Domanda su farmaco
Salve, mi è stato da poco prescritto il farmaco (ABILIFLY) 10 mg da prendere la mattina, la diagnosi è Disturbo ossessivo compulsivo.
vorrei però chiedere una domanda tecnica che non ho ancora capito.
Se una persona ha un disturbo ossessivo, vuol dire che ha un eccesso di dopamina nel cervello e quindi serve un farmaci antipsicotico che antagonizza la dopamina,
però ho letto che aripiprazolo agisce come agonista per la dopamina, che sarebbe l'opposto.
a chi bisogna credere?
vorrei però chiedere una domanda tecnica che non ho ancora capito.
Se una persona ha un disturbo ossessivo, vuol dire che ha un eccesso di dopamina nel cervello e quindi serve un farmaci antipsicotico che antagonizza la dopamina,
però ho letto che aripiprazolo agisce come agonista per la dopamina, che sarebbe l'opposto.
a chi bisogna credere?
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L ' aripiprazolo è un agonista parziale della dopamina, e questa proprietà gli consentirebbe di esplicare un azione inibitrice della trasmissione dopaminergica quando questa è elevata mentre gli consentirebbe di non abbassarla troppo quando la trasmissione dopaminergica è bassa. Inoltre è un antagonista dei recettori 5ht1a e 5ht2.
In ogni caso è autorizzato per la terapia del disturbo schizofrenico e delle fasi maniacali del disturbo bipolare e quello che ci si attende nel suo utilizzo è una riduzione dell' azione dopaminergica quando questa è eccessiva.
Ciò detto, mi sembra un po semplicistico ridurre il disturbo ossessivo compulsivo a un' alterazione della funzione dopaminergica.
Il modello biologico del disturbo ossessivo compulsivo ( DOC) storicamente è nato verificando la capacità degli antidepressivi con azione sulla serotonina di dare un parziale miglioramento dei sintomi, negli anni 90. Il primo farmaco a essere utilizzato è stata la clorimipramina. In seguito anche degli studi neuroradiologici hanno confermato la componente biologica del disturbo.
Va detto che tradizionalmente si è visto che un antipsicotico a basso dosaggio poteva essere utile sulla sintomatologia ossessiva, quindi nella pratica clinica si è consolidato l' uso di utilizzare un antidepressivo serotoninergico a piene dosi a un antipsicotico a basse dosi.
Va detto che in ogni caso il più delle volte i risultati della terapia farmacologica sono parziali. Tuttavia spesso questo miglioramento parziale ha una conseguenza decisiva sulla qualità di vita del paziente.
Non sono da trascurare gli aspetti psicologici del disturbo. Non a caso la nevrosi ossessiva è stata una delle prime malattie affrontate da Freud, che diede del DOC la sua prima definizione moderna.
A mio parere il più delle volte è utile un approccio sia farmacologico che psicoterapeutico. Giova ricordare che il DOC rimane in ogni caso "un osso duro " da affrontare terapeuticamente . Tuttavia spesso le terapie psichiatriche possono apportare un notevole miglioramento della qualità di vita del paziente.
In ogni caso è autorizzato per la terapia del disturbo schizofrenico e delle fasi maniacali del disturbo bipolare e quello che ci si attende nel suo utilizzo è una riduzione dell' azione dopaminergica quando questa è eccessiva.
Ciò detto, mi sembra un po semplicistico ridurre il disturbo ossessivo compulsivo a un' alterazione della funzione dopaminergica.
Il modello biologico del disturbo ossessivo compulsivo ( DOC) storicamente è nato verificando la capacità degli antidepressivi con azione sulla serotonina di dare un parziale miglioramento dei sintomi, negli anni 90. Il primo farmaco a essere utilizzato è stata la clorimipramina. In seguito anche degli studi neuroradiologici hanno confermato la componente biologica del disturbo.
Va detto che tradizionalmente si è visto che un antipsicotico a basso dosaggio poteva essere utile sulla sintomatologia ossessiva, quindi nella pratica clinica si è consolidato l' uso di utilizzare un antidepressivo serotoninergico a piene dosi a un antipsicotico a basse dosi.
Va detto che in ogni caso il più delle volte i risultati della terapia farmacologica sono parziali. Tuttavia spesso questo miglioramento parziale ha una conseguenza decisiva sulla qualità di vita del paziente.
Non sono da trascurare gli aspetti psicologici del disturbo. Non a caso la nevrosi ossessiva è stata una delle prime malattie affrontate da Freud, che diede del DOC la sua prima definizione moderna.
A mio parere il più delle volte è utile un approccio sia farmacologico che psicoterapeutico. Giova ricordare che il DOC rimane in ogni caso "un osso duro " da affrontare terapeuticamente . Tuttavia spesso le terapie psichiatriche possono apportare un notevole miglioramento della qualità di vita del paziente.
Dr Giovanni Portuesi
[#4]
Riducendo il dosaggio il farmaco potrebbe non fornire il giusto apporto terapeutico necessario per il suo disturbo.
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 6.4k visite dal 10/09/2016.
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