Disturbo di conversione o somatizzazione? diagnosi differenti
Salve dottori.
Sono una ragazza di 24 anni.
Durante la mi prima gravidanza, improvvisamente, una sera, ho cominciato ad accusare problemi di vista: aloni intorno alle luci, vista annebbiata al mattino e quello che mi ha sempre spaventata di più, la mia incapacità di vedere da lontano.
Non ho mai sofferto di miopia ma da quella sera e' come se avessi avuto -10 decimi da entrambi gli occhi.
Ho effettuato svariate visite oculistiche, di pronto soccorso e private.
Siccome ero incinta, inizialmente l'oculista aveva attribuito la mia "falsa miopia" agli sbalzi ormonali tipici della gravidanza.
Sono stata ricoverata ed ho effettuato risonanza magnetica encefalo, elettroencefalogramma, analisi del sangue, visite neurologiche, tutte nella norma. Sono stata successivamente dimessa con ancora presenti i miei forti problemi di vista, senza alcuna diagnosi o spiegazione.
Speravo di partorire e vedere sparire questi problemi ma ormai avevo un ossessione che non mi permetteva di pensare ad altro, anche durante il parto non pensavo alla sofferenza del momento ma alla
Mia vista. Ho avuto un drastico peggioramento fino a che non riuscivo più a tenermi in piedi. Mi stavo annullando.
Mi sono rivolta ad uno psichiatra che mi ha curata con zoloft ed en con diagnosi di disturbo di conversione; la miopia era migliorata tantissimo ma gli aloni e gli altri problemi sono sempre rimasti invariati.
Ho dovuto poi interrompere lo zoloft perché ho avuto problemi di perdita di capelli e lo psichiatra li ha attribuito al farmaco.
Dopo 40gg circa i problemi di miopia si sono ripresentati, anche il pensiero fisso. Sono stata in cura da un altro specialista che mi ha diagnosticato depressione con ansia e disturbo di somatizzazione. Ho preso stiliden ed en combinate insieme.
Anche in questo caso la miopia e' migliorata ma gli altri problemi non sono mai diminuiti. Sotto controllo dello psichiatra ho poi interrotto la cura proprio perché non risolutiva ed ho ripreso a consultare l'oculista: 10/10 da entrambi gli occhi e tac agli occhi perfetta.
Ad oggi, dopo un mese dalla sospensione ho dinuovo questi sintomi invalidanti.
Le diagnosi che ho avuto sono differenti e nessuno ci ha capito molto.
Col tempo ho imparato ad accettare che il mio malessere ha origine psicologica, ma non so dargli un nome e sono stanca di riprendere gli psicofarmaci e dover dipendere da questi. Inoltre vista l'incertezza e le contraddizioni degli stessi psichiatri ho cominciato a pensare di essere affetta da sclerosi, miastenia o patologie simili o comunque da qualcosa non facilmente
Diagnosticabile.
È possibile dare un nome a questo male? E perché le due cure differenti mi hanno migliorato la "miopia" ma mai gli aloni? Perché se il problema e di origine psicologica gli psicofarmaci falliscono?
Sono una ragazza di 24 anni.
Durante la mi prima gravidanza, improvvisamente, una sera, ho cominciato ad accusare problemi di vista: aloni intorno alle luci, vista annebbiata al mattino e quello che mi ha sempre spaventata di più, la mia incapacità di vedere da lontano.
Non ho mai sofferto di miopia ma da quella sera e' come se avessi avuto -10 decimi da entrambi gli occhi.
Ho effettuato svariate visite oculistiche, di pronto soccorso e private.
Siccome ero incinta, inizialmente l'oculista aveva attribuito la mia "falsa miopia" agli sbalzi ormonali tipici della gravidanza.
Sono stata ricoverata ed ho effettuato risonanza magnetica encefalo, elettroencefalogramma, analisi del sangue, visite neurologiche, tutte nella norma. Sono stata successivamente dimessa con ancora presenti i miei forti problemi di vista, senza alcuna diagnosi o spiegazione.
Speravo di partorire e vedere sparire questi problemi ma ormai avevo un ossessione che non mi permetteva di pensare ad altro, anche durante il parto non pensavo alla sofferenza del momento ma alla
Mia vista. Ho avuto un drastico peggioramento fino a che non riuscivo più a tenermi in piedi. Mi stavo annullando.
Mi sono rivolta ad uno psichiatra che mi ha curata con zoloft ed en con diagnosi di disturbo di conversione; la miopia era migliorata tantissimo ma gli aloni e gli altri problemi sono sempre rimasti invariati.
Ho dovuto poi interrompere lo zoloft perché ho avuto problemi di perdita di capelli e lo psichiatra li ha attribuito al farmaco.
Dopo 40gg circa i problemi di miopia si sono ripresentati, anche il pensiero fisso. Sono stata in cura da un altro specialista che mi ha diagnosticato depressione con ansia e disturbo di somatizzazione. Ho preso stiliden ed en combinate insieme.
Anche in questo caso la miopia e' migliorata ma gli altri problemi non sono mai diminuiti. Sotto controllo dello psichiatra ho poi interrotto la cura proprio perché non risolutiva ed ho ripreso a consultare l'oculista: 10/10 da entrambi gli occhi e tac agli occhi perfetta.
Ad oggi, dopo un mese dalla sospensione ho dinuovo questi sintomi invalidanti.
Le diagnosi che ho avuto sono differenti e nessuno ci ha capito molto.
Col tempo ho imparato ad accettare che il mio malessere ha origine psicologica, ma non so dargli un nome e sono stanca di riprendere gli psicofarmaci e dover dipendere da questi. Inoltre vista l'incertezza e le contraddizioni degli stessi psichiatri ho cominciato a pensare di essere affetta da sclerosi, miastenia o patologie simili o comunque da qualcosa non facilmente
Diagnosticabile.
È possibile dare un nome a questo male? E perché le due cure differenti mi hanno migliorato la "miopia" ma mai gli aloni? Perché se il problema e di origine psicologica gli psicofarmaci falliscono?
[#1]
Le diagnosi sono quasi simili ma i trattamenti devono essere mantenuti per tempi prolungati per dare una efficacia più incisiva.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Utente
Il problema sta nel fatto che appena interrompo i farmaci, anche se la cura magari ha avuto durata di almeno sei mesi, i sintomi aumentano di nuovo in modo drastico.
Voglio accettare che ormai questi fanno parte di me, che dovrò conviverci per sempre ma quando si ripristinano allo stato iniziale, non mi permettono di vivere autonomamente.
Inoltre faccio un percorso di psicoterapia da anni che non ho mai abbandonato.
Oltre i farmaci assunti per un periodo di almeno sei mesi e la psicoterapia, io non so più che fare .
Si può uscire da questa situazione o dovrò assumere psicofarmaci a vita?
Voglio accettare che ormai questi fanno parte di me, che dovrò conviverci per sempre ma quando si ripristinano allo stato iniziale, non mi permettono di vivere autonomamente.
Inoltre faccio un percorso di psicoterapia da anni che non ho mai abbandonato.
Oltre i farmaci assunti per un periodo di almeno sei mesi e la psicoterapia, io non so più che fare .
Si può uscire da questa situazione o dovrò assumere psicofarmaci a vita?
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.7k visite dal 23/01/2017.
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