cure che attualmente ci sono per la sua malattia, poi nelle forme resistenti uno può anche verificare se esiste una modalità di trattamento alternativa che sia legale o ammessa in via eccezionale.
Non capisco esattamente perché chiamare droga un ansiolitico, comunque ripeto ancora una volta un semplicissimo concetto.
Non ha fatto alcuna cura per la depressione, o anche se fosse una diagnosi diversa da questa.
La cura della depressione maggiore e ricorrente, e di una certa serietà mi par di capire, si basa su trattamenti farmacologici e anche non, che non sono un banale ansiolitico sintomatico.
Non vorrei che per qualche strano motivo, non medico e deontologicamente paradossale, si fossero esclusi i farmaci specifici.
Se non fosse stato visto da nessuno, si potrebbe anche capire. Ma che, nonostante una diagnosi formalmente fatta, e un paio di prescrizioni di ansiolitico non sia stato mai indicato un trattamento idoneo per questa malattia, suona semplicemente strano. Nessuno dice che non sia vero, semplicemente strano da sentire.
In conclusione, intanto ragioni con un medico delle cure che attualmente ci sono per la sua malattia, poi nelle forme resistenti uno può anche verificare se esiste una modalità di trattamento alternativa che sia legale o ammessa in via eccezionale.
[#9]
Utente
Vorrei tanto dottore.
Non vivo più in Europa e nel paese in cui vivo non ho incontrato professionisti che parlino una delle lingue che conosco o che vi assomigli (e francamente andare da un medico della psiche con traduttore al seguito...). Non hanno nemmeno lo stesso alfabeto. Non vorrei fare la fine della celebre battuta di Woody Allen sullo psicanalista che dopo dieci anni di terapia gli dice: "no hablo anglais".
Come potrà comprendere non ho molte alternative. E per chiosare l'onestà ispiratrice, scrivere in un forum riguardo il mio problema (e la soluzione adottata) è qualcosa che non credevo sarei riuscito a fare.
Credo sia stata la necessità. Non conosco nessuno qui.
Non vivo più in Europa e nel paese in cui vivo non ho incontrato professionisti che parlino una delle lingue che conosco o che vi assomigli (e francamente andare da un medico della psiche con traduttore al seguito...). Non hanno nemmeno lo stesso alfabeto. Non vorrei fare la fine della celebre battuta di Woody Allen sullo psicanalista che dopo dieci anni di terapia gli dice: "no hablo anglais".
Come potrà comprendere non ho molte alternative. E per chiosare l'onestà ispiratrice, scrivere in un forum riguardo il mio problema (e la soluzione adottata) è qualcosa che non credevo sarei riuscito a fare.
Credo sia stata la necessità. Non conosco nessuno qui.
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Gentile utente,
Beh sì, la battuta rende un po' il paradosso di certi tipi di presunta cura.
Comunque non so di preciso dove stia, ma in generale ormai le cure standard sono diffuse dovunque ci siano grandi città. Di che posto si tratta ?
Beh sì, la battuta rende un po' il paradosso di certi tipi di presunta cura.
Comunque non so di preciso dove stia, ma in generale ormai le cure standard sono diffuse dovunque ci siano grandi città. Di che posto si tratta ?
[#11]
Utente
Vivo in Ucraina (3-400 Km da dove ogni tanto si spara). Non credo ci siano psicologi italiani e di certo qualcuno che ha perso un arto o dei figli in un conflitto a fuoco ha sicuramente priorità davanti a uno sciocco occidentale che soffre di qualcosa che qui si discute ancora se sia una patologia o un capriccio.
Dr. Pacini, una delle cose meno piacevoli della depressione è l'egoismo di porre i propri problemi al di sopra degli altri. Ah, se dicessi ad uno psicologo che dato che l'Alprazolam è acquistabile solo di importazione ad a prezzi superiori a quelli della cannabis biologica (57€ un box) credo potrei dire addio alla mia fedina penale pulita e ritrovarmi con un foglio di via o peggio.
Essenzialmente quello che voglio è solo protrarre la mia sopravvivenza il minimo necessario, soffrendo il meno possibile e non cagionare problemi. Non sono un fanatico della sopravvivenza e non credo di aver più diritto di vivere di un bambino che muore a pochi minuti dal parto. Siamo oltre 7 miliardi su questo pianeta. Non ho figli, né moglie, né amici. Non perde niente nessuno con me.
Dr. Pacini, una delle cose meno piacevoli della depressione è l'egoismo di porre i propri problemi al di sopra degli altri. Ah, se dicessi ad uno psicologo che dato che l'Alprazolam è acquistabile solo di importazione ad a prezzi superiori a quelli della cannabis biologica (57€ un box) credo potrei dire addio alla mia fedina penale pulita e ritrovarmi con un foglio di via o peggio.
