Fobia sociale

gentili dottori sono un ragazzo di 24 anni.la mia storia con gli psicofarmaci inizia nel 2003, il problema evidente l'insonnia che c'è ancora ora, ma dopo una riflessione ho capito che i comportamenti evitanti risalgono a quando avevo 16 anni,cmq il malessere si presenta sempre uguale a se stesso, paura di uscire il sabato sera, di fare una domanda al prof,insonnia e poi quando sto così male il pensiero si fissa sul malessere,l'ansia inizia a inizio giornata,però negli anni di terapia(1 con efexor poi niente per un anno poi 6 mesi di remeron poi niente per sei mesi poi uno e mezzo con sereupin)sto meglio decisamente divento socevole simpatico,un'altra persona.all'ultimo ciclo di farmaci quello con sereupin ho associato una novità la psicoterapia,il mio psicologo è di orientamento gestaltico, con questo ho preso la consapevolezza che non siamo solo molecole ma che il pensiero può fare tanto fino a farti emergere del tutto,(sono studente di medicina al 5 anno forse questo complica un pò le cose)quindi il mio psichiatra ha deciso di ridurre le dosi dapprima a mezza(da agosto a ottobre) e poi a mezza a giorni alterni da ottobre ad ora,la mia grande delusione sta nel fatto che i sintomi sono tornati e mi stanno facendo sprofondare di nuovo,ora la dott mi ha rimesso mezza di sereupin tutte le sere,la domanda è era tutto merito del farmaco??e per attingere dalle mie forze come vorrei fare è indispensabile affrontare il nemico nel pieno delle sue forze cioè senza calmarlo con gli psicofarmaci?dico questo perchè non vorrei farne un uso a vita da un lato ma dall'altro quando i sintomi si presentano con tutta la loro forza diventa davvero dura.spero che mi rispondiate.cordiali saluti
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Gentile utente,

il trattamento farmacologico e' utile ed opportuno in numerosi disturbi psichiatrici.

Credo pero' che le vengano forniti dei messaggi contrastanti in merito ai trattamenti che non le forniscono le giuste informazioni e, quindi, il giusto trattamento.

Sarebbe meglio che i suoi trattamenti si integrino piuttosto che scontrarsi.

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Utente
Utente
gentile dott ruggero, grazie per la sua risposta,però vorrei ancora chiederle se lei può aiutarmi a fare chiarezza.se è vero che il mio primo obbiettivo è quello di non stare male, il secondo sarebbe quello di non prendere farmaci a vita per poterlo raggiungere perchè ho 24 anni e il mio organismo potrebbe risentirne, se in acuto non ho problemi ad associare le due terapie, quando sto meglio si tenta di ridurre quella farmacologica però c'è la ricaduta. questo significa che non c'è via di scampo, o che il mio io non è ancora abbastanza forte? e se la seconda posso rafforzarlo in assenza di sintomi(anche se non ci sono riuscito durante questo anno)oppure devo vivere per forza l'ansia se intendo vincerla con le mie forze?..mi rendo conto che è un pò confusa la cosa ma la prego mi aiuti a fare chiarezza.. cordiali saluti.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Gentile utente,

gli studi clinici evidenziano una maggiore efficacia dei trattamenti associati: farmacoterapia + psicoterapia cognitivo comportamentale.

Piuttosto che mettere in dubbio l'utilita' dei farmaci e far provvedere alla riduzione al miglioramento (cosa tra l'altro non corretta, in quanto il trattamento deve essere mantenuto anche nel benessere per periodi lunghi) sarebbe opportuno discutere con il suo terapeuta dell'orientamento del trattamento.
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