Autolesionismo, masochismo
Sono una ragazza di 18 anni autolesionista. Ho cominciato a undici/ dodici anni, in seconda media. Non ho mai smesso, ho provato molte volte ma non ci sono mai riuscita. Col tempo ho sviluppato forti istinti suicidi, è diventato un pensiero ricorrente, che si riproponeva in maniera costante per tutti i giorni, durante tutto il giorno contro la mia volontà, in maniera assillante. Mi è capitato per brevi periodi di obbligarmi a seguire diete molto drastiche e digiuni. Ho passato fasi di "black out" a intermittenza in cui ero molto rallentata, distraibile, svogliata. Avevo spesso crisi di pianto, alternati a periodi di vuoto. A 15 anni ho cominciato ad andare da uno psicologo. Lo psicologo mi ha passata allo psichiatra che, successivamente mi ha detto che la preoccupazione (superata!) fosse di un episodio di schizofrenia agli inizi, dato che parlavo in maniera molto astratta, di filosofia, per citazioni. Ero molto trasandata. Verso i 14 anni ho cominciato a bere ogni volta che potevo, ma non mi era possibile accedere molto spesso all'alcool così ho avuto diverse ubriacature che mi hanno portato a perdere i sensi. Vivevo questo con molto senso di colpa. Sempre verso i 15 anni ho cominciato ad avere fantasie sulle donne, così ho cominciato a dichiararmi omosessuale, a frequentare associazioni etc... Al termine della scuola, al diploma, (non sono iscritta all'università ma ho intenzione di farlo) ho abbandonato qualsiasi supporto terapeutico (in realtà avevo già abbandonato e ripreso più volte nel corso del tempo) e si sono radicalizzati alcuni cambiamenti del mio comportamento: sono diventata estroversa, esuberante. quasi istrionica, curata, bevo pressocchè tutti giorni e tollero quantitativi sempre un po' di più i superalcolici (in realtà le grandi ubriacature rimangono limitate), ho ricominciato a riconsiderare gli uomini, cambio spesso partner (qualcuno la chiama promiscuità) e spesso si tratta di persone più grandi di me di 15/20 anni. Mi taglio solo da ubriaca, vorrei non farlo solo per motivi di accettazione sociale. Ho deciso di entrare nel mondo del BDSM, per provare a convertire in una forma più sana (sano? cos'è sano?) il mio bisogno di dolore fisico. Col tempo, mi sono resa conto che per me l'autolesione non è un contenuto o un messaggio, ma un linguaggio e mi dico che nell'accettarmi ho trovato un minimo di equilibrio, quantomeno con il mondo esterno. Mi chiedo se sia necessario reinquadrare tutto nell'ambito della patologia o se farlo mi farebbe più male.
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Sarebbe il caso di inquadrare bene la situazione ed anche di trattarla in modo corretto.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
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Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.7k visite dal 19/02/2017.
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