Essenzialmente quello che voglio è solo protrarre la mia sopravvivenza il minimo necessario, soffrendo il meno possibile e non cagionare problemi. Non sono un fanatico della sopravvivenza e non credo di aver più diritto di vivere di un bambino che muore a pochi minuti dal parto. Siamo oltre 7 miliardi su questo pianeta. Non ho figli, né moglie, né amici. Non perde niente nessuno con me.
[#12]
Gentile utente,
Non ci saranno psicologi italiani, ma ci sono psichiatri ucraini. Lei continua a parlare di alprazolam non si capisce perché, noi stiamo parlando della banalità di farsi dare una cura per la depressione, senza bisogno di ricorrere a metodi alternativi pericolosi.
Conoscenze diffuse in tutto il mondo, Ucraina compresa.
Non ci saranno psicologi italiani, ma ci sono psichiatri ucraini. Lei continua a parlare di alprazolam non si capisce perché, noi stiamo parlando della banalità di farsi dare una cura per la depressione, senza bisogno di ricorrere a metodi alternativi pericolosi.
Conoscenze diffuse in tutto il mondo, Ucraina compresa.
[#13]
Utente
Mi scusi ancora Dottore, riformulo la domanda (che è sostanzialmente quella del post iniziale): qual è l'opinione medica attuale e/o parere medico personale relativo all'utilizzo della cannabis terapeutica nella prevenzione e/o attenuazione di alcune sintomatologie tipiche dei fenomeni depressivi ricorrenti.
Grazie
Grazie
[#14]
Gentile utente,
Dipende da quale cannabis. La cannabis classica, nell'uso continuato, è associato a disturbi dell'umore. Questo per vale anche per quei farmaci che interferiscono con il sistema cannabinoide. Sul resto, cioè sull'uso dei cannabinoidi come cura, si spera che escano prodotti al più presto, poiché ci sono le basi per ritenere che alcuni cannabinoidi abbiano proprietà terapeutiche.
Tuttavia nel suo caso sembra essere approdato a questo uso saltando a piè pari tutto il resto. Saltandolo di fatto, non importa se perché guidato male o perché non ha voluto alcuni tipi di cure a priori.
Dipende da quale cannabis. La cannabis classica, nell'uso continuato, è associato a disturbi dell'umore. Questo per vale anche per quei farmaci che interferiscono con il sistema cannabinoide. Sul resto, cioè sull'uso dei cannabinoidi come cura, si spera che escano prodotti al più presto, poiché ci sono le basi per ritenere che alcuni cannabinoidi abbiano proprietà terapeutiche.
Tuttavia nel suo caso sembra essere approdato a questo uso saltando a piè pari tutto il resto. Saltandolo di fatto, non importa se perché guidato male o perché non ha voluto alcuni tipi di cure a priori.
[#15]
Utente
Gentile Dr. Pacini,
sono certamente interessato ad individuare soluzioni diverse da quelle finora tentate senza giovamento (psicoterapia con supporto farmacologico come riportato) e che comprendo non essermi state prospettate, sicuramente per ragionevoli considerazioni che non posso valutare.
Riguardo al primo punto, non so e non ho le competenze per poter determinare gli effetti a lungo termine poiché nella mia vita non ho mai fatto uso continuativo di alcun tipo di sostanza diversa da quelle indicate e perché prima di adottare questa soluzione (autonomamente e senza alcun consiglio terapeutico diverso dalla ricerca personale, dalla sperimentazione e dalla verifica nel breve e medio termine dei benefici).
I benefici sono certamente sollievo temporaneo ed un senso di benessere. Gli effetti indesiderati finora riscontrati sono a mio modesto parere poco rilevanti. Ad esempio il calo di produttività associato all'effetto terapeutico: durante l'assunzione di cannabis la quantità di lavoro in termini di produzione e di ore lavoro, è ridotta sensibilmente, ma certamente nel corso di una crisi depressiva la mia produttività è zero. Mangio molto, ma questo è un bene dato che nel corso di una delle peggiore crisi sono arrivato a perdere 14 kg in 11 giorni (da 74 a 60: non mangiavo) e nonostante questo il mio peso è sempre più vicino al "sotto" che al "sovra".
Tuttavia non so se la cannabis possa curare la depressione. Dopo oltre un anno di uso terapeutico posso certamente dire che come supporto farmacologico l'uso di cannabis vaporizzata o assunta come infuso è di gran lunga preferibile a qualsiasi altro. Mi fa stare bene e mi tiene lontano da luoghi oscuri. Mi ha anche aiutato a vincere la dipendenza dal fumo (ho smesso lo scorso anno). Personalmente non acquisterei farmaci a base di cannabinoidi. Credo che i pazienti che ricorrono a rimedi naturali, preferiscano il frutto della terra (è certamente forte la componente psicologica, ma la causa non cambia il risultato).
