Ansia e paure
Salve.Sono una Donna di 32 anni. Vi racconto in breve la mia storia. L'anno scorso in questo periodo settembre/ottobre mi cominciai a sentire strana, e quindi il non voler far niente,pensieri negativi, il non voler accompagnare i miei bambini a scuola ecc ecc...Mi assentai anche dal lavoro perché non riuscivo neanche più a starci.Sembrava di vivere in mondo che non mi apparteneva. Consulto il mio psicoterapeuta che premetto ho grande stima di lui. Ascoltandomi decide di prescrivermi paroxetina. Questa non mi ha portata benefici da subito,anzi..i miei sintomi peggioravano per poi star meglio dopo 1 mese circa dall'assunzione. Il mio psicoterapeuta decide di togliermi la paroxetina dopo 3 mesi. Tutto andava bene, ma dopo 2 mesi dell'interruzione ho avuto un'altra forte ricaduta. Mi dà nuovamente la paroxetina che assumo da 7 mesi.Inizialmente 30mg e poi da 4 mesi circa ne assumo 20 mg ogni mattina. Ora mi ritrovo stesso periodo dell'anno scorso con un inizio di sintomi strani al mattino(ansia,paura,freddo,caldo). Nonostante io assuma la paroxetina. Mi chiedi ma è possibile il cambio di stagione possa causare questi sintomi? E secondo voi bisognerebbe aumentare la paroxetina? Il mio medico ritiene che non è necessario. MA io non voglio più vedere l'inferno !!!Grazie in anticipo e scusate il mio dilungarmi.
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Gentile utente,
La prima cura è stata interrotta dopo 3 mesi per motivi non chiari, con una ricaduta certa.
Rimessa la cura, già la dose è ridotta.
Esiste una logica dietro a questo mettere la cura (giusta come scelta) e toglierla o ridurla subito dopo aver ottenuto un miglioramento, con la conseguenza di limitare il miglioramento o lasciar spazio alle ricadute ?
Lo psicoterapeuta è medico psichiatra ?
La prima cura è stata interrotta dopo 3 mesi per motivi non chiari, con una ricaduta certa.
Rimessa la cura, già la dose è ridotta.
Esiste una logica dietro a questo mettere la cura (giusta come scelta) e toglierla o ridurla subito dopo aver ottenuto un miglioramento, con la conseguenza di limitare il miglioramento o lasciar spazio alle ricadute ?
Lo psicoterapeuta è medico psichiatra ?
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
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Gentile utente,
Come pensavo. Non c'è contrapposizione tra le due cose, anzi ci può essere sinergia. Uno degli errori più comuni è pensare che uno degli scopi della psicoterapia sia sospendere le medicine, o comunque farlo perché nel frattempo si lavora con la psicoterapia.
La durata della cura si prevede in base alla diagnosi, e quindi alla prognosi. Il problema attualmente è quello delle cure interrotte e sottodosate, che di fatto poi costringono a ripetere ciclicamente la cura senza arrivare neanche a miglioramenti totali.
Come pensavo. Non c'è contrapposizione tra le due cose, anzi ci può essere sinergia. Uno degli errori più comuni è pensare che uno degli scopi della psicoterapia sia sospendere le medicine, o comunque farlo perché nel frattempo si lavora con la psicoterapia.
La durata della cura si prevede in base alla diagnosi, e quindi alla prognosi. Il problema attualmente è quello delle cure interrotte e sottodosate, che di fatto poi costringono a ripetere ciclicamente la cura senza arrivare neanche a miglioramenti totali.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.2k visite dal 29/09/2016.
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