Per la cura della depressione invece vorrei chiederle cosa pensa della psilocibina (ancora una volta parliamo solo di assunzione dei tuberi e miconidi naturali contenenti psilocibina e non della molecola sintetizzata). Ho letto ricerche molto promettenti degli ultimi 4-5 anni sia in UK che in USA, in particolare in relazione ai disturbi dell'umore. Peraltro la cosa sorprendente è il periodo di durata dei benefici a lungo termini rispetto al tempo dell'assunzione. Non è un vaccino, ma 9-18 mesi di miglioramento sensibile dell'umore dalla singola assunzione a mio modestissimo parere è un risultato incoraggiante.
sono certamente interessato ad individuare soluzioni diverse da quelle finora tentate senza giovamento (psicoterapia con supporto farmacologico come riportato) e che comprendo non essermi state prospettate, sicuramente per ragionevoli considerazioni che non posso valutare.
Riguardo al primo punto, non so e non ho le competenze per poter determinare gli effetti a lungo termine poiché nella mia vita non ho mai fatto uso continuativo di alcun tipo di sostanza diversa da quelle indicate e perché prima di adottare questa soluzione (autonomamente e senza alcun consiglio terapeutico diverso dalla ricerca personale, dalla sperimentazione e dalla verifica nel breve e medio termine dei benefici).
I benefici sono certamente sollievo temporaneo ed un senso di benessere. Gli effetti indesiderati finora riscontrati sono a mio modesto parere poco rilevanti. Ad esempio il calo di produttività associato all'effetto terapeutico: durante l'assunzione di cannabis la quantità di lavoro in termini di produzione e di ore lavoro, è ridotta sensibilmente, ma certamente nel corso di una crisi depressiva la mia produttività è zero. Mangio molto, ma questo è un bene dato che nel corso di una delle peggiore crisi sono arrivato a perdere 14 kg in 11 giorni (da 74 a 60: non mangiavo) e nonostante questo il mio peso è sempre più vicino al "sotto" che al "sovra".
Tuttavia non so se la cannabis possa curare la depressione. Dopo oltre un anno di uso terapeutico posso certamente dire che come supporto farmacologico l'uso di cannabis vaporizzata o assunta come infuso è di gran lunga preferibile a qualsiasi altro. Mi fa stare bene e mi tiene lontano da luoghi oscuri. Mi ha anche aiutato a vincere la dipendenza dal fumo (ho smesso lo scorso anno). Personalmente non acquisterei farmaci a base di cannabinoidi. Credo che i pazienti che ricorrono a rimedi naturali, preferiscano il frutto della terra (è certamente forte la componente psicologica, ma la causa non cambia il risultato).
Per la cura della depressione invece vorrei chiederle cosa pensa della psilocibina (ancora una volta parliamo solo di assunzione dei tuberi e miconidi naturali contenenti psilocibina e non della molecola sintetizzata). Ho letto ricerche molto promettenti degli ultimi 4-5 anni sia in UK che in USA, in particolare in relazione ai disturbi dell'umore. Peraltro la cosa sorprendente è il periodo di durata dei benefici a lungo termini rispetto al tempo dell'assunzione. Non è un vaccino, ma 9-18 mesi di miglioramento sensibile dell'umore dalla singola assunzione a mio modestissimo parere è un risultato incoraggiante.
[#16]
Gentile utente,
Ormai ci sono decine di terapie antidepressive disponibili, non costose, diffuse un po' in tutto il mondo.
Nel caso di depressione ricorrente ci sono alcune cose da tener presenti per scegliere, perché risolvere l'episodio e prevenire le ricadute possono essere obiettivi da trattare con farmaci diversi.
Io contatterei uno psichiatra dove Lei si trova (esattamente vicino a quale grosso centro ?), oppure torna in Italia per farsi visitare, oppure ancora organizza una breve degenza in casa di cura per iniziare la cura e verificare la diagnosi, cosa che può essere fatta a carico del sistema sanitario se ha ancora la residenza italiana.
Ormai ci sono decine di terapie antidepressive disponibili, non costose, diffuse un po' in tutto il mondo.
Nel caso di depressione ricorrente ci sono alcune cose da tener presenti per scegliere, perché risolvere l'episodio e prevenire le ricadute possono essere obiettivi da trattare con farmaci diversi.
Io contatterei uno psichiatra dove Lei si trova (esattamente vicino a quale grosso centro ?), oppure torna in Italia per farsi visitare, oppure ancora organizza una breve degenza in casa di cura per iniziare la cura e verificare la diagnosi, cosa che può essere fatta a carico del sistema sanitario se ha ancora la residenza italiana.
Questo consulto ha ricevuto 16 risposte e 3.8k visite dal 18/03/2017.
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